Ho deciso di pubblicare sul blog questa favola. Parla di un coniglietto che sogna di essere come gli altri coniglietti. Una favola pensata per i bambini, ma che strizza l’occhio agli adulti.
Attenzione: è piena di raccontato e col narratore esterno per imitare lo stile delle favole da raccontare a voce ai bambini, e questo NON è un buon modo di scrivere (anche se ho realizzato la cosa riducendo i problemi il più possibile).
C’era una volta un coniglietto di nome Batuffolo, era tutto grigio, con macchie chiare e scure. Viveva in una grande città di cemento, fuliggine e asfalto. Era un coniglietto molto povero e spesso non mangiava per due o tre giorni perché gli altri coniglietti, più robusti, lo scacciavano dal cassonetto e si spartivano gli avanzi tra loro.
Talvolta Batuffolo si avvicinava ai coniglietti della sua età per unirsi ai loro giochi, ma quelli, con la pancia piena e il pelo bianco, lo scacciavano. «Torna al tuo paese, sorcio!»
Allora Batuffolo si intrufolava nelle fessure e nelle tubature, dove i coniglietti più grassi non potevano infilarsi. Mangiava i rifiuti che gli altri coniglietti non potevano raggiungere, gli scarti abbandonati perfino dai topi. Quando un ratto passava, Batuffolo si nascondeva in un pertugio o si fingeva morto, con le mosche sempre pronte a camminargli sulla boccuccia socchiusa e sugli occhi, e il ratto non lo degnava di una seconda occhiata.
Un giorno Batuffolo sbucò in un vicolo e vide la Fatina Scintilla che stava… ecco… ma questo, bambini, ve lo racconterò tra qualche anno. Batuffolo rimase a fissare la scena con gli occhioni sgranati fino a quando il signore se ne andò dal vicolo e lasciò la fatina sola.
Il coniglietto uscì fuori e strillò. «Gno! Quette cocie le fatine gnolle fanno! Lo dilò a tutti! Dilò a tutti la velità!»
Scintilla alzò un ditino, volò fino al muro e sputò una boccata di… catarro. Batuffolo rimase stupito da quanto catarro avesse in gola la fatina.
Scintilla si asciugò la bocca col dorso della mano. «Zitto! Se non dici niente esaudirò un tuo desiderio purché…» Scintilla prese le due banconote lasciate a terra, ne infilò una arrotolata nella borsetta e sventolò l’altra davanti al nasino del coniglietto «… costi meno di 10 euro.»
Batuffolo non aveva mai visto 10 euro tutti assieme, non così da vicino. Alle volte aveva trovato per terra delle monetine, che subito gli altri coniglietti gli avevano rubato, ma una banconota da 10 euro? Mai! Era una cifra così grande da equivalere a tutte le ricchezze del mondo, da soddisfare qualsiasi desiderio potesse immaginare.
Zigò di gioia. «Fatina, voglio eccele ciome tutti gli altli! Gno voglio più eccele gligio e ciolo!»
Scintilla girò attorno al coniglietto, gli tastò le costole sporgenti con la bacchetta e si fermò a riflettere con una mano sul fianco e la bacchetta che batteva sulla coscia coperta dalla calza a rete. Batté il tacco un paio di volte e un’idea le brillò negli occhietti.
Scintilla sfregò il fianco di Batuffolo per guardare tra i peli e ritrasse la manina scura e unta. «Bleah…» Si pulì la manina col fazzoletto. «Va bene! Aspettami qui ed esaudirò il tuo desiderio.»
Mezz’ora dopo Scintilla tornò nel vicolo, volando sghemba per il peso del sacchetto che stringeva tra le manine. Dentro al sacchetto c’era una bottiglia d’acqua e una magica tavoletta dall’odore buonissimo. Scintilla strofinò Batuffolo con la tavoletta profumata, lo sfregò forte e lo sciacquò. Dopo molto sfregare e sciacquare, Batuffolo era diventato bianco. All’incirca.
La fatina si passò l’avambraccio sulla fronte sudata e sospirò. «Ricorda di insaponarti sotto il muso con questa tutti i giorni, finché non si sarà consumata, e di strofinare forte! Con la rogna che hai non posso fare di più o mi si staccheranno le braccia!»
«Glazie, fatina buona! Glazie!»
Batuffolo corse via con il pezzo di sapone stretto tra i dentini. Non vedeva l’ora di incontrare gli altri coniglietti! Ma tutto bianco e profumato Batuffolo non era più invisibile ai predatori. Un grosso ratto gli si avventò contro e gli strappò la gola a morsi. Il coniglietto morì con il pezzo di sapone ancora stretto tra i dentini.
Potete facilmente notare elementi di attualità, discriminazione, addirittura citazioni bibliche, in una favola per bambini moderna e godibile anche per gli adulti. E altre stronzate.
Nelle settimane scorse, come negli anni scorsi, il New Italian Epic è stato attaccato e ridicolizzato. Perché? Solo perché è idiota, gonfiato di stronzate da esterofili (i famosi ricercatori all’estero e la fantomatica discussione -lol- internazionale), e intellettualoide in modo becero? Basta! Il New Italian Epic è una tale merda che a pestarlo migliora. Basta pestarlo (per cinque minuti)! Bisogna essere propositivi!
Questa favola è New Italian Epic? Scopriamolo assieme.
VuMinchione ha individuato sette caratteristiche del New Italian Epic.
Controlliamole una per una e vediamo se Il Desiderio di Batuffolo le soddisfa.
1. Rifiuto del tono distaccato e “gelidamente ironico” predominante nel romanzo postmoderno.
Nessuna ironia, la storia è mortalmente seria. Letteralmente.
