Bumblebee è un film della serie Transformers anomalo perché è fatto bene. Non benissimo, neanche pienamente “bene”, ma bene quanto basta sì. La struttura della storia è un po’ confusa, ma c’è. Il film comunica una storia dotata di significato umano, e non solo una sequenza di esplosioni e inseguimenti. Una grossa novità per i film dei Transformers.
Le scene d’azione, di solito confuse e difficili da seguire in questa serie, ora sono chiare e ben girate. Come fa notare anche VictorLaszlo88, si nota chiaramente l’assenza del solito regista, Bay. Senza Bay a impegnarsi tantissimo, con tutto il cuore, a fare un cattivo lavoro, Bumblebee supera di molto le basse aspettative che i film dei Transformers permettevano di avere.
Questa volta non faremo un’analisi dettagliata, come in Arma Letale, e non faremo nemmeno una discussione delle moltissime stupidaggini da evitare in un’opera, come in Macchine Mortali. Sarà un ragionamento in buona parte dedicato ad alcuni elementi della struttura presenti, perché Bumblebee non è particolarmente ben fatto da questo punto di vista: è solo passabile.
Come ho già spiegato, non mi occupo di recitazione, fotografia, regia o altro. Io mi occupo di struttura delle storie, ovvero di quella parte indipendente dal media usato. La concretizzazione della storia in precise scene dipende dal media usato, ma la struttura in sé è al di sopra del mezzo espressivo. Per esempio pensare un libro come un film porta a diversi errori di progettazione delle scene, discussi anche nel mio corso di scrittura creativa, ma la struttura pura può risultare identica in ambo i casi.
Posso dire di aver trovato buona la recitazione e piacevoli le battutine presenti in Bumblebee, ma sono solo miei gusti. Ricordate: i gusti riguardano solo il singolo individuo, e sono legati ai suoi bias di giudizio. Se riguardano solo il singolo e non gli altri significa che mancano i presupposti necessari alla comunicazione critica… quindi inutile parlarne se lo scopo è quello di discutere in modo utile e razionale di qualcosa.
Per le chiacchiere senza pretese ovviamente qualsiasi giudizio “di gusto” è lecito, ma in questo articolo ho preferito dare spazio solo ai contenuti utili a livello didattico e risparmiarvi i miei gusti il più possibile.
Pronti ad affilare la vostra mente col ragionamento?
Storia di Bumblebee in breve.
Per chi non ha visto il film, ecco una spiegazione degli eventi per raccapezzarsi meglio. Consiglio, come sempre, per un migliore uso didattico dell’articolo, di leggere le mie considerazioni solo dopo aver visto il film per due motivi: poter procedere anche voi all’analisi senza venire influenzati da quanto ho indicato (sia in accordo che in opposizione), e poter seguire meglio le mie spiegazioni.
Ho messo una grezza suddivisione in tre atti, ma ci torniamo magari dopo. Naturalmente include spoiler, come tutto l’articolo: parlare per davvero significa parlare “di qualcosa”, per cui se ti danno problemi gli spoiler non leggere.
Primo Atto.
Sul pianeta Cybertron gli Autobot sono la fazione sconfitta, la resistenza guidata da Optimus Prime, e vogliono evacuare dal pianeta. I Decepticon, la fazione vincente, attaccano e tutto sta andando a rotoli per gli Autobot. Il buon B-127, un Autobot di colore giallo, viene spedito da Optimus Prime verso la Terra per realizzare una testa di ponte per gli altri Autobot: lì dovranno riunirsi nei prossimi anni per continuare la rivolta.
B-127 precipita in California proprio nel mezzo di un’esercitazione militare e lì fa incazzare pesantemente il Colonnello Burns che lo scambia subito per un invasore alieno ostile e lo attacca. Un Decepticon si unisce allo scontro, causando vittime tra i militari, distruggendo la “laringe” di B-127 e causandogli anche danni alla memoria. B-127 sconfigge il Decepticon, ma ha il cervello mezzo bollito e sta malissimo… l’ultima cosa che fa prima di svenire è acquisire la forma, con il suo scanner, di una Volkswagen Maggiolino lì vicino per camuffarsi.
Charlie Watson è una ragazzina traumatizzata dalla morte del padre. Ha sviluppato un pessimo carattere ed è in conflitto con la madre, che ha trovato un nuovo compagno. A Charlie non interessa niente a parte la memoria di suo padre e terminare la riparazione della Corvette che i due stavano aggiustando prima che lui morisse all’improvviso di infarto alcuni anni prima.
Charlie trova B-127, camuffato da Maggiolino, in una discarica gestita dallo zio Hank e ottiene di farsi regalare quell’auto scassata se riuscirà a farla partire per portarla via da lì. Charlie si mette al lavoro e ci riesce… ma fa anche partire un segnale, senza saperlo, che permette a due Decepticon stazionati su una luna di Saturno di individuare l’Autobot nemico. I Decepticon si fiondano sulla Terra e convincono i militari americani di essere venuti in pace per fermare un terribile terrorista che vuole portare la guerra sul pianeta.
Nel frattempo B-127 si è risvegliato e ha ripreso forma antropomorfa per mostrarsi a Charlie. I due fanno amicizia anche se lui era terrorizzato da lei, non ha idea di dove si trova e non riesce a parlare. Charlie, visti i colori giallo e nero, lo chiama Bumblebee (cioè Bombo, ma per come è messo lo chiamerei Bombolo). Mentre pasticcia con la radio di Bumblebee, Charlie sblocca un messaggio di Optimus Prime che lo incarica di proteggere la Terra… Bumblebee comincia a ricordare qualcosa.
Secondo Atto.
Alla storia si aggiunge Memo, un vicino di casa di Charlie che cerca di far conoscenza da un pezzo, ma lei è sempre di fretta e lo ignora ogni volta. Non è mostrato nel film, ma possiamo dare per scontato che Memo si massacri di seghe ogni giorno. Memo, che finalmente ha scambiato qualche frase con Charlie senza essere scaricato, è troppo contento per farsi problemi con l’esistenza di Bumblebee e accetta di tenere il segreto.
