Oggi un piccolo articolo dedicato alle prime armi da fuoco con accensione elettrica. Penso che possa essere una curiosità carina per gli appassionati di armi e uno spunto Steampunk per chi cerca invenzioni bizzarre che non si sono affermate, un po’ come la mitragliatrice a vapore di Perkins. La differenza sostanziale con la mitragliatrice a vapore è che quell’arma offriva un notevole vantaggio, pur con dei grossi limiti che la rendevano un’arma da sola fortificazione (e quindi facile bersaglio per l’artiglieria), mentre i fucili elettrici… beh, a essere gentili si può dire che aggiungono solo complicazioni senza alcun beneficio.

Non c’è da stupirsi che siano morti nell’istante in cui sono nati.

Tutto cominciò quando Volta presentò la sua pila all’Institut de France a Parigi, il 7 novembre 1801, di fronte a Napoleone Bonaparte. La febbre elettrica era scoppiata e cominciarono i primi tentativi di realizzare armi elettriche. Già dieci anni dopo apparve il primo fucile elettrico. Ancora non avevano inventato la capsula a percussione e qualcuno cercava di sostituire le scintille delle pietre focaie, che da un secolo e mezzo fornivano l’accensione dei moschetti, con le scintille dell’elettricità. Non si sa niente di quel primo tentativo, ma evidentemente non fregò molto a nessuno o, più probabilmente, funzionò male.

Volta mostra a Napoleone il nuovo “apparato elettromotore” o pila voltaica, capostipite di una lunga serie di pile e accumulatori che popoleranno l’Ottocento: pila a secco Zamboni (1810); pila a tazze Wollaston (1816); pila Daniell (1836); pila Grove (1838); pila Bunsen (1840); accumulatore Planté (1859); pila a secco Gassner (1886); pila Weston (1893).

Un altro tentativo (fonte William Reid) lo fece Thomas Beningfield nel 1854, presentando il suo fucile ad accensione elettrica al British Ordnance Select Committee, la commissione che si occupava di scegliere gli armamenti inglesi. Non ci è giunta alcuna documentazione né descrizione accurata perché l’inventore decise di non brevettarlo e, possiamo intuirlo da soli, questo significa che fu un fallimento tale da non renderlo buono nemmeno per il mercato civile, spesso di bocca molto più buona e molto più disponibile alle innovazioni di quello militare. Non sappiamo nemmeno se impiegasse una cartuccia, come i fucili elettrici che vedremo tra poco, o se fosse ad avancarica.

Più interessante fu il fucile di brevettato negli anni 1850-1860 a Praga (Greener dice “circa 40 anni fa” nell’edizione del 1897) da un barone francese. In questo caso l’arma è ad avancarica e accende la polvere con una scintilla, come avviene con le candele nei motori a scoppio. Erroneamente William Reid nel suo libro attribuisce l’idea a due inventori, “Le Baron e Delmas” (sic), e dice che l’arma utilizza un bossolo metallico (falso). I due inventori sono probabilmente un sola persona, ovvero “Le Baron Delmas”, il barone francese di cui parla Greener (a quanto risulta qui esisteva il barone Louis Delmas al tempo di Napoleone: questo sarà un figlio o un nipote, immagino).

Il fucile del barone Delmas. Cliccare per ingrandire.

La batteria A è alloggiata nel calcio. Per accedere bisogna estrarre il tappo B e rimuovere la piastra C sul fondo del calcio. Un rocchetto a induzione D (un trasformatore per produrre impulsi ad alta tensione partendo da una sorgente di corrente continua a bassa tensione) è collegato alla batteria A. Dato che i solenoidi vibrano molto durante l’uso, un piccolo magnete F è collocato all’interno del rocchetto per ridurre le vibrazioni. Quando si preme il grilletto K questo fa ruotare in parte la noce Jche estrae la bacchetta H dalla guida L e la poggia nel punto d’arresto O. Il circuito OPR è completo: R genera una scintilla che incendia la polvere di primino che a sua volta incendia la carica principale e spara il proiettile.

