Oggi è uscito Lo Specchio di Atlante, seconda edizione revisionata dopo la prima del 1991. Lo Specchio di Atlante è uno di quei romanzi, ma in fondo lo sono tutti, in cui si può comprendere la differenza tra il What If come indicatore di un certo tipo di genere fantastico e l’ulteriore genere reale su cui la storia si declina: in questo caso la storia non potrebbe esistere senza la premessa Fantasy, ma poi si declina come un Giallo con tanto di processo per tirare le fila del ragionamento.
È Fantasy? Sì. È un Giallo? Sì.
Tra una settimana, per fare un secondo esempio, uscirà un romanzo di Fantascienza con una forte impronta di Avventura militare contaminata di Horror.
Riporto in questo articolo le due postfazioni alla seconda edizione: quella di Bernardo Cicchetti e la mia (priva di anticipazioni sulla trama, in quella dentro all’ebook invece ce ne sono un paio).
La colossale statua che regola le leggi fisiche del mondo, Atlante, è malata. Nascite deformi, piogge di pesci morti, vecchi che tornano fanciulli: solo sostituendo la ghiandola pineale di Atlante sarà possibile riportare il mondo alla normalità. Ma il raro metallo con cui venne realizzata, la drimite, non esiste più.
Il Mago Zephiro e i suoi Apprendisti Heron e Kalamon lo sanno e per salvare il proprio mondo dalla distruzione dovranno rubare quel metallo altrove: nel mondo dei sogni e nei mondi dietro gli specchi. Ma anche nei mondi paralleli Atlante è malato e gli Zephiro locali, coi loro Apprendisti, desiderano la drimite altrui per salvarsi.
E se ogni mondo fosse il sogno di qualcuno?
Scheda del libro su Vaporteppa.
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Trovate l’anteprima di due capitoli su Ultima Books.
Vino in abbinamento
L’autore è di Aversa, terra dell’Asprinio, per cui consiglio due opzioni: o l’Asprinio fermo degustato per Kill Ball oppure l’Asprinio spumante brut, sempre de I Borboni. L’Asprinio, per la sua possente acidità, si presta molto bene alla spumantizzazione, anche se secondo me perde un po’ di quel suo carattere tipico e deciso. In questo caso è uno spumante brut realizzato in autoclave (6 mesi, charmat lungo) invece che rifermentato direttamente in bottiglia. Per motivi tecnici, la spumantizzazione del vino fermo de I Borboni viene effettuata in Veneto. Lo preciso, ma non cambia nulla: il vino è quello, di Aversa, prodotto nella sede storica… dove poi trascorra sei mesi in una asettica autoclave è irrilevante.
Nel calice si presenta di un giallo paglierino con tenui riflessi verdolini. Bollicini fini, numerose. I profumi dominanti sono quelli di spiccata acidità d’agrume: limone, pompelmo giallo, cedro, soffuse in una lievissima nota dolce (vaniglia?), nel floreale e in una certa freschezza minerale. In bocca la persistenza è giusta e il sapore mantiene il carattere atteso dall’Asprinio: principalmente d’agrume e seppure non abbia alcun guizzo di eccellenza, una nota positiva va rilevata pensando a come tanta potenza nell’acidità non sbilanci il vino rendendolo sgradevole o pesante. Scende leggero e senza disturbare, dissetante.
Non posso premiare l’intensità come feci con il fermo, ma non ho nemmeno nulla da penalizzare: 80 punti pieni, non di meno. Considerando che è un vino che si trova online a 8 euro, è un punteggio più che buono.
Riconfermo il mio plauso per I Borboni che hanno ricollocato la produzione di Asprinio nelle storiche grotte di tufo al centro del loro paese. Potevano rimanere in periferia, dove tutto sarebbe stato più facile, ma è nel cuore di Lusciano che hanno voluto riportare il vino di Aversa. Bravi, questo è quell’amore “alla francese” per il vino e per la terra di cui è espressione che tutti i produttori dovrebbero prendere come esempio!
