In prossimità dell’inutile e triste Salone del Libro di Torino, appuntamento annuale ormai per sentire i dinosauri che piangono disperati accusando il destino porco e l’ebook ladro, roba che nemmeno i blogger più frignoni si ridurrebbero a fare per attirare l’attenzione, capitano quel genere di idee che riempono di autentico stupore due categorie di persone: i fessi, in alcuni casi possono anche essere degli esperti di settore, a cui sembrano buone; gli esperti con un quoziente intellettivo a tre cifre, a cui si spalancano gli occhioni per il Sense of WhatTheFuck (il parente per i casi retard del Sense of Wonder).
Nel mezzo ci sono le persone normali, e spesso senza alcuna esperienza nemmeno amatoriale nell’editoria, che fissano la scena con questa espressione :-| come se gli avessero proposto di ammirare un cespuglione rotolacampo, come quelli dei film western. Quelli che non sanno bene se quella stronzata è uno scherzo (ma lo sperano tanto) o se è una trovata così intelligente da non risultare comprensibile per loro. Non preoccupatevi: quando si parla di Grossi Editori, non è mai il secondo caso.
Quest’anno la Mondadori ha tirato fuori dal cilindro, usando come prestigiatore un proctologo a giudicare dal risultato, i libri flipback! Ho resistito a non parlarne fino ad adesso, sperando che si rivelassero un elaborato Pesce di Salone. Non è così. Sono veri.
Cos’è e com’è un libro in edizione flipback?
- Rivoluzionario nella forma
Mondadori Flipback si legge in verticale e si sfoglia con una sola mano, dal basso verso l’alto.- Compatto nel formato
Occupa solo 1/6 dello spazio di un’edizione tradizionale.- Completo nei contenuti
Ha lo stesso contenuto dell’edizione tradizionale, in versione integrale.- Con te, sempre
Puoi averlo sempre a portata di mano, in tasca, nella borsa e leggerlo ovunque, anche quando lo spazio è poco.
E come fanno codesti magici libretti ad essere grandi 1/6 dei cartacei equivalenti (a copertina rigida, immagino)? Quale sofisticata tecnologia futuristica è stata impiegata? Si aprono su uno spazio in un’altra dimensione, permettendo a 5/6 del libro di non occupare volume nel nostro universo? E dall’altra parte Elrond si vanta con Gandalf di avere una magia che riduce di 1/6 le dimensioni dei libri? È la versione retard-editoriale dello scambio di energia tra universi in Neanche gli Dei di Asimov?
No. Sono scritti in piccolo e usano, al posto di solida e bella carta di qualità, della carta velina schifosa in cui si vede ciò che è stampato dietro, ben peggiore dei peggiori ghosting (la leggerissima permanenza di sfondo della vecchia schermata al cambio con la successiva) sui primi ereader. Visto che la pagina ora è piccola e si dovrebbe andare troppo spesso accapo leggendo, ecco la trovata: hanno stampato in orizzontale, così si tiene il libro girato e le due pagine diventano come una sola schermata da leggere da cima a fondo! Uao! E così si può tenere comodamente con una sola mano! Uao! E cambiare pagina col pollice! Uao! Col pollice, capisci? Uao!
In realtà è così piccina la scrittura che potevano pure stamparlo giusto: dopo guardate il secondo video e giudicate voi.
Se nell’attenzione alla qualità fisica i Mondadori Flipback rivivificano la tradizione di un’editoria antica, nel formato innovativo interpretano una sensibilità squisitamente contemporanea: sono libri comodi, agili, veloci, belli, tascabili in senso letterale, eleganti e “cool” allo stesso tempo. La soluzione perfetta per chi persegue il piacere della lettura su carta nelle pieghe di uno stile di vita sempre più incalzante e dinamico.