Come la candela di un’automobile.
Possiamo immaginare che il caricamento avvenisse in tre fasi: versare nella canna la polvere di primino (polvere finissima, FFFFg, molto sensibile alle scintille); versare la carica principale di polvere (FFg per un fucile, in modo da rendere la combustione progressiva lungo tutta la canna); far scivolare all’interno la pallottola a espansione Minié o equivalenti (Lorenz a compressione o Peeter con anello, vedere qui).
La sicura N copre il grilletto a bottone K e va ruotata (come nel disegno) per poter sparare. Dopo lo sparo la molla M spinge il grilletto K verso il basso, interrompendo la produzione di scintille di R.

Vantaggi? Nessuno.
La maggiore quantità di componenti costosi non offre alcun vantaggio. La durata della batteria impiegata non è nota. L’accensione elettrica non offre nulla di più di quanto si può ottenere con le capsule di fulminato di mercurio, all’epoca lo standard per le armi militari. In più le capsule di fulminato non richiedono l’impiego del polverino per cui si può ottenere un’ottima affidabilità dell’arma usando solo la polvere di grana maggiore posta nella cartuccia assieme al proiettile.
Questo tipo di arma avrebbe avuto un minimo senso per l’ambito sportivo 50 anni prima: la scintilla elettrica non soffrendo dell’umidità ambientale quanto la pietra focaia e non causando altrettanto rumore avrebbe risolto il problema di Forsyth, il sacerdote con la passione per la caccia alle anatre che inventò i primi sistemi a percussione “con la boccetta” (se non ve li ricordate andate qui). Dopo la scoperta del fulminato di mercurio e la sua applicazione nelle capsule, l’accensione elettrica per armi ad avancarica non aveva più alcuna utilità.

Un ulteriore passo avanti venne fatto da Henri Pieper di Liegi nel 1883 che impiegò un fucile a retrocarica con bossolo metallico. Dai disegni si direbbe una doppietta o un monocolpo basculante, ovvero con canna (o canne) incernierata alla culatta (la bascula) poco prima del fondo e che si aprono ruotando (ovvero basculando) verso il basso.

Fucile elettrico di Pieper: due versioni operanti con lo stesso principio.
Clicca sul secondo per ingrandire.

Le cartucce del fucile elettrico hanno il bossolo in metallo. Alla base del bossolo, all’interno, c’è un batuffolo B da cui si estende un chiodo. Sulla parete del bossolo c’è un altro chiodo, A. Tra i due chiodi passa un filo C. Quando si preme il grilletto la corrente passa tra i chiodi, il filo sprizza scintille e si accende la carica di polvere da sparo.
I due chiodi si possono paragonare all’elettrodo centrale e all’elettrodo di massa di una candela d’automobile.

Bossolo per il fucile elettrico Pieper.

La batteria impiegata era di tipo tascabile, in modo da facilitare la sostituzione e da permettere di portare l’arma carica senza rischio di sparo accidentale: rimuovendo la placca nel calcio ed estraendo la batteria, l’arma diventa incapace di sparare. Si potrebbe costruire una versione dell’arma con un accumulatore di maggiore dimensioni dentro la canna, come avveniva nel fucile del barone Delmas, ma si perderebbe il vantaggio (scarso) di poter inserire e togliere con gran facilità la batteria. Pare che la batteria avesse una durata di due settimane (uh?) o mille colpi (non sarà tanto?).

Come potete facilmente intuire questo sistema di accensione aggiunge complicazioni all’arma senza apportare alcun vantaggio rispetto ai bossoli a percussione centrale o a percussione anulare, più semplici da produrre, più economici e più affidabili. In più le scintille non sarebbero sufficienti per accendere la polvere infume arrivata pochi anni dopo (dal 1886): la fiammata dell’esplosivo detonante posto nell’innesco dei bossoli moderni è fondamentale.

La passione elettrica di Pieper non si spense con il flop del fucile. Nel 1900 progettava macchine elettriche, all’epoca il principale tipo di automobile a fianco dei modelli con motore a vapore (in particolare Stanley). Solo con la scoperta dei giacimenti in Texas (che abbattè il costo del petrolio) e con l’invenzione del motorino d’accensione (che rese meno pericoloso il veicolo), il motore a scoppio riuscì a battere la concorrenza e a plasmare una nuova civiltà americana basata sull’automobile.

