Il titolo intero sarebbe Roku de Nashi Majutsu Koushi to Akashic Records, ma visto che il titolo è lungo, e non è nemmeno il titolo più lungo di cui ci occuperemo, per comodità lo chiameremo solo Roku de Nashi.
Con questo anime, e con quello della prossima settimana, entreremo nel campo dei tipici anime fantasy medi che vengono prodotti praticamente a ogni stagione. Né troppo comici o strambi né troppo drammatici, con un bilanciamento tra i cliché pseudo-comici tipici e la costruzione di personaggi che vorrebbero tentare di essere un minimo drammatici, per poter attirare la nostra empatia e farci dispiacere quando soffrono.
Il primo di cui parleremo è più vocato agli aspetti comici del secondo, che vedremo la prossima settimana. Iniziamo.
Roku de Nashi è utile per vedere un tipico errore che può capitare nel tentativo di mischiare comicità e toni leggeri con eventi drammatici, ovvero l’errore di cambio di tono improvviso della storia. Non il cambio “accettabile” che uno in fondo si aspetta, come avveniva in Madoka a fine episodio tre visto che avevamo diversi indizi sparsi nei primi tre episodi che ci fosse qualcosa di inquietante sotto la storia ad attenderci.
Entriamo nel dettaglio di questa storia per capire meglio.
La storia inizia con una scenetta ambientata nel passato: Glenn, da bambino, termina la lettura di una storia in cui un mago coraggioso sconfigge un cattivissimo demone. La voce fuori campo, il Glenn di oggi, ci dice che all’epoca sognava di diventare un mago della giustizia. Uno che spacca di mazzate magiche i cattivi, insomma. Scenetta inutile, che serve solo a far sembrare un po’ più fantasy-cliché la storia.
Segue veduta aerea con un elemento fantastico di potenziale interesse, un’isola volante con sopra degli edifici che sembrano abbandonati, e poi una città di modeste dimensione. Una voce fuori campo ci imbottisce con un po’ di informazioni non sollecitate: la città è Fejite ed è la sede dell’Accademia di Magia dell’Impero di Alzano. Chissenefrega: tanto lo vediamo dopo cos’è, non serve raccontarci cose che la storia mostra chiaramente poco dopo.
Appaiono gli altri personaggi principali, ovvero Sistine e Rumia, studentesse all’Accademia di Magia. La divisa dell’Accademia è un cosplay soft porno, con reggicalze, mutandine in vista al minimo movimento sotto una gonna così corta da sembrare una mera decorazione della cintura stessa, e bretelline inutili che salgono sulla vita scoperta.
Curiosamente è possibile constatare che la gente comune attorno a loro indossa abiti tra gli ultimi anni dell’800 e i primi del ‘900, come stile, e le donne sono interamente coperte e con gonne alla caviglia. Questo ci indica qualcosa di ben preciso sulla loro società e sì, le studentesse di magia quindi sembrano conciate come mignotte. O come cosplayer di un anime, peccato che la loro vita sia “reale”, in teoria, e non un cosplay sexy.
Il loro costume potrebbe andare bene se dopo scoprissimo che la magia è fondata sul sesso e sull’arrapare gli altri. Magari connessa a un culto sessuale, come in certe civiltà antiche, e per questo devono fornirsi stimoli visivi continui in Accademia. Sarebbe perfetto anche per l’importanza della sessualità nella cultura giapponese per via dello scintoismo e del taoismo, oltre a suonare sensato allo spettatore occidentale. Basta poco per giustificare quasi ogni cosa, inclusa una protagonista che giri nuda e coi vestiti dipinti addosso, se ci si sforza. Ma va fatto.
