Cosa è meglio per festeggiare il Natale di un buon film?
Vi consiglio La Torta, dramma (post)sovietico in otto puntate che vi allieterà e vi metterà in sintonia col festoso clima del periodo e con la tavolata imbandita con il gatto arrosto.
Citando dalle informazioni ufficiali:
Scritta, diretta, prodotta e interpretata dallo staff di Ondestorte. Tratta dal dramma “Dje Tartuxh” di Krossky Scrotof. Interpreti: Joe Scognamiglio (Zivorad), Anentodio Friulzi (Làszlo), Jerry Marsala (Misha), Crespiana Silvanich (Edvojka), Derek Vissani (Vozen), Voce Misteriosa (Ludek), Kostantin Lupescu (il Postino). Sceneggiatura di Claudio Fraudolento. Musiche di Làszlo Polpjno e Gisfonchio Cangarlo.
La Torta è ambientato dopo la caduta del muro di Berlino, in un mondo libero in cui finalmente è possibile vivere in miseria affollandosi in appartamenti troppo piccoli, e invece di mangiare bambini come prima si può fare la fame.
La storia comincia con due anziani, uno seduto al tavolo mentre sfoglia una vecchia rivista e l’altro che cerca il gatto, ma non c’è più un gatto da cercare perché è stato già mangiato. L’arrivo del terzo inquilino, il pelato, porta alla discussione sulla cena e a come dividersi il singolo cracker rimasto.
Mentre la discussione sul primato del lavoro intellettuale su quello fisico sembra dare ragione al pelato, è la mossa rapida del terzo partecipante a trionfare sulla dialettica che rende le decisioni lente e quindi inutili.
Nel frattempo una loro conoscente trama vendetta e sta preparando una torta zeppa di purgante…
La storia è un po’ lenta, ma vi invito a fare un tentativo: l’assurdità della vicenda, l’umorismo depresso (per tirarsi su di morale cantano “Ludmila è morta sotto un Tir”), la parodia del mondo sovietico negli anni di crisi subito dopo la fine dell’Unione Sovietico che diviene parodia dell’Italia, il tutto condito con un russo maccheronico in cui ci vuole poco a cogliere le parole italiane storpiate.
Quando si è risolta la vicenda del cracker, il mio pensiero è volato alla vecchia politica italiana intellettuale delle discussioni eterne su questioni risibili, per non dover decidere mai nulla fingendo però di farlo, di cui la parodia è evidente (e c’è sempre un Berlusconi, prima, o un Renzi, dopo, di turno a mangiare il cracker sotto il naso di tutti). Anche l’ossessione per le decisioni (di colossali stronzate) a maggioranza è sublime.
Sempre nel secondo episodio è meraviglioso quando dovendo decidere se chiamare o meno altri due tizi per dividere la torta, con tanto di discorso teorico sulla possibilità che in fondo non amino le torte, visto che non le hanno mai mangiate, per cui è inutile chiamarli, viene proposta una soluzione squisitamente italiana:
Beh, chiamiamoli sottovoce e poi diciamo che non hanno sentito!
Delizioso anche il dettaglio di come vivano in un ambiente misero e sporco, con mobili rovinati, il rubinetto incrostato, gli scatoloni di cartone smontati e usati come coperte, ma lucidino e puliscano con gran cura cose insignificanti: il pentolino rovinato, le corna, la rivista…
L’attenzione al dettaglio di ciò che non conta, mentre ciò che importa è crollato a pezzi. Il paragone con la politica italiana è immediato.
Un piccolo capolavoro della depressione e della risata amara, come solo la satira sul mondo sovietico può donarci. Peccato per i minuti conclusivi del finale (che ho trovato meno interessante del resto), anche per l’abbandono dello scenario buio, sporco e triste in cui si svolge tutto il resto della serie.
Buona visione e buone feste! ^-^