Qualche spunto elettrico per lo Steampunk
Come abbiamo visto in passato con Cruto, il geniale inventore italiano della lampadina a filamento di carbonio, l’elettricità è un elemento tipico dell’alta tecnologia dell’Ottocento. E anche della fantascienza: in pratica “elettrico” e “magico” erano sinonimi perché l’elettricità era vista come qualcosa in grado di permettere qualsiasi diavoleria futura (il Novecento sarebbe stato il secolo elettrico sia per Robida che per Salgari, solo per citare due autori). Su questo torneremo in futuro con Edison’s Conquest of Mars e altre opere.
L’elettricità è quindi un elemento perfetto, se lo si desidera, anche per lo Steampunk. Non esiste alcun ragionevole motivo di escluderla dalle proprie fantasie retrofuturistiche.

L’Italia era all’avanguardia negli “studi elettrici” e la famosa Esposizione di Torino del 1884 venne proprio dedicata all’elettricità. A Milano nel 1883 venne inaugurata la prima centrale elettrica della città, un impianto a corrente continua (sistema Edison) posto a fianco del Duomo, in via Santa Radegonda, dove prima sorgeva un teatro. Fu la prima centrale elettrica dell’Europa continentale e le quattro dinamo installate garantivano una potenza di 350 kW (parecchi per l’epoca), sufficienti per 4800 lampadine da 16 candele a 100-110 V.

Fucili elettrici, ma in questo caso che usavano direttamente l’elettricità per uccidere, ci sono anche nella narrativa del Lungo XIX Secolo. Il Capitano Nemo utilizzò un fucile elettrico subacqueo per difendere Ned e Conseil dall’attacco di uno squalo: nella descrizione di Verne l’arma sparava una sfera di vetro colma di elettricità. Qui una ricostruzione gradevolmente Steampunk della versione presente nel film della Disney.
Un fucile elettrico appare anche in L’Isola Misteriosa e Nemo lo usa contro i pirati che vogliono trasformare l’isola di Lincoln nel loro nascondiglio.

Ancora più famoso è il fucile elettrico di Tom Swift, protagonista di una serie di edisonate dedicate a un pubblico per ragazzi (dopo il 1896 le edisonate si divisero in due: per adulti/istruiti, come Edison’s Conquest of Mars, e per ragazzi/ignoranti, come la serie di Tom Swift). L’arma appare in Tom Swift and His Electric Rifle (1911), un romanzo così ricco di intelligenza Ottocentesca da meritare un accenno alla trama.

“Sono in via d’estinzione! Ammazziamoli tutti noi prima che li ammazzi qualcun altro!”
(Lo spirito pratico del Grande Cacciatore Bianco)

Tom Swift sta completando la sua nuova invenzione, il fucile elettrico, quando sente le storie di un esperto di safari e rimane affascinato. Esistono bestie così grosse da ammazzare? Uao! Tom e i suoi amici partono per l’Africa, desiderosi di sperimentare la nuova arma su più specie in via d’estinzione possibili. Rinoceronti ed elefanti cadono morti, investiti dalle sfere di elettricità (fulmini globulari?), e Tom si riempe le tasche d’avorio.
I pigmei rossi, feroce popolazione di selvaggi, ha però rapito dei vecchi amici di Tom. Penso che i nanerottoli avessero il crudele intento di fermare lo sterminio indiscriminato di specie a due passi dall’estinzione. Che crudeltà ingiustificabile privare l’uomo bianco dell’avorio che merita in virtù della sua superiorità tecnologica!
Tom libera gli amici e frigge pigmei a profusione. ^__^

Ho detto che è ancora più famoso del fucile elettrico di Nemo: forse non lo sapete, ma il nome TASER è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electric Rifle (la A. venne aggiunta per dare un suono decente, non era nel nome ufficiale di Tom Swift, e ricorda la A. del famoso Thomas Alva Edison a cui il personaggio di Tom Swift era ispirato). Jack Cover, il ricercatore della NASA che brevettò il TASER nel 1974, da bambino era un fan di quelle porcate: se fosse stato un fan di Nihal avrebbe probabilmente progettato inutili spade in cristallo nero (sigh).
La fantascienza, anche la più idiota, batte ancora il mongol-fantasy. ^_^

Fortunatamente l’infanzia di Jack Cover venne stimolata dalla fantascienza e non lobotomizzata dal fantasy per rincoglioniti che spopola ora in Italia.