Postfazione di Bernardo Cicchetti: Atlante 2.0
Strana la storia del libro che avete fra le mani.
Esce nel (lontano?) 1991 per la Fanucci di Roma, allora casa editrice specializzata nel fantastico. Totalmente ignorato. Tranne amici e parenti. O forse no… Perché… come scoprii diversi anni dopo (epoca internet)… era apparsa una recensione a opera di Marcello Bonati sulla fanzine Alpha Aleph di Roma (n. 2, marzo 1993) che, dopo una serie di lusinghiere considerazioni sul libro, scriveva:
È senz’altro una lettura molto impegnativa, anche se tutta tenuta su di un tono piuttosto scherzoso, per le implicazioni filosofiche non da poco che comporta
[…]
Pecca del volume, senz’altro, quella di essere privo di qualsivoglia apparato critico.
Addirittura.
Ma sta parlando proprio del mio libro? Pensai, basito, davanti al monitor. Non è possibile.
E poi raccolsi, qui e là, sempre sul Web, recensioni davvero sorprendenti:
[…] Sicuramente più originale e scritto meglio della media del fantasy italiano che circola in questo periodo. È un peccato che l’autore, Bernardo Cicchetti, a quanto mi risulta non abbia pubblicato altri romanzi.
Gamberetta – Gamberi Fantasy
http://fantasy.gamberi.org/2009/01/07/lo-specchio-di-atlante/
Beh, per la verità qualcosa avevo pubblicato. Non di fantasy, Il Professore, un romanzo semi-autobiografico sulla scuola, che pure ha raccolto diverse recensioni positive sulla rete (mi piace ricordare quelle del sito iQuindici, che recensisce gratuitamente opere inedite) e che piacque un sacco ad Antonio Tombolini, il nostro editore, il quale me lo pubblicò direttamente in digitale con la Narcissus. Nel 2012 arrivai in finale al Premio Tedeschi del Giallo Mondadori con Il Rifugio dell’Orco, un non-fantasy anche questo, ancora inedito (non vorrei scoraggiare i nuovi autori, però le cose stanno così…).
Ma proseguiamo con alcune delle recensioni sulla rete:
[Lo Specchio di Atlante] mi è capitato di leggerlo qualche mese fa e l’ho trovato geniale. Credo che ripubblicato al giorno d’oggi avrebbe molto successo.
Andrea Dioguardi – Facebook
Lo Specchio di Atlante ce l’ho. Letto almeno una quindicina di anni fa, forse di più. Ricordo che mi era piaciuto e che c’erano delle idee interessanti.
Luca Conti (traduttore per Einaudi, Fanucci ecc.) – Il Blog di Urania
Volete sapere qualcuno dei miei libri preferiti? Forse no, ma li elenco lo stesso:
[…]
Saga di Harry Potter – J. K. Rowling
Il Signore degli Anelli – J. R. R. Tolkien
[…]
Lo Specchio di Atlante – B. Cicchetti
[…]
http://onwriting.altervista.org/info
Sorprendente. C’è da chiedersi come fa un libro come questo a non essere più in vendita. Ripubblicato oggi non passerebbe così inosservato […] Sa un po’ di Pratchett (meno confusionario, però), un po’ di Gaiman (per la schiettezza, più che altro), un po’ di Pullman (per i vari universi), un po’ di Lovecraft (per un capitolo in particolare) e un po’ di Carroll, che viene citato all’inizio di ogni capitolo.
Eustachio – Anobii
E, infine, la più lusinghiera (e divertente) di tutte:
Leggete Lo Specchio di Atlante di Bernardo Cicchetti, del 1991. Poi fate un salto in libreria, guardate i fantasy italiani e impiccatevi al lampadario.
[…] Insomma, un fantasy italiano come non se ne vede da anni nelle librerie. Il miglior fantasy italiano che abbia mai letto. […]
Il Duca – Baionette Librarie
https://www.steamfantasy.it/blog/2010/08/29/consiglio-di-lettura-lo-specchio-di-atlante/
Certo, non sono seguiti un milione di copie vendute, diritti cinematografici e un castello in Scozia, purtroppo. Ma tutto ciò mi spinse a tentare di ripubblicarlo presso svariati editori (cito a caso: Mondadori, Einaudi ecc.) con risultato zero spaccato. Vabbè, mi rassegno.