Ovviamente non c’è alcuna giustificazione: l’Accademia è un posto banalissimo in cui si insegna la magia imparando a memoria stupide formulette. Nessuna giustificazione che renda “sensato” il vestiario. Ci troviamo al solito problema della credibilità ridotta dalla sensazione netta che sia un’opera di pura fantasia: semplicemente chi ha progettato i personaggi (l’illustratore delle light novel?) ha fatto il solito ragionamento del “se l’opera avrà successo, come mi piacerebbe vedere vestite le tante belle cosplayer in giro per il mondo che si interesseranno all’opera?” e questo è, letteralmente, ragionare con il cazzo. ^_^
Glenn è il professore supplente e piomba di corsa, investendo Sistine e Rumia mentre si recano come lui all’Accademia. Non c’è nessun motivo per cui le debba investire, visto che dalla scena si capisce che può senza problemi passare loro accanto. Però finisce addosso e qua almeno ci risparmiamo il cliché della caduta con successiva mano sul seno: Glenn viene respinto da Sistine con uno scudo magico.
Indovinate nella classe di chi è supplente? Esatto, in quella di Rumia e Sistine. E indovinate un po’ Rumia da chi è stata salvata tre anni prima, quando una setta di maghi pazzi l’aveva rapita? Da Glenn, come scopriremo nel corso del secondo episodio. Quindi, ricapitolando, Glenn non solo sta per investire proprio la ragazza che aveva salvato tre anni prima, ma questa è anche studentessa nella sua classe. Qual è l’utilità di tutte queste coincidenze?
Possiamo tollerare che Glenn sia supplente proprio nella classe di Rumia. Nell’episodio tre scopriamo che il professore che sostituisce è un membro della setta e per anni ha tenuto d’occhio Rumia, per colpire proprio a breve con i suoi compagni. Quindi è ok che qualcuno finisca in quella classe… ma perché proprio Glenn?
Nei primi quattro episodi non ci viene mai detto che qualcuno sapesse del tradimento del professore, anzi, la supplenza di Glenn viene presentata solo come un modo per farlo “tornare normale” da parte di Celica, un’altra professoressa della scuola (una maga molto potente, a quanto pare), per cui la sua supplenza lì è proprio casuale. Non lo mettono apposta in caso di guai.
Per togliere la coincidenza sarebbe stato meglio se lui fosse stato messo lì apposta perché Celica temeva qualcosa (anche senza sapere del tradimento del professore assente). Basta pochissimo per evitare le coincidenze e rendere meno cretina una storia, visto che alla fin fine che Rumia fosse un possibile bersaglio i pezzi grossi della scuola lo sapevano benissimo.
Chi mette coincidenze così facili da evitare in una storia è un cialtrone e chi le subisce senza fiatare, o peggio ancora le minimizza quando segnalate, è istituzionalizzato alla stupidità.
Per esempio nell’episodio due, quando la setta attacca la scuola, Glenn capita per puro caso nella stanza in cui Sistine sta per venire stuprata da uno dei terroristi. Anche qui era facile evitare il problema: bastava evitare la scena cliché dello stupro o, va bene uguale, ambientarlo nella classe in cui gli altri studenti sono imprigionati. Cos’è, il terrorista non stuprerebbe Sistine davanti ai suoi amici?
In tal modo Glenn, che punterebbe subito alla sua classe, potrebbe trovarla senza coincidenze. Rimarrebbe il problema delle tempistiche visto che arriverebbe giusto pochi secondi prima della violenza e questo è un altro errore: i salvataggi all’ultimo minuto sono merda, chi li mette è un cialtrone e chi li accetta senza battere ciglio è istituzionalizzato alla stupidità.
Passiamo ai problemi di tono della storia.
In teoria la storia parla di Glenn, un mago che voleva usare la magia per portare giustizia nel mondo e che presto scopre che questo è ben poco rispetto al male e ai soprusi che la magia comporta. La magia è principalmente un modo per uccidere. Questa consapevolezza idiota, visto che è una cosa evidentissima fin da subito, lo sconvolge e lo porta a odiare la magia e a chiudersi in sé stesso. Non proprio un background comico, no?
Il problema è che il primo episodio ci presenta un Glenn pigro, poco intelligente e scanzonato, senza nessuno degli elementi che arriveranno dopo. Non ha alcuna voglia di fare il supplente e si limita ad assegnare ogni ora come di “studio individuale” alla classe.