Fonti principali:
The Gun and Its Development, William Greener (sesta edizione 1897, nona edizione 1910)
Storia delle armi, William Reid, editore Odoya.

 

35 Replies to “Fucili Elettrici del Lungo XIX Secolo”

  1. Che articolo squisitamente kawaii ^_^

    Un urrà per il Duca e i suoi fucili elettrici.

  2. Molto interessante. Mi piace quando mischi oplologia, tecnologia e Steampunk.

    Ancora meglio quando il discorso si lega ai libri meno conosciuti del periodo Vittoriano e più interessanti per gli spunti Steampunk.

    Vorrei che tutti gli articoli fossero così. (^__^)

    A proposito, e gli articoli sull’ambientazione gurps di cui s’era parlato tempo fa? Si vedranno mai?

  3. Eh già, ci mancherebbe che nello steampunk non si potesse usare l’elettricità. Mancava, è vero, la tecnologia elettronica.

    Però forzando un po’ la mano di possono fare i bellissimi cannoni a rotaia (forzando la mano neanche tanto, visto che il primo brevetto è del 1922).

    Concordo con il fatto che anche la fantascienza più idiota è meno idiota del mongolfantasy ^__^

  4. si i cannoni a rotaia e a bobina roccheggiano

    davvero lollosa la storia del taser, ho aprezzato

    sei stato forse stimolato da Dr Zeus?

  5. Molto interessante. Magari un po’ più di notizie su Salgari ci sarebbero state bene: io ricordo che ne “Il Re del Mare” compariva un personaggio (Paddy O’ Brien, il Demonio della Guerra) che utilizzava una sorta di bobina Tesla ante litteram per far esplodere le navi, accendendone a distanza le polveriere. Stando a una nota dell’autore, simili esperimenti erano stati condotti davvero, in America. Nell’ultimo romanzo attribuitogli fa addirittura comparsa la guerra batteriologica, nella fattispecie un medico che infetta l’accampamento nemico spezzando nel suo centro due bottiglie di coltura, piene di bacilli del colera.

    Passare da Salgari agli autori moderni… ecco il vero crollo del Paese.

  6. @Zino Davidoff
    A Le meraviglie del 2000 di Salgari magari dedicherò un breve post in futuro. Il Re del Mare non lo ricordavo. Grazie della segnalazione.

    @iome
    No, ma lo conoscevo ed è molto figo.

  7. Articolo molto interessante, le armi elettriche mi hanno sempre affascinato; conoscevo il principio delle armi a rotaia, ma non l’esistenza di questi modelli.
    Per l’elettrico in ambito steampunk immagino si potrebbero sfruttare anche le celle a combustibile, dato che la prima cella funzionante (sebbene rendesse troppo poco) risale al 1839 (Groove) e la scoperta del principio all’anno prima (Schönbein).

  8. @Duca

    io trovo questa cosa di fare musica con le bobine di tesla più spettacolino nei fulmini, una cosa magnifica per un’ambientazione steampunk

    la cosa si integrerebbe perfettamente con le innovazioni sociali, culturali e artistiche di fine 19° secolo

    immagina la danza serpentina di Loïe Fuller con un costume in foglia metallica o in amianto con delle piastrine metalliche,
    la danzatrice immersa in una pioggia di saette, duella con le potenti correnti che fendono l’etere,

    immaginalo sul palco di un teatro all’italiana, il kaiser nel loggione d’onore certamente aprezzerebbe

  9. ti segnalo (nel caso no lo avessi già fatto) un film interessantissimo per il look steampunk o weirdSF se vogliamo, in realtà non ho idea di come classificarlo

    KIN DZA DZA

    credo che lo troverai interessante

  10. Articolo molto interessante, non che la cifra di qualità sia insolita da queste parti. Si potrebbe anche immaginare una nave con cannoni elettrici, dinamo propulse a vapore ovviamente.

