Sono incappato in un articolo che mi ha lasciato perplesso. Ci sono finito su segnalazione di una lettrice, altrettanto sconvolta per un piccolo dettaglio presente. Si tratta del lamento scritto da un editor di narrativa contro gli autori che non conoscono bene l’italiano e fanno errori. Leggetelo, ma dovreste aver già capito dove voglio andare a parare:
Senza neanche badare ai «qual’è», agli «un’amico», ai «sé stesso», eccoci allora (attingo liberamente dall’archivio) a mirabilie come «non posso fare almeno di te», «avrebbe rinunciato ha tutto» (e noi al Suo romanzo), «le otrocità di Pol Pot» (per non parlare di quelle del Suo word processor)
Ci sarebbe parecchio da dire già sul senso di fare un articolo simile, ma mi riservo di parlarne in un articolo dedicato per estendere poi il discorso al problema degli editori ignoranti e ai Grammar Nazi in generale, sulla cui preparazione pure c’è troppo spesso molto da ridire. Ma per questa volta stiamo zitti noi, non sia mai che i Grammar Nazi sgrammaticati prendano esempio. ^_^
Datemi tempo e se mi suonerà bene farò anche l’altro articolo. Ho un paio di cosette utili che mi farebbe piacere condividere su certi problemi di approccio alla comunicazione e alla selezione delle opere.
Intanto proseguiamo col semplice “sé stesso”. Non ho fatto un articolo, non vale la pena trattandosi di citazioni, basta il video (che è più divertente di un post) a uso di chi ha bisogno di inviare una rapida risposta a qualche amico afflitto da dubbi d’accentazione.
Fonti delle citazioni:
Verrebbe da dire, citando l’Accademia della Crusca:
è preferibile considerare non censurabili entrambe le scelte […] Si raccomanda di tener conto di questa “irrilevanza” specialmente in sede di valutazione di elaborati scolastici e affini.
Ma come detto se ne parlerà di nuovo. Per ora un grosso “sigh” per l’editoria di Qualità che danza mentre la nave affonda sempre e soltanto non per colpa loro.
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