Riprendiamo con le analisi degli “incipit d’anime” di questa stagione, dopo Re:Creators di ieri. Come la volta scorsa ci occuperemo di capire cosa c’è di originale nella storia, capire se il protagonista ha un difetto fatale (ed eventuale presenza di più protagonisti o più storie), valutare le insensatezze e le coincidenze ecc.
Questa volta si tratta di un anime tratto da un JRPG e, come capita sempre potrebbe tanto essere una trasposizione pessima quanto un buon prodotto. Non si può sapere a priori o avere un pregiudizio solo perché è collegato a un videogioco: Steins;Gate era legato a una visual novel ed era un ottimo anime.
Spoiler: questa volta non sembra che ci andrà bene…
Granblue Fantasy
Primo minuto. Vediamo Lyria, una ragazza in fuga, spaventata, dentro un ambiente minaccioso che scopriremo essere una nave volante. Assieme a lei c’è Katalina, una tizia in armatura che si fa strada a colpi di spada tra anonimi avversari coperti con grosse armature ed elmi che li “disumanizzano” rendendoli carne da cannone. Tipo gli Assaltatori in Star Wars.
Positivo: abbiamo conflitto e abbiamo personaggi che a prima vista distinguiamo in buoni in fuga e cattivi che li ostacolano. Quando il capo dei cattivi usa l’attrezzo magico che ha in mano per far soffrire Lyria, vediamo un personaggio buono soffrire e questo è sempre bene per l’empatia. Non abbiamo molto, ma poteva andare peggio. Negativo: il comandante dei cattivi appare come il malvagio nobile snob generico con la vocetta antipatica d’ordinanza. Cliché, vediamo subito che è una “maschera” con certi attributi fotocopiati, e non un personaggio interessante.
Passiamo a Gran, l’altro protagonista. Taglia le legna e lo fa con indosso bracciali e gambali d’armatura. Cos’è, un idiota? Tant’è che poco dopo capiamo che vive in un villaggio pacifico proprio come sembra, non c’è motivo di girare con mezza armatura addosso come se dovesse arrivare un attacco da un istante all’altro. E c’è pure un animaletto volante come compagno, con la classica vocina e atteggiamenti infantili cliché.
Vabbè. Sempre peggio. Immancabile battutina di Gran sul fatto che tagliare la legna sia un buon allenamento: si, per le olimpiadi dei cliché. Fin qui non di discosta dall’anime medio fantasy, riproponendoci tutto il già visto, per l’ennesima volta, come molti colleghi prima di lui. Se fosse un fantasy occidentale becero corrispondente, ora avremmo già avuto un nano ubriaco e gli elfi nei boschi. Qui almeno ci sono le navi volanti, per chi ha il fetish.
Fortunatamente il momento a zero conflitto termina subito: i personaggi vedono la nave volante e l’esplosione, e vedono che qualcosa è caduto fuori. Gran decide di correre nel bosco per capire cosa è precipitato dalla nave. Ironia drammatica: noi sappiamo che è Lyria a essere precipitata e che Gran si sta per mettere in un mare di merda, ma lui non lo sa ed è uno spirito avventuroso, come verrà sottolineato anche nell’episodio successivo, per cui è coerente che corra a controllare. Forse il suo difetto fatale è proprio l’imprudenza o qualcosa di simile?
Peccato che lo faccia senza indossare prima la corazza (ma come: un paranoico come lui che taglia la legna con mezza armatura addosso…?) e non è che non ce l’abbia: nell’episodio due la vediamo sul tavolo a casa sua. O è un cretino oppure ha capito che le armature, come in Star Wars, non servono a nulla… e allora è un cretino due volte e potrebbe levarsi pure gambali e bracciali. Sarà un cretino singolo o uno doppio? Decidete voi.
Ancora cliché: nel bosco vediamo i cattivi che minacciano una bambina per obbligare il padre ad aiutarli nella ricerca di Lyria. I cattivi non sono troppo furbi, oltre a farsi massacrare dal primo che capita: perfino Gran, un ragazzo senza alcuna esperienza sul campo, li abbatte senza troppi problemi. Sono proprio l’equivalente degli Assaltatori di Star Wars.
Perfino l’Idra che appare dopo non si fa problemi ad aspettare i comodi dei personaggi, invece di incalzarli e macellarli senza che abbiano tempo di dire “bah”: a quanto pare l’ordine in questa serie è che i protagonisti possano fare pausa e parlare a piacere durante uno scontro. Va bene essere malvagi e sanguinari, ma le buone maniere prima di tutto! Ennesimo cliché da videogiochi e anime brutti.
