Ho aspettato qualche giorno in modo che la polemica divenisse vecchia, per non contribuire al diabolico piano di Real Time di ottenere un grosso picco di visibilità (pubblicità gratuita) nel modo schifoso da loro utilizzato. Lo hanno ottenuto lo stesso, grazie al lavoro infaticabile della massa, ma almeno ho evitato di dare un pecorile contributo al tutto.
Di cosa parlo? Della campagna di Real Time a favore dell’usare le regole della grammatica a cazzo “perché sì”, perché le opinioni sono tutto e le norme sono per i fessi. Tutto cominciò il 13 febbraio con questa immagine:
Scopo dell’immagine era stimolare il pubblico a deriderli, perché la chiave della felicità è vedere altri che sono più infelici di noi, e la chiave per sentirci a posto con noi stessi è accusare delle proprie mancanze un altro. Il sottile piacere di passare in un attimo col telepass in autostrada, mentre gli altri fanno 15 minuti di coda, insomma, è un principio che si applica a diversi campi.
Lo psichiatra Eric Berne ha reso ancora più famoso questo meccanismo descrivendolo con la posizione “Io sono pura”, ottenuta tramite quei giochi con cui le persone si torturano tra di loro per sentirsi bene, trovando un bersaglio e aggredendolo in gruppo per colpe che probabilmente anche gli aggressori commettono identiche (ma hanno avuto la furbizia di non farlo sapere).
Il giorno dopo, il 14 febbraio, Real Time ha risposto con una campagna a tappeto con uno spot a favore del “un’amore” con l’apostrofo come simbolo dell’amore libero tra chiunque con chiunque. Naturalmente hanno evitato il pastore con la pecora e il vecchio bavoso col bambino di cinque anni, ma hanno anche evitato di dire apposta di non averli messi: il messaggio “universale” sarebbe crollato sotto i colpi dell’ennesimo uso di paletti culturali, visto che da “universale” sarebbe tornato a essere “ben limitato”. ^_^
Campagna per cui basta conoscere due cose di realizzazione video o di campagne pubblicitarie per sapere che era pronta da settimane. La cosa migliore di tutto questo troiaio è stato svelare la totale imbecillità di chi ha ipotizzato (incluso qui) che fosse un tappo raffazzonato in poche ore per coprire un errore. Sì, un tappo bombardato a tappeto su scala nazionale con spot, pubblicità ecc. Certo, cose che si fanno di notte in due ore, proprio! Se uno è così coglione da ipotizzarlo, non merita niente dalla vita se non sputi nella bocca.
Ma torniamo al contenuto dello spot…
Lo spot suggerisce di togliere il genere esclusivamente maschile alla parola “amore” perché secondo questi geni il fatto che sia una parola maschile implica intolleranza e omofobia che esclude i tipi di amore diversi. Ma va? Dite sul serio? E quindi la soluzione è incentivare a usare un errore, ovvero “un’amore”, per intendere gli altri tipi d’amore…
… ma si tratta anche qui di applicare un genere, in realtà, perché non è che ottieni una forma neutra: stai usando il femminile. È sempre un genere. Toc, toc, c’è qualcuno in casa? Nel cervello a neurone singolo degli ideatori dello spot, e in quello di pari demenza dei pochi intelletti miserabili che lo hanno trovato sensato, evidentemente il problema non viene colto. ^_^
Hanno paragonato un errore oggettivo all’omosessualità. Geniale.
Per trovare commenti di omosessuali incazzati neri per la cosa, basta girare poco. Non ha senso nemmeno la scusa grammaticale visto che “un amore” è maschile in italiano, ma questo non significa mica che allora “maschio con maschio” sia culturalmente accettato. Se il problema fosse solo di grammatica (il genere delle parole), allora noi avremmo che se un maschio ama una donna è ok, ma lo è anche se un maschio ama un altro maschio. Non mi pare invece che tutta questa accettazione dei maschi gay ci sia, eh! Toc, toc, riusciamo a fare due più due?