Babbling senza senso, sequenza di termini vuoti privi di un corrispettivo fisico analizzabile: editoria antica, formato innovativo, sensibilità squisitamente contemporanea, libri comodi, agili, veloci, elegante, cool…
Che mucchio di stronzate: alla lettera, “stronzate”, termine tecnico che in ambito scientifico e filosofico si usa per indicare ciò che è privo di dati verificabili a sostegno e quindi non è definibile in alcun modo come vero o falso. Anzi, peggio che “stronzate”, perché qui qualcosa di verificabile c’è ed è falso:
- “qualità fisica”, la rilegatura pare buona, ma la carta è pietosa e semitrasparente: se usavano quella carta per un’edizione brossura nuova, probabilmente si sarebbe alzato un coro scandalizzato su come viene distrutta la bellezza fisica del libro;
- “formato innovativo”: avete stampato in orizzontale, gegni, non c’è nulla di innovativo, è semplicemente un libro: è innovativo come gli albi di Sturmtruppen, molto più larghi che alti;
- “libri comodi, agili e veloci”: comodo magari sì, se intendiamo solo che è piccolo, ma agile e veloce? È un oggetto fisico, solido, dotato di massa, privo di un motore: sta fermo lì, non è agile né veloce. Ah, intendete per i contenuti? Ma i contenuti sono quelli degli altri libri, cito “Ha lo stesso contenuto dell’edizione tradizionale, in versione integrale” quindi anche quei libri erano agili e veloci? Sono tutti agili e veloci, allora?
- Quattro (ma questo è vero).
sfiorare la consistenza della carta e apprezzare la robustezza della legatura cucita sono esperienze percettive di autentico piacere per chi ama i libri.
Sembra una parodia dei fetish dei cartetard (o cartardati, se preferite l’italiano). E penso che neppure il peggior carteticista potrebbe avere un’erezione sfiorando la carta velina, e dubito che il profumo di chimica, colla e scorregge sia tanto diverso da quello dei comuni libri da bastare da solo per portare, senza il supporto di una carta ottima, il carteticista all’eiaculazione. Poco importa, in fondo il feticismo cartetard per la carta non ha nulla a che vedere con la lettura.
Intanto vediamoli in azione, questi flipback:
Il fatto che sia un incubo tornare indietro di una pagina è una metafora della vita moderna che è troppo veloce per fermarsi a guardare il passato? O è solo quel tocco di classe di un prodotto defective by design (in italiano: progettato da uno stronzo) che cerca di competere con gli smartphone, con cui comodamente tutti possono leggere mentre sono in giro come pendolari, fornendo qualcosa di extra da portarsi appresso, più scomodo e privo di qualsiasi vantaggio? L’alternativa all’intelligenza? La risposta alla domanda che nessuno sentiva bisogno di porsi? O semplicemente essendo un prodotto cool è pensato per gente che tanto i libri non li legge, sono solo da tenere in mano per fare gli intellettuali?
E ovviamente non basta il gegno di Mondadori che ha ideato questo formato agile, veloce, innovativo e cool di leggere: a quanto pare tutta Mondadori ha il cervello vigorosamente spinto tra le chiappe, altrimenti non si spiegherebbe il consiglio rivoluzionario per i librai riuniti di… usare i post-it. Sì, nel mezzo della transizione digitale, con gli editori che perdono qualsiasi ruolo di controllo sulle pubblicazioni e i librai che all’improvviso si trovano a dover, ommioddiocheincubo, vendere libri ai clienti sapendo di cosa parlano invece di fare i meri magazzinieri della carta, Mondadori consigli di usare i post-it. Segnamocela, sembra una di quelle idee così cretine da essere buone… e io consiglio di usarli per scriverci sopra, con un bel pennarellone colorato, “VAFFANCULO!” e appiccicarli in fronte a tutto il CdA, uno per uno, Marina Berlusconi ed Ernesto Mauri inclusi. ^_^
Va bene, ci siamo divertiti abbastanza col Gegno dei flipback, passiamo a qualcosa di più serio.
Devo comunicarvi, con un dolore lacerante nel cuore, che una casa editrice famosa per la pubblicazione di Fantasy alla D&D atroci (Dragonlance, Forgotten Realms: tra la seconda media e i primi due anni del liceo li leggevo, so di cosa parlo, so che merda sono), copertine orrende, traduzioni imbarazzanti e un’accozzaglia di libri tra New Age, angeli e astrologia, è fallita. O almeno dice così, poi magari qualcuno la salva, che ne so.
Lo so, è un terribile dolore per tutti quando una casa editrice chiude, si spegne una luce nel mondo della cultura fatto di Fantasy alla D&D, angeli, astrologia… ok, lasciamo perdere la cosa della luce nel mondo della cultura. Diciamo che ora non avranno lavoro tante persone grazie al cui sforzo potevamo leggere di Fantasy alla D&D, angeli, astrologia… ok, forse meglio lasciar perdere, non sono bravo a soffrire per la (prematura?) morte (forse) del Gruppo Editoriale Armenia.
