Vaporteppa

Nasce Vaporteppa, in sprezzo del buon senso

Oggi, quattro febbraio 2014, nasce Vaporteppa, collana di narrativa fantastica specializzata in eBook (con cartacei in vendita su Amazon). Scoprite qui cosa pubblicheremo.

Illustrazione per la testata del sito,
realizzata da Laura Bagliani.

Il nome Vaporteppa, che dal 2010 fa capolino qui e là nel web tra chi segue il mio blog o Gamberi Fantasy, lo concepimmo assieme io e Gamberetta il 17 aprile 2009: lei sollevò la questione dei nomi italianizzati per i generi, io per steampunk risposi “vaporteppista” e Lei consigliò “vaporteppa”.

Vaporteppa mi piacque così tanto, soprattutto teppa, che mi capitò più volte d’usarlo parlando di gentaglia del fantasy e della fantascienza e una volta, pochi mesi dopo, quando scrissi in privato a Gamberetta «è internet degli albori che ha creato questa teppa?», Lei mi rispose «“teppa” sembri mia nonna».
Credo che la prima citazione pubblica su internet sia avvenuta qui:

E per concludere la divagazione linguistica, dopo uno scambio di mail con il Duca, penso che sostituirò il barbaro steampunk con l’autarchico vaporteppa.

In quest’altro commento del 2011 la conferma della nascita:

Sono contenta che il termine “vaporteppa” vi piaccia, l’ho coniato pensando a voi.

Successivamente mi consigliò di usare Vaporteppa come titolo per l’antologia di racconti del concorso steampunk (i cui racconti appariranno invece come “capsule” gratuite su Vaporteppa.it). Un po’ alla volta Vaporteppa divenne il nome di un progetto non ben definito per un sito dentro cui presentare l’antologia del concorso e altre opere steampunk (registrai il dominio il primo febbraio 2012) e infine si trasformò nella collana nata “ufficialmente” oggi.

È nata proprio così, controllate.

Vi invito a leggere l’editoriale risorgimentale sugli scopi di Vaporteppa, mentre qui spenderò qualche parola sulla nascita di questa collana. Vaporteppa all’inizio non si chiamava così, era il progetto di un marchio editoriale nuovo che stavo cercando di concretizzare dal gennaio 2013 con un amico editore. Sì, anche le sollecitazioni fin dal 2011 di diversi lettori a creare un marchio editoriale sono servite a qualcosa. Comunque, per vari motivi, il progetto non riuscì a partire in tempi rapidi, nonostante il grande interesse dell’amico, complici soprattutto i problemi e le lentezze normali dell’editoria tradizionale che neppure l’entusiasmo può sconfiggere.

Lentezze normali, certo, ma per me inaccettabili: ispirandomi al Piemonte che fece l’Italia anche io penso che per innovare non si possa procedere strisciando, ma ci si debba lanciare come i Bersaglieri. Ciò che è normale lo lascio agli altri, se non è sensato: con il buon senso e la normalità le nazioni si fecero sbaragliare più volte da Napoleone. Non fa per noi di Vaporteppa: i campi di battaglia ci piacciono visti da sopra un promontorio, dove l’aria del rinnovamento ancora arde di polvere di sparo, non da sotto la linea del suolo dividendosi le fosse con gli altri.

Non avendo date certe per l’avvio del marchio, a metà ottobre portai il progetto da Antonio Tombolini. Ricordavo che già da alcuni anni aveva espresso più volte il desiderio di divenire un editore vero e proprio, per cui pensai che magari il progetto gli sarebbe interessato e gli fornii una ventina di pagine di pianificazione strategica da leggere.
In realtà la mia speranza che volesse finanziarlo lui era scarsa, visto che il settore digitale era (ed è) ancora piccolo, però ci tenevo a informarlo anche solo per amicizia. Nel caso gli avrei chiesto i contatti di qualche editore di fiducia con distribuzione nazionale che potesse essere interessato.

Sorprendentemente in neanche 48 ore (del fine settimana) Antonio aveva letto tutto e accettato di provare (qui il suo annuncio). La cosa mi sembra ancora strana, ma buon per me: lavorare con una realtà editoriale nuova, senza eredità passatiste legate alla storia di un marchio, permette di sentirsi anche completamente liberi di fare tutto ciò che si vuole. Anche a costo di fare ciò che nessuna persona sana di mente farebbe: la Terza Via di Vaporteppa.

Così il marchio, divenuto ora una “collana” dentro Antonio Tombolini Editore, perse la patina seriosa iniziale (si pensava addirittura a un nome in onore di Albert Robida). Dopo essermi consultato con diverse persone che saranno coinvolte nel primo anno, scegliemmo di chiamarlo Vaporteppa. Il resto della deriva cialtronesca lo potete ammirare in queste pagine condite con fatine, vekkiume e stemmi monarchici.