Anzi, socialmente sono più accettate ormai le lesbiche. Ma come, non era colpa dell’amore al maschile, del genere della parola che impone il genere dell’attività? E come mai femmina con femmina lo accettiamo di più di uomo con uomo, con addirittura quella mentalità sempre più diffusa negli ultimi anni che la bisessualità sia la norma femminile?
Ma di che cazzo stiamo parlano, allora? Non lo sa neanche Real Time.
E come mai la guerra, che è pratica fortemente maschile, è femminile? Come mai il fucile è maschile e la pistola è femminile, se consideriamo che la pistola è storicamente l’arma tipica degli ufficiali? E la lancia è femminile anche se penetra virilmente il nemico? L’artiglieria, che è la regina dei campi di battaglia, è femminile. Il parto è maschile, ma lo fanno le donne.
Ma allora che cazzo di discorso è accusare “amore” per la colpa di essere maschile, visto che non c’è rapporto tra “genere” della parole è tipicità dell’attività tra maschi o femmine?
E lo scopo di avere amore come parola anche al femminile, in che modo dovrebbe risolvere il problema (che non esiste) della discriminazione grammaticale? Non solo non risolve ciò che non c’è, ma crea il problema. Provate a fare quello che non hanno fatto gli autori dello spot, ovvero accendete il cervello.
Se “amore” maschile è intollerante perché indica solo l’amore tra uomo e donna, che era il messaggio originale di quello spot ridicolo, in che modo dire che l’amore tra due uomini è “amore” femminile dovrebbe essere un messaggio aperto e inclusivo? Porcaputtana è la cosa più schifosamente omofoba di sempre! I gay maschi sono come donne? DAVVERO???
Quanto bisogna essere mentecatti per non arrivarci? Poi posso concordare che anche io preferirei una lingua priva dei generi (SENZA generi, non badando ossessivamente alla pluralità dei generi per apostrofare o meno secondo il caso: è tutto l’opposto), ma è un discorso totalmente diverso e non riguardo “amore” e basta.
Dire che l’amore diverso dal solito è un errore oggettivo, ma non dobbiamo criticare la cosa, è l’opposto del messaggio reale, ovvero che l’amore va sempre bene e non è un errore per cui non c’è niente da “tollerare”. Tollerare è qualcosa che si fa verso qualcosa percepito come scorretto, ma che per quieto vivere non affrontiamo. Non serve tolleranza, serve l’indifferenza della normalità!
Come non diciamo niente, non ci viene nemmeno in mente di dover giudicare, se a un uomo piace una donna, così non dovremmo farci problemi se ad Achille piacesse Patroclo. A mettere assieme tutti i coglioni omofobi d’Italia dubito si farà metà della grandezza di Achille, per cui cosa cazzo ci frega se oltre alle schiave che stupra (ma essendo donne è ok, giusto?) ogni tanto gli venisse voglia di farsi le coccole con un compagno d’armi?
“Toc, toc, McFly! C’è nessuno in casa?!” i gloriosi romani e gli antichi greci fiaccola di civiltà del mondo antico se lo spingevano nel culo tra di loro! E no, non venitemi a dire stronzate che per i fascisti omofobi di oggi il frocio è solo quello passivo e quello che gli sfonda l’ano invece è 100% ok. Non è molto credibile.
Geniale l’impostazione mentale del tipo “ognuno si fa le regole che vuole”, che porterebbe presto alla perdita del concetto stesso di linguaggio. Se si può a piacere fare ciò che si vuole, il passo successivo è farlo anche coi significati. Se qualsiasi espressione, qualsiasi parola, non ha un significato corretto condiviso, ma significa a piacere una cosa qualsiasi diversa per ogni interlocutore, come sarebbe possibile comunicare? La comunicazione richiede una fortissima accettazione comune di significati e di modi per esprimerli.
