Non l’avevo segnalato la volta scorsa, ma visto che, come attestano i 61mila giocatori che hanno investito nel progetto Wasteland 2 e come ho visto dai commenti di alcuni lettori sul blog e via mail, c’è ancora gente che si ricorda cosa ERA ed È un videogioco, credo che questo video di bonaria protesta/constatazione girato da chi ha fatto la storia degli RPG per computer farà ridacchiare più di uno sotto i baffi:
In fact, at Interplay, our mission statement was “For Gamers, by Gamers”. The gamers always came first.
Che è la stessa idea di lavorare nella Narrativa puntando alla qualità per soddisfare anche i lettori meno gonzi, senza limitarsi solo a inseguire temi di moda e produrre porcate da ficcare in gola a forza al belante e confuso pubblico da un libro all’anno. Bisogna tornare a scrivere buoni romanzi, non merda malcagata in base all’ordine dell’ufficio marketing.
Fargo pensa la stessa cosa riguardo i videogiochi: bisogna tornare alla mentalità sana, creativa e produttiva di una volta, senza politiche di banditismo becero.
Wasteland was made during the Golden Era of computer games, when creativity was king. Not everyone remembers that era.
Su questa dimenticanza/ignoranza le Grandi Case dei videogiochi hanno costruito dieci anni di bieco sfruttamento del popolo bue, guidati dalle direttive dell’ufficio marketing basate su ciò che il pubblico aveva acquistato nei mesi precedenti. Nessun elemento di cui non si potesse stimare l’impatto sulle vendite, in quanto già sperimentato con rischio da altri, era permesso se non in rari casi.
C’è gente che magari ora ha 18 o 20 anni e ha conosciuto SOLO questo mondo, vedendo i vecchi classici con il filtro del tempo, come io ora vedo i classici della fantascienza d’epoca, e senza averli vissuti quando erano novità. Io stesso ho potuto vedere solo una parte dell’Età dell’Oro, nella seconda metà degli anni ’90 con Fallout e Dungeon Keeper, o The Longest Journey (giocato però solo recentemente) Deus Ex del 2000, per chiudere con Arcanum nel 2001. Non ho potuto giocare il carismatico ma legnosissimo Martian Dreams quando uscì, né il primo Doom (ma il secondo e il grandioso Duke Nukem 3D sì), né un pezzo della storia degli RPG come Ultima VII. Anche Final Fantasy VI l’ho giocato solo pochi anni fa, con l’emulatore.
There was a Fallout 1 and 2?
Domanda stupita che ben rappresenta la cultura videoludica tipica di molti dei giocatori da console che le Grandi Case spremono…
Wasteland del 1988 l’ho scoperto solo leggendo informazioni su Fallout, nel 1997-1998 (ho ancora CD e manuale originale). Pensare che un classico come Fallout sia per i giocatori di oggi antico più di quanto fosse Wasteland per me all’epoca fa una certa impressione. E mi ricorda nei romanzi di Asimov l’umanità che a furia di espandersi nello spazio ha dimenticato di provenire da un unico pianeta…
Qui Fargo chiarisce alcune cose su Wasteland 2:
E qui un’intervista da leggere.
Normally, when you’re working for a publisher, you’re trying to get your own vision across, of course. You’re also jumping through hoops to make some guy or group happy, and it’s not necessarily what the fans want. It’s what we have to do in order to get paid. There’s a bit of a disconnect. Now, I’m on the front lines, looking eye to eye with the fans and they’re telling me, “Brian this is what we want. You better deliver.” I like the process better. It’s more personal and more intense.
Ricordate di finanziare ancora il progetto comprando in anticipo la vostra copia per 20 dollari!
Da alcuni anni temevo (grazie anche al parere di un amico esperto nell’ambito videoludico) che non avremmo mai più visto un grande videogioco vecchio stile, che richieda un anno abbondante o due solo per la complessità del mondo, della storia, degli eventi (non di programmazione), senza essere ridotto all’ennesimo lavoro grafico (mal programmato e spreca risorse) di qualche mese con un po’ di storia farlocca attorno per stordire i gonzi con gli effetti speciali come il peggior cinema ha insegnato, temo, ai videogiochi degli ultimi anni. O peggio ancora, vendere un macello di copie con un giochino idiota solo grazie alla fama del film (tipo Cars della Disney).
