Lo Steampunk, soprattutto come estetica, attira sempre più persone. Come è giusto, d’altronde chissenefrega la fantascienza e ancora di più quella di oltre un secolo fa. E comunque leggere la fantascienza del Lungo XIX Secolo serve solo a rovinarsi quel lungo repost, involontario a causa dell’ignoranza becera di tanti autori o dovuto a scopiazzature, che è stato il XX secolo. O scoprire che nessuno è più stato geniale e profetico quanto Robida 130 anni fa.
I prodotti di contorno allo Steampunk sono comunque un piacere da vedere.
Ciarpame atroce escluso, il che taglia fuori una buona fetta di pseudo-steampunk a base di ingranaggi incollati senza scopo apparente e senza alcuna volontà di rappresentare alcunché. Ma lì è palese sfruttamento dell’etichetta Steampunk per fare soldi, come con prodotti editoriali imbarazzanti quali Steampunk Poe: racconti di Poe, originali (non riscritti o reinterpretati), con aggiunte brutte illustrazione finto-Steampunk non particolarmente collegate ai racconti (le ho viste in PDF, per dare un parere a un amico editore).
Tornerò in futuro sulle rotelline incollate.
Ecco la Mini Countryman ripensata dai polacchi di Carlex Design con un design Steampunk. Per le linee e la carrozzeria in generale non si può fare molto, se non giocare un po’ sui colori e sui cerchioni, ma dentro è una meraviglia di retrò gonzo: non come un’auto storica vera, ma come una reinterpretazione moderna del passato (e un certo feticismo della rotellina decorativa). Molto NeoVittoriano/Steampunk.
E proprio come il Liberty di fine ‘800, è roba per chi ha i soldi per permettersela. “Vile proletario,” tuona la plancia color rame, “trascina la tua fronte sporgente e la tua unta gavetta lontane dalla mia nobile figura!”
[…] possiamo ammirare una livrea in grigio satinato, accoppiata a cerchi, maniglie, tetto e filettature in tinta di bronzo-rame. Un tema ripreso dal nero dei vetri oscurati e dei gruppi ottici sia anteriori che posteriori. La Countryman così realizzata sembra esser uscita dal Hugo Cabret, l’ultimo film di Martin Scorsese, personalizzazione talmente bizzarra da non escludere la possibilità di poterla ammirare su di una Mini vera.
Le modifiche tuttavia non si ferman di certo all’esterno, ma bensì è proprio salendo a bordo che la vettura mette in luce tutte le scelte cromatiche decisamente eccentriche trascendendo il concetto di sobrietà e pulizia odierna. Colore dominante è in questo caso il marrone, il quale avvolge i sedili in pelle, la parte superiore della plancia, i montanti anteriori e persino la strumentazione di bordo, favorendo il contrasto col pavimento interamente ricoperto di legno. Tutte le cornici, che di serie nell’abitacolo sono cromate o grigie, sono state infine trattate con finitura in tinta di bronzo, mentre il volante, sempre con inserti in legno, al posto del classico logo della casa produttice ospita una serie di infiniti ingranaggi. Pedaliera in tinta con il resto dell’abitacolo ed insolita apertura posta al centro dei sedili, dalla quale spuntano dei finti ingranaggi, concludono l’insolita dotazione.
Fonte: http://auto.fanpage.it/mini-countryman-steampunk-by-carlex-design/
Nel generale risveglio di interesse per il Lungo XIX Secolo, che aveva iniziato a fare capolino già al tempo di Ubik (vedere la Breve Introduzione allo Steampunk), e che è notevolmente accellerato negli ultimi cinque-sei anni, l’estetica Steampunk è certamente l’elemento più evidente.
Un tempo si chiamava estetica NeoVittoriana e Steampunk era solo il “genere” letterario (film e fumetti inclusi), ma non mi dispiace usare il termine Steampunk in questa estensione piglia tutto. Spesso è molto azzecato: un computer con un case NeoVittoriano/Steampunk può somigliare davvero al Telefonoscopio di Robida, quindi il collegamento con l’ucronia Steampunk c’è.
Il buon Maurizio Galluzzo, amante dello Steampunk in generale, mi ha ricordato anche l’esistenza di due pubblicità con elementi retrò deliziosamente retard, degni di un’ottima opera Steampunk gonzo/comica: puzzolenti, ingombranti e rumorosi motori a scoppio ovunque.
Curioso che le due pubblicità, Nissan e Renault, siano così simili. L’elemento centrale, ovvero mettere un puzzolente motore a scoppio a un computer o simili, non è nulla di originale. Sia io che un mio amico abbiamo avuto la stessa idea al liceo, lo ricordo ancora, incluso proprio l’accelleratore per la CPU. E già allora ci pareva una cretinata, un cliché a cui chiunque poteva pensare, e sono piuttosto sicuro di averla sentita in più forme parecchie volte, una volta forse anche in un recensione di The Games Machine di metà anni ’90. I pubblicitari si sono scopiazzati le banalità o la stessa ditta ha riciclato l’idea per due marchi diversi? ^_^”
Infatti è una minchiata che chiunque può pensare (e che pensa): però alle Grandi Menti della pubblicità li pagano soldi buoni per avere idee che quando va male creano spot orrendi e quando va bene avrebbe potuto pensarle chiunque che non faccia il loro lavoro. Soldi ben spesi, davvero, continuiamo con il modello push obsoleto da almeno 15 anni…
Quanto meno questa volta l’idea era carina. C’è di peggio in giro. La pubblicità con Banderas e la gallina Rosita che l’ha beccato (è servito un Master o è bastata la laurea per questa battuta eccezionale?). Oppure quelle dei profumi.
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