Può l’amore per una donna giustificare il sacrificio dei propri baffi (o della propria barba)?
Un uomo può ancora considerarsi tale se accetta di evirarsi della propria irsuta mascolinità per soddisfare la sciocca pretesa di una femmina crudele?
Di questo parla Mr. Poppleton’s Moustache, canzone accompagnata da pianoforte scritta da Henry Walker e dedicata ai membri della lega contro la rasatura nel 1860 circa.
La canzone è stata adattata e interpretata dall’eccellente Sir Reginald Pikedevant, Esquire, che già avete ammirato nel brano di genere chap hop intitolato Just Glue Some Gears On It (And Call It Steampunk) che avevo proposto nell’articolo Introduzione generale al mondo Steampunk.
Queste sono le produzioni della cultura Steampunk che preferisco, interpretazioni moderne e intelligenti del passato, altro che corsetti e occhialoni random!
Il tema recuperato è tutt’altro che privo di modernità!
La società attuale in Europa preme moltissimo per la rasatura del volto maschile, cancellando quell’elemento di individualità e cura del corpo che erano barba e baffi. Un hobby spesso a bassissimo costo, da fare in casa, con forbici, un po’ di cera e tanto amore. La barba virile, curata con amore, non ha nulla a che vedere con i bestiali peli sconnessi in barbacce senza ritegno di tanti cammellieri.
Addomesticare la propria prorompente mascolinità era parte della cultura dell’uomo di una volta, distinto dal selvaggio fornicante dei paesi incivili. Attività sana, morale ed economica ormai sostituita dal più vasto business costruito attorno all’uomo evirato: non solo sapone, dopobarba e rasoi (e fin qui andrebbe pure bene, per chi vuole solo i baffi), ma pure cure dimagranti, fitness, integratori alimentari, barrette sostitutive del pasto, creme per il corpo e abbronzature più o meno artificiali!
Senza parlare di interventi estetici maschili più invasivi o perfino l’uso del trucco!
Avere barba e baffi è considerato stravagante, soprattutto se più estesi di timidi baffetti effeminati o un modesto pizzetto adolescenziale. Soprattutto tra i giovani. La società preme per avere grigi lavoratori irregimentati, dai volti rasati, privi di personalità dentro il cranio e sopra il volto. Si costringe l’uomo a evirarsi di quello che è un peculiare indicatore sessuale maschile (le signorine, tolti rari casi di grande fascino, non sfoggiano robusti baffi a manubrio).
I baffi stanno sempre bene!
Franciacorta Cabochon Rosé Brut 2005 di Monte Rossa.
Tutto ciò non mi pare abbia funzionato affatto a livello di riduzione del lavoratore ad automa (altrimenti non passerebbe tanto tempo su facebook invece di lavorare come lo zombie che vogliono che sia): ha solo ridotto i volti dei giovani a soffici e rosee distese non dissimili dal pube depilato di una ragazzina. E il corpo maschile (quel che ne è rimasto senza i peli del volto) a target per la vendita di prodotti un tempo dedicati solo al pubblico femminile.
Le esagerazioni dei dandy passati diventano la normalità nella moderna società evirata… dell’orgoglio e della dignità maschile, non della pulsione sessuale: l’uomo privo di “mascolinità”, virtù che un tempo indicava l’onore integerrimo e l’attenzione verso gli altri (non il machismo, degenerazione atta a denigrare la mascolinità ottocentesca e cancellarne il ricordo), è ridotto a mera bestia eiaculatoria da cui aspettarsi fornicazione nel migliore dei casi, stupri nel peggiore.
Violentatori evirati della barba e quindi della civiltà.
Questa violenza psicologica sfocia nel gesto autolesionista della quotidiana evirazione di ogni peletto che cerchi di allungarsi dalla pelle del volto come un sopravvissuto che intende urlare al cielo “Sono un uomo!”.
Per questo ritengo che il tema vada portato all’attenzione pubblica nell’ambito delle associazioni che si occupano delle mutilazioni genitali: infibulazione in Africa ed evirazione dei peli facciali in Europa, due violenze diverse in società diverse.
Chi è d’accordo con me lo dica, gli altri accettino di avere ancora una volta torto.
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