Arcanum, che certo non era un capolavoro di grafica o di meccaniche nemmeno per l’epoca (il combattimento non era coinvolgente e tattico come in Fallout), era però un piccolo capolavoro narrativo con un’ambientazione profonda, ricca di dettagli e originale (con un’originalità volutamente costruita sul contrasto con il fantasy classico, stravolto dalla rivoluzione industriale), e le sue 234mila copie le ha vendute.
Arcanum’s large, free-form world bears many similarities to Fallout with regards to the scarcity of towns, cities, or other locations of interest; however Arcanum’s map is much larger than Fallout’s. The travel system, however, has some things in common with the Elder Scrolls series in that the world can be traveled across in-game, without the use of the world map, and that the game doesn’t rush the player into pursuing the main quest.
We chose not to go 3d this time around because we wanted to focus most of our energy on our roleplaying and dialogue/scripting systems than on creating or adapting a 3d engine. Since we knew exactly what we wanted in a 2d engine, and we were experienced in that area, we figured that would be the smart way to go. This way, if we decide to go 3d on our next game, we already have a complex rpg/scripting/dialogue system in place and we can spend more energy on exploring how we would even want to use a 3d engine.
Un gioco in cui l’intelligenza del protagonista cambiava radicalmente i dialoghi, aumentando ancora di più la rigiocabilità (senza contare il dover specializzare il personaggio perché non avrebbe mai potuto fare “tutto”, le scelte tra magia e tecnologia, le scelte morali e l’eventuale party radunabile), e in cui le ingiustizie non sempre potevano essere punite, come insegna la missione sull’origine dei mezzi-ogre che fece schiumare di rabbia vari giocatori per l’impossibilità (proprio come nel mondo reale) di punire i colpevoli.
Qui ci sono le musiche di Arcanum, per i nostalgici.
Sentite come è deprimente, e quindi perfettamente calzante, la musica principale del gioco.
Fortunatamente non tutti i videogiocatori attuali sono ridotti a fessacchiotti schiavi del marketing che non hanno idea di cosa siano i videogiochi e che non sanno nulla della loro storia, per cui non riescono nemmeno a concepire un mondo videoludico diverso nella loro ridotta prospettiva fatta di ignoranza del passato e di menzogne spacciate per verità dall’abitudine.
Riporto questo brano dal commento di Tolman:
È da tempo che, anche a mio parere, il mondo videoludico bada troppo a grafica e sonoro tralasciando la componente di giocabilità e longevità: tanto l’attenzione di giocatori con un QI a mala pena a due cifre è di breve durata, basta che si stordiscano per un pochino e poi via a comprare un nuovo titolo.
E quest’altro che, per chi ha un QI a 3 cifre (come Tolman), era un elemento evidente da quanto scritto nel precedente articolo e che in pochi hanno colto (o forse molti hanno preferito fingere di non sapere e di non vedere):
Quanto alla Ubisoft, anatema su di loro: hanno fatto in modo che i ragazzini credessero di imparare la storia giocando ad Assassin’s creed, ed ora i miei studentelli delle medie pensano che Savonarola sia stato messo da vivo al rogo, invece che impiccato e poi bruciato, che Alessandro VI fosse un super-genio del male, Lucrezia Borgia una schizofrenica, considerano Leonardo da Vinci una specie di Archimede Pitagorico un po’ finocchio, invece dell’astutissimo PR che era, e mi trattano l’ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo come la Spectre.
LEGGERE CON ATTENZIONE:
Non perdete tempo a leggere il rant se siete dei mangiamerda felicemente istituzionalizzati dal mercato videoludico di massa perché trovereste solo banali verità… e quindi cose molto offensive per voi. Idem se siete soddisfatti della narrativa fantasy che trovate in libreria, dei romanzi storici di Forte o dei premi Urania degli ultimi anni.