Gentile xxx,
Mi spiace comunicarle che la casa editrice ha definitivamente interrotto le pubblicazioni. Purtroppo la crisi ha coinvolto anche noi.Cordiali saluti.
Gruppo Editoriale Armenia
Ma come chi?
Quando ancora il Fantasy era letto da pochi, e i più leggevano mongolate alla D&D per mancanza d’altro di facilmente reperibile, tutti conoscevano l’Armenia! E i commenti non sono mai stati positivi: copertine spesso orrende, traduzioni atroci (ma lì faceva a gara con Fanucci e Nord), scelte editoriali incomprensibili anche per i loro fedeli lettori. Non erano positivo nemmeno nei mesi prima dell’annuncio di morte, dato in realtà sotto banco, via mail, a chi sollecitava risposte sulle future uscite, quando i fan del ciclo Malazan bestemmiavano a denti stretti per la disperazione di non veder mai conclusa, in italiano, la loro enorme saga in ventordici libroni e pregavano che Armenia sopravvivesse: la sola serie The Malazan Book of the Fallen è lunga 10 volumi, per un totale di 3,3 MILIONI di parole.
Immagino sia anche una serie molto bella, a livello di intreccio e di personaggi, se uno riesce a sopportare come è scritta, o perlomeno così traspare dai commenti del lettori… ma io sono uno dei tanti che non hanno superato lo scoglio delle prime 200 pagine de I Giardini della Luna: ritenterò, forse, un giorno.
Le Cronache Perdute, vol. I – I Draghi degli Abissi dei Nani: non sembra nemmeno un titolo serio, sembra una parodia, e invece è serissimo. Quei bellissimi titoli fantasy fatti col generatore casuale e con le stesse parole puoi avere Le Cronache Perdute – I Nani degli Abissi dei Draghi, Gli Abissi Perduti – Le Cronache dei Draghi dei Nani, Le Cronache dei Nani – I Draghi degli Abissi Perduti ecc. e sembrano tutti sensati quanto il primo: insomma, roba di gran classe.
Quel che è peggio è che pure l’altro volume accanto, uno di una nutrita lista di libri simili nel catalogo Armenia, assieme a vagonate di porcate per astrologi truffatori, è serissimo: strappiamoci le vesti, “quando muore un Editore muore un pezzo di Cultura”, eh?
Devo dire che, nonostante nei forum di amanti del fantasy un po’ becero (e dell’astrologia ancora più becera) se ne parlasse fin dallo scorso settembre, io non ero informato. Colpa mia, dedico attenzione quasi solo ai gruppi editoriali principali, di cui escono i resoconti dei 3-6-12 mesi da leggere, questi qua li ignoro. Poi Armenia è sempre stata sinonimo di cacca sotto spirito con sigillo in ceralacca, che mi importava?
L’ultimo libro Armenia che ho letto, nel 2006 o forse inizio 2007, fu il loro tentativo di fare fantatrash prima che divenisse di moda… tentativo fallito, nel senso che decapitarono la serie al primo volume, non nel senso che non fosse abbastanza trash: La Lama Nera di Dario de Judicibus, una porcata tremenda. Ho ancora il libro, conservato con la gelosia del collezionista di coproliti, come conservo tanti altri orrendi fantasy italiani (in mezzo ai quali quelli di Licia Troisi sono perle editoriali).
Magari qualcuno si comprerà Armenia e la salverà, chissà. Magari, al di là di un magazzino pieno di libri che sono solo da bruciare, ha qualcosa di appetibile e solo bisogno di molta liquidità subito. Chissà. In fondo anche Coniglio Editore è stato comprato, quando è crollato. E Asengard, coi suoi fantasy italiani imbarazzanti, è stata comprata da Il Castello e ha tirato fuori, con la nuova proprietà, la traduzione di un libro di Ekaterina Sedia che pare molto interessante. Peccato che da ottobre scorso Asengard sia piombata in un silenzio di tomba: zero comunicazioni sul sito o sui social, dove era attiva e dove parlava spesso del successo avuto coi libri di Doctor Who. Inquietante, come se li avessero rapiti gli alieni di colpo… qualcuno sa qualcosa?
Dicevo prima che non seguo granché le vicende degli editori meno importanti, seguo solo quelli di cui mi è più facile avere notizie. D’altronde è più un hobby che altro, come non mi cambia una virgola sapere se gli eBook crescono di X o di Y: in ogni caso il mio lavoro è identico e va fatto identico (e questo è uno dei punti fondamentali che gli editori “in attesa che l’eBook cresca” non hanno ancora proprio capito).
