Come ricorderete l’edizione 2012 era divenuta famosa per aver tramutato il “caos” di un tipico Lucca Comics & Games in un autentico collasso. Nel 2013 era andato anche peggio. Nel 2014, pur con l’area Junior ampliata e allontanata dalla zona Comics e con l’area Japan Town ingigantita e allontanata da tutto il resto… il collasso è stato ancora più violento.
Calca da spintonarsi nei momenti peggiori, ambulanze bloccate e ovviamente i soliti imbecilli che hanno dato il permesso di fare la lentissima (e francamente cretina) “zombie walk” a quelli di Umbrella, che si beccavano pure qualche vaffanculo dalla folla obbligata a rimanere ferma e immobile accalcata a bordo strada, causando ingorghi devastanti che impiegavano poi decine di minuti a risolversi.
Fisicamente non bastano le strade, soprattutto perché l’area Comics fa da passaggio quasi obbligato da Games a Japan e viceversa. Le strade collocate a metà tra un’area e l’altra sono abbastanza libere, per cui quando ci si allontana di un 200-300 metri o ci si infila in vie secondarie si respira meglio. Aver allontanato ancora di più tutto e aumentato gli spazi ha solo permesso di realizzare l’evento “ancora al collasso” invece di renderlo del tutto impossibile.
Dai quasi 220.000 visitatori complessivi (biglietti e non) del 2012 ai 400.000 del 2014. Concordo con la cosplayer Giorgia Vecchini che ormai ci sarebbe da andare solo i primi due giorni, giovedì e venerdì, quando la ressa è accettabile, e saltare i due di calca peggiori.
Considerando la calca e i genitori con i bambini nel passeggino in quella ressa, prima o poi il merdone con morti e feriti ci sarà se non si comincia a cambiare molto l’evento e la distribuzione degli spazi, anche in relazione ai flussi di spostamento. Quello che servirebbe, quando si hanno 240.000 visitatori paganti e 400.000 totali, è trovare un modo di ridurre i disagi per chi caccia i soldi e ha maggiori diritti a spostarsi decentemente da un padiglione all’altro. Senza contare i pericoli sulle mura, così intasate che ci si spintona fino al bordo non protetto, che dà su circa 7 metri di caduta. Geniale. Le fortificazioni di Lucca erano state pensate per difendere la cittadinanza dalle moderne artiglierie, non dall’assalto dei turisti. ^_^
Non vedo come risolvere il problema, essendo le attuali piazze già saturate come spazi… magari occupando più piazze ancora, dividendo i fumetti in ancora più padiglioni distanziati o realizzando un altro padiglione Comics fuori dalle mura (ma non vedo spazi paragonabili a quello del Games). Si è arrivati già a suggerire la creazione di corridoi di passaggio privilegiati per chi ha il biglietto, bloccando strade per l’accesso ai soli residenti e ticket muniti. Non so che complicazioni possano esserci dietro per i residenti, ma non penso risolverebbe il problema di piazza Napoleone da cui si accede anche al Palazzo Ducale in cui la mostra è sempre stata libera per tutti i visitatori anche senza biglietto.
Cominciamo con un aneddoto del viaggio. Arrivato a Milano Centrale, nell’oretta di attesa per il treno verso Genova Piazza Principe, sono passato come sempre alla Feltrinelli. Giro tra la sezione storica, ricchissima ormai di libri di memorie e di saggi sulla Grande Guerra. Il che è sempre una bella vista. Meno bella l’area delle novità, dove una dozzina o poco meno di copie dell’ultimo parto di Licia Troisi mi osservano.
Sollevo l’informe massa marrone editoriale, avvolta in una fascetta grande in modo imbarazzante (come un terzo della sovraccoperta!), convinto di potermi divertire con la prima pagina… e chiudo dopo aver visto quattro avverbi in -mente buttati così fuori luogo, così a cavolo, in sola mezza paginetta iniziale, che è evidente che siano lì a bella posta per dire “Lo so che non si scrive così, macazzomifrega?” La Licia di 10 anni fa non scriveva col turboschifo così a manetta. Grazie Licia, mi hai rovinato la lettura delle nuove avventure di Nihal. Forse. Ora ti voglio un po’ meno bene. Forse.