Passano gli anni, invecchio, mi imbolsisco.
E, un giorno, la mail più inattesa di tutte. È firmata Marco Carrara, ovvero il Duca. Chi, se non lui?
Ed eccoci qui. Marco ha dovuto spronarmi non poco a mettervi mano, ma aveva ragione. Abbiamo lavorato sodo e il risultato è il libro che avete fra le mani. Lo stesso di prima ma profondamente diverso. Migliore, senz’altro…
Un ringraziamento particolare, dunque, a Marco Carrara, alias il Duca.
È un grande, credetemi.
Davvero strana la storia del libro che avete fra le mani.
Postfazione del Duca: note dell’editore
Lo Specchio di Atlante è un’opera anomala per Vaporteppa: non è il Vekkiume di cento e più anni fa, da riproporre così com’è, e non è un’opera costruita ad hoc, seguendo e supportando un autore dall’idea alla realizzazione in modo che la sua opera nasca il più possibile vicina già alla forma finale.
Con Lo Specchio di Atlante ci troviamo a metà strada, in un lavoro di valorizzazione e recupero di un’opera apparsa in libreria quasi ventiquattro anni fa. Un’opera degnissima che meritava di venire revisionata riga per riga con l’intento di conservare al più possibile la scrittura dell’autore, nel modo in cui molti immaginano sia un tipico editing.
Un restauro conservativo e… migliorativo: appurata l’intenzione dell’autore di mantenere l’estrema brevità, la sintesi, l’asciuttezza, a scapito della ricchezza di dettagli e talvolta anche della drammatizzazione pura, si è lavorato per ottenere questo risultato nel modo più efficiente possibile, producendo allo stesso tempo un’opera che fosse chiaramente riconoscibile se confrontata con la precedente. Non solo i contenuti sono gli stessi, ma anche le frasi che hanno subito tagli e modifiche maggiori sono ancora riconoscibili!
L’opera è lì, è quella. Con qualche riassunto in meno e qualche momento drammatizzato in più. Con tanti aggettivi vaghi in meno e più concretezza sensoriale. Ma è sempre lei. Un lavoro di restauro e miglioramento che è per sua natura più complicato e più difficile rispetto a un lavoro fatto a priori, seguendo l’autore dalla creazione dell’opera. Indicativamente tra il doppio e il triplo del tempo necessario con altri romanzi di Vaporteppa.
Lo Specchio di Atlante è stato portato perché era un dovere farlo, seppur faticoso, nei confronti della buona narrativa fantastica italiana. Eh già, esisteva anche della buona narrativa fantastica italiana, prima dell’imbarbarimento recente fatto di romanzacci fotocopia-di-cliché in salsa finto-tolkeniana, magari scritti da ragazzini (chi ricorda il Baby Boom del 2007-2009?), che produceva testi degnissimi come questo… e come i romanzi di Gianluigi Zuddas: le sue amazzoni (1978-1988) erano molto divertenti e opere come Balthis l’avventuriera (1983) sono perle della narrativa italiana.
In più, parafrasando Vittorio Emanuele II, Vaporteppa non è “insensibile al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva”: incitamenti a ripubblicare Lo Specchio di Atlante, come quello di Eustachio citato nella postfazione precedente, non sono passati inosservati. Vaporteppa non ignora e non dimentica.
Lo Specchio di Atlante è un romanzo ricco di suggestioni. Magari non avrebbe bisogno addirittura di un apparato critico come invece suggeriva la recensione del 1993 citata in postfazione, ma ci si avvicina. Non pensiamo solo ai due libri su Alice di Lewis Carroll, che con la loro presenza nelle citazioni accompagnano la lettura, c’è ben di più.
