Ultimo appuntamento di Natale col Duca 2013.
Oggi un grande classico, Foolish Wives: regia, sceneggiatura e attore protagonista Erich von Stroheim. Quando uscì nel 1922 fu il primo più costoso mai prodotto, oltre 1,1 milioni di dollari secondo la Universal Pictures che per quel progetto, inizialmente, aveva stanziato “solo” 250mila dollari. Molti costi furono causati dal set, spesso con interni lussuosi: una Monte Carlo ricreata a Hollywood.
Undici mesi di riprese, sei mesi di post-produzione e 100 km di pellicola.

Erich von Stroheim con quelle spese veramente folli, quando già per molto meno aveva guadagnato la fama dello spendaccione perfezionista, rischiò la carriera imponendo le sue scelte e le sue spese all’apparenza irragionevoli. Era contro tutti. Era sicuro di stare facendo bene. Ed ebbe successo.

Non so quanto guadagnò, ma fu un successo: la carriera da regista di von Stroheim infatti non affondò lì, dopo solo tre anni dal primo film, ma continuò fino almeno al 1933 con Hello, Sister! noto in Italia come Scendendo lungo Broadway.

Foolish_Wives_-_1922_-_glass-slide_900px

 Trama in breve.

Monte Carlo, poco dopo la Grande Guerra. Vladislaw Sergius Karamzin (Erich von Stroheim) è un donnaiolo che si spaccia per un conte russo, capitano nei dragoni imperiali, supportato dalle due crudeli cugine (e amanti?) che si fingono le principesse Petchnikoff. Il loro obiettivo è ingannare qualcuno ed estorcere denaro più in fretta possibile, prima che i sospetti sulla loro copertura si facciano pesanti, e fuggire. La vittima individuata da Karamzin è Helen Hughes, moglie dell’emissario diplomatico statunitense in visita per incontrare il Principe di Monaco, ma per conseguire il suo obiettivo non si farà scrupoli a sfruttare l’infatuazione della cameriera Maruschka per rubarle i risparmi o perfino ad approfittarsi sessualmente di Marietta, la figlia minorata mentale del falsario Ventucci.

Il film è costruito attorno agli ambienti e alle luci, fondamentali.
Karamzin all’inizio ci viene presentato come un individuo sinistro che al mattino presto si esercita con un revolver dotato di silenziatore (non mi pare però una Nagant M1895 silenziabile) contro un bersaglio a forma di volto umano e che a colazione al posto del caffè beve vino rosso e al posto dei cereali mangia il caviale. Cosa che onestamente farei anche io senza problemi, se avessi i soldi. Ma sperperare denaro nel lusso o sparare al mattino presto non basta per essere dei mostri e presto viene svelato il modo in cui Karamzin usa l’ambiente, l’atmosfera di cui si circonda, per opprimere gli altri o manipolarli. Karamzin non ha rispetto per altri che per Karamzin.

 

Uno dei capolavori autentici del cinema muto assieme a Intolerance di Griffith (che sfortunatamente devo ancora vedere) e a pochi altri. Fin troppi ce ne sono stati di grandi film in quei quindici anni di boom del cinema come lo intendiamo noi, con film lunghi ben più di un’ora, prima dell’avvento del sonoro.

A proposito del muto: non è curioso che Stroheim/Karamzin nella solitudine del mattino in riva al mare, dove nessuno può venirne disturbato, scelga di sparare con un silenziatore nel mezzo di un film muto? L’ho trovato curioso, un po’ ironico.

Senza contare altri inserti come il libro intitolato Foolish Wives, scritto da Erich von Stroheim, che appare tra le mani di Helen Hughes. E il vino a colazione bevuto in un bicchiere senza stelo, da acqua, forse a suggerire assieme al caviale a cucchiaiate e assieme alle uova sode che prende tutte per sé, oltre ai maltrattamenti delle cugine verso la cameriera, la gretta cafonaggine di chi è divenuto di colpo ricco con mezzi disonesti?

La vecchiaia si sente sempre e ciò che è stata straordinaria innovazione all’epoca, decenni dopo appare come normalità la cui ammirazione è puramente storica, per chi seppe fare così tanto con così poco e inventare un linguaggio su cui poi altri maestri del cinema hanno costruito ancora. Un po’ come ho cercato di comunicare più volte, parlando di fantascienza d’epoca.

Con quest’elogio del vekkiume, per riscoprire il passato e non dimenticare mai che siamo come coniglietti tenuti alti nelle mani da ragazzine coi capelli dei più strani colori, termina la rassegna Natale col Duca 2013.

Buona visione.

1 Reply to “Natale col Duca – “Foolish Wives” (1922)”

  1. il vino a colazione bevuto in un bicchiere senza stelo, da acqua, forse a suggerire assieme al caviale a cucchiaiate e assieme alle uova sode che prende tutte per sé, oltre ai maltrattamenti delle cugine verso la cameriera, la gretta cafonaggine di chi è divenuto di colpo ricco con mezzi disonesti?

    Mi ricorda moltissimo Ivano, il personaggio coatto di Carlo Verdone in “Viaggi di nozze”.

Comments are closed.