Una nota sui combattimenti: il sangue. A quanto pare il sangue ha valenza drammatica e non realistica: se un soldato nemico viene colpito si forma un taglio sulla sua armatura e stramazza a terra morto, ma non sanguina. Non sanguina nemmeno se gli sfondano l’elmo, aprendogli il cranio sotto: la visiera dovrebbe grondare sangue.
Però Gran quando viene colpito dall’Idra sanguina copiosamente. Forse perché così vediamo che i cattivi lo stanno uccidendo e la cosa sembra più reale, mentre quando i buoni macellano quei poveracci dei soldati vediamo la morte asettica, come se non fosse vera, come se non fossero persone pure loro. Bella merda. Stranamente quando Gran torna in vita, salvato dalla magia di Lyria, il sangue insudicia ancora la sua maglia ma la pozza è scomparsa dal prato. Misteri dell’animazione giapponese.
Fin qui la serie è ancora “guardabile”. Tutto cambia con gli episodi due e tre.
Di buono c’è il modo in cui Gran viene reclutato, con una scusa sensata, per seguire Lyria: non è che quelle due lo vogliano o abbiano bisogno di uno come lui, ma Lyria per salvarlo gli ha dato metà della sua anima e Gran morirà se si allontanerà troppo da lei. Questo è ok, hanno un motivo per rimanere assieme che altrimenti non avrebbero.
Sfortunatamente il realismo va a farsi benedire quando gli abitanti del villaggio dimostrano zero preoccupazione all’idea di ospitare Katalina, che è un ufficiale dell’Impero. Hanno un ufficiale fuggiasco e l’Impero è famoso per essere formato da stronzi assetati di sangue, e loro sono pronti a rischiare di crepare tutti per aiutare una sconosciuta. Come vedremo nell’episodio tre, l’Impero ha nei suoi ranghi ufficiali folli disposti a distruggere delle grosse città solo per dare un messaggio. Figurarsi un villaggio sperduto. Che problemi hanno al cervello ‘sti bifolchi?
In una versione più realistica Lyria e Katalina sarebbero state cacciate a insulti subito… e solo perché Katalina sembra troppo pericolosa per legarla come un salame, riempirla di botte, e aspettare che l’Impero torni lì per consegnarla bella malconcia, in segno di buona volontà, per implorare il perdono.
Velo pietoso su come dovrebbe funzionare l’economia e l’approvvigionamento idrico in un mondo di piccole isole volanti, come scopriamo essere questo. In tre episodi non ci sono mai accenni a come dovrebbe funzionare la cosa. Nel videogioco Tales of Vesperia, per esempio, sarebbe stata “fattibile” in base a quanto si sapeva fin dall’inizio sul funzionamento della magia. Bastano pochi accenni per far capire che il problema non è stato ignorato, e qui mancano.
Tutto quello che abbiamo è ciò che intuiamo nel primo isolotto volante: buchi di merda in cui ci si accoppia tra consanguinei, non ci si può allontanare senza un aereo per vendere o comprare merce (autarchia totale?) e bisogna affidarsi all’acqua piovana per non morire di sete. Ed è solo l’inizio, ma magari parleremo dei problemi delle isole volanti in futuro.
L’episodio tre è il disastro.
Katalina riceve una nuova caratteristica ed è, tristemente, un cliché inutile e fastidioso: la passione bambinesca per gli animaletti pelosi. Coerenza o utilità con il tipo di personaggio, un ufficiale determinato e pronto a uccidere, nessuna. Prima ammazza dei poveracci che erano suoi commilitoni fino a cinque minuti prima, e dopo lancia gridolini accarezzando un gatto. Tutto molto bello.
Appaiono due nuovi antagonisti totalmente imbecilli, Sturm e Drang (sigh), che tentano di vendere a Gran una nave volante per fare in modo che lui e Katalina se ne vadano dall’isola. O per fregarli e catturarli. Non è chiaro cosa tramino davvero. Due macchiette: il tizio gioviale e incapace di parlare senza suonare sospettoso, e che tenta di corrompere l’animaletto volante di Gran offrendo delle mele, e una tizia fredda e poco loquace. Coppia cliché. Fantastico. Non commento nemmeno l’armatura di Sturm, ormai siamo fieramente nel campo retard dei peggiori videogiochi.