Nella versione precedente, che non mi piaceva a sufficienza, i toni drammatici erano ancora maggiori, il tema del dolore della solitudine calcato a fondo, e nel finale [Attenzione se non l’hai letta: spoiler] Batuffolo correva elencando tutto quello che avrebbe potuto finalmente fare:
Che bello! Finalmente potrò giocare con loro! Spingerò anche io le biglie colorate col nasino e ci stringeremo quando farà freddo e divideremo il cibo e…
e nemmeno l’aggressione del ratto interrompeva l’elenco, tanto che Batuffolo moriva con
… e non dormirò più solo quando ci sono i tuoni, mammina.
riferito al ricongiungersi con la madre morta da tempo (il fatto che sia orfano -così piccolo e tutto solo- è sottinteso anche in questa versione), ispirato alla Piccola Fiammiferaia che muore pensando alla nonna.
2. “Sguardo obliquo” o “azzardo del punto di vista”. Sperimentazione di punti di vista inconsueti e inattesi. Sguardo che si amplia a volte in maniera vertiginosa includendo l’extraumano come parte integrante della narrazione. A questi esperimenti, secondo Wu Ming 1, sarebbe sottesa una motivazione etica e politica.
Il punto di vista è un coniglietto denutrito che vive ai margini della società, un paria perfino tra i proletari e gli accattoni. L’extraumano c’è e la motivazione etica pure. Il “miracolo”, la “magia” realizzata dalla fatina che si riduce agli acquisti in un supermercato simboleggia la concreta perdita di qualsiasi speranza ultraterrena nel mondo, nonostante Batuffolo ne abbia ancora e creda ai “desideri realizzati”, perché ogni cosa è ridotta al suo prezzo e può essere comprata col denaro. Non ci sono sogni o speranze diversi dal possesso del denaro. Tutto è denaro. Tutto è in vendita, soprattutto la dignità. Perfino la fatina, simbolo di un passato pre-capitalista con dei valori e delle speranze, arrotonda lo stipendio come può. La morale ha pure un contenuto politico. A voi trovarla, ma è piuttosto evidente.
E Batuffolo, con il suo essere un “sorcio” grigio in un mondo di coniglietti bianchi, non richiama forse l’attualità della discriminazione dei bambini italiani nati da genitori immigrati? Ad esempio, un caso tra tanti, questo.
Riflettiamo.
3. Complessità narrativa unita a un’attitudine “pop” che spesso porta al successo di pubblico. Molti di questi romanzi, pur essendo, secondo Wu Ming 1, complessi strutturalmente e nei contenuti, sono diventati best seller.
La complessità narrativa è sia nella struttura (il ratto che lo ignora quando è grigio e poi non lo ignora più, il finale legato al tentativo di risolvere il problema iniziale -l’essere scacciato da tutti-) che nei contenuti e si mischia, con un’attitudine “pop”, al mondo degli hentai rappresentato dalla Fatina Scintilla.
4. Narrazione di storie alternative e “ucronie potenziali”.
Stendendo un velo pietoso sulle “ucronie potenziali” (i WuMing forse dovrebbero imparare l’italiano), qui abbiamo una storia alternativa, una ucronia. L’ambientazione è una Grande Città (Italiana?) che usa come moneta l’euro. Il degrado è quello che si può vedere nelle aree proletarie di tante grandi città, simboleggiato dai coniglietti. Ucronica è anche la presenza della fatina (è dal 1918 che non sono più presenti in modo così evidente in Europa).
5. Sperimentazione linguistica dissimulata che mira a sovvertire “dall’interno” il registro della prosa.
La favola si mischia a elementi moderni, viene sovvertita dall’interno, i contenuti si modernizzano. Ovvero cambiano le parole. Sembra una favola, è una favola, ma al tempo stesso è anche evidentemente “moderna” e “diversa” se paragonata alle favole del passato. Una favola adulta, perfino adultera.
6. Oggetti narrativi non identificati (anche chiamati UNO: Unidentified Narrative Objects). Molti dei testi del corpo in esame non solo non ricadrebbero in nessun genere letterario predefinito, ma allargherebbero i confini del letterario inglobando elementi testuali che producono effetti “perturbanti”.
Come sopra. Il sovvertire porta a una favola che si dilata in altro, invade il campo degli hentai, si unisce a quello della critica sociale e strizza l’occhio alla Bizarro Fiction. Senza perdere il suo valore e il suo tono di favola da raccontare ai bambini. L’effetto è senza dubbio “perturbante”.
7. Comunità e transmedialità. I testi del NIE hanno come caratteristica quella di fungere spesso da testi base per la creazione di derivati da parte della comunità di fan.
La favola è distribuita in Creative Commons (Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo). Coniglietti e fatine sono trattati anche da Gamberetta, ad esempio in Assault Fairies. La comunità, il reciproco scambio di idee, sono elementi fondamentali. Chiunque può produrre opere derivate. Volete tramutare l’opera in una audio-favola con immagini su YouTube, come già fatto con la mia favola precedente da DottorNi? Potete farlo. Volete scrivere la Ballata di Batuffolo per divulgare ai posteri la storia di un coniglietto sfortunato e del suo sogno? Potete farlo.
Invito tutti i lettori a scrivere, sui propri blog, una storia di coniglietti che sia New Italian Epic (o provi ad esserlo). Il ruolo del coniglino nel NIE: metafora o allegoria? Direi che ormai un posto nel memorandum 4.0 sul New Italian Epic non me lo può togliere nessuno. Già mi sento odoroso di cacca come un vero intellettuale! Presto: a discutere di Tolkien e del suo antifascismo! Tararararara ra ra ra, VuminchiaMan!
Fa molto Benetton questo Yin e Yang conigliesco.
E subito il pensiero corre al consumismo: gli “Abbracci” del Mulino Bianco.
Riflettiamo.
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