Se l’editoria in generale non andava bene, con una riduzione del 6,2% in valore nel 2013 rispetto al 2012 (dati Nielsen), dopo un 2012 atroce e un 2011 poco carino, non va molto meglio nemmeno ai grossi editori. Perlomeno ad alcuni.
Mondadori sta lavorando pesantemente, dall’anno scorso, per salvarsi: tagli selvaggi per risparmiare decine di milioni di euro, licenziamenti col botto (267 nel 2013), un sacco di dipendenti obbligati a prendere la partita IVA per lavorare e un ricatto con sottintesi “mafiosi” (fallo, o altrimenti…) ai negozi per farsi consegnare un 5% degli incassi che dovevano invece spettare ai negozi. Giusto in Italia, tra le nazioni “civili”, un tizio che piomba facendo minacce e imponendo di consegnare l’incasso non viene arrestato: robe da matti.
Il 2013 di Mondadori si era chiuso, sul settore libri, così:
Rendiamoci conto: -9,8% complessivo, ma con alcune realtà come Arnoldo Mondadori (Ciao Licia! ^_^) o Sperling & Kupfer che crollano rispettivamente del -19,1% e -12,6%. No, non è normale. E la distribuzione libri al -37,4%, i famosi camion pieni di eBook sognati da Marina Berlusconi nella precedente puntata? Questo non è uno scenario da azienda, è uno scenario da cronache del dopo bomba, con mutanti radioattivi, rifugi generazionali e tante macerie.
Regge l’educazione con Electa e regge la Piemme, ma il resto… roba che il Presidente avrebbe dovuto aspettarsi il suicidio espiatorio dei dirigenti. Ma figurarsi in Italia la dignità di presentarsi dal Presidente con la pistola e dire “Sotto la mia responsabilità l’azienda sta crollando: concedetemi il perdono, in cambio della mia vita” e al cenno di assenso, recarsi in bagno per sporcare meno e farsi scoppiare il cervello. Figurarsi, la dignità è roba ignota.
E come è andata nel primo trimestre del 2014? Sì, lo so che manca solo un mese alla pubblicazione dei dati dei primi sei mesi di giugno, l’adorata relazione semestrale che da tre anni leggo con gusto, ma io intanto ho solo questi dati. E contengono LULZ. Secondo il resoconto di gestione del primo trimestre 2014, il calo generale del mercato dei libri è stato questo detto da Nielsen:
Nel primo trimestre 2014, il mercato dei Libri Trade risulta in diminuzione sia a copie che a valore rispetto all’analogo trimestre del 2013, rispettivamente del 6,8% e del 5,3% (fonte: Nielsen).
Non proprio esaltanti, eh? C’è da dire che i due nel settore Educational se la caveranno di sicuro, visto che da quest’anno riaprono le adozioni dei libri e loro soffrivano per le precedenti rigidità del mercato bloccato. Ma a noi interessa il trade, narrativa e saggistica non scolastica, giusto? E qui a parte Sperling & Kupfer con un piccolo attivo e Piemme con un accettabile passivo, sia Einaudi che Arnoldo Mondadori scoppiano come pustole infette. Bravi. Bel risultato.
Si consolano col digitale
E-book: i ricavi derivanti dai download di e-book presentano un trend di continua crescita (+57% sull’anno precedente)
Ma se consideriamo che quasi sicuramente il mercato è andato meglio di così, c’è poco da consolarsi: quasi sicuramente sono più lenti di quanto dovrebbero anche qui (dove nel 2013 vantavano due milioni di eBook venduti).
Se passiamo ai dati di RCS per il primo trimestre 2014, che riguardano editori come BUR, Rizzoli, Bompiani, Marsilio, Sonzogno e Adelphi, scopriamo che i loro libri trade stanno crollando del 14,2%, ma attenzione, non è davvero così:
La flessione dei ricavi della Varia Italia (-14,2%) è imputabile nella quasi totalità alla cessione di Skira. A perimetro omogeneo infatti i ricavi della Varia risulta no essere sostanzialmente in linea (-0,9%) evidenziando la buona tenuta delle vendite rispetto all’andamento del mercato di riferimento, in particolare per il successo riscosso dalle novità. I ricavi digitali sono in crescita (+66%).