Succedono diverse altre cose e Memo diventa amico di Charlie, mentre sia lui che Bumblebee la incoraggiano a essere meno infelice. Per esempio andando davanti alla casa di Tina, una ragazza che maltratta regolarmente Charlie, per lanciare uova, carta igienica… e demolirle di mazzate l’automobile. I piccoli piaceri semplici di una volta.
Nel frattempo i Decepticon stanno sfruttando la rete telefonica mondiale (siamo nel 1987) e i satelliti americani per trovare indizi sulla posizione dell’Autobot nemico. E lo trovano. Bumblebee viene lasciato a casa da solo e fa un disastro, demolendo un po’ di tutto (manca solo che caghi nel mezzo del salotto come Bombolo), e questo fa incazzare la famiglia di Charlie. Lei però non può spiegare loro cosa sia accaduto e scappa via… per poco: i militari e i Decepticon arrivano e catturano lei e Bumblebee.
Terzo atto.
Charlie viene rispedita a casa perché considerata inoffensiva, e con l’aiuto del fratellino riesce a seguire il Colonnello Burns fino alla base dell’aviazione dove i Decepticon stanno torturando Bumblebee. I Decepticon scoprono che gli Autobot sono diretti sulla Terra e giustiziano Bumblebee, ma il colpo non è mortale e Charlie interviene per rianimare l’amico con delle scariche elettriche. I Decepticon intanto vanno a occuparsi di come inviare un segnale nello spazio abbastanza forte da raggiungere i propri camerati per farli venire a distruggere la Terra e gli Autobot in arrivo.
Segue scontro finale per impedire ai Decepticon di usare la torre radio al porto. Lì il Colonnello Burns capisce che Bumblebee sta dalla parte dei buoni, per cui gli consente di fuggire prima che l’esercito arrivi. Bumblebee dice addio a Charlie, e finalmente decide di cambiare forma e diventare una Chevrolet Camaro invece di un Maggiolino di merda: va in strada e affianca un bell’autocarro rosso che assomiglia in modo sospetto a Optimus Prime. Un po’ alla volta gli Autobot stanno arrivando sulla Terra.
Nell’epilogo dopo i primi titoli di coda, Charlie riesce finalmente ad aggiustare la vecchia Corvette e in garage, oltre alla foto del padre defunto, ora c’è anche la foto di Bumblebee in versione Maggiolino.
Togliamoci subito la parte meno interessante, quella delle facilonerie che rendono poco credibile il film e ne riducono il godimento potenziale anche per il pubblico medio che di sicuro non si metterà a gridare “quanto è profondo, complesso e realistico” ma lo accetterà come filmetto standard normale.
Militari americani da film anni ’80.
Rubo la definizione di come descrivere i soldati di Bumblebee a Manuel Preitano. :-)
Bumblebee atterra nel mezzo di un’esercitazione militare. I soldati sono nella foresta e stanno allenandosi a farsi agguati, armati con fucili che sparano proiettili non letali (ma fanno male). Nel film non è spiegato in modo chiaro chi siano questi militari, nel senso che è irrilevante durante l’intera vicenda se siano militari in generale o membri di una squadra speciale particolare “degna di nota”.
Per precisione indico che sono membri del Settore 7: un’unità specializzata nel sorvegliare e intervenire contro attività extra-terrestri. La questione è talmente irrilevante nel film (non se ne parla mai né viene presentato in alcun modo un particolare timore verso gli alieni) che io ho scoperto la cosa solo leggendo la trama su Wikipedia.
In Bumblebee abbiamo la classica combinazione di “militare incazzoso” con il Colonnello Burns e “scienziato pacifico” con il dottor Powell. Entrambi capiranno il proprio errore di giudizio verso i robottoni alieni verso la fine del film.
Il problema grosso, dal mio punto di vista, non sta tanto nel modo con cui non si fanno problemi ad affrontare Bumblebee, come se l’arrivo di un robot dal cielo fosse la cosa più naturale della Terra. Vero, suona molto strano e poco credibile, ma è un cliché da film d’azione ormai tollerato. Fa parte di quella sensazione di “militari anni ’80” citato all’inizio. Non aiuta a rendere credibile la storia, ma non è nemmeno un danno letale.
Il problema principale per me sta nei tempi. Da quando Bumblebee appare nel cielo a quando arrivano i veicoli armati con mitragliatrici pesanti e arpioni, come se andassero a caccia di balene nelle foresta, passano 60 secondi esatti. Solo 30 secondi se calcoliamo da quando Burns chiama con la radio. Tempi troppo stretti. Giusto il tempo di avviare i veicoli e capire dove dirigersi…
Se i militari avessero saputo prima che c’era un oggetto in caduta verso l’area di Burns, lo avrebbero avvisato via radio, ma non accade. Anzi, è lui a chiamare per primo il campo di addestramento. In più non sono veicoli usati nell’addestramento, che magari erano già a cento metri da lì come parte dello scenario, ma veicoli con munizioni normali (e di sicuro non si portano mitragliatrici con munizioni reali in un addestramento di fuoco con munizioni non letali).
Extra: E.T.
Ricordate il timore dei governativi in E.T. – l’Extra-Terrestre? Nella scena finale il dottore raggiunge la nave lasciando indietro gli agenti armati, perché l’ultima cosa che si può volere in un primo contatto con una civiltà aliena palesemente molto più evoluta della nostra è iniziare una guerra.
Questa è credibilità. I militari kattivi e violenti che sparano a caso è roba che sta solo nella testa di quei pacifisti che hanno confuso l’ostilità verso i conflitti con l’essere dei poveri imbecilli privi di empatia che vedono in chiunque non sia come loro un orco pazzo omicida. Un tempo questi problemi di comprensione dell’altro si etichettavano in generale con “mentalità fascista”, e oggi sono endemici anche nella sinistra.