Il tono è fortemente comico, col professore che capita (di proposito, senza dubbio) nello spogliatoio mentre le studentesse si cambiano e quando le vede in intimo (ovvero solo poco meno vestite del solito) tira fuori una spiegazione sul fatto che per una misera occhiata un uomo non merita di essere picchiato per cui preferisce guardarle per bene prima delle botte. Finisce sbalzato fuori con tanto di ruscello di sangue dal naso.
Visto che i cliché non ci bastano mai, ovviamente pochi secondi prima Sistine stava lascivamente accarezzando le tette di Rumia, sotto lo sguardo imbarazzato delle compagne di classe, senza alcun motivo narrativo per farlo… ok, immagino che al millesimo anime in cui lo avrò visto mi andrà in corto circuito il cervello e non mi sembrerà più un cliché… ma credo che sarebbe più dignitoso spararsi prima in testa…
Il primo episodio è divertente proprio per la comicità che nasce dal contrasto tra un insegnante incompetente, pelandrone e cialtrone messo lì solo grazie a una spintarella, e una classe di studenti che vogliono imparare al meglio. Non so come una storia con queste basi si sarebbe potuta evolvere, ma era divertente e diversa rispetto al classico “tizio dal passato tenebroso, ma che sembra sfigato, finisce in un posto pieno di figa e spakka il culo a tutti” già visto mille volte. Un anime comico ben gestito può funzionare molto bene, come nel caso di Shimoneta.
Il problema è che, come scopriamo nell’episodio due, Glenn non è un cialtrone comico. Tutto il contenuto dell’episodio uno e dei primi minuti del due si rivela una “recita” senza senso, senza motivo, senza scopo, incoerente con il personaggio e i suoi problemi. Recita che non riguarda solo la scuola, visto che si comporta da pagliaccio anche in un ricordo di pochi giorni prima di Celica.
Un inizio divertente, ma tradito dagli episodi successivi che riportano la serie sui binari della classica cagata fantasy scolastica mal fatta con la setta malvagia che vuole rapire Rumia: così chi l’aveva mollata per via del primo episodio ma avrebbe apprezzato il secondo è perso, e chi la voleva vedere grazie al primo e non come serie di merda generica è perso ora. Un incipit disfunzionale per l’opera, puro e semplice.
Scopriamo infatti che Glenn, anche se è un mago poco dotato di natura, è un profondo conoscitore della teoria, tanto da poter creare magie nuove e padroneggiare il senso delle formule già esistenti per piegarle in nuove direzioni e varianti. Il suo problema con la magia è solo aver capito che porta principalmente morte, e il fastidio verso l’insegnamento mnemonico tradizionale.
Se il suo problema contro l’insegnamento riguardava il modo sbagliato con cui la magia viene insegnata, non ha senso quello che fa nel primo episodio, ovvero il pagliaccio svogliato. Si sarebbe dovuto subito scontrare con gli studenti sulla natura della magia, ovvero dire loro che non è lo studio dei principi naturali ma la capacità di piegare la natura alla volontà umana.
Spiegare subito che le formule magiche non sono fisse e immutabili, ma sono solo “parole chiave” per la propria memoria della magia (e quindi tutti possono averne di diverse), e poi proporre il suo paradigma d’insegnamento più “corretto” che fa capire davvero cosa si sta facendo. Un po’ come fa il professor Keating in L’Attimo Fuggente: chiaro, diretto e sconvolgente per gli studenti.
E verrebbe da chiedersi come mai gli altri professori di magia non insegnino già così: sono tutti degli incompetenti? Prima ci veniva detto l’opposto, ovvero che sono tutti bravi. Mah!
Del tutto privo di senso anche il duello con Sistine.
Se lo scopo di Glenn è davvero, come afferma e come pare evidente in tutto il primo episodio, solo quello di smettere di insegnare, allora non ha motivo di recitare la parte del pagliaccio e farsi colpire più volte dai fulmini di Sistine. Addirittura pretendendo di cambiare a ogni sconfitta le regole: da un colpo per vincere passa a 2 su 3, poi a 3 su 5 e ogni volta si becca una scossa in più. Cos’è, masochista?
