Nuovo anno e nuova analisi: Ralph spacca Internet. Questa volta si tratta di un film strutturalmente ben fatto, proprio da manuale, che però risente di contenuti più deboli rispetto al suo predecessore del 2012. Manca la novità dell’idea e manca la grandezza del conflitto in atto, e del pericolo corso, che qui risulta molto più intimistico e meno pericoloso.
In Ralph Spaccatutto c’era la storia di dolore esistenziale di un uomo non accettava più il proprio ruolo nel mondo. Una storia di ribellione contro il proprio destino e contro l’ingiustizia della società, sia per Ralph che per Vanellope, che diveniva poi una vicenda di accettazione di sé come persone. I pericoli erano presentati come davvero mortali: ricordi quando Vanellope era bloccata senza poter uscire dal gioco? Ora, invece, anche nel climax il rischio di morire è presentato come modesto.
E vogliamo mettere la questione di Turbo, una storia di megalomania che nascondeva una vicenda in cui è facile leggere la paura di perdere la propria identità? Venire disconnessi per sempre perché non si è più amati dal pubblico, e non poter più correre. Gareggiare e vincere era tutta la sua esistenza per Turbo: cosa è disposto a compiere un uomo pur di non perdere sé stesso? Certo, la disperazione di Turbo non era approfondita e si è preferito mantenere prevalenti i toni da commedia, ma era lì… perlomeno per chi sa provare un po’ di empatia per gli altri e collegare i puntini.
Di fronte a questi contenuti la semplice storia di “amicizia malsana” di Ralph spacca Internet può poco, per quanto il film sia strutturalmente molto ben fatto e con degli spunti di analisi non banali. Inclusa la decisione di giocare l’opera sul filo sottile che separa la tragedia dalla commedia.
A me Ralph spacca Internet è piaciuto molto perché apprezzo il suo umorismo, la struttura ben gestita e i riferimenti ingegnosi nel rappresentare internet. L’impacchettamento TCP/IP era fantastico, solo per citare una delle diverse cose ben rese. Dati gli argomenti affrontati meno drammatici, e la minore novità dell’idea, comunque capisco benissimo chi lo dovesse trovare (giustamente) meno interessante del suo predecessore.
Anche io preferisco di gran lunga Rambo rispetto a un film come Up, anche se sono entrambi ben strutturati e parlano dello stesso argomento (però con toni molto diversi).
Metodo di analisi.
Per chi non ha letto i due articoli precedenti su Macchine Mortali e Bumblebee, sottolineo di nuovo che ciò di cui mi occuperò in questo articolo è l’analisi della struttura del film Ralph spacca Internet. Non mi occupo di animazione, di musica, di doppiaggio o di altre cose che fanno parte del pacchetto multi-artistico che compone un film: mi occupo solo della struttura perché è il mio ambito.
Lo scopo dell’articolo è didattico, per aiutare chi ha studiato il mio manuale gratuito di scrittura creativa a esercitarsi con Ralph spacca Internet e verificare la propria analisi con la mia soluzione. Nei precedenti due articoli, in mancanza di strutture particolarmente ben fatte, mi ero dilungato sul commento ai dettagli di coerenza interna e di credibilità perché sono due argomenti importanti per “affilare la mente” di un aspirante autore con il giudizio critico. Questa volta però abbiamo qualcosa di meglio su cui lavorare.
In questo film ho rilevato solo due contenuti problematici degni di interesse didattico, per cui faremo un lavoro concentrato sulla struttura dell’opera. Il modello è come sempre quello “aristotelico” o “restaurativo”, nel modo con cui è esposto in l’Arco di trasformazione del personaggio di Dara Marks. Salterò giusto qualche passaggio, come l’identificazione delle parole chiave delle opposizioni, e darò spazio a empatia e posta in gioco. Sono due argomenti che la Marks non tratta e che io ritengo fondamentali.
Non mi occuperò di miei giudizi personali sull’opera e dove dovessi aggiungere qualcosa di mio lo farò precisando la cosa. Ci sarà una sezione apposita su un elemento su cui ero biased e spiegherò come l’ho affrontato. Il fatto che Ralph spacca Internet mi sia piaciuto e abbia trovato molte battute divertenti è irrilevante per lo scopo di un’analisi tecnica. Premessa che non farei nemmeno se non fossimo sommersi di “cattive pratiche” nelle analisi e nelle recensione dei film.
Essendo un’analisi tecnica e non una chiacchierata, non mi occuperò di interpretazioni farlocche come fa invece chi pensa di poter imporre proprie credenze e valori nel giudizio di un film. Non funziona così un’analisi: gli aspetti di vissuto soggettivo dell’opera sono soggettivi e quindi personali e di conseguenza irrilevanti per gli altri spettatori. L’opera va giudicata in quanto oggetto completo e concluso, senza aggiunte esterne arbitrarie. Per dire “qualcosa” quella cosa deve essere presente nell’opera in modo chiaro, esplicito e non contraddetto da altri aspetti.
Torneremo in futuro con degli articoli dettagliati su apprendimento, bias cognitivi e i mille pericoli che attendono chi vuole cercare di analizzare seriamente la sceneggiatura di un film. Inclusi i “gusti”, fattore molto pericoloso di pregiudizio: leciti e giusti per lo spettatore, ma assurdi per chi analizza. Non è un lavoro facile e ho bisogno di fare una sintesi partendo da parecchi libri letti negli anni, per contestualizzare al meglio il mio metodo. E non escludo, visto che sono argomenti importantissimi per imparare ad analizzare le storie, di rendere disponibili questi articoli solo a chi sta facendo il mio corso a pagamento.
Storia di Ralph spacca Internet.
Cominciamo con il solito riassunto, per chi non ha visto il film e per chi ha bisogno di un ripasso. Per chi non lo ha visto il mio invito è, come sempre, di vederlo, tentare da soli l’analisi e poi leggere la mia soluzione. Ripassando magari prima il mio manuale. Soprattutto se si è interessati alla scrittura o a fare recensioni: così si fa anche esercizio utile gratis. :-)
Ho già suddiviso gli Atti con la classica divisione in tre per semplificare la comunicazione. Nel mio corso avanzato parlo anche della suddivisione in quattro, cinque e sette atti, ma qui manteniamoci sui canonici tre. Per gli elementi precisi interni agli atti di Ralph spacca Internet rimando a dopo con la sezione dedicata esplicitamente alla “struttura”.
Primo Atto (minuti 0-27).
Ralph e Vanellope stanno vivendo le loro vite come ogni giorno da ormai sei anni: di giorno al lavoro e di notte a giocare, parlare tra loro e bere una spuma da Tapper. Ralph è contento della sua vita abitudinaria, mentre Vanellope sente sempre più disagio per la mancanza di novità. Le piacerebbe perlomeno avere una nuova pista in Sugar Rush, il suo videogioco, ma ormai tutte le piste segrete sono state sbloccate.
Ralph la aiuta a sorpresa, realizzando lui una nuova pista, e Vanellope si getta con entusiasmo a percorrerla nel mezzo della partita. La giocatrice lotta per riprendere il controllo del kart di Vanellope, che non cede, e il volante del gioco si stacca. Il proprietario della sala giochi tenta di inserirlo di nuovo, ma il vecchio e usurato volante gli si spezza in mano: l’unico pezzo di ricambio disponibile, su eBay a 200 dollari, è troppo costoso rispetto ai guadagni del gioco. Sugar Rush dovrà essere venduto per ricavarne pezzi di ricambio.
Ma Ralph spacca Internet è tale perché c’è internet! Ralph, per risollevare Vanellope dalla misera vita dell’essere una senza-gioco, decide di portarla su eBay e ottenere il volante, sfruttando il router installato da poche ore nella sala giochi.
Sfortunatamente essendo personaggi dei videogiochi scambiano eBay per un gioco in cui bisogna gridare il numero più alto. Invece di acquistare il volante a 400 dollari rilanciano tra di loro, di fronte all’unico partecipante basito, fino a raggiungere i 27.001 dollari. Ma sia 400 che 27.001 dollari sono cifre ugualmente irraggiungibili in 24 ore, termine ultimo di pagamento, dato che non possiedono denaro…
Secondo Atto (minuti 27-72).
Vanellope è disperata. L’unico volante disponibile al mondo, da recapitare in sala giochi in tempo per scongiurare che il gioco venga smantellato, ormai è perduto. Ralph si ricorda del tizio che pubblicizzava la possibilità di diventare ricchi con i videogiochi, Spamley, e lo seguono nel suo sito di compra-vendita di oggetti dei videogiochi online.