Proseguo per 40 minuti a cercare narrativa tra Fantasy e Fantascienza di un qualche interesse, frugo sconsolato nel mainstream e alla fine compro scegliendo tre tra le poche cose decenti del negozio (saggistica esclusa). Le trovate nello scontrino.
Torniamo a parlare di Lucca.
Sono stato a Lucca come nei due anni scorsi con Angra e ho approfittato dell’evento per incontrare Giuseppe, un autore scelto per Vaporteppa dopo un anno di lavori e con cui ho fatto amicizia. Per cui sì, visto che da anni il mio criterio della scelta sul web degli amici con cui stringere rapporti si basa sul rispetto per le loro capacità, ne consegue che finirò a pubblicare sequenze di amichetti. Non posso farci niente, finisco per tramutare in amichetti ottimi autori selezionati tra sconosciuti (o gente di cui non mi fregava nulla… o mi stava pure sulle scatole: ciao Lucia!). Ho rovinato anche l’illustratore delle copertine, Preitano, temo.
Non vi faccio il passaggio logico necessario per capire la differenza tra avere un “amichetto senza competenze e quindi pubblicarlo” oppure decidere che un “tizio molto competente che si ritiene adatto da pubblicare meriti amicizia”. Sarebbe una spiegazioni umiliante per chi ha un Q.I. a 3 cifre, e quindi ci arriva da solo, e sarebbe una spiegazioni inutile per gli svantaggiati a cui concetti come oggettività, meritocrazia e metodo scientifico scorrono addosso come l’acqua, in quel torrente di non sequitur in cui fanno abluzioni ogni giorno. Ciao G.L.!
Arrivo a metà pomeriggio di giovedì. Prima tappa: la mostra al Palazzo Ducale. Tra parentesi il Palazzo Ducale, che ha il Cortile Carrara, è ovviamente mia proprietà, ma gli abusivi ci si sono infilati e, come saprete, in Italia far uscire gli abusivi è praticamente impossibile. Disgraziati farabutti. La mostra aveva opere di Silver, di una tizia israeliana (credo) di cui non mi frega nulla, del manga Le bizzarre avventure di JoJo, roba inedita del fumetto Walking Dead, videogiochi e altra roba. Ho fotografato le opere più significative.
Vado in biglietteria a prendere l’abbonamento da due giorni e il primo bracciale. Coda corta, pochissimi minuti, forse nemmeno 4. Un po’ come nei due anni prima. Missione del giorno: far fuori l’area Comics, nello specifico i due padiglioni Napoleone e Giglio, controllando bene il più possibile gli stand di interesse. Quindi camminare lenti e fermarsi molto. Molto. Molto tempo. In alcuni casi proprio molto. E dopo un po’ era chiaro che si poteva pure andare più svelti, ma tanto valeva farsi del male ancora per quest’anno, per togliersi i dubbi e dare il massimo dell’attenzione a qualsiasi albo che apparisse vagamente promettente.
Già a fine mattinata mi giravano le palle per la ressa formatasi nel frattempo un po’ ovunque. Eppure non ho sentito il bisogno di sorseggiare dalla fiaschetta col Jack Daniel’s aromatizzato al miele, che pure avevo predisposto per sopravvivere a momenti di demenza eccessiva. Nel pomeriggio, avendo fatto un po’ di acquisti, si aggiunge la rottura di palle di portarsi la roba in giro alla ressa nel frattempo ancora aumentata. Ho sorseggiato, ma poca roba…
Acquisti in foto: un manuale di prospettiva di Euromanga consigliatomi da un amico che lo ha trovato molto buono (e infatti in copertina c’è una con gamberetteschi capelli rosa); la raccolta dei migliori fumetti di Eisner realizzati per la rivista mensile di manutenzione veicoli dell’esercito (bellissimo, parte da subito col botto con la spiegazione di come si posiziona il carico su un camion); Signor Mardi Gras Delleceneri vol. 2 (il primo volume mi era piaciuto molto, ma io ho un debole per gli scheletri e per il regno dei morti simile a quello dei vivi); un manuale di lezioni sul fumetto consigliatomi da Preitano; un saggio generale sui fumetti (ne compro spesso, ormai); un fumetto italiano in vari volumi (che ho preso tutti per supporto e simpatia) di cui mi erano piaciute molto le copertine e sfogliandoli non mi dispiacevano parecchie vignette (lo stile era da manga standard, ma sembrava promettente e curato… come potete intuire, devo ancora leggere questi acquisti!).