Gli bastava, a sorpresa, tirare un colpo giusto, magari modificando la formula per tirare un fulmine simbolico, debole (come sa fare), per insegnare a Sistine a non sottovalutare un insegnante e per riscuotere poi il premio: fare in modo che il padre di Sistine, un nobile importante, chieda il suo licenziamento in modo che Glenn sia libero di andarsene senza subire però la furia della maga Celica. Fa perfino un ghigno, subito prima di venire fulminato la prima volta, che fa pensare abbia un piano… invece no.
A parte l’errore del cambio radicale di tono tra primo episodio e secondo, con annessa incoerenza nel comportamento e negli obiettivi del protagonista, abbiamo anche altri problemi. Gli “spiegoni”, come detto prima, non mancano: perfino uno dei terroristi, dopo essere stato legato, si premura di spiegare a voce alta il lato oscuro del protagonista ipotizzando che sia un assassino proprio come loro.
In più abbiamo nemici che attendono i comodi del protagonista senza attaccare: anche se fino a poco prima erano una minaccia senza cervello inarrestabile, ora i golem d’ossa attendono che finisca di parlare con Sistine. Abbiamo anche le tattiche idiote, come quando Glenn si fa colpire apposta dal nemico con una serie di spade, ognuna delle quali avrebbe potuto causare una ferita mortale: che senso ha andare a culo per vincere? Se l’altro colpiva qualche centimetro più in là era morto. E perché il nemico le spade non gliele ha conficcate nel cranio o nel cuore?
E non ho commentato l’idiozia di fondo del piano del professore traditore Huey… davvero, se lo avete visto pensateci…
L’idea della magia trattata con un briciolo di serietà in più del solito, pur rimanendo su idee molto classiche, non è male e l’idea del mago che vince perché sa escogitare modi diversi di usare le magie, e non perché è fortissimo, è buona, ma tutto il resto è un disastro: una massa di cliché, personaggi unidimensionali fasulli, cattivi “malvagi perché sì” e idiozia mischiata a umorismo fuori luogo infilato a forza in situazioni che vorrebbero essere drammatiche, come gli attimi subito dopo il tentato stupro di Sistine in cui dovremmo “ridere” perché Glenn è senza pantaloni…
Confrontate questa comicità fuori luogo con i veri comic relief usati bene, come per esempio l’avvocato Saul in Breaking Bad.
Di positivo abbiamo che la storia parte con un conflitto generale chiaro (smettere il prima possibile di insegnare) e un personaggio con un difetto chiaro (anche se dall’episodio due non sarà più rilevante, per cui l’effetto positivo è rimangiato). In più abbiamo del conflitto ulteriore per l’effetto che il problema del protagonista ha sugli altri personaggi. Il conflitto è l’essenza di una storia, per cui dovendo ragionare solo sulla costruzione, Roku de Nashi pur con tutta la sua stupidità e mole di cliché batte il serioso e noioso Seikai suru Kado.
Occasione sprecata con i classici errori dell’anime medio, ovvero quelli che portano tanti potenziali spettatori a declassare tutti gli anime a immondizia per bambocci. Immondizia che gli anime non dovrebbero essere, ma con simili esempi di tipici anime contro serie TV come Breaking Bad, Shameless, Black Mirror, Westworld, Stranger Things, è difficile suonare convincenti nel difenderli…
Io ci provo a difendere gli anime, ma il grosso della produzione non mi aiuta… :-/
Alla prossima settimana per un altro anime di questa stagione da commentare: un altro prodotto “classico” fantasy, ma molto diverso da questo.
L’animazione Giapponese mi trasmette l’impressione di essere arrivata alla frutta, oramai trovare qualcosa di decente nel calderone di letame è più difficile che far passare Hannibal Lecter per vegano.
Caro Duca non posso che ringraziarti per il coraggio dimostrato nel sorbirti ste cagate per poterci segnalare le poche opere degne.
Dalla prima immagine, avrei detto che fosse una serie harem, invece è una specie di incrocio tra GTO e Fairy Tail, con tutti i problemi del caso (specialmente dal lato Fairy Tail) e altri tutti suoi.