L’unico elemento di valore sufficiente è l’auto di Shank, presente nel videogioco di corse online più famoso e pericoloso del momento: Slaughter Race. I due si fiondano in quel gioco infernale pieno di morte, disagio urbano ed esplosioni per rubare l’auto, ma vengono sconfitti da Shank e dalla sua banda a un pelo dall’uscita dal gioco. Shank però è buona, brava e gentile e decide di aiutarli: non avranno la sua auto, ma farà un video divertente di Ralph per BuzzzTube (immagina YouTube e fai finta che sia ancora più famoso) da usare come “biglietto da visita” per presentarsi all’algoritmo del sito, Sisi, e chiedere di fare soldi lì.
Il video ha un successo clamoroso istantaneo, ma questo equivale ad appena 43 dollari di guadagni. Ralph ha meno di otto ore ormai per recuperare i soldi necessari e si lancia, con l’aiuto di Sisi, in una campagna lampo di video demenziali resi subito virali con l’aiuto dell’algoritmo complice (alla faccia dei favoritismi!). Sì, Ralph diventa un freak del web come tanti che abbiamo visto su Youtube pure noi: immaginate un Luis moltiplicato per mille.
In poche ore i 27mila dollari sono superati e Ralph è felice, ma non è così per Vanellope. Lei è stata spedita nel sito dei Fan della Disney, dopo sua insistenza a voler aiutare nel piano. Fino a quel momento era stata esclusa perché facevano tutto Ralph e Sisi, nonostante il gioco da salvare fosse il suo! In zona Disney ha conosciuto le principesse, e visto che tecnicamente anche Vanellope è una principessa come loro ha fatto subito amicizia.
Grazie alle principesse Vanellope ha capito come indagare dentro di sé per capire cosa desidera davvero… un volante oppure altro? Seguendo il loro consiglio fissa una pozzanghera fino a quando, come in un autentico film Disney di principesse, inizia a cantare i propri sogni. Vanellope capisce di voler vivere dentro Slaughter Race, tra immondizia e violenza, per avere un’intera città in cui sfrecciare invece delle piste limitate di Sugar Rush.
Ralph ascolta di nascosto quando Vanellope confessa il suo desiderio a Shank, abbandonare la sala giochi, ed esce di testa. Vuole fermarla a tutti i costi. Sugar Rush può resistere senza Vanellope, visto che ci sono altri quindici piloti, ma lui non può accettare di lasciar andare la sua unica vera amica.
Ralph è sconvolto e chiede a Spamley se conosce qualche produttore di virus. Vuole comprare (ora ha i soldi) qualcosa che renda il gioco di Shank noioso, in modo che Vanellope lo abbandoni.
Terzo Atto (minuti 72-98).
Ralph libera il virus nel gioco e il virus inizia a esaminare di tutto in cerca di vulnerabilità da moltiplicare. La tendenza di Vanellope di sfasare (glitch), come se stesse per teletrasportarsi, quando è sotto forte tensione è ciò che serve al virus. La copia e inizia a spararla ovunque, rendendo instabili gli edifici della città. Tutto crolla a pezzi e Vanellope rischia di morire in un gioco in cui non potrà rinascere…
Ralph la soccorre e la porta fuori dal gioco. Vanellope è disperata e dà ragione a Ralph, tornerà a casa con lui, è pronta a “sottomettersi” alla sua volontà e obbedirgli… ma Ralph è una brava persona e sente che è tutto sbagliato: deve dirle la verità e ammettere le proprie colpe. La verità sconvolge Vanellope. Strappa la medaglia che aveva donato anni prima a Ralph e la lancia sul fondo di Internet, dove ci sono solo macerie e siti abbandonati.
Intanto il virus è uscito dal gioco, dal buco creato da Ralph per portare in salvo Vanellope, e ha iniziato a moltiplicare la vulnerabilità di Ralph. Copie di Ralph invadono Internet, in un colossale Attacco DDoS globale, alla ricerca di Vanellope.
Nel confronto finale contro le proprie innumerevoli copie, ammassate in un unico colossale Mostro-Ralph che scala il palazzo di Google come un novello King Kong, Ralph comprende fino in fondo il proprio errore verso Vanellope e con lui lo capisce anche la sua copia mostruosa, che si dissolve. Il climax di Ralph spacca Internet è concluso… e sì, ha spaccato Internet per davvero, anche se solo per un po’! :-)
Ralph torna a casa, ma senza Vanellope. Lei è rimasta nella sua nuova casa, dove Shank ha copiato il suo codice per permetterle di rinascere quando muore. Ralph impara un po’ alla volta a vivere distante da Vanellope, accontentandosi di saltuarie video-chiamate, e a farsi nuovi amici.
Chi è il protagonista di Ralph spacca Internet?
Partiamo dalle basi. Il protagonista è quello che desidera qualcosa e qualcuno gli si oppone e, per essere davvero completo in una buona storia, ha un problema che gli impedisce di vincere. Ralph vuole che Vanellope torni nel proprio gioco perché crede che basti ripetere ogni giorno le stesse cose, senza novità, per essere felici. Deve capire che Vanellope sta stretta in Sugar Rush e ha bisogno di una nuova vita, e nuovi amici, per essere felice.
Ralph è quello che guida l’azione nei momenti chiave, quando Vanellope si arrende. Lui decide di andare in Internet. Lui decide di tentare la strada del guadagnare con i videogiochi quando Vanellope si arrende di nuovo. E sempre lui è quello proattivo e con le capacità per diventare un freak su BuzzzTube, anche se per antipatia verso Shank inizialmente non vuole seguire il consiglio (questo serve a mostrare ancora la sua gelosia verso Vanellope: gli sta antipatica Shank a priori perché Vanellope la adora).
Il difetto fatale di Ralph.
Facile, nel senso che il film ce lo sbatte in faccia con un momento determinante in stile Rocky, come vedremo dopo: Ralph è insicuro. Certo, Ralph è anche impulsivo (seppure siano passate le crisi violente di rabbia che aveva nel primo film), ma in Ralph spacca Internet è soprattutto insicuro.
L’insicurezza di Ralph, ora che ha accettato che recitare il ruolo di cattivo non significa essere cattivo, si scarica su Vanellope. Ralph è ossessionato dalla sua migliore (e unica) amica. Passa con lei ogni notte dopo il lavoro. Monopolizza il tempo e la vita di Vanellope e anche lei è felice… o meglio, lo era. Ora quella vita non le basta più.
Ralph è talmente terrorizzato dall’idea di non avere un’amicizia eterna con Vanellope che vive con estremo disagio ogni disaccordo. Vanellope all’inizio di Ralph spacca Internet si trova a doverlo rassicurare più volte che non stanno litigando, perché è bastato esprimere una divergenza minima di opinioni per mandare Ralph nel panico. Questa paura lo porta a disertare la giornata di lavoro per correre a preparare una nuova pista abusiva in Sugar Rush!
Vanellope: “Tu non vorresti che succedesse qualcosa di nuovo, di diverso, nel tuo gioco?”
Ralph: “No.”
Vanellope: “Davvero? D’accordo, non siamo d’accordo.”
Ralph: “Aspetta, io voglio essere d’accordo…”
Vanellope: “No, no, volevo dire che non dobbiamo litigare per questo.”
Ralph: “Stiamo litigando? Io non voglio litigare…”
Vanellope: “Rilassati, non farne un caso. Vai al lavoro. Ci si vede stasera, sacco puzzoso.”
L’insicurezza di Ralph lo porta quindi a un conflitto di relazione con Vanellope, perché se anche salvasse il suo gioco dal conflitto esterno (all’inizio la questione del volante) quell’amicizia è destinata a degenerare e perdersi perché Vanellope sarà sempre più infelice. Se quel conflitto non verrà risolto, Ralph perderà ciò che davvero importa e per cui sta lottando: mantenere Vanellope felice e sua amica.
Dato che l’insicurezza deve causare danni a livello di conflitto esterno, quando la minaccia della chiusura di Sugar Rush decade allora è il difetto fatale di Ralph che crea letteralmente le opposizioni del Terzo Atto.
Vanellope ha un difetto fatale?
Tutti abbiamo caratteristiche positive e negative, capacità che ci aiutano e piccoli handicap che ci frenano, ma non sono difetti fatali. Un difetto fatale non è un semplice difetto, è qualcosa che nell’economia della singola storia impedisce la vittoria.
Nelle storie ci sono personaggi che hanno ogni sorta di problemi “reali” senza che questi siano problemi “narrativi”: il concetto stesso di autostima (e ciò che comporta a scapito dell’accettazione di sé) è un problema, in ottica Cognitivo-Comportamentale. Eppure tante volte in una storia la soluzione presentata è di rimanere nella trappola dell’autostima invece di superarla…
Vanellope: “Quella sensazione di non sapere cosa succederà… che significa sentirsi vivi, per me. E se non sono un pilota, Ralph, che cosa sono?”
Ralph: “Sei la mia migliore amica.”