Una cosa che i gonzi fanno fatica a capire è che le posizioni più pacifiche, di norma, in Occidente, le hanno proprio i militari perché sono quelli che ci rimettono se inizia un conflitto. I guerrafondai si trovano tra quelli che si occupano di economia e politica, e possono speculare sui conflitti e sui giochi tra potenze. Facciamo tutti “ciao ciao” alla spregiudicata politica francese che ha destabilizzato l’Africa negli ultimi anni.
Quel salame appeso è il protagonista?
Tra l’altro all’inizio del film, visto che viviamo la vicenda dal punto di vista del soldato Danny, il protagonista umano sembra lui. Questa sensazione è confermata dal fatto che mentre sta appeso come un salame viene bullizzato dal Colonnello Burns che continua a sparargli addosso.
Abbiamo quindi un personaggio simpatico che subisce una sofferenza ingiusta da parte di un tizio che pare un mezzo stronzo. Siamo proprio all’ABC di come si definisce con successo un protagonista quando lo spettatore, subito all’inizio, non ha ancora idea di quali possano essere i personaggi principali.
A confermare l’idea che sia lui il protagonista, il Colonnello Burns gli dice:
“Per fare il solito fenomeno, ci ha rimesso tutta la tua squadra, Danny. Bravo.” (batte e mani)
Come se stesse spiattellando al pubblico un aspetto del difetto fatale di Danny. Peccato che poi quel personaggio non sia più rilevante nel film, mentre il Colonnello Burns diventa l’antagonista umano di Bumblebee.
Comunque, anche se non ha senso a livello narrativo impostata così, la scenetta è divertente e aggiunge un aspetto “umano” (anche se un po’ troppo da bullo) al Colonnello Burns, uno che sa divertirsi, sa fare battute ed è apprezzato dal suo amico Danny. Farà comodo non averlo mostrato solo come un kattivo unidimensionale per aiutare la sua presa di coscienza successiva, quando aiuterà Bumblebee nel finale.
Come mai i Transformers parlano inglese?
Non lo so. Punto. Nella prima scena non sappiamo che lingua parlino: sentiamo la lingua “standard” del film in base al paese di distribuzione, e possiamo immaginare che sia una lingua parlata sul pianeta Cybertron. Poi però sia Bumblebee che i Decepticon non hanno problemi a parlare subito in inglese con la gente incontrata in California, appena arrivati.
Non hanno tempo di imparare le lingue locali né mezzi né interesse pregresso a farlo. Sia Bumblebee che i due Decepticon che gli danno la caccia non avevano idea che sarebbero scesi sulla Terra, men che meno dove sulla Terra, prima di deciderlo.
Nel film del 2007, se ricordo bene, Optimus Prime spiegava che gli Autobot avevano imparato a parlare inglese usando il world wide web. Questa volta non solo non c’è il world wide web, visto che siamo nel 1987 e verrà creato solo nel 1991, ma non ci sono proprio mai riferimenti a internet (che esisteva già) in generale nel film. Si parla di rete telefonica e di satelliti, e comunque questo avviene dopo l’arrivo dei Decepticon, che hanno già un inglese perfetto fin dai primi istanti dopo l’atterraggio.
Ci sono dei problemi di coerenza con l’uso delle lingue anche nel film del 2007, se ricordo bene (nonostante la spiegazione data), ma eventualmente ci torneremo quando o se parleremo del primo Transformers.
Bumblebee dove ha imparato quella forma?
Come vediamo nel film, i Transformers sono in grado di acquisire l’aspetto di un veicolo che vedono se hanno qualche secondo per sottoporlo al proprio scanner e studiarne l’aspetto. È in questo modo che Bumblebee, ormai moribondo, individua un Maggiolino, lo studia e si tramuta per mimetizzarsi.
Il problema è che Bumblebee si trasforma in un veicolo di aspetto terrestre già all’inizio del film, sul suo pianeta Cybertron, in cui non hanno alcuna conoscenza approfondita (a quanto pare) della Terra. Tant’è che Optimus Prime lo sceglie come insospettabile remoto rifugio per gli Autobot e dice:
“Ho trovato un pianeta molto ben nascosto, la Terra. Una volta radunati gli altri ti raggiungeremo. Tu devi proteggere quel pianeta. Se i Decepticon lo trovassero, per la nostra gente sarebbe la fine.”
Con che forma entra in scena Bumblebee poco prima? Non a piedi e sparando con i fucili come gli altri Autobot, ma già con l’aspetto di un’automobile terrestre. Non è la Camaro successiva e non è il Maggiolino, ma è decisamente un’auto come la intendiamo noi e non un generico veicolo a quattro ruote di forma aliena o fantascientifica.
Sembra pure avere l’abitacolo per il guidatore, cosa totalmente inutile in un mondo di soli robot giganti. Se qualcuno sa anche indicarmi a che modello di auto assomigli, meglio: usate i commenti. Non è un problema grave, ma stona un po’.
Arrivato sulla Terra, nella foresta, Bumblebee si trasforma in una vecchia Jeep G503 dopo averne vista una parcheggiata per sfuggire agli Humvee che lo inseguono. D’altronde gli Humvee erano troppo grossi per lui, per poterli copiare. Questo a conferma sia del meccanismo con cui acquisisce le forme, sia per mostrare che una certa cura dei dettagli è presente in Bumblebee, a differenza di quell’aborto di Macchine Mortali…
Assassini spietati, ma solo se non rovina la trama.
I due Decepticon ci vengono mostrati come dei mostri crudeli, senza pietà. Sulla luna di Saturno, presso cui vengono raggiunti dal segnale di Bumblebee, i due stanno torturando un Autobot e quando decidono di ucciderlo non si limitano a dargli una botta in testa: lo segano in due, per essere sicuri che sia morto.
Allo stesso modo sulla Terra quando vogliono uccidere una persona la fanno esplodere, come una bolla d’acqua (fa plop e schizza ovunque, ma non c’è sangue). In pratica quando quei due Decepticon uccidono, lo fanno sul serio garantendosi che la vittima non possa sopravvivere alla ferita.