  11. Egregio Duca sono un accanito frequentatore che commenta per la prima volta. Innanzitutto complimenti per gli ottimi articoli, pieni di spunti e suggestioni, per l’impegno e la passione, soprattutto nel prendere a vergate verbali autori ed editori, lo stile è degno dei predicatori evangelici dell’Ottocento :)
    Vorrei porre all’attenzione ducale un’idea: fucili elettrici alimentati dai fucilieri. Mi spiego: in un universo fantasy esiste un popolo/specie/razza/quelchesivuole in grado di emettere scariche elettriche dalle dita, sufficienti ad accendere la polvere da sparo. Ragionevolmente useranno tale capacità in guerra e, se si tratta di guerra con armi da fuoco, per loro non si porrà alcun problema riguardo al sistema di innesco: al posto del grilletto vi sarà un’asta di ferro/rame collegata alla culatta da un filo di ferro/rame per portare la scarica alla polvere. Non sarebbe un’arma molto efficace per semplicità (quindi affidabilità) rispetto ai sistemi reali? Sicuramente qualche autore avrà già avuto la stessa idea ma non ne conosco nessuno.
    Chiedo scusa per la lunghezza del mio primo commento ma si sa, i fans sono sempre eccessivi :)

  12. Non ne conosco nemmeno io, ma l’idea è buona.
    In pratica sarebbe o un vantaggio genetico (razza/specie) o di “magia come tecnologia”.

    In un contesto di armi a pietra focaia o a miccia, fai quindi il ‘400-‘700, il vantaggio di ridurre quasi a zero le mancate accensioni equivarebbe ad avere tutte le armi e le polveri come se fossero di qualità ESTREMAMENTE SUPERIORE, senza però dover investire per renderle così (anzi, spendendo meno perché la componente dell’acciarino -la più delicata e costosa- è ridotta a un filo e a una piastra da sfiorare!).
    Un grosso vantaggio. Non schiacciante, non siamo nell’ambito del dire “Mauser 1898 contro Brown Bess del ‘700”, ma è comunque un grosso vantaggio tecnologico che giustificherebbe una superiorità militare in contesti di fuoco contro fuoco tra linee di fanteria che si immobilizzano a vicenda nell’attesa che artiglieria e cavalleria decidano la situazione sul campo.

  13. Il vantaggio non sarebbe solo nella sicurezza dello sparo ma anche nella velocità di caricamento: una volta spinta in fondo la palla basta solo puntare e sparare. L’addestramento necessario sarebbe minore e quindi anche la spesa (e questo è sempre un gran bene in guerra). Un’altra idea che mi frulla per la testa è il caricamento telecinetico: invece di spingere la palla con una bacchetta il soldato fantasy l’attira/spinge fino alla culatta con la propria forza mentale/paranormale/quelchesivuoleale, impiegando meno tempo e meno sforzo e senza subire l’effetto della feccia accumulata con gli spari precedenti.
    Combinando l’accensione elettrica e il caricamento telecinetico con fucili rigati a palle miniè/lorenz si otterrebbe un esercito in grado di aprire il posteriore a qualunque avversario (se non è così furbo da inventare armi a retrocarica :) ).

  14. La velocità aumenterebbe, ma non in modo drammatico. Considera che il problema principale è la gittata efficacie e la dispersione, per cui alla fine si ridurrebbero comunque in un contesto di palle tonde ad affidarsi principalmente alla scarica a bruciapelo contro un assalto alla baionetta (e le altre scariche reciproche servirebbero più a impedire l’avvicinamento che non a massacrare).

    Serve ancora più velocità per farne un vantaggio sensibile che influisca sulla tattica, per esempio garantendo un avvicinamento aggressivo con così tanto volume di fuoco da far cedere i difensori ben prima della baionetta (es: Mauser 1898 contro Brown Bess).

    Un meccanismo così semplificato, con la scarica elettrica, potrebbe abbinarsi a un sistema di retrocarica con cartucca di carta e palle ogivale come quella del fucile ad ago prussiano. Questo garantirebbe anche un semplice e veloce caricamente da sdraiati, permettendo di sfruttare il territorio e trasformare la fanteria di linea in fanteria “moderna” pre-meccanizzazione (un ibrido tra la vecchia di linea e la vecchia leggera).

