Oggi c’è stata la conferenza stampa di Amazon a New York (10:00 ora locale, 16:00 ora italiana). Non c’era lo streaming. L’ho seguita su canale Twitter dedicato al Kindle e sul sito di Nate.
Ci sono notizie molto buone e di conseguenza, forse, molto cattive. Dipende se pensiamo solo a ora o se immaginiamo scenari di medio-lungo periodo.
Amazon ha presentato tre eReader e un tablet.
Si era detto che il tablet sarebbe costato sicuramente meno di 300 dollari perché c’erano ricerche secondo cui un buon tablet sotto quel prezzo poteva ottenere almeno cinque milioni di vendite in pochi mesi. Minimo. Si aspettava quindi un tablet “riempitivo” a 249 dollari, un concorrente diretto del Nook Color e del futuro Nook Color 2 (confronto coi 7 pollici, non con i 9,7 dell’ottima iPad 2 da 499 dollari di prezzo minimo).
Amazon ha fatto del suo meglio (ovvero del suo peggio, in prospettiva diversa).
Il Kindle Fire non è un mero riempitivo: ha uno schermo sì da solo 7 pollici, ma con l’eccellente tecnologia IPS (ampio angolo di visione) già presente sugli schermi degli iPad e, udite udite, processore dual core (pare sia un OMAP 4 da 1 Ghz). Il che lo rende un ottimo attrezzo anche per giochicchiare. Risoluzione 600×1024 pixel, con una densità quindi di 169 pixel per pollice, come già avveniva sul Nook Color. Per fare un paragone gli iPad hanno 768×1024 a 9,7 pollici ovvero appena 132 ppi. Lo schermo del Kindle Fire è rinforzato antiurto e antigraffio. Autonomia 7,5-8 ore (riproduzione video o lettura, con Wi-Fi spento).
Tutto questo ad appena 199 dollari, con consegne dal 15 novembre.
Il sistema di cloud fornisce spazio illimitato per i contenuti comprati su Amazon, così tutti i film, giochi e libri sono sempre disponibili. Oltre al cloud illimitato ci sono 8 GB di spazio disponibile per installare Apps, custodire in locale musica, documenti, filmati ecc… solite cose, lo sapete come funziona un computatore, poffarbacco!
Vera novità è Amazon Silk, un browser che nelle intenzioni deve essere rapidissimo perché, invece di pesare solo sul processore del tablet, elabora in remoto i dati della pagina richiesta sulla rete di computer del cloud (Amazon Elastic Compute Cloud, detto Amazon EC2) prima di inviarli al tablet per ridurre al minimo la fatica di ridimensionare e gestire gli elementi. In pratica il principio su cui si basano gli omogeneizzati. Pappetta web predigerita in remoto.
E ora parliamo dei nuovi Kindle.
Ce ne sono tre modelli: Kindle, Kindle Touch e Kindle Touch 3G.
Il Kindle è il nuovo lettore di base, dotato di Wi-Fi e di porta micro-USB, ma senza 3G e senza touch. È stato ottimizzato per fare una sola cosa: leggere testi, saggistica e narrativa, senza fronzoli e senza le inutili complessità che si fantasticano per gli enhanced eBook (chi mi ha ascoltato su Carta Vetrata sa quanto sono scettico sulla loro “importanza”).
Per renderlo più leggero e più compatto possibile hanno tolto il tastierino, per cui ora le ricerche sul dizionario e l’invio di mail non sarà più possibile come con il Kindle 3. Utile per portarlo in giro, 18% meno ingombrante, anche se rimane lontano dalla comodità di un 5 pollici o di un grosso smartphone. Lo schermo è sempre l’eccellente E Ink Pearl con 16 livelli di grigio e 600×800 pixel di risoluzione.
Il lettore base non si chiama ufficialmente Kindle 4, ma per distinguerlo dai precedenti potete definirlo così. Costa 79 dollari nella versione con pubblicità incluse, 109 dollari nella versione senza pubblicità. Le pubblicità a quanto ricordo per il Kindle 3 non erano molto invasive: c’erano screensaver pubblicitari quando si spegne il lettore e un piccolo box pubblicitario (guardalo in azione) in fondo all’indice dei libri.
È già in vendita.
Il Kindle Touch e Touch 3G si differenziano tra loro per la presenza o meno del 3G a fianco del Wi-Fi.