Peccato che poi, nell’esperienza di morte del film, quando Charlie vede giustiziare davanti ai propri occhi Bumblebee e il suo unico vero amico sembra perduto, i Decepticon si limitano a sparargli in testa e a lasciare il corpo, integro, nell’hangar. Il danno è così modesto che basta l’intervento di Charlie (a base di scosse elettriche date usando i fucili militari anti-robot) a riaccendere Bumblebee.
Un cliché brutto che si poteva evitare in un film in generale ben fatto. Ipotizzo sia nato perché non hanno trovato una soluzione migliore per l’esperienza di morte e non volevano rinunciare a una scena con un forte impatto drammatico.
La struttura di Bumblebee.
Per ora basta con gli errorini: torneremo su un altro problemino del film quando affronteremo il conflitto di relazione di Charlie. Passiamo agli aspetti davvero interessanti di Bumblebee, quelli che possono insegnarci, nel bene o nel male, qualcosa sulla struttura di una storia.
Come potrete vedere, la struttura di Bumblebee non è particolarmente elegante o ben fatta, anche se è un lavoro dignitoso. La storia di Charlie è comunicata in modo confuso e richiede un minimo di ragionamento per capirla, e questo non è bene: la vicenda interiore del personaggio e il suo rapporto con la vicenda esteriore deve risuonare con noi in modo forte e chiaro.
Anche se non capiamo bene tutti i dettagli, dobbiamo cogliere dentro di noi cosa c’è che non va nel protagonista e come si collega alla vicenda esterna. Per esempio in Bohemian Rhapsody non abbiamo bisogno di ragionare a fondo per capire che il problema di Freddie Mercury c’entra con il suo bisogno disperato di amore, amore incondizionato. E nel film vediamo bene come questo lo porti a cattive frequentazioni e ad allontanare chi davvero lo ama. Ma ci torneremo quando parleremo (spoiler: bene) di quel film.
Con Bumblebee dobbiamo fare un certo lavoro e, seppure alcune cose siano chiare, altre lasciano del margine di interpretazione per raggiungere una risposta soddisfacente. Ti invito, se hai visto il film, a seguire il mio ragionamento e provare autonomamente a farne uno diverso tuo, basandoti su eventuali dettagli che hai colto e che possono portare a un’analisi differente sul ruolo di Bumblebee nella storia o sui singoli dettagli della struttura.
Chi è il protagonista di Bumblebee?
Domanda difficile. In una storia il protagonista è il detentore delle azioni che determinano il successo o il fallimento della vicenda. Questo di norma implica anche la presenza di un arco di trasformazione. In un’opera possono esserci più storie in parallelo, che magari si uniscono in un finale che valorizza di più una o l’altra, ma è un discorso più comune alle serie TV (dove ci sono praticamente sempre parecchie storie su diversi personaggi) che ai film di durata modesta come Bumblebee.
Ricordiamo che questo film dura solo 108 minuti, più un minuto circa di epilogo per Charlie in mezzo ai credits, e la vicenda di Charlie inizia solo a 11 minuti e 50 secondi. Non c’è molto spazio per storie articolate e men che meno per due storie ben sviluppate su scene distinte. Abbiamo giusto lo spazio per una buona storia.
Il difetto fatale di Charlie.
Charlie è una ragazza la cui vita non va per il meglio: è infelice e non riesce ad accettare la morte del padre. Non ha amici (non ne vediamo, perlomeno) e non ha un buon rapporto con la madre, che pur essendo una brava donna lei incolpa di essersi “dimenticata” del padre troppo presto per mettersi con un nuovo compagno. Anche il nuovo compagno della madre è una brava persona, piena di ottimismo e molto gentile: questo perlomeno ci evita il cliché della famiglia cattiva che maltratta la protagonista.
Comunque la famiglia non capisce Charlie, anche se sono in buona fede. La madre arriva a regalare a Charlie un ridicolo casco per la moto decorato con un disegno di giacinti: una cosa che non c’entra niente con lo stile di Charlie, che è molto più da subcultura rock o metal (jeans stracciati, magliette scure, giubbetto di pelle ecc.) che da signorina per bene che sorseggia il tè.
Charlie è ossessionata dal far ripartire la Corvette che stava riparando con suo padre quando è morto di infarto, anni prima. Riparazione che non riesce mai a concludere, e per cui dice che le servirebbero 500 dollari di parti di ricambio, ma forse non è solo quello… come vedremo nell’epilogo. Forse Charlie è bloccata nel non poter completare la riparazione anche se ha già l’abilità e il necessario per farcela, anche senza costose parti di ricambio. Tant’è che la vediamo riattivare Bumblebee stesso, nella discarica dello zio Hank.
Nella prima scena dopo il risveglio vediamo Charlie buttare nell’immondizia i suoi trofei di tuffi e successivamente scopriremo che il passato di tuffatrice è un ricordo legato alla sua vita di quando il padre era vivo. Come mai, se Charlie vive bloccata nel passato, i tuffi non sono più importanti?
Incapace di superare la morte del padre.
Perché Charlie non è bloccata nel passato in generale. Charlie è bloccata in un eterno presente, quello in cui suo padre è morto e la riparazione della Corvette è incompleta. Non riesce a lasciarsi alle spalle il lutto e proseguire con la propria vita, incluso, simbolicamente, terminare la riparazione della Corvette. Ok, questa cosa dell’auto non ha molto senso visto che lei è competente e che alla fine ci riesce (senza 500 dollari di parti di ricambio), ma prendiamola come una licenza simbolica…
Al minuto 21, quando fallisce di nuovo la riparazione nonostante il nuovo pezzo di ricambio ottenuto, dice:
“Ci rinuncio. Non ce la faccio senza di te.”
E mentre lo dice vediamo, in casa, il resto della famiglia che mangia e ride davanti alla televisione. Lei invece è sola, triste e sconfitta nel garage.
Il resto della famiglia è andata avanti, la madre ha trovato un compagno e il fratellino è appassionato di arti marziali… ma lei no. Lei è sempre bloccata. Non ha un fidanzato o una fidanzata (il suo orientamento sessuale non viene mai esplorato, anche se sembra vagamente interessata ai bei ragazzi). Non sembra avere amici.