Jorge Luis Borges nel suo Manuale di zoologia fantastica ci parla di una leggenda cinese sugli specchi. Un tempo il mondo nostro e quello dietro lo specchio non erano separati e non erano speculari: erano due mondi molto diversi e con gli specchi si poteva andare da uno all’altro. Un giorno la gente dello specchio invase la Terra, ma furono sconfitti e vennero incarcerati dietro lo specchio, privi delle loro forme originali e della loro libertà, condannati a ripetere le nostre azioni in eterno.
Ribaltando la leggenda riportata da Borges, Lo Specchio di Atlante ci parla anche lei di due mondi speculari in conflitto, seppure sia un conflitto di astuzia e non uno di sola violenza armata, e in cui l’atto finale non è la servitù dell’uno rispetto all’altro, bensì la liberazione dalla schiavitù di entrambi: gli specchi smettono di riflettere e ora i due mondi sono liberi di esistere senza dipendere l’uno dall’altro. Un ribaltamento… speculare?
Se ragioniamo così, è ribaltato anche l’esorcismo. Mentre da noi esistono esorcismi che prevedono l’uso di uno specchio per intrappolare il demone fuori dal corpo, inviandolo oltre lo specchio, ne Lo Specchio di Atlante è proprio grazie a uno specchio che i demoni possono entrare nel nostro mondo. Ma sono demoni o siamo semplicemente noi? Un mondo speculare nella sua corruzione e malvagità, opposto al mondo originale, e di cui esprime gli aspetti più cupi e nascosti, come si interroga Kalamon stesso.
Quel demone che lui vede, dai lineamenti maligni e scavati, è forse un riflesso del lato più nascosto del suo animo? Ed ecco che lo specchio diviene fonte di Verità, come nella tradizione medioevale dello speculum, ma di una verità che non si vuole accettare su sé stessi… la Verità che porta Heron a sentirsi colpevole, pur non avendo commesso lui il delitto. Citando Kalamon: “Questo specchio bugiardo mi sbugiarda?”
Questo solo per iniziare, scalfendo la superficie. A proseguire lascio voi.
Lo Specchio di Atlante, appena iniziai a leggerlo nel 2010, mi affascinò. Il miglior Fantasy italiano letto fino a quel momento, o perlomeno uno dei migliori. Per quanto i mondi in cui si sviluppa la storia non siano poi molti (cinque, mi pare, sogno incluso), l’impatto che mi diede fu quello di una storia fatta di corridoi tortuosi e di vicoli ciechi, di verità che si svelano e poi si scoprono false, come un labirinto di cui raggiungere il centro e quando si è a pochi metri si fa l’ultima svolta e… c’è un muro che sbarra il tragitto.
Eppure gli indizi sono disseminati ovunque. Non ne cito qui per non anticipare elementi importanti, ma è tutto chiaro, tutto si è svolto sotto i nostri occhi, senza bisogno di aspettare il processo… se solo avessimo saputo interpretare ciò che vedevamo! Ma come l’ignoranza dei fatti ha ingannato Zephiro ed Heron, così anche noi, nella loro mente, vedevamo e non capivamo.
Lo Specchio di Atlante è un’opera breve, un romanzo “pieno” solo per poche migliaia di parole (43.150 parole, su una soglia minima di 40.000), ma è un’opera ben più complessa, articolata e ricca di suggestioni di quanto le dimensioni farebbero pensare. Un libro che un autore diverso avrebbe tramutato perlomeno in un tomo di 150.000 parole o perfino in una trilogia, allungando il brodo a non finire e perdendo di vista il nocciolo della questione. Ma Cicchetti no, va dritto al punto senza ammassare parole solo per far numero.
Un libro che si gode al meglio rileggendolo una seconda volta, ripercorrendolo di nuovo. Come un labirinto: bastano dimensioni modeste per perdersi e vagare a lungo, mentre una strada dritta lunga il doppio dell’intero tracciato del labirinto si percorre in molto meno tempo.
Mi auguro che anche voi gradirete perdervi in questo labirinto, sperando che questo non sia l’ultimo libro di Vaporteppa che leggerete prima che il nostro Atlante si svegli e ponga fine al sogno che abitiamo.