Se la parola “pecora” (il significante) per Mario significa un “ovino femmina di solito allevato per latte e lana”, mentre per Fabio indica “il maschio non castrato della mucca” e per Giovanni è “un’automobile di dimensioni contenute di solito impiegata per brevi viaggi, tipicamente in città”, sarebbe molto interessante vedere cosa faranno quando il loro babbo Carlone dirà ai tre di andare a mungere ognuno una pecora e portargli il latte prodotto. Per Fabio, e per il toro, sarà un’esperienza interessante. E speriamo che Giovanni non ingoi un sorso succhiando dal tubo ficcato nel serbatoio…
Le lingue evolvono col tempo, mosse dall’uso. È la concordanza comune degli utenti a rendere valide le cose, in quanto l’essenza del linguaggio è comunicare, non l’imposizione “violenta”. Uno o due secoli fa non era grave usare o non usare gli accenti in modo piuttosto libero, ma l’uso moderno ha reso più “preciso” il loro utilizzo. All’epoca nessuno si scandalizzava se uno diceva a piacere “sé”, “se” o “sè” in “sé stesso” nella stessa opera. Lo abbiamo visto nel video che trovate qui sotto:
Su Vaporteppa ci facciamo un culo così da tre anni per insegnare a non scambiare l’uso corretto di una lingua per un errore. Ci battiamo per insegnare che è lecito dire “marroni” (aggettivo) al plurale, e che non è obbligatorio lasciarlo al singolare. Ci battiamo per l’idea che “sé stesso” non è sbagliato, e uno può scriverlo con l’accento o senza, secondo il suo gusto (e in teoria con l’accento sarebbe preferibile, altro che errore!). Ci battiamo per l’uso della lineetta emme al posto dei tre puntini per le interruzioni improvvise. Trovate le nostre note principali incluse nei nostri libri qui.
Tutto l’opposto di Real Time. Imporre il messaggio che ognuno può fare come cazzo gli pare e questo non è mai un errore e quindi, come ovvia conseguenza, chi osa permettersi di accusare l’altro di sbagliare è un porco dittatore e si deve vergognare, è spregevole.
“A me mi paré che siffossi alquanto malavestita iurant poppiti, non understandi la iubris posizione?”
“Scusa, non capisco come parli. Puoi farlo in italiano?”
“PORCO FASCISTA DI MERDA! COME TI PERMETTI DI DIRMI COSA È O NON È ITALIANO CORRETTO???”
Davvero questo è il mondo che grandi menti come Marco Gucciardi, responsabile di questa cagata pianificata per mesi, vogliono? Una campagna usa e getta, non basata su solidi concetti ma su un effetto immediato e non ripetibile. Il tutto a scapito del messaggio corretto, ovvero che conoscere la lingua migliora la comunicazione e una migliore comunicazione è la vera chiave d’accesso alla comprensione e all’empatia verso chi è diverso da noi.
No, ‘fanculo la comunicazione, ‘fanculo la comprensione, accusiamo di essere dei Grammar Nazi chi segnala l’errore (oggettivo, non è un’opinione) come reazione invece di parlare dei fatti veri. Perché ricordiamoci l’altro problema, ovvero che parlare di stronzate uccide la causa: quando “parliamo di qualcosa” ci illudiamo di aver affrontato il problema reale, per cui parliamo, soddisfiamo il nostro bisogno e poi non agiamo.
Tutto l’opposto di quanto il gegnale Gucciardi afferma nell’intervista linkata prima, sia nel metodo usato che nel risultato:
C’è chi si accanisce sui vizi di forma e c’è chi vuole una società inclusiva e aperta. Noi e Real Time facciamo parte del secondo gruppo.
“Toc, toc, McFly! C’è nessuno in casa?” Non vi ricordate che questo parlare, parlare, indire tavoli del ministero, parlare, riparlare, ancora un tavolo ecc. è proprio la trappola immobilista per cui da DECENNI si prende per il culo la politica e che ancora oggi però si continua a praticare?