Anche se tu non avessi puntato il dito sulle falle della storia e dei personaggi (molto istruttivo, ho apprezzato) non mi avrebbe convinto: pare un fantasy generico con fan service a pioggia e decorato con supercliché…
En passant, ti è capitato di vedere Youjo Senki (spero di averlo scritto bene)? È un fantasy militarista in ambientazione da novecento europeo. La prima puntata può sembrare un po’ standard, ma la seconda rivolta tutto come un guanto, con un’idea che, pur non essendo originalissima, viene cucinata bene.
Ha momenti ridacchiosi, personaggi pazzi qua e là, una divinità burlona e crudeltà /pragmatismo in guerra.
Una stagione breve, per ora. Non sono stato a farle le pulci, ma mi è sembrata graziosa. :)
Youjo Senki è una delle poche cose decenti delle ultime stagioni.
Mi mancano ancora due episodi per finirlo.
Il primo episodio è mal progettato (solita gestione dell’inizio in medias res fatta male, senza considerare le reali funzioni narrative dell’inizio di una storia: status quo, incidente scatenante e, soprattutto, impostazione dell’empatia) e vagamente stupido (quante possibilità reali vi erano che quella casamatta venisse colpita?).
Il secondo episodio contiene il vero primo episodio con cui doveva cominciare e da lì fino al nono episodio abbiamo una serie ben costruita, rispettosa dell’intelligenza dello spettatore, e che riesce anche a far interessare alle vicende di un personaggio che è una vera merda moralmente.
Nel decimo il boom tecnologico diventa inspiegabile e non necessario alla trama. Va bene per i V-1 realizzati grazie all’ispirazione divina, ma pure carri armati simili a quelli della Seconda Guerra Mondiale che appaiono dal nulla (e i nemici che mai li hanno visti li riconoscono all’istante) in un contesto di guerra di trincea in cui non c’erano prima, è un po’ troppo. Si poteva avere l’offensiva vittoriosa senza necessità dei carri, come si fecero manovre rapidissime simili perfino nella guerra del 1870 usando solo fanti a piedi e ferrovie, visto che l’elemento chiave lì è l’impossibilità dell’alto comando repubblicano a coordinare le truppe.
Appena riesco vedo i due episodi che mi mancano.
Ho letto il manga, ed è altrettanto imbarazzante, tanto che ho smesso di leggerlo dopo un po’. La cosa che mi ha dato più fastidio in questo mare di fanservice e clichè è un arco narrativo successivo, in cui, per evitare troppi spoiler mi limito a dire che c’è tutta una parte di spionaggio con inganni, doppioni e cloni creati con la magia, fatta malissimo. Infatti il lettore non ha possibilità di capire che personaggio A sia in realtà personaggio B mascherato con la magia, e scopre tutto verso la fine, grazie anche a cambi di scena fatti apposta, quando i personaggi principali si incontrano per lo spiegone della morte, in cui si raccontano cosa è successo.
Un piano davvero diabolico, anche se considerati i canoni attuali dell’animazione giapponese stabiliti dallo spettatore medio mi sa che hanno ragionato più con il portafogli che con le loro parti intime xD.
Comunque riguardo alla casualità volevo sapere se tu riterresti accettabili due o più eventi casuali necessari alla storia e discretamente improbabili, qualora solo uno facesse parte della trama mentre i restanti fossero parte di una back story adeguatamente seminata. Ora mi sfugge un esempio concreto, ma sono sicuro che potrei trovarne più di qualcuno.
Ps: dato che ne hai parlato bene qualche post fa ho guardato Ano Hana, ed è veramente magnifico (e non è assolutamente il mio genere) quindi grazie della segnalazione!
Qualsiasi evento che suoni come del tutto casuale non è una buona idea. Quelli che non fanno parte della trama perché avvengono nel passato e non si ricollegano a eventi successivi possono andare bene, basta che siano credibili: uno può davvero aver perso il fratello sul Titanic, e il fratello non ha colpe per lo scontro con l’iceberg, nel proprio background…
Ed è preferibile che non siano influenti direttamente sulla trama dentro la storia: il fatto che Edipo incontri per caso suo padre e lo ammazzi, proprio quando sia lui che l’altro sono camuffati, così il Re non capisce che Edipo è un principe e viceversa, è un po’ troppo forzato. L’ideale sarebbe stato un Edipo che al 100% in virtù delle proprie caratteristiche ammazza il padre, non solo al 50% (incontro del tutto casuale e senza riconoscimento reciproco, 0% colpa d’Edipo, seguito da zuffa con finale sanguinario, 100% colpa d’Edipo).