Riguardo alla ripubblicazione delle vecchie opere, voi di vaporteppa avete intenzione di ripubblicare anche Cuore d’acciaio di Swanwick o Amazon di Zuddas?
No, le traduzioni sono complicate da fare e Mondadori ha già fatto un buon lavoro portando quello e il suo seguito ideale. Per chi li vuole in ebook, sono stati pure piratati mesi fa per cui non c’è nemmeno quell’urgenza.
Qualcosa di Zuddas mi piacerebbe, ma il mio preferito (fuori dall’ambito amazzoni), Balthis l’avventuriera, è attualmente pubblicato da una casa editrice, Edizioni Per Sempre, che, se ho capito bene, non ha distribuzione vera e lo vende in pratica solo via posta…
Anche in questo caso sarebbe da pensare, come con Cicchetti, a un lavoro di restauro e non è mica detto che a Zuddas possa interessare.
Preso! ^_^
avevo letto la versione originale tanti anni fa, e non mi ricordo niente. Ho preso la nuova versione e, rovistando nei bassifondi del mio hard disk, ho ritrovato la vecchia… vediamo se hai fatto anche questa volta un buon lavoro… :)
La versione su cui ho lavorato credo sia una intermedia ancora diversa (Bernardo ci aveva lavorato ancora, dopo la Fanucci che uscì con alcuni difetti ed errori, mi disse), perché leggendo dei commenti di anni fa ho visto riferimenti a termini desueti o strani come “guatava” che io non ricordo di aver visto in quella inviatami da Bernardo…
Oh yes.
Prendo pure questo.
Duca ormai prendo i Vaporteppa a scatola chiusa, non è male, non è male davvero.
Nel mondo di Amazon e dei libri digitali l’unico valore aggiunto che può dare un rivenditore è la conoscenza del proprio ambito.
Vaporteppa screma e trova per me ottimi romanzi e io pago volentieri tale servizio più che il libro in se che chiunque potrebbe cmq procurarsi gratis.
Le librerie questo dovrebbero capire prima che Amazon le monti a tradimento con i suoi titoli a 0.99 cent.
La mia paura più grande è che al crescere dell’offerta di VT non riesca più a stare dietro con i miei ritmi di lettura (e anche che il Duca diventi un alcolizzato a forza di abbinare recensioni di libri a buoni vini).
La qualità di opera in opera varia. Non tutti saranno bravi come Scalzo. In compenso magari molti non avranno la passione per le donne ipocrite e la loro sessualità, per cui eviteranno di scrivere scene che “fanno arrossire le gote di alcuni lettori”. E questo per i lettori sessuofobici magari è un forte pregio e dello stile un po’ peggiore nemmeno si accorgono. I gusti sono gusti su certe cose! :-D
Quest’opera è anomala, come spiegato. Con un lavoro anomalo (l’editing a posteriori, io faccio con i miei autori un lavoro integrato nel corso della scrittura) e dovendo partire da un’opera Fantasy spiccatamente virata al Giallo… con tutti i difetti da Giallo, come personaggi ridotti all’essenziale (che non è un difetto, anzi, ragionando con le buone pratiche del teatro e degli insegnamenti dei maestri come Marks, Egri ecc. è un pregio l’eleganza, ma per alcuni lettori la cosa può pesare) e plot fondativi poco sviluppati o assenti. Questo è però vero di molta Fantascienza, detta narrativa di idee anche perché era tutta Plot A: qui http://angra-planet0.blogspot.it/2014/11/un-esempio-sbagliato-vale-piu-di-mille.html una spiegazione sulla visione di una storia coi 3 plot che rendono il personaggio “tridimensionale”.