La capacità di smettere di “parlare”, e limitarsi ad “agire” soltanto, è una delle chiavi del successo spiegate da chi si occupa di motivazione, anche nell’ambito della scrittura. Agli aspiranti seri scrittori, o a chiunque abbia un progetto, come prima cosa si dice: non parlarne con nessuno, è top secret, solo così ti impegnerai a farlo. Far parlare le masse di un problema grammaticale, illudendoli che stiano parlando di tolleranza verso gli altri, è il danno peggiore chi si possa fare alla causa LGBT.
Senza contare tutti quelli incazzati da questa campagna, ovvero la larga maggioranza del pubblico (la campagna si è diffusa perché la gente era infastidita), che ora collegheranno ricordi di fastidio e sensazioni di disgusto alle giuste richieste di eguaglianza LGBT. Bravi. Se fossi un fascista omofobo, avrei preparato una campagna così: è fatta a tavolino con quello che sappiamo del comportamento umano per danneggiare a puntino gli omosessuali.
Ma forse non c’è nessun errore. Magari Marco Gucciardi è un omofobo e questo spiegherebbe tutto: l’alternativa è che non abbia nemmeno una pallida idea di come reagiscono le persone e come si collegano tra loro i ricordi… e allora sarebbe un incompetente, ma dato che questa campagna di successo dimostra che NON è un incompetente non ci resta che l’altra opzione: è un omofobo.
Magari senza saperlo, solo inconsciamente. ^_^
Extra: prossimi articoli e video.
No, di questa merda concepita da omofofascioGucciardi non farò un video. Non aspettatevi che ne appaia uno domani, piuttosto faccio come Crescizz e divoro una ciotola di merda con un cucchiaio di legno.
Mi sono accorto che prima di parlare dell’arco di trasformazione in una storia è meglio parlare di cosa è una storia in generale e dare qualche altra informazione, rispettando così meglio l’organizzazione che già uso nel mio “livello base” del corso a pagamento (il manualetto gratuito).
In parte sono cose di cui ho già parlato in passato, ma voglio riproporle, suddividerle diversamente e fare delle modifiche per migliorare la chiarezza, un po’ come feci negli anni con i miei articoli sullo Steampunk fino ad arrivare alla versione definitiva in quattro parti sul sito di Vaporteppa.
I nuovi video e articoli verranno raccolti qui sul blog per fornire il nuovo “livello base”, i fondamenti minimi di scrittura e progettazione per la narrativa che chiunque operi nel settore, come autore o come editor (soprattutto come editor!), deve necessariamente avere per non essere un incompetente.
Roba che in una nazione normale conterebbe al più come prontuario di concetti basilari, ma che qui in Italia diversi clienti del passato, reduci di corsi da 500 e passa euro in classe con agenzie letterarie o autori famosi, mi hanno detto che era almeno 10 volte più roba di quella che avevano imparato nei corsi “seri” dei professionisti. Uno schifo intollerabile.
Io questa roba non la vendo, la regalo: le lezioni davvero serie e approfondite sono in vendita, assieme al necessario supporto via chiamata su skype, non questa miseria di basi fondamentali! E quale posto migliore per raccogliere tutte queste lezioncine basilari se non questo blog? ^_^
A presto!
Miglior consiglio di SEMPRE. Grazie. Sul serio.
Prego! ^^
…Cosa? Qualcuno si è confuso con le regole grammaticali della lingua inglese?
A mio parer potevano fare un spiegone invece di far intendere qualcosa(?) con gli errori grammaticali(e infatti guarda come la gente ha inteso! ^_^).
Nei prontuari per scrittori e nelle guide di scrittura si trova regolarmente l’indicazione che “marrone” sia invariabile, sostenuta con la risibile idea che “marroni” siano solo i frutti.
La Crusca è stata costretta a intervenire un anno fa, visto che “marrone” invariabile ormai da decenni dilagava in Italia (nonostante le grammatiche dicessero che il plurale è possibile): http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/marrone-arancione-invariabili
Il mio pensiero va a quei poveretti dell’Accademia della Crusca, che per ogni minchiata vengono tirati in ballo, dal “Petaloso” a ‘sta pagliacciata, tra l’altro dimostrando ogni volta quanto la gente non abbia la più pallida idea di quale sia lo scopo dell’Accademia.