Vanellope: “Non mi basta.”
Vanellope è insicura di cosa fare della propria vita, e ha paura di ferire i sentimenti di Ralph? Sì. È un difetto fatale? No. Fin dall’inizio di Ralph spacca Internet Vanellope ha ragione: ha bisogno di staccarsi dal rapporto geloso, di possesso esclusivo, di Ralph. Vanellope ha ragione nel voler realizzare i propri sogni tramite una vita più emozionante, e trova l’occasione di farlo in Slaughter Race.
Ha solo bisogno di una spintarella, l’aiuto di altre “principesse” che le dicano come fare a essere onesta con sé stessa ed esprimere i propri sogni. Una volta capito quello è in grado, grazie a Shank, di fare il passo in più: non limitarsi a continuare con Sugar Rush, ma andare oltre. Dentro di sé però era già pronta a farlo, nonostante la paura di doverlo dire a Ralph.
Il disastro causato da Ralph, aggravato dal fatto che abbia origliato, le permette di superare l’ultima barriera e ammettere la verità. Vanellope quindi ha una sua evoluzione personale, ma è di sfondo e non è la vicenda chiave per la vittoria nella storia. Solo la guarigione interiore di Ralph può salvare la situazione perché è lui il problema, non Vanellope.
L’evoluzione di Vanellope è parte di una corretta rappresentazione di un personaggio secondario importante, che pur non decidendo le sorti del conflitto della storia si evolve perché è vivo e reale. In fondo anche Felix e il sergente Calhoun, totalmente impreparati a essere dei genitori, imparano come educare e raddrizzare il branco di bambine di Sugar Rush: anche loro evolvono e imparano qualcosa, evidentemente, anche se questo non cambia in nulla la vicenda del film.
Non confondiamo un buon personaggio secondario, che supporta con le sue vicende quelle del protagonista, con un co-protagonista. In un film è abbastanza facile distinguere la differenze, ma in una serie televisiva il confine può diventare labilissimo. Definire con certezza la cosa in una serie, tenendo conto di tutte le variabili presenti nelle lunghe sequenze di storie corali, è difficilissimo.
In conclusione…
A tutti gli effetti in Ralph spacca Internet sembra che sia solo Ralph a possedere tutte le caratteristiche di un protagonista:
- la capacità proattiva di guidare la storia;
- il bisogno di cambiare;
- il problema che crea il conflitto di relazione;
- il conflitto esterno da affrontare.
Se anche Sugar Rush chiudesse per l’assenza del volante, non cambierebbe quasi nulla per Vanellope, come scopriamo alla fine: la sua amica Shank l’ha resa parte di Slaughter Race, copiando il suo codice lì. Ha una nuova casa in cui può rinascere quando muore.
La conquista del nuovo volante da parte di Ralph salva il gioco, ma non riporta Vanellope alla condizione iniziale di “lavoro in sala giochi e amicizia esclusiva con lui”. Non è ciò che Vanellope ha bisogno di avere. Ralph deve imparare a lasciarla andare, perché i veri amici si sostengono nei propri sogni e non impongono il proprio a scapito degli altri.
L’amicizia non è possedere l’altro, ma capirlo e sostenerlo. Così Ralph sarà obbligato anche a farsi nuovi amici, iniziando a frequentare gli altri personaggi della sala giochi.
Perché non co-protagonisti?
Sarebbe stata una chiave percorribile nella storia, sottolineando un aspetto di colpa maggiore in Vanellope… però sarebbe stato necessario fare molti cambiamenti di trama. Anche il Mostro attuale, sconfitto in quel modo, avrebbe perso senso se fossero stati co-protagonisti. Si sarebbe dovuto fare un film molto diverso.
Sarebbe stato necessario che Vanellope avesse avuto dei desideri iniziali sbagliati o un approccio alla vita sbagliato, mentre in Ralph spacca Internet lei fin dall’inizio ha capito che ha bisogno di novità e di cambiare. Non sa come solo perché non conosce il mondo fuori dalla sala giochi, ma appena lo vede capisce in un attimo cosa vuole esattamente. Non ha bisogno di superare un difetto personale per capire come indirizzare la sua vita nel modo giusto.
I suoi problemi sono tutti verso Ralph, ma sono creati da Ralph stesso e nel momento in cui lei ne capisce l’entità impiega un attimo a liberarsene. Era già pronta, se non ci fosse stato l’intervento del virus, ad affrontare Ralph per dirgli la verità, grazie all’aiuto di Shank che le aveva dato sostegno e nuovi amici.
Vanellope non deve cambiare e scendere a compromessi per vincere assieme a Ralph, non sono come i protagonisti di Arma Letale: Ralph ha torto e Vanellope ha ragione, e non c’è un compromesso possibile (se non proseguendo in una relazione non molto sana, vedi Extra: la relazione di Ralph e Vanellope). Non c’è questa parità di colpe, siamo più verso il classico conflitto di relazione sbilanciato su un solo colpevole.
Prova ulteriore è che nello scontro finale con il Mostro non è un eventuale cambiamento di Vanellope a permettere la vittoria. Vanellope addirittura regredisce, rinuncia alla propria libertà e ai propri desideri e si consegna al Mostro pur di salvare Ralph. Vanellope non può sconfiggere quella cosa, e messa con le spalle al muro dalla minaccia che Ralph muoia rinuncia a tutto per lui. Solo Ralph è in grado di fare l’ultimo passo verso il cambiamento e così distruggere il Mostro.
Extra: la relazione di Ralph e Vanellope.
Questo esula dall’analisi vera e propria, ma serve a mostrare il massimo livello di “interpretazione” che possiamo rischiare con un film. Rimaniamo ancorati a ciò che c’è nel film, ma lo guardiamo con più attenzione sul senso del contenuto al di là dei toni leggeri. Ciò che il film ci dice a livello universale, non della singola vicenda di Ralph e basta. Andiamo oltre il mero cacca-culo-esplosioni di chi vede solo le azioni e non cosa significano. Ok?
Per chi apprezza i messaggi “moderni” e attenti ai temi femministi, Ralph spacca Internet mostra e denuncia una relazione di codipendenza, o qualcosa di simile. In pratica in una codipendenza uno dei due soggetti, di solito affetto da un disturbo narcisistico, manipola o controlla la vita dell’altro. Il soggetto codipendente tenderà ad attribuire ai propri bisogni importanza molto minore rispetto ai bisogni del soggetto da cui viene manipolato.
Ralph è insicuro e scarica tutto il suo bisogno di sentirsi importante sull’amica. Vanellope a causa della loro amicizia prima ha difficoltà ad ammettere ciò che vuole e poi si vergogna di voler lasciare Ralph, al punto di non riuscire a dirglielo per evitare il conflitto. Il fatto che Ralph agisca di continuo per aiutare Vanellope, in cambio della sua attenzione esclusiva, rende ancora più difficile per lei individuare il problema. Quando qualcuno ci fa un favore, anche non richiesto, si crea un meccanismo di ricambio molto forte, che ci rende più manipolabili (vedi Le Armi della Persuasione di Cialdini).
La manipolazione psicologica di Ralph su Vanellope è molto evidente: arriva addirittura a mandarla in un altro posto invece che in quello assegnato all’inizio per diffondere pubblicità. Il motivo? Lì c’è Shank e quella ha una cattiva influenza su Vanellope! Gestisce i suoi movimenti, la sua libertà d’azione e le amicizie che può avere. Tutto con la scusa di proteggerla.
Vanellope arriva alla fine a rinnegare i propri bisogni e desideri per accontentare quelli di Ralph (sotto forma di Mostro). Questa degenerazione finale del rapporto rivela al vero Ralph, che la può osservare nel Mostro, cosa lui stava diventando per Vanellope. Essendo Ralph una brava persona, in fondo, aver capito cosa stava accadendo gli rende intollerabile continuare e gli permette di “rinunciare” all’amica.
Si tratta di un livello di lettura ulteriore che guarda al meccanismo reale sottostante alla relazione tra i due (al di là di quello narrativo), ma c’è poco da inventare: è lì scena per scena. Non è una relazione a sfondo sessuale, ma quella di Ralph verso Vanellope è comunque una relazione di gelosia come ce ne sono a bizzeffe.
Lui non vuole che lei abbia delle altre amiche, non vuole che vada via e vuole che gli dedichi tutto il suo tempo libero. Spia ciò che dice Vanellope invece di chiudere subito la chiamata e parlarle di persona. Rischia di ucciderla pur di averla solo per sé perché sa benissimo cosa può causare un virus. Tutti i tentennamenti che fa nel prelevarlo dal Dark Web ci mostrano come in realtà lui sappia bene i pericoli (vedi primo film, anche), ma voglia mentire a sé stesso. Quante relazioni sono così?