Ovviamente gli acquisti migliori, a parte il volume di Eisner, sono stati questi:
Arrivo in biglietteria alle 9 in punto, convinto come i due anni precedenti che fosse sufficiente. No. In più la coda non è divisa tra Biglietti e Abbonamenti, per cui bisogna salire in cima alla coda e aspettare di venire divisi alle prime tende gialle, dove la consegna gratuita delle Red Bull contribuisce al collo di bottiglia. La coda è lunghissima, si vede fin dall’ingresso in Porta Sant’Anna. Arrivo ai tendoni gialli e guardo la coda… arriva fino alla curva, dove c’è l’accesso di Umbrella. Arrivo lì. Prosegue ancora oltre… totale calcolato con Google Maps: 140 metri. Sembrava di più.
Giuseppe aveva appena finito la coda, essendo arrivato 30 minuti prima. Mi raggiunge dopo un po’… in circa 40 minuti, poco meno, ho il bracciale del giorno.
Il secondo giorno, avendo finito il giro della zona Comics, ero libero di girare a piacere e chiacchierare. Ho lasciato Angra e compagna alle loro attività legate a illustrazioni/conferenze e ho passato la giornata con Giuseppe, venuto apposta lì per incontrarmi e parlare di lavoro dal vivo. Per un paio di ore si è aggiunto anche Preitano, per un secondo giro rapido in Comics con Giuseppe che ancora non aveva visto nulla. E meno male che ci siamo andati! Così ho incontrato Ivan Cenzi di Bizzarro Bazar dal vivo e mi sono fatto autografare La Veglia Eterna, il volume fotografico sulle Catacombe dei Cappuccini di Palermo!
Fortunatamente pure Durigon è riuscito a liberarsi un’oretta per venire con me e Giuseppe a guardare statuette nude in PVC alla periferia dell’area Japan (fuori dalla Japan Town, il padiglione di piazza San Francesco). Immancabile il fotografo di 120 kg circa, sui 40-45 anni, con obbiettivo lungo come un mug, che faceva foto alla teca con le statuette coi capezzoli in vista. Mi ha fatto sentire normale, al confronto. Grazie di esistere, fotografo porcone: grazie a te e a quelli col capello di paglia di Rufy da One Piece. Cure ambulanti per l’autostima.
Prima tappa successiva la mostra nella Chiesa di San Francesco, davanti al padiglione. Un artista giapponese con opere in mostra che quando costavano poco erano 800 euro e facevano pensare “Mio cuGGino con 8 euri”. Ci salvano le teche piene di statuette di robottoni di Go Nagai, un po’ di Gundam e altra roba mista e… all’improvviso l’unica Estelle di Tales of Vesperia che ho visto quest’anno. In Chiesa, per giunta! Foto obbligatoria, una delle pochissime fatte.
Credo di aver un po’ spaventato Giuseppe.
Ogni volta che passava una cosplayer con i capelli rosa, glielo dicevo e indicavo dove. Incluso un commento se era un rosa inadeguato a Gamberetta: “Capelli rosa a sinistra, avanti. Ma è magenta, non contano.” Secondo Giuseppe le ho individuate tutte quelle che nella folla abbiamo incrociato. Ce ne era una di cui non ho capito il cosplay, ma era proprio bella, con un caschetto rosa pastello gamberettesco e un costume in bikini di scaglie metalliche e stivaloni.
Passando di fronte alla vetrina di una libreria, di fronte alla novità esposta, fornisco a Giuseppe una breve consulenza editoriale spontanea: “Ecco una pila di merda.” Mi fissa ammirato dalla mia capacità di sintesi critica. Ho studiato molto, lo so.
A proposito della nuova stampata fumante di Nihal!