Questo dialogo tra la madre e Charlie ci spiattella in modo molto poco opporturno il suo difetto fatale:
“È per la tua auto che tu passi notte e giorno chiusa in quel garage a fare dio sa che cosa?”
“Mamma non adesso, non posso restare adesso!”
“No, invece adesso, Charlie, invece adesso. Il tuo atteggiamento, sempre scontroso e imbronciata… hai portato qui quel pezzo di latta senza nemmeno chiedermelo. Tutti noi in questa famiglia cerchiamo di essere felici e tu non fai che mettere i bastoni tra le ruote.”
“Sai mamma, solo perché tu hai superato tutto e ti sei fatta una nuova vita, non devo farlo anch’io! Tu hai trovato un sostituto per papà e io no, ok, e non lo troverò mai! Quindi scusa mamma per i bastoni tra le ruote, ma altri dieci mesi e non avrai più a che fare con me!”
E poco dopo:
“Ho la sensazione che dalla morte di mio padre sono diventata un peso per tutti quanti, ed è orrendo.”
Dico in modo molto poco opportuno perché sia il modo diretto che i tempi sono sbagliati.
Questo è il discorso in stile “sei una scamorza” che riceve Balboa all’inizio di Rocky, è qualcosa che si inserisce (ma è deprecato, è meglio non essere mai così diretti) nel Primo Atto per rendere chiaro il difetto fatale del protagonista al pubblico. Non è qualcosa da ritrovarsi ai minuti 71-72 su 108 (60 su 97, considerando l’inizio della storia con Charlie), ma entro il primo 20-25% della storia. Qui siamo addirittura dopo il midpoint!
Elementi della struttura di Bumblebee.
Primo Atto (34,4-41,6%).
L’incidente scatenante per Charlie è l’incontro con Bumblebee nella discarica (minuto 18 su 108). Non può sapere che questo incontro cambierà la sua vita, e il momento in cui lo vede e decide di aggiustarlo è quello che fa partire tutto: lei incontrerà un amico in grado di aiutarla a guarire e i Decepticon scopriranno che un Autobot ha raggiunto la Terra.
La chiamata all’azione, anche se non è legata alla vicenda esterna in modo chiaro, credo sia il momento in cui Charlie (minuti 28-32) scopre che il Maggiolino è un robot grosso e spaventato da lei: accetta la cosa e lo battezza Bumblebee. Ha deciso di proteggerlo (nasconde alla madre la natura del Maggiolino). Quello che sembrava solo l’acquisto di un’auto scassata è diventato l’inizio di una storia che la coinvolge e lei accetta di “adottare” Bumblebee.
Il primo punto di svolta, in cui Charlie e Bumblebee scoprono di essere in pericolo e che la Terra è minacciata, arriva con l’attivazione del messaggio di Optimus Prime che riporta parte della memoria di Bumblebee in funzione (minuti 43-44 su 108, siamo un po’ “tardi” sulle dimensioni ideali). “Misteriosamente” il messaggio è in inglese e Charlie lo capisce benissimo. Ora la vicenda è molto personale perché Bumblebee è in pericolo e Charlie lo vuole proteggere!
Secondo atto (32,4-36,4%).
Ora siamo nel secondo atto. Al minuto 52 Memo capita nel garage mentre Charlie sta lavorando alla radio di Bumblebee. Fin ad adesso Charlie ha rigettato per ben due volte l’approccio di Memo, ma ora, dovendo spiegare la presenza del robot e obbligare Memo a non rivelare niente, deve farci amicizia. Bumblebee sta aiutando, senza volerlo, Charlie ad aprirsi a nuovi amici.
L’amicizia con Memo e l’aiuto di Bumblebee permettono di ottenere un piccolo superamento del midpoint quando Charlie, dopo aver rinunciato a tuffarsi di fronte a tutti (le vengono le vertigini), accetta però la proposta di Memo di vendicarsi contro le stronze che la stanno maltrattando di nuovo, questa volta tirando in ballo anche suo padre e offendendo il Maggiolino. Charlie va a lanciare carta igienica e uova contro la casa della più stronza, Tina, e si diverte un mondo (minuti 60-64). Non è più infelice, non ora che ha Bumblebee e Memo.
Non è un midpoint ideale e non c’è una rivelazione su di sé per Charlie, ma come già detto il film ha parecchi problemini di struttura e di tempi. Comunque, come parte del periodo di grazia (minuto 65), Charlie stupisce la famiglia: ha preparato lei la colazione (a inizio film avevamo visto che lei non la prepara mai e la madre glielo faceva notare).
Terzo atto (26-29,2%).
L’esperienza di morte credo vada collocata quando accade la cosa peggiore possibile: uccidono Bumblebee davanti a Charlie (minuto 80). Bumblebee è una sorta di sostituto del padre che era morto di infarto, all’improvviso, prima che potessero soccorrerlo… ma ora Charlie può soccorrere Bumblebee! Interviene sparandogli con i fucili elettrici dei militari come se fossero dei defibrillatori. Il parallelo è abbastanza evidente, direi…
Segue il climax con il confronto finale presso la torre radio.
Epilogo.
Charlie è nel suo garage e si infila sotto la Corvette per ripararla. L’auto si avvia e Charlie grida di gioia. Vediamo che accanto alla foto del padre ora c’è una seconda foto: Charlie felice accanto al Maggiolino. Charlie ha trovato la forza di andare avanti. Bumblebee era entrato nella sua vita, e venendo salvato dalla morte, cosa che lei non ha potuto fare con suo padre, ha agitato da “sostituto” del padre e le ha permesso di superare il trauma.
Bilanciamento degli atti.
Se consideriamo tutto il minutaggio del film, meno l’epilogo, i tre atti hanno peso percentuale 41,6-32,4-26, con un forte sbilanciamento del primo atto a danno del secondo. Se consideriamo la porzione prima dell’arrivo di Charlie come un lungo antefatto, abbiamo solo 96 minuti da considerare e la distribuzione diventa 34,4-36,4-29,2. Non è il massimo (il secondo atto rimane un po’ troppo corto), ma è già un miglioramento. Ho escluso dai conti il minuto di epilogo di Charlie.