Vanellope giustificava Ralph perché ne vedeva solo le buone intenzioni e la sua preoccupazione di amico, ma nel Terzo Atto comprende la gravità di quanto le sta accadendo. Essendo Ralph in realtà una brava persona, quando capisce cosa ha fatto cambia subito e quindi non lo vediamo come un “mostro”… ma in un contesto diverso questa sarebbe stata una storia molto più drammatica.
Vanellope in ogni caso si allontana, anche se lui è “guarito”, come dovrebbero fare tutte se hanno il sospetto di essere vittime di una relazione simile. Il momento in cui il Mostro-Ralph sta uccidendo Ralph per obbligare Vanellope a essere solo sua è pericolosamente vicino ai ricatti psicologici di chi minaccia di suicidarsi se la fidanzata lo lascia.
Gli argomenti trattati sono meno grandi e spaventosi di quelli del primo film. Non è più la paura di perdere la propria identità, la morte, la megalomania o il dolore di un’esistenza priva di gratificazioni e che si percepisce come intollerabile… ma c’è un “ma”.
Ralph spacca Internet, se lo si guarda con attenzione, è una storia più “comune” della precedente e in cui molte più persone possono rispecchiarsi. Non tanto i veri (e molto peggiori) Ralph del mondo reale, ma le tante Vanellope che hanno nel proprio compagno o nella propria famiglia il Ralph di turno.
Un’opera come Macbeth può mostrarci a cosa porta la fame di potere. L’Aiace di Sofocle ci insegna come un uomo giusto non possa convivere con un mondo corrotto se vuole rimanere giusto. Ma pochi di noi sono leader o eroi posti di fronte a dilemmi tragici: per moltissime persone là fuori sarà il messaggio di Ralph spacca Internet a risuonare con le loro vite…
Struttura di Ralph spacca Internet.
Come avrai notato dal minutaggio, i Tre Atti sono ben bilanciati nel peso. Abbiamo 27 minuti per il primo, 45 per il secondo e 26 per il terzo, ovvero 27,5-45,9-26,5 in percentuale. Siamo quasi alla divisione 25-50-25 ideale. Un risultato molto buono, ben bilanciato.
Soprattutto perché mancando un midpoint completo in ogni aspetto, a causa della natura di “tragedia mancata per poco” di Ralph spacca Internet, il Secondo Atto necessita di leggermente meno scene e meno tempo per svolgersi e il Terzo ne richiede leggermente di più per concentrare su di sé l’intero superamento del difetto fatale.
Elementi del Primo Atto.
Status quo.
L’amicizia tra Ralph e Vanellope e come passano le giornate (primi minuti)
Incidente scatenante.
Due opzioni per interpretarlo: l’arrivo del WiFi (minuto 4) o la rottura del volante (minuto 7)? Questo può confondere agli inizi. Ragioniamo.
L’incidente scatenante è qualcosa che entra nella vita del protagonista e di cui lui non riconosce la gravità o non pensa proprio che lo riguardi. Il volante è qualcosa di subito comprensibilmente grave per Ralph e Vanellope. L’arrivo del WiFi non sembra riguardare Ralph, ma non è un problema per lui (anzi!).
In più la rottura del volante è causata principalmente da Ralph che ha manomesso Sugar Rush, come poi manometterà (con un virus) anche Slaughter Race. Non è una novità venuta da fuori e sottovalutata. Il WiFi invece sì (però non causa problemi).
La funzione dell’incidente scatenante è suddivisa tra i due eventi. Quello più importante è la rottura del volante, ma è causata dal personaggio stesso: non è il WiFi a portarlo a rompere il volante, insomma. Non c’è proprio rapporto tra WiFi e rottura.
Dichiarazione della posta in gioco.
In cima al palazzo, nella chiacchierata con Vanellope, Ralph capisce che la sua amica è infelice e la sta perdendo (minuto 11). Non può stare senza un gioco in cui gareggiare. La cosa gli viene confermata quando Vanellope non si presenta per la solita spuma da Tapper.
Di solito la posta in gioco non si dichiara qui, ma nel primo punto di svolta. Va bene lo stesso. C’è una certa flessibilità e, come stiamo vedendo, Ralph spacca Internet è un’opera meno canonica e facile di Arma Letale.
Momento determinante.
Qui ci viene dichiarato il difetto fatale, per aiutarci a capire meglio il problema di Ralph. La chiacchierata suona naturale quindi non c’è alcun problema a sottolineare il difetto in questo modo (che abbiamo comunque già visto in azione).
Citando Tapper (minuto 14):
“Scusa, poi sarebbe lei l’insicura? Ralph, andiamo, la ragazzina ha appena perso il suo gioco: lasciala in pace.”
Chiamata all’azione.
Ralph capisce che può fare qualcosa: può andare su eBay a prendere il volante (minuto 16). Adesso il WiFi, prima sottovalutato, è diventato l’elemento chiave nella chiamata all’azione.
La chiamata all’azione andrebbe collocata prima del momento determinante, ma il fatto che Ralph sia abitudinario e un po’ scemo non lo aiuta a capire subito la gravità della situazione di Vanellope. Crede che aver perso il gioco non sia un peso per lei. Pensa che essere senza gioco sia una vacanza.
Ha senso quindi spostarlo più avanti, concentrando assieme sia la sua “consapevolezza” di dover fare qualcosa di concreto per aiutare Vanellope che il suo ragionamento su cosa fare.
Primo punto di svolta.
Non possono avere l’oggetto perché non hanno soldi e se non li troveranno in 24 ore lo avranno perso (minuto 27).
Da questo momento internet, che prima era sembrato solo un posto da visitare come turisti, diventa un luogo sconosciuto con regole sconosciute. Visitare internet e basta non richiedeva di impararne le regole, ma per fare soldi bisogna invece esplorarne i lati ignoti.
Elementi del Secondo Atto.
Prima del midpoint: resistenza.
Ralph diventa sempre più protettivo e mette sempre di più in secondo piano Vanellope, riducendone la libertà. Vediamo la sua gelosia verso Shank, e più Vanellope si dimostra entusiasta più Ralph la trova insopportabile. Tutto il piano per fare soldi coi video include solo Ralph.
Il bisogno di Ralph di sentirsi amato sembra soddisfatto dai “cuoricini” che riceve per i suoi video: un’alternativa a Vanellope. Il momento in cui Sisi gli lancia contro i cuoricini è inquietante: due individui disturbati. Questa valvola di sfogo che gli permetterebbe di smetterla di concentrarsi solo su Vanellope però finirà presto.
Quando Vanellope cerca di partecipare al salvataggio del proprio gioco, portando perlomeno in giro i pop up, Ralph la fa dirottare nell’area Disney per evitare che corra pericoli e tenerla lontana da cattive influenze (stava andando verso il gioco di Shank).
Midpoint (non superato).
Nel midpoint dobbiamo avere un cambio di prospettiva, con la scoperta della vera natura del nemico, e la comprensione e superamento del proprio difetto. Nelle tragedie il superamento non avviene. Cosa abbiamo in Ralph spacca Internet?
Ralph non è cambiato, e questo conferma il percorso tragico. La sua unica rivelazione aggrava il suo stato: di fronte alla marea di commenti (minuti 59-60) che lo trattano come un coglione, Ralph reagisce così:
“La gente mi odia da sempre perché sono un cattivo, anzi, mi fa ricordare che questo è l’unico cuore che conta per me.” Mostra la medaglia ricevuta da Vanellope. “È Vanellope che me lo ha dato, e finché a lei piaccio non ho bisogno di nessun altro! E di sicuro non di internet!”
L’amore effimero dei “fan”, che Ralph collezionava in modo ossessivo (che va oltre il semplice bisogno di denaro), smette di avere un effetto su di lui alla prima difficoltà. Questa scappatoia (anche se stupida e poco matura) che poteva distrarlo dalla sua ossessione per Vanellope è scomparsa lasciando Ralph ancora più amareggiato, vuoto e convinto che conti solo la sua amica.
Dopo il midpoint: ancora resistenza.
La rivelazione sulla realtà della propria condizione è delegata a Vanellope, che con la scena canora (minuti 62-65) è in grado di mostrarci che non è più possibile per lei tornare a casa. Questo significa che Ralph non potrà riportare la loro relazione a come era prima.
Ralph, avendo scoperto il desiderio di Vanellope di abbandonarlo, ha un ulteriore tracollo. Il suo difetto si aggrava e lo porta al passo successivo: si procura un virus e lo diffonde in Slaughter Race. Ralph sta facendo la cosa più meschina che abbia mai fatto, e rischia di uccidere Vanellope.
Elementi del Terzo Atto.
Esperienza di morte.