Schermo sempre E Ink Pearl a 600×800 pixel. Grazie allo schermo multi-touch sarà possibile inviare email come avveniva usando il tastierino fisico del Kindle 3 e sfruttare il comodo dizionario, ma non sono questi i motivi principali per cui potrebbe valere la pena comprarlo: ciò che davvero differenzia i modelli Touch dal Kindle base è la funzione X-Ray, ovvero la capacità di penetrare nel testo per trovare tutti i passaggi che contengono certi concetti, personaggi, figure storiche, luoghi e approfondire eventualmente tramite Wikipedia. Si sta leggendo un romanzo storico e viene citato un evento che non si conosce? Un paio di colpetti e si va su Wikipedia a informarsi.
Amazon invented X-Ray, a new feature that lets customers explore the “bones of the book.” With a single tap, readers can see all the passages across a book that mention ideas, fictional characters, historical figures, places or topics that interest them, as well as more detailed descriptions from Wikipedia and Shelfari, Amazon’s community-powered encyclopedia for book lovers.
Amazon built X-Ray using its expertise in language processing and machine learning, access to significant storage and computing resources with Amazon S3 and EC2, and a deep library of book and character information. The vision is to have every important phrase in every book.
Per ampliare il contenuto dei volumi, inoltre, Amazon ha creato un nuovo componente software denominato “X-Ray”: oltre ai capitoli dell’antologia che si desidera leggere, si scaricano dai server anche byte aggiuntivi contenenti informazioni e nozioni aggiuntive. Per esempio, se il libro parla della Rivoluzione Francese ci saranno magari le definizioni Wikipedia relative a quel periodo (Versailles, Luigi XV, Robespierre ecc), tutte accessibili con un tocco e mostrate in modo coerente alla pagina e a quanto si sta leggendo.
Spazio anche agli aspetti sociali: condivisione commenti, passaggi sottolineati ecc… in un modo simile a quanto già sperimentato su Bookliners. Ovviamente sarà possibile, come prima, prestare i proprio eBook per 14 giorni ad altri utenti (se l’editore concede il permesso di prestito). Informazioni più dettagliate nella pagina del prodotto.
Il Kindle Touch costerà 99 dollari nella versione con pubblicità e 139 dollari nella versione senza (149 e 189 dollari se c’è il 3G), spedizioni a partire dal 21 novembre e come al solito chi prima ordina prima verrà servito. Mi tenta molto il modello da 99 dollari: spero che lo vendano anche in Italia, magari annunciando la cosa con un’apertura natalizia del Kindle Store italiano.
Gli eBook autopubblicati incontrano il Kindle da 79 dollari:
gioia per gli autori, si diffonde il digitale: “Grazie Amazon, gigante buono!”
Prima ho detto che Amazon ha fatto del suo peggio facendo del suo meglio e ora vi spiego il motivo. Amazon gioca sporco, credo sia evidente. Con quel prezzo non può vendere quel tablet se non con guadagni azzerati o addirittura sottocosto, fiduciosa di rifarsi con la vendita dei prodotti collegati come libri, film, Apps o anche la pubblicità sul dispositivo nel caso degli eReader (30-40$ di differenza sono lì, nelle special offers: TU “compri” il dispositivo e così autorizzi Amazon a vendere TE alle aziende per la pubblicità).
Questa pratica non serve a guadagnare col prodotto (nel modo “onesto” -sfruttamento degli schiavi a parte- con cui Apple guadagna con gli iPad, per dire), ma serve a fare in modo che la concorrenza non guadagni coi propri prodotti. Quando Gesù moltiplica il pane, i fornai e i contadini lanciano sonori vaffanculo. E quando tutti i fornai e i contadini saranno falliti, Gesù potrà dare il pane creato dal nulla allo stesso prezzo dei fornai di prima o superiore (e che poi non si lamenti se lo crocifiggono!). Chiaro il concetto in teoria?
Ora passiamo al concetto in pratica.
Amazon vuole costruire un monopolio digitale. Per farlo non ha bisogno di guadagnare ora, ha bisogno di, come ha sempre fatto in passato, reinvestire il guadagno in espansione del suo dominio. Come reinvesti all’istante in “espansione” i 50 dollari guadagnati da un tablet venduto a 249 dollari? Vendendolo invece a 199 dollari. Milioni di clienti in più in giro per il mondo lo compreranno e saranno sempre più vincolati al mondo Amazon e alla sua distribuzione di intrattenimento digitale (streaming video, eBook e in futuro App di vario tipo). La concorrenza perderà soldi e alla fine dovrà ritirarsi. Amazon diventerà un semi-monopolio sempre più potente e, ed è questo il casino, alla fine potrebbe perfino diventare un monopolio (o qualcosa di molto simile: il più importante semi-monopolio).