Siamo certi che Charlie sia una protagonista e gli eventi esterni sembrano connessi al suo percorso di cambiamento. La domanda è: che ruolo ha Bumblebee? Ci arriviamo tra poco.
Empatia.
Occupiamoci ora della costruzione dell’empatia per i due personaggi principali, quelli per cui dobbiamo fare il tifo per godere al meglio l’esperienza del film.
Bumblebee.
Ci viene subito presentato come un eroe, un Autobot molto competente in quello che fa e che riceve un compito molto delicato da Optimus Prime. Bumblebee si fa anche dei problemi ad abbandonare la propria patria invece di combattere fino alla morte in una situazione ormai senza speranza:
“Optimus, è la nostra patria! Dobbiamo combattere!”
“E combatteremo, ma prima dobbiamo trovare rifugio. Ho trovato un pianeta molto ben nascosto, la Terra.”
Gli Autobot stanno venendo massacrati e Bumblebee ha il compito di difendere la Terra. Questo ci conferma la sua collocazione nel gruppo dei personaggi moralmente giusti, rispetto ai feroci Decepticon.
Arrivato sulla Terra Bumblebee sfugge ai militari perché non li vuole uccidere, e si preoccupa per loro quando un Decepticon appare per combattere. La vita umana ha un enorme valore per Bumblebee, anche quando lo stanno aggredendo. Questo è importante per dopo.
Il Decepticon ha strappato la laringe di Bumblebee, privandolo della voce, e ha danneggiato la sua memoria. Tutte sofferenze ingiuste. Bumblebee è a un pelo dalla morte ed è obbligato a camuffarsi da Maggiolino. Finisce in una discarica.
Charlie.
Charlie ha perso il padre e fa un lavoretto di merda al Luna Park, preparando limonate e hot dog, mentre gli altri ragazzi della sua età si divertono. Sappiamo anche che la famiglia è a corto di soldi, tanto che la madre non può regalarle 500 dollari per il suo diciottesimo compleanno per comprare i pezzi di ricambio necessari ad aggiustare la Corvette da cui è ossessionata.
Mentre lavora al Luna Park finisce addosso a un ragazzotto (neanche lui molto attento a dove cammina) e gli rovescia addosso le bibite. Viene dileggiata dalle gnocche che lo seguono, in particolare da Tina (quella su cui si vendicherà nel midpoint). Dagli sguardi di Charlie si capisce che è invidiosa della vita normale degli altri ragazzi.
Abbiamo la sofferenza ingiusta e, essendo una ragazza come tante, abbiamo anche il suo essere moralmente giusta. Il carattere scontroso e le lamentele iniziali, prima che scatti la sofferenza ingiusta al luna park, creano una piccola penalità perché la fanno sembrare antipatica e viziata. Il lavoro umile perlomeno cancella subito l’idea dell’essere viziata.
In più Charlie è competente in quello che deve fare, ovvero nelle abilità da meccanico, e il fatto che sia poco competente come addetta alle cibarie in un baracchino del Luna Park non è un problema: l’eroe deve saper far bene ciò che è suo destino fare, e va bene che sia incompetente in ciò che non dovrebbe proprio fare.
Il ruolo di Bumblebee nel film.
Non è facile definire il ruolo di Bumblebee, ma proviamo ad analizzare le opzioni (escludendo “personaggio a cazzo di cane”):
Protagonista catalizzatore dell’arco di Charlie.
Protagonista di un altro arco.
Co-protagonista.
Protagonista catalizzatore?
Per agire come catalizzatore Bumblebee deve, per definizione di personaggio-catalizzatore, essere già perfetto di per sé e partecipare nella storia di un altro personaggio protagonista come portatore della capacità pro-attiva di aiutarlo nel risolvere il conflitto aiutandolo a cambiare.
Il vero protagonista della storia è quello che cambia, quello per cui la storia si proietta dall’interno verso l’esterno, e il cui cambiamento è necessario alla risoluzione stessa della vicenda, mentre il catalizzatore è quello che “entra ed esce dalla vicenda senza cambiare davvero” perché la storia non richiede il suo cambiamento per risolversi. La sua azione presta la forza o l’esempio al protagonista vero per mutare. L’argomento è affrontato nel Secondo Modulo del mio corso avanzato.
Condizione necessaria è quindi che Bumblebee non abbia alcun bisogno di cambiare per vincere, mai. Accade? No. Bumblebee cambia per poter vincere. Non può essere considerato un catalizzatore.
Il difetto fatale di Bumblebee.
Quale può essere il difetto fatale di Bumblebee, ovvero quella sua caratteristica presente nel Primo Atto che gli renderebbe impossibile fare ciò che sarà in grado di fare per trionfare nel finale?
Analizzando la storia vediamo che i primi 12 minuti riguardano l’antefatto, e hanno l’aspetto più del finale di una storia precedente che dell’inizio di questa storia. In quella storia precedente Bumblebee è coraggioso, determinato e competente, ma nonostante tutto incappa in un nemico troppo forte. Bumblebee in più ha perso la memoria e questi fatti, letteralmente, non sono rilevanti per lui fino a quando non la acquisisce di nuovo.
Com’è Bumblebee dopo quell’antefatto? Totalmente diverso. È spaventato, si nasconde, vuole solo fuggire. Non ha la voglia o la forza di lottare. È vero che contro i due Decepticon c’è ben poca possibilità di vittoria, ma è strano il suo limitarsi a farse scudo col proprio corpo a Charlie. Per assicurarsi che abbiamo capito la questione, uno dei Decepticon dice:
“Perché non reagisce? Perché non combatte?”
Se Bumblebee non ha il desiderio di combattere, non potrà mai fermare i Decepticon. Il suo cambiamento è necessario perché senza di lui nessuno ha la forza di poterli fermare prima che spediscano il segnale dalla torre radio. Charlie non li può fermare. Il Colonnello Burns non li può fermare.