Se togliamo che hanno dovuto cedere un pezzo, e che quindi quello ha fatto -100% sul trimestre, rimane ben poco di passivo. Diciamo che -0,9% è trascurabile, visto che la tendenza del mercato pare sia:
Secondo l’istituto GFK, il mercato librario italiano al 31 marzo 2014 registra una contrazione verso lo stesso periodo 2013 pari al 2,4% a valore e al 6,2% a volume.
Eh sì, ecco, Nielsen alla Mondadori diceva 6,8% a copie e 5,3% a valore: non so se danno i numeri al lotto, come fanno di norma questi cialtroni che si inventano i dati di mercato, o se nel documento RCS hanno solo scambiato le due cifre e perlomeno le percentuale del valore di avvicinano. Comunque quel che importa è che RCS se la sta cavicchiando: regge mentre Mondadori tracolla e perfino i suoi eBook crescono un pochino più rapidi, +66% contro +57%, ma sospetto che al solito i ritmi veri di crescita del settore siano ben altri.
Non so come stia andando il Gruppo editoriale Mauri Spagnol, con dentro Guanda, Corbaccio, Nord, Garzanti, Salani, Longanesi e altri, ma so che la loro risposta all’eBook, e di cui si stanno vantando molto, sono i tascabili Le Bussole a 8-10 euro. Questa è stata la risposta di cui il gruppo va tanto fiero al problema del cambiamento strutturale dell’editoria e alla sfida del digitale: carta, ancora carta, sempre più importanza alla carta. Una risposta così insensata che sembra di aver chiesto “Che colore ti piace?” e aver ricevuto per risposta “Martedì!”.
E io allora non so se Le Bussole adesso andranno bene, ma so che ragionando così presto GeMS andrà male.
E allora quando qualcuno dice che mentre gli editori, imbecilli come bambocci idrocefali, girovagano senza meta facendo stupidate, qualcuno dovrebbe educarli, salvarli, istruirli su come superare vivi la crisi… io vi riporto l’opinione espressa su facebook da Antonio Tombolini pochi giorni fa a chi chiedeva di instaurare un “sano confronto” per insegnare ai Grossi Editori a sopravvivere:
no, un “sano confronto” coi dinosauri, no, grazie, basta così. Abbiamo già dato, come dei veri coglioni, per anni, ostinandoci a voler salvare i dinosauri dall’estinzione. Colpa nostra: i dinosauri sono fatti per l’estinzione, quindi adesso ci si siede un po’ e ci si gode lo spettacolo, se permetti.
E come dargli torto? ^__^
Il fiume del digitale scorre, è un fiume piccolo, è un fiume dominato da dighe che ne bloccano molta acqua, ma c’è. Noi siamo qui, sempre sulle sue sponde, e giochiamo con le nostre barchette eBook di modestissimo fatturato, come Vaporteppa.it, e siamo contenti perché non affondano e spesso stanno a galla in classifica bene quanto le barchette di editori più importanti. Certo, sono poche, ma aumenteranno.
E noi rimaniamo qui e giochiamo con le nostre barchette sulla sponda del fiume e ogni tanto un editore passatista galleggia morto, trasportato dalla corrente. Quando sarà il turno di Mondadori, se non sarà too big to fail come lei si crede (ma nemmeno Penguin lo fu e venne comprata), si stapperà come una diga infranta e il fiume un po’ secco di oggi diventerà, per tutti noi con le piccole barchette, un grande fiume in cui giocare più liberamente.
EDIT 13:06
Male non fa anche spulciare questi grafici col crollo dei bilanci dal 2009 al 2013 di editori di giornali/periodici.
*guarda i flipback*
Ma allora è possibile avere idee più retard del mascara upside-down di Sephora…
LOL, ho visto un video. È una bella sfida, eh, ma gli Editori hanno molta esperienza quando si tratta di idee retard!
Noi di Genova, che non ci piace buttar via i soldi, abbiamo già imparato a leggere le scritte ruotate e così giriamo i libri normali e c’abbiamo già i flipback agratis, altro che musse.
Dico, ma come si può non sapere fare questa semplice addizione: “carta velina” + “pagine girate col pollice” = “pagine stracciate a tempo di record”?
Mi piace il Duca quando parla di editori italiani è al suo massimo dell’ispirazione .
Veniamo alle dolenti note : è possibile che la fantasy in italia sia stampata da idioti?
Si è una ragione conclamata , la morte di Armenia è una tristezza per chi come è sopravvissuto alle prime pagine di malazan e si è trovato con il culo per terra a metà del 7 libro .