    La telecinesi è un’ulteriore aggiunta che secondo me serve meno. In più ci sarebbero da vedere altre conseguenze di quel potere ecc… che vanno oltre il semplice “caricare”. se vogliamo rimanere sul caricamento rapido, basta l’idea iniziale della scarica elettrica e il resto si può fare con le meccanica (sempre molto semplificata: l’otturatore a bolt-action in questo caso non ha bisogno di un percussore ben fatto, con una molla di altissima qualità, perché deve solo scorrere per far infilare la nuova cartuccia e chiudere la camera di sparo).

    Non ci sarebbe nemmeno il problema dei primi fucili ad ago prussiani, ovvero la rottura dell’ago eroso a causa dell’esplosione della carica ogni 200 colpi circa! Rimarrebbe solo quello della fuga di gas caldissimo verso il volto, che renderebbe dopo parecchi colpi consecutivi difficile mirare bene (le parti si dilatano, il gap aumenta, il gas vola in faccia). E ovviamente i depositi di sporco nella camera e nelle rigature, che rallenterebbero il caricamento (al fucile ad ago, quando estremamente sporco nel mezzo di una lunga battaglia, si doveva dare gran botte con un sasso per chiudere l’otturatore) e peggiorerebbe la precisione.

    Mi paiono buone idee e tecnicamente realizzabili anche a livelli tecnologici inferiori all’Ottocento. Direi che tutta la tecnologia necessaria e l’interesse per la retrocarica era già disponibile nel ‘500 (unico vincolo tecnologico: le rigature sotto gli 11 mm sono una conquista tecnologica dell’Ottocento… se la metallurgia è cinquecentesca conviene orientarsi su grandi palle in canne rigate da 15+ mm).

  15. Grazie per le risposte esaurienti, o Duca lei è troppo buono :) In effetti l’idea della telecinesi originariamente l’avevo applicata ai cannoni: due o tre artiglieri concentrano il proprio potere e caricano il pezzo con polvere, palla e stoppaccio insieme velocemente senza bisogno di calcatoio e con poca fatica. Questo renderebbe l’artiglieria più veloce e decisiva. In più gli artiglieri potrebbero anche usare proiettili ad espansione da cannone: inseriscono una palla più piccola della canna, la spingono facilmente e poi la dilatano in modo che aderisca alla rigatura. Artiglieria rigata ad avancarica più veloce di quella vera: nel contesto ipotizzato di moschetti e baionette sarebbe un altro bel vantaggio.
    L’idea della scarica dalle dita mi era venuta per le granate: se il soldato può accenderle semplicemente toccando la miccia, anche sotto la pioggia, può farne un uso efficace, magari scagliate in massa prima della carica tipo pila romani o per arrestare la carica nemica (le prime linee sparano mentre le seconde scagliano).
    Tutte le ide tendono a delineare un esercito piccolo, professionale che punta tutto sulla qualità e i vantaggi esclusivi di razza o magia contro avversari meno progrediti/dotati ma molto, molto più numerosi (per mantenere l’equilibrio di forze e rendere credibile l’esistenza di razze indipendenti rispetto a quella dotata di maggiori poteri).

  16. Per il problema della fuga di gas basta che in questo universo sia già disponibile una sostanza simile alla gomma ma più facile da produrre/lavorare per sigillare la camera di sparo. Si potrebbe dire “ma così son bravi tutti!” e in effetti è vero :) Le applicazioni della telecinesi nella vita di tutti i giorni in effetti pongono un problema di credibilità dell’ambientazione non facile da risolvere, come pure i golem/automi e questo mi fa soffrire perchè li adoro mannaggia! :(

  17. Approfitto nuovamente dello spazio ducale per esporre altri deliri steamfantasy che affiorano nella mia mente malata ispirata (dovrei iniziare a preoccuparmi? Sì!).

    La telecinesi è un’ulteriore aggiunta che secondo me serve meno.

    Vero per i fanti ma si pensi alla cavalleria: usare la bacchetta è scomodo mentre si cavalca ma con la telecinesi si avrebbe la stessa velocità di fuoco della fanteria, con in più la mobilità del cavallo. Una possibilità che ogni comandante vorrebbe avere.