Charlie e il Colonnello possono aiutarlo, e l’aiuto di Charlie è molto utile per la vittoria, ma buona fetta del peso del conflitto esterno cade su Bumblebee.
Protagonista di un altro arco?
In questo caso avremmo due archi distinti che si vanno a toccare in alcuni punti, ma che non si sovrappongono continuamente. In più, a rigor di logica, richiederebbe un finale separato dedicato a questo arco visto che ogni arco ha bisogno del suo finale in cui quella specifica trasformazione è la chiave di quella specifica vittoria.
Mischiare più finali in una stessa scena non è l’ideale: andrebbe strutturata come una macro-vicenda che ospita più micro-vicende ognuna legata a uno specifico superamento con un proprio “finale personale” e che porta al risultato congiunto nel “finale collettivo”. Come detto, se ne parla nel mio corso di scrittura creativa a pagamento in cui affronto le storie corali e seriali.
I vari punti della struttura sembrano sovrapporsi: quelli che valgono come incidente scatenante, primo punto di svolta e secondo punto di svolta per Charlie, valgono anche per Bumblebee. Perfino quella sorta di midpoint incompleto sembra valere per entrambi.
Nella scena in cui lanciano carta e uova contro la casa di Tina, Bumblebee si fa prendere dall’entusiasmo e arriva perfino a demolire l’auto parcheggiata sul vialetto. Segue fuga e inseguimento con la polizia in cui Bumblebee si diverte: non sta fuggendo per codardia, sta sfidando la polizia e sta giocando. Dopo quella scena, quando Bumblebee è lasciato a casa da solo, trova il coraggio di entrare in casa a esplorare… e fa un macello. Però almeno non è rimasto immobile e spaventato in garage!
La trasformazione finale di Bumblebee.
In più Bumblebee dispone di una crisi successiva all’esperienza di morte, ma invece di regredire nella codardia viene preso da una furia che lo rende feroce come un Decepticon.
In pratica dopo che Charlie lo ha riportato in vita, arriva l’esercito a sfondare tutto. Il Colonnello Burns cattura Charlie e la allontana per “proteggerla” e Bumblebee, come suo solito, avanza verso di lei senza attaccare, facendosi perfino arpionare dagli Humvee… e nemmeno qui lotta, neanche per strappare gli arpioni.
Tutto cambia quando Charlie tira una gomitata al Colonnello (minuto 86), lui si incazza e la sbatte a terra. A questo punto Bumblebee si incazza, gli occhi azzurri diventano rossi e tira un ceffone che manda a metri di distanza il Colonnello lasciandogli giusto il tempo di dire:
“Oh cazzo!”
Bumblebee trancia i cavi senza fatica e si avvicina a Charlie, ma lei è spaventata dal suo sguardo infuriato e arretra. A questo punto i militari si mettono a sparare e Bumblebee reagisce distruggendo i veicoli e mandandoli tutti per aria. Ora ha la forza di combattere per ciò a cui tiene, Charlie, ma lo fa con un eccesso di violenza che non lo rende diverso dai Decepticon.
Solo Charlie lo può bloccare, andando verso di lui con le mani alzate (come nel loro primo incontro) e gridandogli di fermarsi. Gli occhi di Bumblebee tornano azzurri e interrompe il massacro.
Quindi nell’esperienza di morte vera e propria Bumblebee schiatta e Charlie, disperata, lo rianima (come non poté invece fare con suo padre). Charlie non ha alcuna “caduta” come conseguenza dell’esperienza di morte, e questo evento è delegato a Bumblebee che regredisce non nella codardia, ma nella violenza insensata. Ritrova la voglia di combattere, ma in eccesso… e l’intervento di Charlie ridimensiona la furia di Bumblebee permettendogli di essere in grado di combattere, ma senza essere un pazzo sanguinario.
Quando Charlie lo invita a fuggire lui risponde:
“Se i Decepticon trovassero la Terra, per la nostra gente sarebbe la fine.”
Ora Bumblebee è pronto a sconfiggere i Decepticon, senza aver perso la sua bontà.
Co-protagonisti?
Per essere co-protagonisti, Charlie e Bumblebee dovrebbero condividere il plot esterno e anche i due subplot di relazione e interiore. Dovrebbero funzionare come un singolo protagonista espresso da due personaggi che parlino di due difetti fatali diversi ma simili legati allo stesso tema della storia. Due sfumature dello stesso difetto fatale, se possibile, come accade in Arma Letale.
In effetti il plot esterno coincide praticamente scena per scena per entrambi, incluso il finale unico in cui entrambi collaborano alla vittoria. Non finali separati che si ricongiungono, ma un solo finale. Ma gli altri due conflitti?
Sappiamo che il difetto fatale di Bumblebee riguarda la mancanza del coraggio di lottare. Bumblebee è spaventato e anche quando riesce a trovare il coraggio di agire, gli manca quello per combattere e uccidere… fino a quando lo ottiene per difendere Charlie. Ma il problema di Charlie in che modo si collega?
Charlie e i tuffi.
Questa è una delle parti meno chiare e meno ben comunicate del film: Charlie quando cerca di tuffarsi, nella scena che introduce la vicenda del midpoint, si blocca. Il ragazzo che la sfida a tuffarsi la chiama:
“Una coraggiosa volontaria!”
La vista di Charlie di sdoppia mentre guarda il mare sotto di lei, il respiro diventa affannoso. Charlie si tira indietro all’ultimo, e viene derisa da tutti gli altri che invece si aspettavano una campionessa di tuffi.
Anche a Charlie in un certo senso manca il coraggio. Il coraggio di vivere la propria vita senza suo padre. I tuffi rappresentavano un’attività del passato che ha perso nel momento in cui è rimasta bloccata nell’eterno presente della Corvette da riparare.