Nel corso faccio un esempio in cui modificando una caratteristica di Edipo (da sanguinario e pigrone pressappochista) si può ottenere una storia radicalmente diversa soddisfacendo comunque il destino di Edipo, e con un omicidio del padre meno puzzolente di caso fortuito. ^_^
Non bisogna tirare la corda con le coincidenze che pur non riguardando la trama per davvero sono presenti ora nella storia. Per esempio in Caligo Barbara Ann incontra il venditore di granite, per puro caso, ed è proprio il conferenziere del giorno prima, un personaggio molto divertente. Questo mantenimento dei contatti è utile solo dopo, quando Barbara Ann cerca un fotografo… ma in realtà non è necessario, Barbara poteva andare da un qualsiasi altro fotografo, cambiando davvero pochissime parole nel capitolo! La coincidenza che il conferenziere monarchico sia anche il venditore di granite/fotografo soft porno amatoriale è una coincidenza che NON incide in alcun modo sulla trama… eppure stona lo stesso. Valeva la pena farlo?
No. Sarebbe stato meglio che lo strambo venditore di granite con la passione per la fotografia fosse solo un simpatizzante monarchico, al massimo, ma non il conferenziere incontrato il giorno prima. Genova non è un buco e l’effetto anime in cui la gente per caso si incontra a Tokyo ogni due secondi non è una grande idea… capirei coincidenze simili se l’opera fosse ambientata a Granaglione (BO) o in altri buchi. Già a Seriate (BG) non suona credibile.
A presto!
Caro Duca apprezzo molto questa rubrica proprio perchè io mi sono stufato di pescare nel ciarpame.
Io sono molto più di bocca buona, il fan service e le incoerenze nel vestire non mi infastidiscono troppo (al netto del disturbante feticismo verso le pre-adolescenti), così come passo sopra alle scene chiaramente idiote o messe li solo per ridere, a volte butto giù anche gli spiegoni.
Ma le coincidenze le odio e i giapponesi mandano avanti tutto a coincidenze anche prodotti pregevoli come Your Name o il Giardino delle Parole.
Ogni volta che becco una coincidenza smetto di guardare, non finisco un anime da anni.
Non è che sono razzista, mi danno fastidio anche nelle serie occidentali (è il motivo per cui ho interrotto Breaking Bad) ma nell’animazione giapponese succede davvero sempre.
Spero in futuro ci siano anche serie meritevoli che mi facciano tornare l’interesse per l’animazione nipponica.
@Nicholas
Diciamo che gli anime hanno il pregio di somigliare ai grandi romanzi dell’ottocento europeo, come Oliver Twist. Nel senso di enormi masse di coincidenze. ^________^
Le coincidenze semplificano enormemente la scrittura, per questo in un modo o nell’altro finiscono ovunque se uno appena appena abbassa la guardia.
Il problema del grosso della fiction d’animazione/fumettistica giapponese è che è confezionata per un target moooooolto preciso, e a volte anche idee tutto sommato buone (anche se non oserei chiamare così questa serie lol) vengono sprecate.
Il punto è che in realtà anche molte serie TV non vanno molto oltre questo livello, ma hanno un target diverso, quindi anche un terrificante Dr. Who (fucilatemi, ma non lo ho mai retto) ha una “””dignità””” maggiore per via Delle caratteristiche tipiche meno… Brutte, mi sia passato il termine.
Dr. Who fa così pena che se cagano sulla sceneggiatura la migliorano. Capisco lo schifo verso la serie. ^_^
Il problema della fiction è che “credono” di confezionarla per un target preciso, ma spesso falliscono per gli errori di teoria generale. Lo stesso problema che hanno a Hollywood, dove i flop come col seguito di Tomb Raider non mancano (nonostante il tentativo di costruire tutto sfruttando i brand noti, come i supereroi, per garantirsi un pubblico base e facilitare la comunicazione del prodotto)