Spero ti possa piacere lo stesso. D’altronde è comunque ben sopra, se ti premono i problemi di pura tecnica di scrittura “riga per riga”, a G.R.R. Martin (punto di vista che balla da Bran a Narratore nel primo capitolo col PdV di Bran delle Cronache, discorso indiretto quando capita, riassunti ecc.), Abercrombie (amante degli avverbi di modo, dei gerundi, e nella traduzione italiana “il Richiamo delle spade” portatore di perle di WTF nell’incipit come la lancia crudele: “Una lancia gli veniva incontro rapida, e crudele come lo Shanka che la impugnava.”) o allo Swanwick che abbiamo portato noi (storia simpaticissima, ma lo stile è bruttino: e perfino in inglese, in più punti, non si capiva chi era il soggetto delle frasi a causa di una pessima gestione dei soggetti sottintesi).
Solo che abbiamo abituato i lettori con opere ben migliori, per cui scendere al solo “molto buono” (un po’ di raccontato di congiunzione, qualche frase troppo poetica che era meglio tagliare ecc.) può pesare ai più rigorosi appassionati di tecnica che usano, come ho saputo, le nostre opere anche per imparare a scrivere meglio secondo il metodo immersivo (per me non è un problema, riesco a leggere Martin e Asimov ancora oggi con piacere, mi basta poche pagine ad abituarmi e fingo di non vedere gli errori) :-)
Sfortunatamente la crescita dell’offerta sarà per forza modesta, dovendo seguire io le opere il ritmo non sarà mai molto più alto di com’è ora (massimo massimo arriveremo a 15-20 opere l’anno), sia per i tempi di lavorazione che per quelli di scrittura delle opere da parte degli autori… e trovare nuovi autori.
E anche lo stile, pur rimanendo dal “molto buono” in su, avrà oscillazioni: ci sono vari autori che possono fare bene e che meritano di venire fatti conoscere… non tutti possono essere perfetti, ma se il livello è molto buono, perlomeno a livello tecnico, e quello delle idee è buono, voglio dar loro almeno una possibilità. Anche solo una. :-)
P.S.
Non comprate a scatola chiusa! XD
Mi impegno tanto a farvi le anteprime più lunghe in epub su UltimaBooks! XD
Ho letto lo Specchio un anno fa, dopo averlo cercato per anni a seguito di quella segnalazione quasi di sfuggita di Gamberetta e averlo trovato “per caso”. Mi era piaciuto moltissimo e avrei voluto leggere altro dell’autore.
Questo non è esattamente “altro”, ma lo comprerò e lo rileggerò più che volentieri, soprattutto visto che è stato revisionato.
Grazie per aver contattato l’autore e aver ripubblicato l’opera, era stato uno di quei casi da “vorrei davvero ricambiarlo del piacere della lettura comprando il volume”.
Grazie mille davvero, per questo e per il resto del lavoro che fai/fate con Vaporteppa.
Chissà quando sarò in grado di produrre anch’io qualcosa di valido da proporre alla collana :P
Grazie a te, Cecilia.
Vaporteppa è sempre aperta per i nuovi autori. Magari non diventeranno produttivi, ma finché non li si trova e supporta a lungo non si può sapere. :-)
Seguendoli con cura ovviamente la selezione su chi investire è un po’ lunga, con tempi di attesa anche di mesi prima della selezione, ma chi sta venendo seguito mi pare sia soddisfatto.
Basta inviare a vaporteppa@simplicissimus.it un’opera (un racconto, un primo capitolo) che dimostri un po’ di potenziale tra idee e scrittura decente e dimostrarsi volenterosi di studiare se si viene poi contattati.
Lo studio è tutta la differenza tra un autore mediocre e uno bravo: studio della narrativa, studio delle tecniche di scrittura, studio (in realtà lettura per diletto) di tante opere di fantascienza e fantasy, di miti e saggi sui miti, di saggistica scientifica, fumetti e anime ecc. (anche leggere 100 Urania è un esercizio che arricchisce la fantasia!) per creare le basi su cui costruire i propri contenuti con una tecnica adeguata. Epurando la scrittura dell’errore può apparire veramente il proprio stile. :-)
Lo studio, le opere divorate in gran quantità e le ricerche ci sono tutte (hek, sono diventata una fan dell’epica antichissima e del folckore :P), ma sento ancora di aver da lavorare sulla tecnica nuda e cruda.