Sono ovviamente andato alla conferenza con i vari autori Mondadori Chrysalide assieme. A parte Strukul, che è stato il migliore del gruppo (e viene da chiedersi che ci facesse lì… ok, per la collana, ma sembrava una scalinata sopra gli altri), in generale è stato 40 minuti di pura demenza. Tra risposte che lasciavano a bocca aperta per l’idiozia o, forse è pure peggio, per la mediocrità, ciò che stupiva ancora di più era la nullità intellettuale delle domande fatte da, se ho capito giusto, l’editor della collana. In quelle condizioni era un miracolo non fare la figura dei gonzi. Imbarazzanti anche le domande dei fan, soprattutto la prima che sembrava così recitata e farlocca da far sospettare che fosse un intervento programmato per rompere il ghiaccio e stimolare gli spettatori a partecipare.
Il buon Giuseppe era in pieno fantatrashock, lo stato di stupore catatonico e imbarazzo in cui si precipita quando ci si scontra dal vivo con ciò che si sperava esistesse solo online. Ciò che farebbe sghignazzare leggendolo, riempe di imbarazzo e fastidio sentendolo dal vivo da persone chiaramente “umane”. Stava addirittura per fare una domanda a Licia, per chiedere quanto cazzo erano alte le montagne da cui si scende in volo per giorni e giorni. L’ho fermato. Più volte. Non si fa, non è educazione…
… e tanto Licia avrebbe rigirato la cosa per far sembrare una sua stronzata scritta nero su bianco come qualcosa di secondario che interessa solo pochi stalker monomaniaci. Non è nata ieri, Licia: figurarsi se è così scema da non saper ribaltare le sue colpe a danno di chi le segnala. Legge degli eventi pubblici: la colpa è sempre di chi indica la merda, non di chi l’ha cagata. ^_^
E poi ero ancora tentato di comprare una copia all’ultimo e farmela autografare dalla divina Licia in persona! Lo schifo per quanto sentito mi ha fatto desistere. No, non è vero: Licia è così divina che non riesco ad avvicinarmi nella mia pochezza, mi tramuterebbe in sale. Nel 2009 a Torino ero riuscito ad avvicinarmi a un metro e mezzo solo perché GL allo stesso tavolo compensava.
Io e Giuseppe eravamo concordi a pensare che la Chiesa di San Romano ospitando una simile porcata era davvero sconsacrata, peggio che ad averci ammazzato qualcuno sull’altare.
Giornata conclusa con una proiezione di corti giapponesi.
Quello che ho preferito è stato Shashinkan di Takashi Nakamura, arrivato fuori dal Giappone come The Portrait Studio. La storia è toccante e racconta la modernizzazione del Giappone attraverso il rapporto tra un fotografo e una famiglia, dai primissimi anni del ‘900 (o fine ‘800) fino a una sessantina o settantina di anni dopo. Il trailer è all’inizio del video qui sotto.
All’inizio un giovane fotografo incontra nel proprio studio per un ritratto fotografico un ufficiale e, si intuisce, sua moglie. Per vincere la timidezza della ragazza e farla sorridere, le mette in mano dei fiori. La volta dopo la coppia torna con la figlia nata da poco, ma qualsiasi cosa il fotografo faccia non c’è verso di togliere alla neonata l’espressione di disapprovazione. Attraverso gli anni, il terremoto, la guerra, la neonata diventa bambina, ragazza, donna e il fotografo continua a fallire nell’immortalarla sorridente.
L’espressione da Disapproving Gamberetta rimane sempre fissa durante la foto, sparendo solo raramente. Alla fine la donna ha una rivelazione, pensando al figlio morto in guerra, al marito e alla madre, il cui ritratto è ancora esposto con orgoglio nella bacheca del fotografo… e sorriderà, nella foto fatta assieme al vecchio fotografo.
Il momento migliore di Lucca Comics & Games è stato al sabato l’incontro col terzetto musicale che in cambio di donazioni di poche monete cantava a un incrocio. Molto meglio dei giappominkia (o perfette imitazioni canore) sul palco ogni sera, questo è sicuro. Grazie a Giuseppe per il filmato.
E il prossimo anno forse a Lucca ci sarò per lavoro, con Vaporteppa.
Dove, come e con chi, è da definire. Una debole speranza c’è: non è facile.
Ma ci stiamo muovendo già.
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