Ammetto quando dalla fantsy anglosassone passi alla roba tedesca, capisci che hai finito le banane.
Mondadori provo’ a fare qualcosa di livello medio/basso che erano le serie di Warhammer non trattati di scrittura , ma vventure divertenti e non la solita scopiazzatura del ragazzo che è il prescelto ecc.
Che la mondadori abbia le pezze al culo si capisce dalle uscite agghiaccianti di ott-nov .dic :saggistica storica 2013 niente/niente / niente , ristampe di oscar spacciate per novità . Almeno laterza e rizzoli qualcosa hanno fatto uscire (sempre saggistica) .Sul piano del fantasy hanno trovato Martin per culo , io Lippi me lo ricordo quando la serie parti’ , ma noi partiamo forse ce la facciamo. Adesso penso che manchi i libri dell’asilo .
Vorrei appostarmi in libreria e vedere le facce di chi compra ‘sti libracci a rovescio schifosi,ma ho tanta paura
Quando ho visto la pubblicità del flipback ero indecisa tra la rabbia idrofoba e l’ilarità. Quello che mi stupisce, mi turba e mi fa incazzare è immaginarmi sti ritardati che si danno le pacche sulle spalle per quanto sono stati intelligenti.
“La mia risposta al computer è la macchina da scrivere portatile”
Quando fallirà Mondadori mi dispiacerà solo per i lavoratori innocenti…
Quello che non capisco è perchè non cominciano a vendere e book facendo sul serio, con la loro mole queste grandi case editrici potrebbero avere un ruolo fondamentale nel mercato e farci un sacco di soldi! Non riesco a vederci altro che pura stupidità autolesionista.
=_= Avevo già visto i flipback, e in effetti li avevo guardati proprio con una faccia tipo così: :|, mentre pensavo: “Sono io che non colgo, o è una trovata demente come penso?”… Sigh.
Stendo un velo (mortuario) sui dati vendita e la questione dei post-it. Quest’ultima l’ho letta tre volte, perchè non riuscivo a credere che fosse vera. In effetti, ancora non ci credo, forse ho letto molto male le parole, sai mai…
Ottimo articolo as usual, segnalo un refuso: “incomprensibili anche per il oro fedeli lettori.”
I Flipback stanno ai Libri come i Butt Plug stanno ai Dildo.
E non lo dico io, lo spiega chiaramente lo spot:
http://youtu.be/1E8gTEd5h3g
Vedo la gente scema. Tutti gegni, dall’ideatore del prodotto a quello dello spot pubblicitario.
Che bello spot, fa a gara con
Mondadori: riaccende la voglia di vomitare! ^_^
Permettetemi di fornire la giusta soundtrack per l’articolo.
Certo, le parole le si deve adattare, ma il succo è quello:
Comunque, giusto per chiarezza, non è che la Mondadori abbia davvero inventato qualcosa. All’estero anni fa esistevano già, eh… hanno solo “copiato” (in realtà no, è “adottato”: se guardate poi i due video dopo, noterete il logo Flipback col cane) un’idea di scarso successo, senza domandarsi se forse fosse di scarso successo proprio perché era una minchiata.
Qui un video: https://www.youtube.com/watch?v=MhGfc0qyYZQ
Qui un altro, del 2011: https://www.youtube.com/watch?v=tXnfQS9cWgg
Circa cinque anni fa vidi un flip book italiano, di cui non ricordo esattamente il nome, molto differente: la legatura era a spirale, per leggerlo non dovevi tenere aperte due pagine, come in un libro tradizionale, ma una sola, perché il foglio che precedeva ruotava indietro e il libro restata naturalmente aperto senza “qualcosa” che lo tenesse aperto. Le due facciate del foglio non erano lette di seguito, come nei libri normali e nel rivoluzionario formato Mondadori: prima si leggevano tutte quelle sul fronte del foglio e completato tutto il giro si leggevano quelle sul retro. Era davvero diverso e penso che per alcune forme di disabilità fosse più pratico da usare di un libro normale, ma già allora era fuori tempo massimo.
Bell’articolo
Ciao Duca, mi fa piacere che hai sollevato la questione dell’Armenia, almeno tu hai più visibilità del nostro piccolo forum, quello che hai citato, e potresti venire a sapere qualcosa in più.