E quando sarà ricca, grassa, sicura di sé e senza nemici credibili non avrà più bisogno di essere gentile coi clienti o di offrire sostituzioni gratuite sui Kindle rotti. Potrebbe pure optare, giusto per non avere guai in tribunale, di adottare una politica anti-sesso sul modello Apple, cancellando l’erotismo e la pornografia da quello che sarà diventato il principale distributore di beni digitali (e quindi di cultura: romanzi, saggi ecc…) del mondo. E chinarsi alle richieste di qualsiasi setta di svitati con avvocati a sufficienza per disturbarlo, come gli equivalenti del MOIGE o i gruppi femministi o i Fratelli Musulmani. Libertà di parola addio, c’è l’imprenditoria privata…
Non è tanto bello, ma il Capitalismo funziona così e quindi potrebbe accadere. Forse non accadrà, ma potrebbe, in teoria. Che il Capitalismo funzioni riducendo l’offerta e riducendo la concorrenza ai pochi semi-monopoli “adatti alla sopravvivenza” è banalmente ovvio (si veda lo storico Immanuel Wallerstein in Comprendere il Mondo). Pensate a quando pochi anni fa Borders diceva che non potevano esserci due supercatene di librerie negli USA: o Barnes & Noble sarebbe stato distrutto/comprato da Borders o viceversa.
Alla fine Amazon ha contribuito alla distruzione del concorrente meno sveglio ed è rimasto solo Barnes & Noble.
Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez spiega a Connor MacLeod l’essenza del Capitalismo:
per guadagnare di più devi estromettere la concorrenza finché non rimarrà un monopolio.
E ora Barnes & Noble è uno dei principali avversari di Amazon perché la sfida sul digitale. Vi ricordo i dati riportati nell’articolo di ieri sul mercato USA: Amazon controlla il 22,6% del mercato librario, Barnes & Noble il 17,3%, Borders controllava l’8,1%. Questi erano i tre Big. Borders è morto e la sua fetta di vendite fisiche andrà, immagino, più a Barnes & Noble che ad Amazon.
E Barnes & Noble, pure lui in crisi, come sta riuscendo a sopravvivere? Grazie al digitale: il suo Nook e il suo Nook Color avevano permesso nuovi guadagni, sia sui dispositivi che sugli eBook. Uno scontro con Amazon sul suo stesso campo, anche a suon di prezzi.
Il Nook viene preso a calci in culo, assieme agli eReader Sony da 149-199 euro. E fin qui ok, si sapeva che sarebbe successo. Competere col Nook a 119 dollari o il Kobo Touch a 129 dollari quando Amazon offre un dispositivo inferiore (ma che fa ciò che davvero conta: leggere) a 40-50 dollari in meno e uno equivalente a 20-30 dollari in meno, non è facile. Anzi, è proprio difficile. E con la loro sconfitta viene sconfitto, in quella battaglia se non nella “guerra” dei formati, l’ePub 2.
L’ePub attualmente (versione 2) non è meglio di Mobipocket, ma è Open (il che è molto importante per salvare sul lungo periodo le biblioteche digitali dei lettori) e il nuovo ePub 3 è molto promettente per i libri che non siano formati solo da testo in sequenza. La sconfitta di ePub non è desiderabile: i formati Open devono trionfare perché in ballo c’è la trasmissione della cultura negli anni a venire con gli eBook, siano essi saggi per l’ambito universitario o romanzetti di puro intrattenimento. Nessun può volere che la cultura umana sia intrappolata dentro un formato proprietario, che sia coi DRM o senza.
Ma i tablet? Amazon non si era mai lanciata nel settore tablet.
Barnes & Noble sopravvive anche grazie al Nook Color, il secondo tablet più venduto negli USA dopo i due iPad. E il Nook Color da 249 dollari seppure abbia uno schermo buono come quello del Kindle Fire non ha il sistema di cloud di Amazon per velocizzare il browser e per l’accesso a tutti i prodotti multimediali acquistati. In più il Nook Color aveva un processore single core da 800 Mhz (ARM Cortex-A), mentre Kindle Fire avrà un dual core (pare OMAP 4 da 1 Ghz).