Come nell’articolo precedente i commenti degli eventuali fessacchiotti che non hanno idea di cosa siano i videogiochi, e che se fossero consapevoli di non sapere eviterebbero di far perdere tempo esprimendo idee gravide di menzogne da debunkizzare e di idiozia con cui facepalmarsi, verranno da me ignorati (o bloccati se palesemente troppo stupidi e in malafede) e, al massimo, riceveranno risposta da altri commentatori disposti a perdere tempo per spiegare per la millesima volta che “l’ignoranza non è un valido sostituto della conoscenza”.
Nel momento in cui si costruisce un’opera di Narrativa, e quei videogiochi sono opere di Narrativa e quindi sono Retorica (manca il distacco comico e non sono giochi “e basta”: hanno scelto di invadere pesantemente il campo della Narrativa, cosa a cui nessun gioco è obbligato, e ne hanno accettato di conseguenza le regole), e la si imbottisce di elementi storici falsificati in un clima di ricostruzione che si spaccia per credibile, si SA e si DESIDERA plagiare la mente degli ignoranti per guidare la loro prospettiva verso pregiudizi specifici selezionati con criminale consapevolezza.
Ricordo che il romanzo Assassin’s Creed: Rinascimento venne proposto come romanzo storico e come tale catalogato in tante librerie, costruendo un ulteriore livello di impianto falsificatorio sulla “credibilità” dei videogiochi della serie, anche se, quanto meno, pare che varie idiozie (come l’abito da assassino sempre addosso) siano state tolte dal romanzo. L’unico commento su IBS non è però affatto lusinghiero e la presenza di un solo commento dimostra che ben pochi lo hanno letto. Visto che di solito i fan si lanciano su tutti i prodotti collegati e se appena appena sono passabili ne gioiscono con urletti scomposti… forse il pubblico a cui ha puntato Ubisoft era analfabeta o già occupato a leggere i libri della Troisi?
Rivolgiamoci allora ad Amazon.com:
I understand that this is a book about a video game, but have a little more respect for your audience. If you can’t manage that, at least have some respect for yourself (to the author). Your name is on the front cover and at some point an editor should have taken you aside and pointed out the irony of the assassination you were performing against your good name. *Phew*…now that I’ve got that out, here’s what I didn’t like about the book.
“Each page of Assassin’s Creed Renaissance by Oliver Bowden will ravage your brain cells and defaecate on your consciousness. If read more than once, the book renders an average person into a slobbering idiot.
(It’s quite true, for instance, that Newt Gingrich, Oprah Winfrey, and the Teletubies have all been exposed to Oliver Bowden’s writing at one time or another – poor bastards.)
This book has a very simple plot. A teenage boy in Renaissance Italy wants revenge for the murder of his family members who are involved in a conflict between The Knights Templar and another group of suppossed assassins, so he trains to become an assassin himself and kills almost every man that he meets and sleeps with every woman he meets. There is also some silly secondary mystery about a “Codex” that is supposed to uncover some great weapon or truth. The book ends with the Assassin finding out that the Roman Gods really existed. That’s it. Nothing more. So all the killing in the book was for nothing, except for the author making some money on a stupid plot that makes no sense. The Knights Templar have been really catching it lately. They are being blamed for almost every tragedy in history. Do yourself a favor and save some money. Don’t buy this book. If you feel that you must read it get it from your local public library. This is a real stinker.
Un eccellente romanzo storico.
Ma di che mi lamento? Noi abbiamo Manfredi e il fantatrash medievale di Forte!