A molte persone piacerebbe sapere cosa ne sarà delle serie targate Armenia, in primis Malazan, ma anche D&D (piaccia o meno) ha la sua schiera di lettori. Nel thread che hai citato ho riassunto in breve quello che è successo: l’Armenia doveva pubblicare il finale dell’ottavo romanzo Malazan di Erikson e invece è sparita nel nulla. Per quanto ne so non esistono annunci ufficiali di chiusura, ma è tutto fermo e il mio sesto senso mi dice che lo sarà per sempre se qualcuno non rileva i diritti delle serie in corso. Qui sta il punto della questione: sul forum Malazan Italia siamo giunti alla conclusione che la nostra opportunità migliore è quella che un’altra CE rilevi i diritti del ciclo e ne finisca la conclusione. Magari con cover e traduzioni migliori, perchè condivido con te le critiche sull’Armenia.
Per farla breve: è tutto fermo finchè qualcuno non ci metterà i soldoni (sai che novità!). Tu che conosci meglio il mercato editoriale visto l’avvio di Vaporteppa, hai qualche consiglio da darci? Continuiamo a chiedere, o meglio, implorare altre CE di comprare i diritti, speriamo nell’Armenia o ci mettiamo una pietra sopra?
Grazie per gli ottimo articoli che scrivi, sempre utili e interessanti.
Unexist
Ho dubbi che qualcuno possa essere interessato a proseguirla per via dei costi enormi di traduzione… un prezzo normale, ma basso rispetto alle medie europee, è di 15 euro a cartella. Grossomodo, diciamo, 5000 euro per 100mila parole (e che porterà via al traduttore 2 mesi lavorando duro, 3-4 mesi se lo fa come secondo lavoro). Se proprio hai culo e trovi un traduttore che sia assieme bravo e disperato (o generoso) e te lo fa a metà prezzo, parliamo ancora di 2500 e oltre euro.
I romanzoni di 300mila parole equivalgono a 8000-15.000 euro di investimento sull’unghia. Significa che per tornare in pari poi di copie non devi venderne, chessò, 3000 su una edizione da 5000, ma oltre 10.000. E significa quindi moltiplicare ancora di più le spese, perché per vendere 10.000 copie, in un mercato in cui se va bene con un romanzo di buon successo hai resi al 40% e più spesso ne hai oltre il 90%, significa avere stampato sulla fiducia 20.000-30.000 copie. In un mondo in cui quando un libro va bene vende 1000 copie (e fa un passivo) e spesso non ne vende una dozzina. Sarebbe una prima tiratura da “aspirante bestseller”. E bisogna convincere i librai a prenotare il libro, cosa che probabilmente non faranno anche se fosse un capolavoro perché c’è crisi e i libroni enormi spaventano. Non sono cifre “esatte”, è solo per far capire come va più o meno.
Questo spiega come mai si dividevano i libri in 2 o perfino in 3 (vedi la Mondadori con G. R. R. Martin): 15.000 euro di traduzione su 3 libri, richiede di recuperare solo 5.000 a libro mentre chiedi il prezzo di 3 libri ai lettori invece di uno solo.
Come facevano un tempo gli editori a permettersi questi grossi investimenti anche su libri rischiosi, di nicchia? Vari metodi: il metodo del “un capitolo a stagista”, quello del “traduttore sottopagato disperato” (che traduceva però a cavolo, il suo unico obiettivo era finire in fretta) e quello del… metà paga ora e l’altra metà mai. Unendo in combo il sottopagato a metà prezzo con metà paga ora e l’altra mai, ecco come si riusciva a portare certi libroni in Italia che poi leggevano comunità magari affiatate, ma in numeri assoluti piccole. Non dico fosse il caso di Armenia, spero di no, ma tanti altri di cui non posso fare qui i nomi lo facevano (e i loro nomi si fanno spesso in giro nel web su queste questioni).
Onestamente tra la crisi e le banche che tagliano il credito, giustamente visto che tanti editori erano in passivo da mo’, la vedo nera. È una crisi che obbligherà, assieme alle piccole cifre del digitale attuale, a tornare autarchici e promuovere l’offerta interna… per noi di Vaporteppa non c’è problema, in fondo quasi tutti gli autori stranieri scrivono a un livello tecnico che non trovo adeguato agli standard che cerco, anche se spesso le idee sono buone, per cui per me formare autori nuovi è il cuore stesso della collana editoriale.