In quell’eterno presente Charlie ha paura di conoscere nuove persone, come vediamo quando guarda con invidia gli altri ragazzi però ha paura di avvicinarsi e fare amicizia. Allo stesso modo scaccia Memo le prime due volte. Sarà Bumblebee a obbligarla a fare una nuova amicizia, prima con lui e poi con Memo. Sarà Bumblebee ad aiutarla a ritrovare la felicità e il coraggio di andare oltre la morte del padre.
E proprio nel finale sarà Charlie a dover saltare (minuto 97), vincendo la paura dell’altezza, per raggiungere la torre radio e bloccare l’invio del segnale nemico. Bumblebee distrugge fisicamente i due Decepticon, ma Charlie salva la Terra dall’arrivo dell’esercito nemico.
La questione dell’interpretare con il tema del “coraggio” la vicenda di Charlie secondo me suona forzato, anche se è presentata nel film in questo modo. Al posto dello sceneggiatore e di chi è intervenuto modificando la storia, avrei evitato questa chiave di lettura e avrei cercato un modo diverso di unire Charlie e Bumblebee in una sola vicenda. Oppure avrei cercato di comunicare meglio la “paura”, senza limitarsi solo alla scena del tuffo e a un paio di occhiate interpretabili anche in altro modo.
Perfino l’ultimo tuffo di Charlie, per raggiungere Bumblebee in acqua, sembra messo solo per mostrare allo spettatore che ora non ha più paura di tuffarsi, nel caso non avesse notato il salto precedente. Scena tra l’altro abbastanza inutile visto che Bumblebee è solo momentaneamente stordito e anche se lei non fosse scesa a guardarlo, lui sarebbe uscito da solo dopo.
E il conflitto di relazione?
Qui la nota dolente. Il conflitto di relazione in una storia con co-protagonisti dovrebbe riguardare il loro rapporto, ma Charlie e Bumblebee non hanno alcun conflitto. La loro vicenda non assomiglia in alcun modo a quella dei due poliziotti di Arma Letale.
Bumblebee a tutti gli effetti non sembra avere alcun conflitto di relazione, non ci sono mai momenti in cui il suo rapporto sbagliato con gli altri è il motivo dei suoi problemi o della sua impossibilità di vincere. Il rapporto con Charlie è perfetto e lo porterà un passo alla volta a ritrovare il coraggio di combattere.
L’intera questione del conflitto di relazione è delegata a Charlie e alla sua famiglia. E nemmeno bene.
Il conflitto di relazione di Charlie.
Charlie ha un problema con la sua famiglia. È scontrosa, non comunica con la madre, tratta con insofferenza il nuovo compagno della madre, litiga col fratellino. Dopo il midpoint le cose cambiano: non solo prepara la colazione a tutti ed è allegra, ma riuscirà anche a ottenere l’aiuto (scarso, in realtà) del fratellino.
In che modo la famiglia di Charlie è utile nella storia? Arrivano con la loro auto e disturbano i veicoli dell’esercito, fino a causare un ingorgo in mezzo a un incrocio, rischiando di morire tutti, e permettendo così a Bumblebee di fuggire con Charlie per raggiungere la torre radio.
L’inseguimento d’auto (minuto 90) è una parte parecchio forzata, inserita solo per creare una connessione tra il conflitto di relazione superato e la sua utilità nel conflitto esterno. Giusto per evitare il caso osceno in cui il protagonista deve distruggere la Nave Madre Aliena, però il suo conflitto di relazione riguarda il rapporto con la moglie (“Devi salvare la Terra dalla distruzione, e non pensi alla partita di baseball di tuo figlio?”). Presente il problema, no? Ecco, volevano evitare questo.
A parte i problemi di credibilità, non solo per gli incidenti evitati nell’incrocio (dovevano morire tutti i membri della famiglia, altro che incolumi!), ma anche per le tempistiche con cui la famiglia riesce ad arrivare in tempo proprio dove si trova Bumblebee e a inserirsi in mezzo per disturbare gli inseguitori, c’è un altro problema più sottile…
La famiglia di Charlie la adora già. Vero, lei litiga un po’ col fratellino e né la madre né il compagno capiscono qualcosa dei bisogni di Charlie (vedasi la scena dei regali di compleanno, tremendi), ma la sua famiglia già all’inizio del film è disposta a fare di tutto per aiutarla. Non vengono convinti a farlo dal cambio di rapporto con Charlie.
Il loro intervento è utile per la storia, ma non è legato al superamento del conflitto che è solo di Charlie verso di loro e non di loro verso Charlie! Il conflitto di relazione è dimezzato su Charlie e nullo su Bumblebee, lasciando la storia letteralmente poco più che “bidimensionale” nella definizione data da Dara Marks in L’arco di trasformazione del personaggio.
Una storia un po’ confusa.
Come abbiamo visto, la storia presenta problemi nei tempi e in alcuni elementi della struttura. L’impressione è che abbiano cercato di forzare il più possibile una vicenda, pensata all’origine in modo sbagliato, per poter avere un senso narrativo e ottenendo, come è ovvio, un risultato di compromesso.
Una storia deve nascere con eleganza di tema, personaggi, opposizioni e conflitti, non venire adattata a martellate per adeguarsi a uno schema che la doti di significato. Magari, al contrario della mia prima ipotesi, la sceneggiatura iniziale era più elegante e sensata e, come spiega Linda Seger nell’introduzione di Come scrivere una grande sceneggiatura, sono stati interventi dalla produzione, dalla regia e dagli attori a fare danni. Chi lo sa! Non possiamo dire nulla a riguardo né ci importa al fine del giudizio del film.
L’unica certezza è che il film risente di parecchi problemi che rendono difficile analizzarlo. Quasi sicuramente una storia con due co-protagonisti, ma con imperfezioni e un conflitto di relazione tra l’assente e l’inutile per i due personaggi.
Cosa pensi dell’analisi di Bumblebee? Hai notato altri elementi importanti per interpretare la struttura della storia? Ogni film è un’occasione per affilare la propria mente e migliorare la capacità di analisi delle storie!
Alla prossima, e se ti è piaciuto condividi questo articolo! ;-)
Il Duca di Baionette
Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie.
Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.