Non c’è una discesa dopo l’esperienza di morte a cui segue una trasformazione, perché questo momento in cui la posta in gioco sembra perduta per sempre (Vanellope scaglia via la medaglia al minuto 77) agisce da midpoint tardivo per Ralph.
Ralph fino ad adesso era nel pieno di un percorso tragico in cui aveva fallito il superamento del difetto ed era diventato sempre più protettivo e manipolativo nei confronti di Vanellope. Il suo percorso è stato di peggioramenti graduali, un passo per volta, fino a quando la realtà gli sbatte in faccia il conto di ciò che è arrivato a compiere e lo sorprende.
Ora, proprio come in un midpoint tipico, ha capito ed è pronto a superare il proprio difetto fatale. Non lo ha ancora superato davvero in modo completo, ma è pronto a farlo. Ha già perso Vanellope: cos’altro può perdere?
Climax.
La posta in gioco sembrava perduta, ma non lo è. Ralph si lancia a soccorrere Vanellope e affronta il Mostro (minuti 80-90). Grazie al primo passo verso il cambiamento e all’aver perduto Vanellope già una volta per colpa delle proprie azioni, Ralph è in grado di affrontare la verità su sé stesso, cancellare il proprio difetto fatale e così sconfiggere il Mostro.
Il Mostro stritola Ralph.
Vanellope: “D’accordo, hai vinto! Hai vinto, va bene! Ma ti prego, mettilo giù. Sarò solo tua amica, ok? Ma lascialo andare.”
Ralph: “No, no, ragazzina!”
Vanellope: “Mettilo giù e io verrò con te, e noi saremo amici del cuore per sempre. Solo io e te. È questo che vuoi, vero?”
Mostro: muggito felice.
Ralph: “Ma non è quello che voglio io! Non si impedisce a un’amica di realizzare i propri sogni. Lei non è tua, non funziona così l’amicizia. Devi lasciarla andare.”
Mostro: muggito triste.
Ralph: “Ehi, lasciala andare. Ti prego. Lo so, soffrirai un po’ nel lasciarla andare… no, ma chi prendo in giro? Soffrirai tanto, ma… te la caverai. [Guarda Vanellope] E anche noi ce la caveremo, giusto?”
Vanellope: “Certo che sì, sempre.”
Ralph: [Verso il Mostro] “Visto? Non importa dove andrà: sarà sempre nostra amica. Noi dobbiamo solo fidarci, è questo che fanno gli amici del cuore. Giusto?”
Mostro: acconsente e deposita Vanellope.
Epilogo.
Vediamo la nuova vita di entrambi. Ralph ha nuovi amici nella sala giochi e Vanellope è felice dentro il nuovo gioco (minuti 94-98).
Empatia.
Poco da dire. Ralph lo vediamo come un tizio non troppo sveglio e pieno di buona volontà che intende rendere felice Vanellope. È moralmente giusto. Quando il suo percorso aggiuntivo per Sugar Rush causa la catastrofe, la colpa è spartita con Vanellope stessa: se non si fosse opposta alla propria giocatrice non avrebbe causato la rottura del volante.
Un problema fortuito, legato all’anzianità del gioco, che arriva come un fulmine a ciel sereno. Il proprietario che non è disposto nemmeno a spendere 200 dollari per salvare quel gioco (il prezzo di 800 partite da un quarto di dollaro) è il colpo di grazia. Centinaia di creature stanno per perdere la loro casa per soli 200 dollari risparmiati? Questa è sofferenza ingiusta.
Ralph torna in azione subito perché non sopporta che Vanellope sia infelice, e se lei non è allegra come sempre lui stesso non resiste (sofferenza ingiusta anche per Ralph). Distratti dal suo continuo impegno per aiutare Vanellope, siamo distratti da ciò che si nasconde dietro la loro relazione e facciamo il tifo per Ralph…
Posta in gioco.
Arrivati a questo punto dell’analisi e sapendo che Vanellope anche se perdesse il proprio gioco non morirebbe e che, anzi, ha già trovato un gioco nuovo e migliore in cui trasferirsi, direi che non è difficile capire quale sia la posta in gioco.
Usando le sette categorie della gerarchia dei bisogni umani di Maslow, è “Amore e appartenenza”. Questa categoria include tutte le relazioni che non si basano sulle proprie performance per ottenere l’approvazione altrui (non è “Rispetto”), inclusa l’amicizia, il senso di appartenenza a una squadra o l’amore per un figlio ritardato e privo di arti.
Ralph non vuole perdere la sua amica, ma per non perderla farà cose che rischieranno di distruggere la loro amicizia. Solo con un compromesso finale, un’amicizia meno invadente, il loro rapporto è salvo ed è maturato in qualcosa di più adulto. Ralph non è l’eroe di Vanellope e basta, ma la medaglia è divisa in due: anche Vanellope è l’eroina di Ralph.
Perché ora sono davvero amici, con vero rispetto reciproco e un rapporto paritario.
Gestione degli antagonisti in Ralph spacca Internet.
Questa è una parte molto ben fatta, considerando la difficoltà che ha questo film: il suo essere una storia intima e di relazione. Come ricorderai l’antagonista deve essere qualcosa di reale, concreto, non può essere “solo” nel difetto del personaggio stesso.
Non deve bastare il superamento del proprio difetto per risolvere tutto: questo deve permettere di avere la forza di agire per risolvere, ma non deve essere in sé la soluzione. Questa era la maggiore difficoltà nel progettare la storia di Ralph: non c’è un vero nemico, perché è lui il problema. Come risolvere la cosa?
All’inizio di Ralph spacca Internet pensiamo che il conflitto esterno riguardi l’ottenimento del volante, quindi affrontare il problema del vincerlo e quello di trovare i soldi. Siamo così focalizzati sul volante, perché Ralph e Vanellope lo sono, che non vediamo la sua ininfluenza.
Solo quando Vanellope ammette con sé stessa che non vuole davvero il volante, ma vuole vivere in Slaughter Race, arriviamo a capire che quella questione non è mai stata così vitale. All’inizio di Ralph spacca Internet siamo focalizzati sul salvare il videogioco e non ci viene in mente che Vanellope potrebbe essere più felice altrove… anche perché, onestamente, a parte lei ci sono altre centinaia di poveracci che invece a casa ci tornerebbero volentieri! Distrazione riuscita!
Essendo così distratti da questo volante, e dato che Vanellope non può introdurre la questione a Shank prima della chiacchierata origliata da Ralph, non ci viene suggerita l’idea che Vanellope possa andare davvero a vivere dentro Slaughter Race. Possiamo pensarci solo se abbiamo visto il primo film e ci ricordiamo ancora che è possibile modificare il codice di un gioco inserendo nuovi personaggi, ma la questione qui è così ben impostata e il volante così centrale che è facile non pensarci.
Quando il conflitto per il volante è risolto, inizia il nuovo conflitto. Prima è Ralph che vuole sabotare Slaughter Race e dopo c’è il cattivo reale, l’unico antagonista fisico concreto del film… ed è Ralph stesso.
In una storia “fantastica” quale migliore avversario di un personaggio il cui problema è tutto dentro di sé, se non l’incarnazione estrema di quel difetto? Vedendo sé stesso da fuori Ralph è finalmente in grado di capire quanto fosse assurdo ed egoista il suo comportamento.
Proprio perché quel mostro è “lui”, Ralph ha anche la forza di sconfiggerlo, ma non con i pugni: lo sconfigge accettando nel profondo di sé, non solo in modo astratto, che Vanellope ha diritto di vivere la propria vita liberamente. Solo quando lo capisce così bene supera il proprio difetto, e come il difetto svanisce in lui così svanisce anche nel mostro…
Non lo sconfigge a cazzotti: con la violenza lo rallenta soltanto. Il grande antagonista di Ralph spacca Internet è un aspetto emotivo, e viene sconfitto da un cambio di prospettiva e dall’autentica amicizia di Ralph che non può accettare (vedendolo da fuori, con il giusto distacco) il proprio stesso egoismo e il sacrificio che Vanellope è disposta a fare per salvarlo dalla morte.
A vederle già svolte sembrano soluzioni banali, ma io lavoro da anni con parecchi autori e arrivare a un ragionamento simile (non di analisi, di invenzione), e costruire tutto per evitare che la baracca crolli, non è facile. Chi ha scritto Ralph spacca Internet sapeva cosa stava facendo.
Un problema ben gestito: il salvataggio di Ralph.
Per la rivelazione del midpoint, dedicata a Vanellope, erano state usate le principesse Disney che però non erano più riapparse nel resto del film. Sembravano un po’ usa e getta. Dopo la vittoria contro il virus le principesse appaiono di nuovo: si trovano nel posto giusto per salvare Ralph dalla caduta.