    Un meccanismo così semplificato, con la scarica elettrica, potrebbe abbinarsi a un sistema di retrocarica con cartucca di carta e palle ogivale come quella del fucile ad ago prussiano. Questo garantirebbe anche un semplice e veloce caricamente da sdraiati, permettendo di sfruttare il territorio e trasformare la fanteria di linea in fanteria “moderna” pre-meccanizzazione (un ibrido tra la vecchia di linea e la vecchia leggera).

    Io pensavo al sistema del kammerlader perchè mi piace troppo :) Elfi in giubba e tricorno, schierati in file, colonne e quadrati, con gli stendardi al vento e la banda che suona la marcia sotto la neve… mentre all’orizzonte spuntano orde di orchi ululanti e primitivi a cavallo di orsi. I selvaggi verdi caricano ma le rapide raffiche di piombo e la pioggia di granate convincono i (pochi) sopravvissuti a scappare…solo per essere sciabolati dalla cavalleria :) La razza biologicamente e scientificamente superiore trionfa sulla forza bruta e sul numero dei barbari trogloditi con la disciplina e l’ingegno, tale immagine non stuzzica il Duca? Non lo fa godere quanto un coniglietto? Beh quasi quanto un coniglietto, non esageriamo :)

  18. @Duca

    Non schiacciante, non siamo nell’ambito del dire “Mauser 1898 contro Brown Bess del ’700?, ma è comunque un grosso vantaggio tecnologico che giustificherebbe una superiorità militare in contesti di fuoco contro fuoco tra linee di fanteria che si immobilizzano a vicenda nell’attesa che artiglieria e cavalleria decidano la situazione sul campo.

    Duca qui ho un dubbio che non riesco a risolvere da solo.
    Ma per quanto tempo le linee di fanteria potevano spararsi a vicenda (prima di una carica o dell’arrivo della cavalleria)?

    Due o tre colpi e poi un bel caricat decisivo?
    (Escludendo casi come Culloden.)

    @Paggio
    L’idea degli elfi in tricorno è molto bella. Saresti uno dei pochi a costruire un background del genere.
    se ti interessa
    http://www.ctmuzzleloaders.com/ctml_experiments/electric_ml/electricml.html

  19. Ma per quanto tempo le linee di fanteria potevano spararsi a vicenda (prima di una carica o dell’arrivo della fanteria)?

    Due o tre colpi e poi un bel caricat decisivo?

    Se sono in una situazione in cui si colpiscono anche bene, allora non stanno fermi a sparare. L’unico motivo per avvicinarsi al nemico fino a piazzare bene i colpi è che l’attaccante voglia far arretrare il nemico o voglia avanzare più in fretta possibile, piazzare una scarica e assaltare. Quindi non si ferma a fare fuoco contro fuoco, a meno di non aver scelto una tattica suicida in posizione di svantaggio (gli idioti esistono, ma si spera non siano la norma), ma prosegue con la carica.

    In ogni caso chi avanza subisce più fuoco di chi sta fermo, quindi è in svantaggio. E visto che effetti fa una scarica a bruciapelo, arrivare alla baionetta è un macello… ma se ci arrivi in numero discreto è facile che i difensori cedano.
    Immagina i difensori che tengono l’ultima scarica per il momento migliore. Due opzioni.
    1) L’attaccante in corsa si ferma a 10 metri per fare anche lui una scarica “decisiva”? Non può, se la prende in bocca LUI la superscarica dal nemico già pronto e la sua scarica sarà fatta alla cieca (il nemico è avvolto dal fumo) e con i soli sopravvissuti.
    2) Continua a correre per assaltare… e arrivato a meno di dieci metri si prende uan scarica a bruciapelo e i morti rompono la corsa dei sopravvissuti. La prima fila dei difensori non ricarica, si prepara a resistere con la baionetta. Nel tentativo di rimettersi assieme e proseguire la carica magari passano 15-20-30 secondi e intanto la seconda e terza fila nemica hanno ricaricato e fanno una seconda scarica a bruciapelo, sopra le prima fila inginocchiata e con le baionette puntate.

    Ma questa non è la situazione normale.
    Non lo è perché le linee a distanze di poche decine di metri che si sparano allegramente sono la norma solo a Hollywood o tra i ritardati.