Alberto da Giussano e la sua compagnia della morte restano sullo sfondo delle vicende dei protagonisti quasi tutti inventati con scarsa fantasia e ampio uso di stereotipi: c’è il prode cavaliere puro e senza paura, la nobildonna bella e intraprendente, il ragazzo scapestrato di buon cuore, i cattivoni di turno. Molte le ingenuità storiche
i personaggi sono un pò stereotipati e si dividono tra buoni e cattivi. taluni, Angelica su tutti, sono poco credibili, quasi imbarazzanti. per usare un’espressione fin troppo cara all’autore, per commentare questo romanzo “aprì l bocca per dire qualcosa, ma poi la richise e rimase zitto”. Adatto ad un pubblico giovane o a chi non abbia dimestichezza con il genere.
il libro è di sicuro interesse e si legge con piacere!…peccato vi siano strafalcioni storici che per fortuna non inquinano troppo la lettura; su tutti la coscia di “tacchino” che il Barbarossa getta verso il suo consigliere (tacchino nel 1176 d.C.???)
E poi guardiamo il lato positivo: l’idiozia del peggiore fantasy, e anche elementi fantasy, invadono i romanzi storici da anni… il fantasy è sempre più mainstream! No, forse il ritardo mentale che si sparge a macchia d’olio non è positivo.
Sigh…
Essendo questi videogiochi spazzatura rivolti per definizione a un pubblico “ideale” di giovanissimi possibilmente non molto furbi (ricordate quanto detto sul pubblico immaginato come un branco di idioti da Dawn?), l’effetto di rincoglionirli e riempirli di pregiudizi, molto prima che l’educazione possa lavare le menzogne inculcate da questi infami demagoghi del mondo videoludico (se mai riuscià a cancellare del tutto pregiudizi radicati così a fondo), va considerato come ESPLICITAMENTE DESIDERATO dai realizzatori, in quanto le conseguenze erano ovvie e tutto è stato fatto per conseguirle.
Stesso discorso fatto nel caso dell’altra narrativa più tradizionale, i romanzi, nell’ultimo articolo a tema eBook.
Nascondersi dietro al dito della differenza del media utilizzato per trasmettere la Retorica della Narrativa, come se film, romanzi e quei videogiochi (che sono ormai in parte -o del tutto- film interattivi) fossero cose radicalmente diverse, significa non sapere NULLA di cosa sia la Narrativa.
Primo campanellino che suona: già da anni nei manuali di scrittura si usano sia i romanzi che i film come esempi per spiegare la premise o altri concetti della Narrativa. Secondo campanellino: da tempo alcuni videogiochi stanno assumendo sempre più connotati di film interattivi, con trame, dialoghi, storie che vorrebbero essere credibili ecc… e giusto le sparatorie e poco altro viene lasciato in mano al “giocatore-ridotto-a-spettatore”, il cui margine di libertà nel plasmare gli eventi è quasi nullo.
Dopo questi due campanellini suonati a uso esclusivo di chi è appena caduto giù dal pero, chiunque non sia privo delle capacità mentali necessarie ha ormai tutti gli elementi per capire la questione. Rimane solo da domandarsi: si fa parte di chi sa cosa sia la Narrativa e cosa siano i videogiochi “di un tempo”, e quindi può giocare a certi prodotti (e magari anche divertirsi col poco di buono che hanno) essendo consapevole dell’insulto all’Intelligenza e all’Arte che rappresentano, come si può leggere un orrendo romanzo e trovarlo piacevole (per il tema) pur sapendo che è una porcata, oppure si fa parte della massa indistinta di fessacchiotti felici di essere trattati come tali dalle Grandi Case videoludiche (o dai Grandi Editori), magari pronti a difenderle dal basso della propria spregevole ignoranza pur di non dover ammettere di essere un negro abbindolato con perline e specchietti?
Consapevolezza.
Un adulto mentale ce l’ha. E fa come gli pare, ma consapevolmente.
Un adulto fisico che ne è privo, è un bambino mentalmente. E agisce senza una reale idea di cosa stia facendo, incapace di intendere e falsamente convinto di poter volere (in quanto l’ignoranza gli impedisce una prospettiva ampia a sufficienza da sapere cosa vuole, crede solo di volere qualcosa), ignaro del mondo in cui si muove.
Come visto nel caso dell’editoria “cartacea”.
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