Ma dopotutto tramutare la battaglia per la parità dei diritti in una questione grammaticale per far scadere tutto nel grottesco è una cosa ormai consolidata, come insegnano menti illuminate come la cara Presidente Boldrini
(il tutto scritto da un ex-guardia che ora fa la maschera teatrale e la guida…e che quindi sente evirata la propria virilità ogni volta che si reca al lavoro) ^_^
@VonFrundsberg
I datori di lavoro ti obbligano a raderti? È mostruoso e inaccettabile.
MA GLI AGGETTIVI SONO VARIABILI IN ITALIANO! ó_ò INCLUSO “MARRONE”!
…Sono molto confusa
dalle cose scorrette additate come corrette.È il bello delle regolette farlocche che spuntano nel tempo. XD
Lo stesso sta succedendo negli Stati Uniti con alcuni gruppi di estrema sinistra che stanno cercando di ridefinire ‘razzismo’ come ‘potere+pregiudizio;’ da cui deriva che tutti i bianchi occidentali sono razzisti. Se lo negano è perché hanno la coda di paglia. Di converso un nero non potrà mai essere razzista poiché non è in una posizione di potere all’interno della società.
Su queste basi di ‘pecora=utilitaria’ poi parte il gioco a chi è più discriminato/vittima: le donne perché la società è sessista, i non bianchi perché la società è controllata da bianchi ipso facto razzisti. I non bianchi che picchiano le donne vanno però capiti perché una vita di oppressione e discriminazione li ha incattiviti e non sanno come altro reagire. (Con il sottofondo strisciante del razzista “vanno capiti, sono diversamente intelligenti”)
E poi alle elezioni Trump si è preso il voto di un sacco di donne bianche che si sono rotte le scatole di essere insultate e invitate a pentirsi dei loro provilegi per il colore della propria pelle.
therationalists.org/2016/09/20/the-social-justice-definition-of-racism/
(L’autore è ideologicamente opposto, ma l’articolo è obiettivo)
Fortunatamente no…infatti riesco a compensare la lesa virilità dovuta al ricoprire mansioni di genere femminile esibendo un’imponente barba (femminile anch’essa, ora che ci penso).
Se mi avessero chiesto di tagliarla, avrei mollato il/i lavoro/i (seguendo i dettami dei The Beards)
Qualcuno non se la sentiva di correggere l’errore e poi la cosa è degenerata. Tipo valanga(di scorrettezze). XD
Meno male che la mia maestra è stata giusta e severa con me. XD
Per anni in passato ho corretto gli articoli che andavano pubblicati su un sito discretamente frequentato. Dopo qualche tempo, vista la quantità industriale di errori, perlopiù gli stessi, misi in piedi un prontuario sugli errori più frequenti e più probabili, sul perché fossero tali e sui metodi rapidi e semplici per non farsi fregare in casi simili (stiamo parlando di “camicia-camicie, ciliegia-ciliegie, coscia-cosce…”, non della supercazzola brematurata con doppio irregolare a sinistra).
Mò, non è che sarebbi l’Accademia dei Riso Soffiato però almeno dare agli articoli una parvenza di umanità non mi sarebbe dispiaciuto.
Venni cacciato perché gli articolisti si sentivano oppressi, vessati, a detta loro inventavo nuove regole dal nulla pur di farli sentire incapaci.
Questi sono i risultati.
Anche vero che dopo aver avuto tra le mani “sono un’ragazzo di 32 anni” non mi sorprende più nulla.
@Hellfire
Bellissime esperienze che ci ricordano che gli umani, come molti lieviti, sopravvivono più grazie ai numeri che alla capacità media ^-^
Tutti che si lamentano della febbre che rincoglionisce ma nessuno che sperimenti il vero divertimento di non arrivare a 34° u_u d’altro canto il pallore è proprio della nobiltà.
Quel “Per anni” doveva essere “Per anni ho corretto testi, anche per un sito eccetera”. Chiedo perdono Duca, in ginocchio sui carboni ardenti.