La vedo male per voi, insomma. Se capita un miracolo magari un magnate arabo compra Armenia, salva tutto e pubblica Erikson fino alla fine perlomeno della serie Malazan, ma se un’azienda già nel 2013 chiedeva aiuti di stato per non morire significa che molto appetibile non deve essere… e se anche venisse comprata, dubito che un cambio di rotta sotto la nuova gestione prevederebbe prodotti di nicchia come Malazan (men che meno rifare la serie, quando tanti lettori possibili lo hanno già letto).
Voi continuate a chiedere come avete fatto con Gargoyle… e nel frattempo chi ancora non legge in inglese impari e si abitui, che il tempo c’è e dopo i primi libri di scoglio non pesa più granché leggere in originale, perché sarà l’unico modo per godersi il primo ciclo di Erikson e le tante altre opere legate a quell’ambientazione. :-)
Ecco spiegato il motivo delle traduzioni oscene nelle saghe fantasy a più volumi.
Certo che 10000€ per la traduzione di un libro sono un’enormità… Malazan è una serie di 10 volumi e ne esce una cifra assurda. Aggiungiamo poi che, come hai tu, è una serie di nicchia anche all’estero (figuriamoci in Italia) e direi che non siamo ben messi per il futuro.
Una strada da seguire ci sarebbe: riproporre la serie dall’inizio con le vecchie traduzioni a basso costo sia cartaceo che ebook, nuove cover e una pubblicità estesa sul web. Non dico che ci sarebbe solo guadagno, ma fino al nono volume (l’ottavo è interamente tradotto) non bisognerebbe comprare una traduzione…
O forse sono io che mi faccio pippe mentali ^_^
Per quanto riguarda l’inglese è una battaglia contro i mulini a vento. Io ci ho rinunciato a convertire altre persone. Tra l’altro Malazan è una serie molto difficile in lingua originale, sia per la scrittura ricercata, sia per gli estesi contenuti. Non è un buon punto di partenza per chi vuole iniziare a leggere in inglese.
Ti ringrazio per la risposta esauriente e interessante, però sono moralmente obbligato a consigliarti di andare avanti nella lettura di Malazan. Il primo libro è di gran lunga il peggiore del ciclo e anche io, pur essendo un fan della serie, posso dire che è al limite tra brutto” e sufficiente. Già dal secondo le cose cambiano in meglio, il terzo è uno spettacolo, mentre dal quarto in avanti inizia la “vera” trama della serie, quella che porterà fino al decimo volume.
L’altro giorno sono entrato in uno store Mondadori, è stata un’esperienza straniante.
A parte il fatto che avevo una lista di libri che, ahimè, non trovo in formato ebook e sono costretto a comprare e non ne avevano nemmeno uno ma “lo avrebbero ordinato”, non avevano nemmeno i libri ad alta tiratura che uno si aspetta di trovare sempre (l’ultimo libro di Spinoza).
Al che uno è contento di spendere sti 2 euri di spese di spedizione e comprare tutto su Amazon.
Io trovo straniante quando ti chiedono se vuoi ordinare il libro/i che cerchi e puntualmente non hanno. Se entro in una libreria è perché non voglio o non posso aspettare i tempi di consegna dei negozi online. Salvo capitare a ridosso del giorno di consegna, ci mettono come o di più delle librerie online, paghi di più e devi andartelo a prendere. Mi verrebbe voglia di rispondergli “You know nothing Jon Snow”.
Di certo saranno post-it e Fapback® a convincermi a comprare da loro.
Condivido quasi tutto dell’articolo, ma devo dissentire su Dragonlance
Io ho imparato ad amare il fantasy grazie a Margaret Weiss e Tracy Hickman e apprezzo anche oggi il loro lavoro.
Poi che Dragonlance sia un marchio ipersfruttato e si arrivi anche ai paradossi descritti nell’articolo è indubbio, ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca.
Almeno Dragonlance non è uscito in Flipback! :-)
Fra l’altro nessuno si è mai posto un piccolo ma per me significativo problema riguardo ai flipback:
Dall’avvento dei cellulari con gli SMS viviamo tutti con una persistente infiammazione ai tendini del polso. Peggiorata da quando sono arrivati gli smartphone.
Per me che uso pure la tavola grafica ancora peggio.
Ma c’era bisogno di qualcosa che ci mantenesse i tendini del polso sotto sforzo anche per leggere un libro?
Beh, che poi abbiano fatto il promo con un equivolo libro-dildo la dice lunga. Se fallissero sarebbe solo karma