Inoltre, purtroppo* finora avete pubblicato generi fuori dal mio campo di lettura&scrittura più congeniale (urban/contemporay con influenze da light novel giapponesi, epica e fusione di magia-tecnologia), non sono sicura ci sia compatibilità con la collana :(.
Quando riaprirà AgenziaDuca comunque sarò in prima fila, e intanto grazie per la mail/indicazione per Vaporteppa ^^
Btw, nel frattempo ho comprato l’ebook. Curatissimo… e le postfazioni e la fatina-ringraziamento sono delle chicche.
*per me, dico.
Di queste cose mi piacerebbe portarne un po’. ^_^
Secondo me ti potrebbe piacere molto il romanzo che uscirà a gennaio (secondo volume conclusivo 2 mesi dopo, 3 al massimo).
Eh, non so se AgenziaDuca riaprirà. Magari tra almeno 6 mesi. Forse.
Devo dedicare tutto il tempo a Vaporteppa e a formare più autori gratis possibili (cioè, non gratis: è tutto incluso nel flat pagato da Tombolini per gestire Vaporteppa), non posso prendere clienti a pagamento… :-/
Scusa se rispondo solo ora, ma finora non ho potuto. Grazie per avermi risposto e buona fortuna per vaporteppa. Sarebbe un grande piacere se ripubblicassi Zuddas, ma anche se non lo facessi questo non toglierebbe nulla all’immenso lavoro che tu e il tuo team state facendo. Continuate così!
Davvero? Ah, mi apri un mondo di possibilità affascinanti *___*
Per portarne comunque intendi “importarle” da Jap/USA e quindi traduzioni (come sta facendo la CE americana Yen Press, non so se la conosci ma penso di sì) o nel senso di trovare autori italiani?
Mi segno il romanzo di gennaio (bella l’uscita del secondo/x volume dopo soli mesi, altra caratteristica da Light Novel D.O.C.) e a questo punto mi butto a pesce sullo studio personale, mi hai decisamente motivata! :)
Autori italiani. Le traduzioni, anche solo dall’inglese, costano troppo (a meno di non avere testi facili e magari non lunghi e poter fare come facciano con quelle di CM3, in percentuale).
Ho capito, grazie mille per tutte le spiegazioni/chiarimenti.
A questo punto non ho che da andare a lavorare ^^
ottima iniziativa.
Grazie per la segnalazione e complimenti per il lavoro svolto (soprattutto a sostegno degli autori meno conosciuti).
Saluti!
Ciao,
Ci sono possibilità di vedere un po’ del lavoro di editing fatto?
Giusto qualche passaggio a scopo didattico, per avere degli esempi concreti oltre alla teoria (che è sempre apprezzatissima, anzi un grazie di cuore a te e a Gamberetta per tutto il duro lavoro di educazione delle masse).
Mi sa che chiedo troppo :-)
Ciao,
Massimo.
Puoi confrontare la nuova, in vendita, con la vecchia, che è disponibile piratata. Quella vecchia non è esattamente quella su cui ho lavorato io, Bernardo ci aveva già un po’ messo le mani lui, ma è sufficiente per capire un po’ gli sfoltimenti maggiori. :-)
Se vuoi un esempio di editing con commenti e qualche microspiegazione, c’è questo vecchissimo esempio fatto per Taotor: http://federico-russo.blogspot.it/2012/01/agenzia-duca-un-assaggio-pratico.html
Esimio e Quattroso duca
Ho lurcato poco in questo periodo natalizio e mi son accorto solo ora del vostro lungimirante link ad un bell’articolo che permette di scaricare un magno esempio dei vostri sublimi insegnamenti.
Alla luce di tali insegnamenti riguarderò il pezzo di racconto che, nella mia assoluta insolenza, mi sono permesso di inviarle all’apposita casella di posta di Vaporteppa, acciocché Voi possiate degnarlo di un compassionevole sguardo per emettere poi un, mai abbastanza severo, giudizio.