Se davvero il Nook Color 2, che deve uscire entro l’anno a 249 dollari (pare col nome Encore), avrà anche lui un processore dual core equivalente (c’erano voci di un OMAP 4 da 1,2 Ghz) e uno schermo non superiore a quello di Kindle Fire (e del vecchio Nook Color), saranno veramente guai per Barnes & Noble! Chi pagherebbe 50 dollari in più per un prodotto equivalente per hardware, ma svantaggiato sul software perché manca il colossale supporto cloud?
“Venite, bambini, zio Amazon vi regala le caramelle.”
“Grazie! Sei molto più figo di zio Barnes e zio Kobo!”
“Mangiate le caramelline, sì, tutta ciccia per quei culetti da stuprare…”
“Che hai detto, zio?”
“Uh, che a casa ho altri dolcetti da farvi provare. Andiamo?”
Tempi duri anche per Microsoft, prossima all’ammutinamento a causa dell’eccessivo investimento su Windows 8 e sull’ambito tablet… e ancora la conferenza stampa di Amazon non aveva rivelato il prezzo del Kindle Fire! Ballmer presto finirà crocifisso in sala mensa?
Da secondo tablet del mercato, Nook Color rischia di scivolare oltre il terzo posto, annientato dal Kindle Fire. E con eReader e tablet massacrati, Barnes & Noble rischia di crollare a pezzi: il cartaceo è in crisi sempre maggiore, il nuovo business è nel digitale, e se verrà sconfitto anche lì sarà kaputt. Amazon si prenderà tutti i suoi clienti e sarà a un passo dal monopolio negli USA.
Tutto questo mi ricorda la Germania hitleriana (Barnes & Noble) e l’Unione Sovietica stalinista (Amazon) che si dividono la Polonia (il mercato di Borders). Poi ricordate come è proseguita la cosa, no? Non proprio con un “e vissero assieme felici e in pace, soddisfatti di quanto conseguito”. ^_^
Discorsi simili si potranno fare quando Amazon costruirà una comunità di clienti/lettori italiana, annientando l’obsoleto IBS e riducendo gli altri negozi a mere comparse che rosicchieranno gli avanzi del mercato.
Nemmeno questo è desiderabile: la concorrenza di un lupo armato di fucile contro un branco di cani da pastore zoppi non è sana concorrenza, è un massacro il cui unico risultato possibile è il monopolio del lupo sul gregge dei clienti. E al lupo ogni tanto garberà farsi un cosciotto di pecora, dopo tanti anni di sedano e carote per sembrare “il migliore amico delle greggi”.
Non è detto che accadrà, ma potrebbe accadere.
E non è il potrebbe del “potremmo incontrare una razza aliena di benefattori che ci insegni come curare ogni malattia, quindi perché cercare di curare il cancro?”. È più il potrebbe del “il Capitalismo funziona in questo modo, quindi potrebbe accadere”. Nell’attesa scuotete pure una catena accanto all’orecchio: il suo gioioso tintinnare un giorno potrebbe accompagnare i nostri passi, tagliandoci le caviglie con le piaghe del tracciamento dati e del cloud obbligatorio che renderà impossibile possedere una copia locale dei beni digitali per difenderli da cancellazioni o manipolazioni.
Un giorno nessuno potrà dire che non sia andata così.
Forse. Chi controlla il presente controlla il passato.
E chi controlla il caffè che io vado al cesso e tra poco esce?
Guardiamo un attimo all’aspetto positivo nel mare di casini che potrebbero succedere tra un po’ di anni: quando il Kindle Store italiano aprirà l’avvento degli eBook sarà ancora più rapido grazie ai 60-79 euro (la magnifica conversione 1 a 1 colpirà ancora?) del Kindle. Si è detto che siamo in ritardo di tre anni sugli USA, ma gli USA all’inizio del 2009 non avevano nessuno lettore sotto i 100 euro/dollari. E questo è un settore dove la diffusione dei dispositivi è determinante per la diffusione della lettura digitale. ^_^
Anche se gli italiani, invasi dal tablet Fire ben prima di aver costituito una solida comunità di lettori su eReader E Ink come quella USA, potrebbero anche lanciarsi sul Fire invece che sui Kindle e poi dire che “cavolo, questi eBook fanno proprio cagare con ‘sti schermi luminosi! Molto meglio la carta!”. ^_^””
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