Ha senso che si trovassero a guardare cosa stava accadendo, soprattutto dopo aver capito che coinvolgeva Vanellope? Sì, e non è irrealistico che la notizia fosse arrivata fino a loro visto che tutti ne parlavano. È credibile che, con tutti quei movimenti e azioni, loro siano proprio al posto giusto nel momento giusto per salvare Ralph dalla caduta? No, non proprio: è una coincidenza fortunata.
Ma non è una coincidenza grave perché non ha impatto sulla storia di Ralph spacca Internet, che è già terminata a tutti gli effetti. Avendo ormai terminato la storia, siamo più propensi ad accettare un certo livello di coincidenze comode che premino il protagonista vittorioso.
Con la caduta nel vuoto di Ralph possiamo guadagnare una scena simpatica in cui finisce vestito come Biancaneve, ad aspettare un bacio sul letto. È divertente e mostra un ribaltamento dei ruoli. Per evitarla sarebbe bastato far sì che Ralph balzasse dalla mano mentre si stava sgretolando e atterrasse su un tetto. Niente di irrisolvibile!
Si potevano decidere scene diverse, più credibili, e meno divertenti. E visto che per la scenetta finale (che rende così davvero “utili” le altre principesse, rendendo quindi più elegante la loro apparizione a metà film) in cambio dobbiamo accettare solo una piccola coincidenza che non influisce in alcun modo sulla storia complessiva… perché no?
In fondo sembra una coincidenza solo perché non le abbiamo viste esplicitamente seguire lo scontro: sarebbe bastato anche solo mostrare le principesse mentre seguivano la lotta, preoccupate per la loro amica, per giustificarne la loro posizione durante la caduta. Beh, magari non la coordinazione di squadra degna degli Avengers, ma ok, passiamoci sopra…
L’argomento delle coincidenze “lecite” quando non dannose è trattato anche nel Secondo Modulo del mio corso avanzato. ;-)
Un personaggio problematico: Shank.
Quando ho visto la prima volta Ralph spacca Internet al cinema, Shank mi ha fatto girare i coglioni fin dall’inizio: ecco il cliché della bellona abilissima e pericolosa che comanda una banda. Vabbè, fin qui potevo reggerla.
Subito dopo scopriamo che è una persona per bene. Ok, ci sta: come tutti i cattivi visti anche nel primo film di Ralph (esclusi gli scarafoidi, che non sapevano di essere in un gioco) anche questi in realtà non sono davvero malvagi, ma sono degli attori che interpretano un ruolo.
Stiamo migliorando un po’, almeno non è la cattivona fighissima… però suona troppo “Mary Sue” con le sue perle di saggezza e tutti che le pendono dalla labbra…
Il colpo definitivo arriva con l’inseguimento. Troppe inquadrature per valorizzare quanto è assieme abilissima (almeno quanto Vanellope) e bellissima e cool e vaffancoolo. Dove siamo, in Ralph spacca Internet o in Shank rompe il Cazzo? Perfino Ralph è disgustato dalla cosa:
“Che fanatica.”
Ciliegina sulla torta: è anche una santa. Perdona all’istante Ralph, prova simpatia per lui e lo aiuta con l’idea del video. Questo è un po’ troppo.
Ralph Spaccatutto ci aveva presentato personaggi che per quanto competenti erano tutti umanamente imperfetti e quindi credibili. Li ricordate? Le ragazzine di Sugar Crush sono delle stronze egoiste dedite al bullismo. Il sergente Calhoun è una bellezza, ma è traumatizzata dal proprio passato, ha un caratteraccio e usa la violenza con un po’ troppa disinvoltura (giustamente, visto il gioco da cui viene). I marine spaziali di Hero’s Duty sono sconvolti dallo schifo di gioco che devono vivere ogni giorno. Felix non è certo un adone, anche se è una persona meravigliosa.
Anche i personaggi di Ralph spacca Internet hanno delle personalità sensate. Questa è una riflessione un po’ personale, perché non viene esplorata a fondo, ma secondo me perfino Sisi è ben realizzata: dimostra dei valori e un modo di concepire le cose molto superficiale (grazie: è l’algoritmo di un sito di video!), tanto che non si fa problemi a rendere Ralph un freak del web.
Un po’ come faceva Diprè coi suoi casi umani. Certo, Ralph è d’accordo, ma i freak online negli ultimi anni che si sono sputtanati e poi sono spariti come comete lo erano pure loro, eh… E come sappiamo, vista la monnezza che popola YouTube continuamente, Sisì incarna bene il funzionamento che la sua controparte “reale” (algoritmi prima, deep learning poi) ha avuto nel nostro mondo nel decidere cosa rendere virale e cosa no, seguendo e amplificando i peggiori istinti del pubblico. Bel personaggio Sisi, eh? ^__^
L’unico esempio irraggiungibile di perfezione, saggezza, comprensione, bellezza da Dea, generosità, abilità spaventose e carisma prorompente, è Shank. Tutti gli altri personaggi di Slaughter Race sono anni luce sotto di lei, anche solo fisicamente: uomini e donne sono tutti brutti o normali. Non superfighe e gnocchi. Guardate anche solo i membri della sua banda!
Una Shank in linea con quelle atmosfere del gioco me la sarei aspettata come una versione rabbiosa (nel ruolo recitato) e molto più muscolosa di Big Boo da Orange is the New Black. Non è che se le eroine non sono tutte delle fighe casca il mondo, eh… hanno diritto di essere brutte quanto gli uomini.
Perfino le principesse Disney non sono all’altezza di Shank! Meno composte, meno perfettine, più aggressive e con qualche tara mentale. Stupendo quando tirano fuori aspetti delle proprie storie per interrogare Vanellope.
Seconda visione con pratiche anti-bias.
La mia reazione negativa era ovviamente eccessiva. Arrivato alla fine dell’inseguimento mi era già chiaro che i miei gusti stavano esagerando la natura del problema, anche per timore che un personaggio così poco adatto al film avesse troppo spazio nella storia.
Fortunatamente dopo diventa molto più secondario e interferisce pochissimo con le scene, limitandosi a mostrarci il mondo ideale in cui Vanellope vorrebbe vivere. Ralph spacca Internet torna nello stile di Ralph, quello giusto.
Ho riflettuto su quanto accaduto per capire cosa mi irritasse di Shank, e con il senno di poi del resto del film ho capito che era la sua mancanza di difetti. Ok, è un personaggio fuori posto, ma visto che dopo non ha avuto ruolo attivo nella storia c’è motivo di irritarsi tanto? No.
Ho rielaborato e ridimensionato il problema, accettando che era colpa di una combinazione di fastidio per il personaggio poco attinente con lo stile dei film di Ralph, di delusione improvvisa per la sua apparizione e di timore per il resto del film. Tutti problemi miei, non del film.
Ho disinnescato tutti questi pensieri e ho rivisto Ralph spacca Internet... meno di tre ore dopo la prima visione: una copia pirata fatta partendo da quelle date per giornalisti e recensori, con video e audio più che adeguati. L’ho rivisto un’altra volta ancora (tre visione in tre giorni) prima di scrivere questo articolo.
Alla seconda visione il fastidio rimasto era una frazione risibile, solo per il tipo di personaggio proposto così fuori contesto col film. Tutti i problemi aggiuntivi, basati sui miei bias (sorpresa, timore ecc.) e non sull’opera in sé, erano spariti assieme a gran parte del problema. Alla terza visione di Ralph spacca Internet ormai mi ero proprio rassegnato alla presenza di Shank e non c’era nemmeno quel po’ di fastidio per l’incoerenza.
Identificare ed escludere i bias è l’essenza di un approccio analitico corretto. Torneremo a parlarne in futuro, come già anticipato. -_^
Se ti è piaciuta questa analisi di Ralph spacca Internet ti ricordo che nel mio corso avanzato ci sono approfondimenti sulla struttura delle storie e analisi esclusive dedicate. Non solo di film, anche di romanzi.
Iscriviti alla mailing list del manuale di scrittura creativa per non perdere il prossimo lancio del corso, a fine gennaio. Chi lo perde dovrà aspettare mesi per il successivo.
Alla prossima e…
… tieni affilata la tua mente!
Ho apprezzato molto la tua sincerità nel parlare di quelli che chiami “bias” – che lo sono, nell’ottica di un’analisi razionale e tecnica di un’opera, ma di fatto è anche il modo in cui un’opera ci “chiama in causa” e va a “infrangersi” contro ciò che siamo e ci obbliga ad esporre un punto di vista, un posizionamento che è impossibile non avere nell’approcciarsi a qualsiasi cosa. In altre parole, io non credo che sia possibile (e nemmeno desiderabile) essere neutrali, e l’oggettività si può ottenere appunto solo diventando consapevoli del posizionamento da cui ci si pone e della prospettiva che ne deriva, per poterli poi cautamente mettere fra parentesi.