I lettori più svegli potrebbero aver fatto un collegamento con il post in cui mi offrivo di lavorare gratis con gli autori che avessero inviato i racconti migliori. Come potrete intuire la mia attività a pagamento su AgenziaDuca.it sarà molto ridotta, visto che chi è promettente verrà addestrato gratuitamente per Vaporteppa. Non solo per i racconti gratuiti, anche se spero che ogni autore nuovo contribuirà fornendone uno, ma per creare futuri scrittori consapevoli che decidano di pubblicare con noi.

La formazione degli autori è al centro di Vaporteppa, come lo fu storicamente nell’editoria statunitense: se l’editore non fornisce i mezzi per migliorare, se non istruisce gli autori, è un editore a metà, si riduce a uno stampatore che si tiene percentuali da strozzino per la “promozione” del libro.

Su Vaporteppa, a parte le fatine, crediamo anche nell’importanza dei riti: per esempio quello di aprire una bottiglia speciale per festeggiare un certo evento. Non speciale nel senso di pregiata o di costosa (può esserlo o non esserlo), ma nel senso che simbolicamente si deve legare all’evento a cui è stata abbinata. D’altronde pubblichiamo narrativa fantastica, no?
Per questo motivo, nonostante sia un amante degli spumanti e i rossi strutturati mi interessino molto meno, non ho tenuto da parte per l’apertura di Vaporteppa né uno Champagne biodinamico di Beaufort né un bel millesimato Altalanga di Cocchi: ho scelto un Sagrantino di Montefalco del 2008 da appena 12,90 euro.

Colore intenso e luminoso rubino con unghia granata.
Profumo di confettura di amarene e di fiori appassiti,
note di cacao e di tabacco che si mischiano ai sentori di vaniglia.
Cantina “Terre de la Custodia”, 4 grappoli per AIS.
Io premio persistenza, intensità in bocca, corpo e colore: 86 punti.

Come mai quel Sagrantino?

Prima di tutto per il nome della località da cui proviene, “La Palombara”, che subito richiamò nella mia mente gli “Scafandri” di Vaporteppa. L’anno mi fulminò all’istante: 2008, in cui scrissi il mio primo articolo a tema eBook e si mise in moto quella serie di eventi che mi portarono a conoscere Antonio Tombolini.

Il Sagrantino di Montefalco, che nel nome del vitigno richiama l’idea della sacralità, è un vino umbro. Un’uva aspra, molto tannica, difficile da lavorare bene, ma che fornisce grandi soddisfazioni con l’invecchiamento: un po’ come speriamo avvenga con Vaporteppa, in questo settore così duro e difficile.
Il Sagrantino di Montefalco era uno dei più pregiati vini dello Stato Pontificio a fine Settecento, secondo lo storico Serafino Calindri. L’Umbria non è le Marche e senza considerare il resto del ragionamento, per tornare sugli spumanti, magari anche una bella Vernaccia di Serrapetrona sarebbe andata bene per battezzare Vaporteppa.

Però l’Umbria risorse nel Regno d’Italia assieme alle Marche, strappate con la decisiva Battaglia di Castelfidardo a quella dominazione sacerdotale non voluta da Cristo, condannata dalla Ragione e dalla Storia. Battaglia avvenuta poco lontano dalla sede di Simplicissimus Book Farm. Troppi segni per poterli ignorare: nome della località, nome del vino, anno ed evento storico abbinato. Ci pensai alcuni giorni, quel vino non mi usciva dalla testa. Misi da parte lo Champagne Beaufort da 70 euro che pensavo di aprire e comprai quel Sagrantino molto più economico: e forse anche nei prezzi bassi, ma giusti, e in quella qualità minima garantita, senza cercare l’eccezionalità a tutti i costi, stava un altro segno. Molti segni sono nascosti per chi è disposto a inventarseli di sana pianta cercarli.

Perché nonostante tutto, bisogna essere orgogliosi di essere italiani. Si critica l’editoria, si critica ciò a cui la bella Italia si è ridotta, divenendo Itaglia o itaglietta, ma lo si fa proprio perché la si ama. Quando si ama la propria nazione, non si accetta che sia ridotta a una sgualdrina in cenci di cui ognuno fa ciò che gli aggrada.
Come scrisse Gamberetta nel 2010, quattro anni fa:

Io sono orgogliosa di essere nata in Italia e non farei cambio con nessun’altra nazione. Mi fa enorme rabbia vedere come siamo ridotti male, almeno nell’ambito che io conosco e che mi interessa.

Così simbolicamente iniziamo da dove partì il Regno d’Italia nel 1861, con la Vecchia Editoria ancora fortemente arroccata al Soglio di Pietro e con le sue vecchie cattive abitudini ancora ricche e porporate, in attesa che i tempi diventino propizi per un 1870 di tutto il digitale italiano a cui partecipare assieme agli altri nuovi marchi e agli autopubblicati per far Risorgere infine la narrativa italiana. Una narrativa nuova, di tutti gli italiani.
Diffondete la notizia! Vaporteppa è nata e la Patria ha bisogno di ognuno dei suoi figli!

 

Il Risorgimento non è un periodo storico:
è uno stato mentale.

 

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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