Il nuovo cattivo è il generale Furias. Ha la forma di un bimbetto con orecchie da animale perché appartiene a una specie che non cresce mai più di così. Non solo sembra un bamboccio, ma si comporta come un bamboccio. La sua idea di distruggere l’intera isola, con una preziosa e ricca città sopra, solo per mostrare al mondo quanto è forte l’Impero, è da idioti. E se ne accorge perfino un suo ufficiale che osa ribattere e poco dopo finisce pugnalato a morte dal bamboccio. Immondizia pura, personaggi che fanno vomitare il cervello dal sedere.
Perfino Rackam, un meccanico conosciuto nel terzo episodio e che per ora sembrava l’unico normale, si comporta da idiota: quando può uccidere Furias con un colpo di fucile, di nascosto, invece di farlo spara alla sedia e fa rotolare giù per la collina il generale. Ha di fronte un temibile generale dell’Impero, un pazzo che vuole distruggere l’intera isola, e non lo uccide. Lo umilia. Fantastico. Ora sì che Furias sarà magnanimo e risparmierà l’isola!
A Rackam è dedicata una coincidenza di quelle brutte, da videogioco pensato male: mentre Gran e Katalina parlano nella locanda di come trovare un pilota, due tizi al tavolo vicino si mettono a dire che Rackam è un bravo pilota. Così, come se potessero sapere che questi lo hanno incontrato, come se chiunque conoscesse Rackam e fosse l’unico pilota in cerca di lavoro (che, tra parentesi, non sta cercando). Coincidenza totalmente inutile visto che Gran, subito prima che questi parlino, stava proprio per parlare lui di Rackam a Katalina…
Disastro. Non vado avanti, ormai i problemi superano ampiamente l’appetibilità della storia da classico JRPG, che a me non dispiacerebbe… se non fosse così idiota. Tales of Vesperia: The First Strike per esempio l’avevo visto volentieri ed è tutto su un altro livello (magari ne parliamo in futuro).
Con così tanta immondizia diventa troppo difficile fare il tifo e preoccuparsi per il destino dei personaggi, se uno non è un ragazzino e di roba così se ne ha già vista fin troppa negli anni: è tutta una cialtronata di cartapesta, popolata da personaggi “vuoti” che svolgono ruoli e basta invece di essere persone, per cui chissenefrega di cosa accadrà. Sono persone credibili quanto una lavatrice o un tostapane.
Con questo non voglio dire che questo anime sia particolarmente brutto, non lo è: ma vorrei far riflettere sul livello medio degli anime, spesso troppo basso. Essendo un forte consumatore di anime, mi piacerebbe che la situazione fosse meno disastrata.
Si prosegue mercoledì prossimo con un nuovo anime.
In sintesi, hanno dato un’occhiata alla Grand List Of Console Role Playing Game Clichés, e pensato “Mmm, qui c’è sicuramente una bella storia dietro!”. Notare il tocco di classe di prendere la classica coppia Oni Rosso e Oni Blu, ma invertendo i colori! Stereotipo evitato!
Comunque, complimenti per la nuova rubrica: ho semi-abbandonato il mondo dei cartoni giapponesi da ormai anni, e analisi simili hanno la doppia funzione di ricordarmi perché e nel frattempo trovare qualcosa di decente. C’è davvero troppa roba (e quindi troppa roba marcia) nel mucchio, e non riesco più a starci dietro.
@Alex
Sì, per produrre poche cose buone tengono in piedi un baraccone di robaccia che di solito soddisfa il requisito di fornire ogni stagione un certo tipo di prodotto o più adatto a un certo pubblico. Fotocopie di fotocopie, perché ogni anno avrai un nuovo 13enne che si avvicina agli anime e vuole certe cose, e le vuole ora, nuove, non si cerca i titoli di 10 anni prima. Quindi come il pane dal fornaio, si continua a sfornare prodotti identici per clienti nuovi e affamati. ^___^
Solo che alla lunga trovare i prodotti buoni frugando nel mucchio diventa stancante e dopo 2-3 stagioni di fila in cui uno becca bidoni perché i prodotti buoni erano in campi che uno non frequenta (non so: alcune volte sono stati anime sentimentali, che a me non dispiacciono anche se non li cerco apposta), ci si scoraggia e si molla tutto.
Splendida rubrica. Se posso consigliare un anime a cui dare un’occhiata, anche se non è un anime di quest’anno, è Jitsu wa watashi wa. una commedia sentimentale con elementi soprannaturali e una forte demenzialità (voluta), che prende molti cliché e li prende in giro.
@Federico
Ok, me lo segno e ci penso.
Di questo bastava vedere le immagini per capire com’è.
Ok, sto scherzando… ma neanche tanto XD. Eviterò come la peste.