Io, ad esempio, scrivo da (aspirante) scienziata sociale e da femminista, e il problema della rappresentazione dei personaggi femminili come “role model” è un interesse che ho da parecchio tempo.
E’ facile dire che un personaggio femminile ben scritto, caratterizzato a tutto tondo, con pregi e difetti che gli diano piena umanità, con la sua agency e un suo arco narrativo che gli dia una storia in cui crescere, è un role model più che sufficiente, ma di personaggi così continuano a essercene pochi (peraltro, non è solo un problema dei personaggi femminili) e la risposta banale che ha preso il posto di questa è stata sostituire il personaggio femminile marginale, damigella in pericolo nella peggiore delle ipotesi e aiutante in secondo piano nella migliore, con una donna genericamente “forte” e “dura”.
Abbiamo iniziato a puntualizzare che intelligenza e bellezza non devono essere mutualmente esclusive, così come non lo devono essere femminilità e competenza, e quello che abbiamo ottenuto, invece di una scelta fra due alternative, sono personaggi che eccellono in tutto, ma alla fine rispecchiano anziché un ampliamento delle possibilità solamente la trasformazione di un “o” in un “e”.
Non so se sia questo il caso di Shank (non ho visto il film, scusa se commento da una posizione di ignoranza), ma mi chiedo: è questo il caso, il personaggio femminile posto nella storia come role model per le giovanissime spettatrici, oppure Shank è rappresentata in questo modo perché da una parte Vanellope ha da subito un’ammirazione sconfinata per lei e dall’altra questa ammirazione acuisce il dolore che Ralph sta vivendo, nel momento in cui Vanellope sembra aver trovato una concretizzazione del suo desiderio di altrove, di qualcosa in più, che la allontana ulteriormente da lui?
Dopotutto, Vanellope è una ragazzina e Shank ha tutte le caratteristiche perché lei possa idealizzarla: è più grande, bellissima, talentuosa e piena di grinta senza essere una stronza e in più vive in una versione più rock del suo mondo, che come hai scritto è il “mondo ideale” per Vanellope.
E’ possibile, sintetizzando, che il suo posto nella storia sia essere l’emblema di ciò che Vanellope sta cercando, la sua fonte di ispirazione idealizzata?
PS: Mi scuso per il papiro e per la prima parte abbastanza OT. Se vuoi sfalciare qualcosa dal commento, fai pure.
Complimenti vivissimi per questa analisi, posso consigliarla un po’ in giro per altri forum (per farla leggere a chi non ha del tutto capito il film)?
A me dispiace che in parecchi abbiano trovato sia Vanellope che Ralph “fuori dal personaggio” e “antipatici”.
Ecco, l’antipatia per Vanellope ancora ancora la capisco: anche se in Sugar Rush i personaggi giocabili disponibili ogni giorno cambiano, Vanellope è pur sempre quello più amato dai giocatori, quindi anche loro ne sentiranno la mancanza oltre a Ralph (e, non potendo più giocare con la loro preferita, pian piano Sugar Rush perderà giocatori e farà guadagnare ancora di meno alla sala giochi).
C’era un modo facilissimo per risolvere questa discrepanza. Invece che un semplice volante, sarebbero dovuti andare a comprare un intero cabinato nuovo di Sugar Rush (quindi comprensivo di personaggi) da sostituire al vecchio: gli sfollati del vecchio Sugar Rush avrebbero ritrovato una casa (anche se già abitata), e la vecchia Vanellope, non essendo più necessaria visto che ce n’è già un’altra nel nuovo Sugar Rush, sarebbe stata libera di decidere dove andare senza che gli spettatori più puntigliosi l’avessero tacciata di egoismo.
Spero di essermi spiegato abbastanza, con le parole non ci so fare ^^
Riguardo a Ralph però, non giustifico affatto l’antipatia di tanti spettatori, soprattutto perchè la situazione di Ralph l’ho vissuta anch’io quasi nella stessa maniera.
Avevo dei compagni di giochi nella mia infanzia, ma il mio primo vero amico l’ho conosciuto in prima superiore, quando mi ha difeso da altri compagni che mi prendevano in giro. è stata un’esperienza nuovissima per me, non mi era mai capitata prima, e così non sono stato capace di gestirla. Ero geloso nei suoi confronti, lo volevo tutto per me e ho fatto anche delle scenate quando i professori lo sgridavano e gli davano brutti voti. Standogli attaccato come una cozza, ho finito per 1) rendermelo nemico 2) far del male a me stesso 3) disturbare tutti gli altri.
Non avendo modo di “guardarmi allo specchio” come ha fatto Ralph con i suoi cloni, ho capito la lezione troppo tardi e ho solo finito col buttare tre anni della mia vita.
Ralph Spacca Internet, dunque, è un film utilissimo per chi ha appena iniziato un’amicizia, e di nuovo, mi dispiace che in parecchio non l’abbiano capito e abbiamo bollato Ralph come immeritevole di perdono.
@FearTear
Grazie mille! ^__^
Linkala in giro a piacere: al massimo se arrivano dei troll gli blocco i commenti. Ma aver scritto che i commenti sono moderati in anni ha ridotto a quasi nulla l’azione dei troll (rispetto ai blog colleghi senza moderazione che osservavo, praticamente sommersi).
La soluzione è ottima, ma avrebbe richiesto un film un po’ diverso per gestire anche in anticipo il problema dei personaggi duplicati. Per esempio due Vanellope di due cabinati diversi non avrebbero problemi, essendo una quella del cabinato X e l’altra quella del cabinato Y (con X e Y riferimenti rispetto al posto nella sala), ma come sarebbe la vita dei profughi di un cabinato ospitati in un altro?
Non parlo dei personaggi già duplicati e apparentemente privi di personalità (le caramelle, i cioccolatini ecc. di cui vediamo già decine di copie), ma i personaggi importanti. Le pilote stronzette avrebbero le colleghe profughe con cui dividere il ruolo nel gioco, creando un ambiente in cui ci sono i nativi e gli immigrati che vengono a rubare risorse e lavoro ai legittimi padroni di quel posto.
Sarebbe molto interessante come cosa, da gestire perlomeno in un epilogo in cui magari vediamo due squadre di piloti che si spaccano la faccia da Tapper. Un cabinato con le bande, come le prigioni americane. ^-^
Grazie anche per le riflessioni sulla tua vicenda personale! Fa piacere sapere che, come pensavo, questo film ha il necessario per essere utile a molte persone (mentre Macbeth e Aiace magari no…).
@Tiziana
Sì, l’idea è questa. Cercare di rilevare tutti gli elementi critici che stanno rendendo “incomunicabile” la discussione dell’opera, in quanto non legati all’opera stessa (e quindi non verificabili da un qualsiasi altro interlocutore perché non esistono nell’opera, ma solo dentro di noi) e cercare di isolarli per poter giudicare l’opera il più possibile sulle basi di ciò che contiene e non di ciò che noi conteniamo.
Una pratica non molto diversa di quando uno deve valutare la discussione tra due persone e se si accorge di essere collocato in un punto in cui vede quasi solo in faccia uno, e non l’altro, si sposta in automatico per vederli entrambi per lo stesso tempo. Così decade il principio di punto focale che rende totalmente inaffidabile la capacità di giudizio (vedasi Pre-suasione di Cialdini).
Così in un film, per analizzarlo, dobbiamo “spostarci” dalle posizioni che producono bias e osservare gli aspetti del film senza dare privilegio a nostre osservazioni personali. Magari usando una seconda e una terza visione apposite. Non commento mai un film senza vederlo almeno due volte.
Penso sia proprio questo il problema, sì.
I personaggi maschili hanno ancora la possibilità automatica di sfuggire al problema, per quanto essere belli sia sempre meglio per tutti, mentre quelli femminili invece di venire giudicati con lo stesso metro degli uomini sono trattati in modo speciale ponendo eccessiva attenzione sulla questione: quindi se li si fa brutti e intelligenti si sbaglia, se li si fa belli e intelligenti si sbaglia uguale. Con un uomo nessuno si porrebbe il problema della cosa.
Il trucco per sfuggire al problema, quando si vuole il personaggio bello e intelligente e competente, che va benissimo in sé, è giocare sulla parte nascosta: la personalità. Se lo rendiamo imperfetto perché come tutte le persone non ha un carattere perfetto, abbiamo già evitato il problema che aveva Shank.
Basta pensare al sergente Calhoun, la bellona del primo film.
Rimane il problema generico che le donne molto competenti e sicure di sé vengono percepite come stronze, mentre gli uomini con le identiche qualità e scene vengono visti come leader. Si può giocare sul far leva maggiormente sugli aspetti positivi per ridurre al minimo l’impatto della lettura sfalsata da parte del pubblico.
Abbiamo fatto una cosa simile in Sangue del Mio Sangue in cui la protagonista aveva il problema di essere davvero molto più competente dei suoi colleghi e di essere circondata da inetti. Pur facendo uscire il suo giusto senso di superiorità, l’abbiamo anche resa capace di agire per salvare gli altri (a proprio danno) dalla situazione iniziale merdosa in cui si erano cacciati da soli e in cui avevano cacciato lei. Calcare la mano che è vero che Evangeline è arrogante, ma ha ragione a esserlo (anche se dovrà imparare a disprezzare meno gli altri) visto con chi lavora ed è pronta nonostante tutto a difendere i suoi amici idioti che hanno appena portato alla catastrofe il suo primo scavo archeologico.
Sangue del Mio Sangue è l’opera femminista di Vaporteppa, in cui l’autore e io ci siamo concentrati per rendere nel modo più ricco di dettagli possibili tutte le piccole angherie psicologiche che una donna riceve in un ambiente lavorativo maschile.
Sì, può essere che l’obiettivo fosse quello.
Però per ottenerlo sarebbero servite delle piccole modifiche. Al momento attuale Shank è perfetta per tutti, tant’è che la vediamo con le sue inquadrature da figa ecc. sempre, senza che queste siano attribuite esplicitamente alla percezione di Vanellope. Manca il lavoro di inquadrature in giusta sequenza per far capire che quella è la visione idealizzata da Vanellope, non la stessa che vede Ralph.
Giocando su quello sarebbe stato possibile mostrare magari anche dei momenti diversi in cui palesemente la vede solo Ralph perché Vanellope è girata altrove, e in quelle scene mostrare Shank meno perfetta: guardare Ralph come se fosse un ritardato pietoso da compatire (invece di guardarlo come se fosse un cucciolo da soccorrere), sputargli davanti ai piedi, dargli una ginocchiata nelle palle a sorpresa (ha comunque tentato di fregarle l’auto, qualcosa deve ricevere per essere pari), assumere pose meno da figa. Qualsiasi cosa che la rende più umana e meno santa.
Così Shank sarebbe stata più in linea col suo gioco e con gli altri personaggi imperfetti dei due film, e allo stesso tempo avremmo capito che è Vanellope a vederla meglio di com’è.
Nessun problema. Magari i commenti fossero sempre così utili ad arricchire l’articolo, come il tuo o quello di FearTear!
Grazie per la risposta, è molto interessante e articolata. Sostanzialmente concordo con te, e ti ringrazio per aver chiarito meglio come si sarebbe potuta rendere la percezione idealizzata di Vanellope senza appiattire Shank su questa idealizzazione.
Peraltro, l’idealizzazione è un piedistallo insidioso, nel momento in cui implicitamente toglie spazio a caratterizzazioni dei personaggi con difetti in cui le spettatrici si possono identificare (difetti reali, non piccole cicatrici o macchie sul volto, o timidezza o goffaggine: difetti che renderebbero una persona, nella realtà, antipatica o quantomeno “spinosa”, qualcuno con cui è difficile avere a che fare).
Sarebbe interessante, ragionando sulla base della dicotomia calore/competenza, ragionare su quanti difetti attribuiti a personaggi femminili siano mancanze in termini di competenza (come appunto la mancanza di assertività, o anche di coordinazione) e quanti invece mancanze di calore.
In sintesi: forse è ancora oggi più facile per un personaggio femminile, specie nei generi “per donne” come i romanzi/film di “chick lit”, essere un’idiota palese piuttosto che essere anche minimamente una stronza?
Non ci avevo riflettuto accuratamente finché non mi hai riportato alla mente l’esempio di Evangeline.
E soprattutto, le ragazzine si confrontano già quotidianamente con un’idea di perfezione tanto pressante quanto indefinita, un set di aspettative sulla femminilità incardinato sul piacere a tutti, sempre. Qualcosa di diverso sarebbe davvero una ventata di freschezza.
Personaggi come Shank, forse, esistono perché nemmeno chi li scrive immagina che una ragazzina possa identificarsi in un personaggio femminile che non sia bello, intelligente e pieno di calore?
Non ne ho idea! Non conosco quali opere piacciono e non ho riferimenti precisi. In generale, vale anche per gli uomini, apparire un po’ goffi o non proprio geniali può favorire maggiore simpatia del pubblico rispetto all’essere aggressivi.
Se si vuole convincere qualcuno è meglio essere un tizio un po’ scemo che blatera qualcosa a tema No-Vax che essere Burioni che lo asfalta e fa pesare a tutti che gli ignoranti dovrebbe tacere.
Alla gente non piace l’idea che essere totalmente ignoranti su un argomento sia un motivo per non avere lo stesso diritto di uno scienziato di occuparsene: se fosse l’opposto vivremmo in un mondo molto più silenzioso, produttivo e comprensivo con tutti, con molto meno odio e oppressione. Che schifo! Molto meglio dire stronzate e poi lamentarsi che tutto va a rotoli: in fondo le lamentele sono gratificanti! ^-^
Burioni con la sua azione è una Quinta Colonna No-Vax che danneggia la causa di chi vuole davvero diffondere la conoscenza medica.
Magari è soltanto cattiva caratterizzazione per semplificarsi il lavoro. In fondo se Shank è così perfetta è molto più facile procedere nel film senza casini e senza bisogno di scene e minuti supplementari: lei perdona, lei aiuta, lei ascolta Vanellope… tutto più facile. :-)
Ho apprezzato davvero molto questa analisi. Durante la visione del film ho avuto anche io una sorta di irritazione verso il personaggio di Shank, possibilmente spiegabile con ciò che hai scritto nell’articolo, mentre io l’ho inizialmente imputato al fatto che sia molto strumentale all’interno della trama (tutti i personaggi lo sono, in un certo senso, ma il suo sembra avere l’unico ruolo di servire da ostacolo prima e da aiutante poi, senza apportare altro). La tua analisi me l’ha fatta un po’ rivalutare.
Ho trovato molto interessante la tua visione del rapporto tra Vanellope e Ralph. Durante la visione a me è sembrato che ci sia stato il desiderio di incentrare il loro rapporto più come metafora di un rapporto genitoriale, piuttosto che di qualunque altro tipo (idea che era per me supportata dal fatto che una delle scene iniziali, e una delle finali hanno nominato esplicitamente proprio l’essere genitori, sia da altri dettagli come l’eccessiva protettività di Ralph, i riferimenti ai videogiochi violenti, l’ingenuità di Raph davanti al web.)
Sì, la codipendenza si può sviluppare in qualsiasi relazione.
In questo caso la relazione di amicizia in cui si sviluppa porta anche a toni da “genitore protettivo” per la differenza di età dei personaggi.
Fortunatamente Ralph non sembra avere pulsioni romantiche, visto che Vanellope in teoria avrebbe tra i 9 e i 12 anni (i produttori del primo Ralph hanno dato cifre differenti). Lolicon Ralph ci è stato risparmiato. :-D
Molto interessante l’analisi di Shank perché io sono molto sensibile a questo problema.
Io mi ero spiegata Shank come cliché dei personaggi dei videogiochi con personaggi fighi, (come per esempio Need for Speed) ma un cliché consapevole, per fare ironia sulla cosa. In questi videogiochi secondo la mia esperienza difficilmente si vedono personaggi femminili alla Big Boo.
E’ vero che dovrebbero essere fighi anche gli altri membri della gang, ma forse solo lei incarna questo cliché, Questo è il modo in io me l’ero spiegata… Credo che esista un meccanismo psicologico secondo cui il cervello è propenso a giustificare più facilmente una cosa che non ci piace, se si trova dentro un un film che ci piace…”se c’è ci sarà sicuramente un motivo…”
Cambiando argomento, ho una domanda sulla posta in gioco: nello studio dell’arco di trasformazione sono ancora alle basi, perciò non conosco le possibili modificazioni e varianti e una cosa mi rende perplessa: in questo caso il protagonista perde la posta in gioco al secondo punto di svolta. Come è possibile? Nel momento in cui il protagonista perde la posta in gioco non dovrebbe finire la storia?
Non perde la posta in gioco: sembra perderla.
La definizione di esperienza di morte che fornisce la Marks è “succede la cosa peggiore possibile” che nell’ottica del personaggio è quasi sempre “stare per perdere la posta in gioco / credere di aver perso la posta in gioco”.
Tant’è che Ralph dopo riesce a ottenere la posta in gioco, visto che non era davvero persa.
Se fosse una tragedia potrebbe proprio perdere la posta in gioco nell’esperienza di morte, ma è meglio se nulla è perduto fino all’ultimo. Dovrebbe essere il suo problema che non si risolve nemmeno con il trauma del secondo punto di svolta a portarlo a non poter salvare nulla del salvabile (che invece una conversione tardiva, come in Ralph, potrebbe salvare).