    Se sparano per colpirsi, allora il meno possibile è la risposta. Il rischio è di finire in scenari suicidi come detto prima. O in scenari in cui si accettano perdite MOSTRUOSE pur di sperare in un cedimento nemico fatto di puro volume di fuoco contro volume di fuoco. Roba da disperati.

    Se invece si sparano uno addosso all’altro solo per evitare che entrambi avanzino (a 200-300 metri) possono andare avanti parecchio a lungo, finendo anche le 60 cartucce tipicamente addosso e ricevendone di nuove dai ragazzini della logistica (che passano anche con mestoli d’acqua). Colpire qualcuno è estremamente improbabile. Ferirlo in modo significativo una chimera. Si tengono immobili, pronti a fare ciò che dovranno fare quando la situazione cambierà e arriveranno ordini diversi.

    Per esempio se nel corso delle molte manovre appare la cavalleria di supporto ad A, allora la fanteria B deve fare quadrato e viene bersagliata dall’artiglieria di A meglio di prima… intanto la fanteria A può avanzare, approfittando del ridotto volume di fuoco del quadrato B che sta aspettando la cavalleria.

    Come vedi lo scenario delle scariche a distanza ravvicinata e quello della cavalleria sono diversi, per cui le risposte sono diverse: da poco a molto.

    Ti riporto la risposta data a un dubbio via mail nel dicembre 2009 di un lettore che dopo aver visto Il Patriota mi chiese se davvero combattevano in quel modo da mentecatti, sparandosi in bocca a pochi metri. E mi chiese se avrebbero avuto senso dei grossi scudi usati come riparo in prima fila, magari delle barriere mobili da spingere.

    ===================

    Non si presentavano a venti metri e iniziavano a spararsi. Poteva succedere anche quello, ma nel corso di un’avanzata aggressiva, non come regola.

    Prima di tutto gli scudi mobili in legno sarebbero peggio che inutili. A brevi distanze la palla di piombo (che all’epoca spesso era “duro”, legato in antimonio) sfonderebbero il legno, a meno di non farli molto spessi e pesanti: 20 cm almeno di buon abete (o meglio) per resistere a palle sopra i 50 metri, grossomodo.

    Scudi enormi e pesanti ridurrebbero la mobilità dei fanti, che si dovrebbero concentrare sprecando uomini per poterli manovrare, quindi invece di linee profonde due uomini all’inglese (o tre alla prussiana) ci sarebbe un fronte più ridotto rannicchiato dietro le palizzate mobili.

    Comunque, per farti capire meglio perché servirebbero poco (a causa dell’ingombro), torniamo a come combattevano.

    La fanteria è schierata in linee molto sottili, 2-3 uomini, e nel caso dei prussiani spesso NON c’è una seconda linea: c’è solo una lunghissima prima linea. Tutti i fanti combattono.
    Perché questo? Prima di tutto per vomitare tutto il volume di fuoco disponibile sul nemico e, secondo motivo, per il terrore dell’attacco sul fianco.

    La guerra nel Settecento è un eterno cercare di impedire l’attacco sul fianco.
    Tutti gli uomini vanno impiegati quantomeno per contrastare la lunghezza dello schieramento nemico, poi se ne avanzano si ottiene maggiore mobilità per spostarli o fornire un tratto di linea di un secondo strato di fanti.

    Nel Settecento spesso è uno dei fianchi a essere forte, con la cavalleria concentrata, invece del centro (un fianco molto forte può condurre manovre per sfondare il nemico sul fianco e procedere con l’attacco laterale, mandando il resto dello schieramento in rotta). Un centro forte sarebbe poco utile al fine della mobilità.

    In più è la cavalleria la protagonista dei teatri europei (meno di quelli americani e indiani). D’altronde non veniva chiamata apposta “l’arma delle rapide decisioni”?
    La cavalleria, citando Clausewitz, dispone del “Movimento”, l’artiglieria del “Fuoco” e la fanteria di un equilibrio tra “Fuoco” e “Movimento”.

    La fanteria schierata su lunghe file si minaccia l’un l’altra e manovra per evitare accerchiamenti della cavalleria nemica, mentre la propria cavaleria tenta di sfondare sul fianco nemico (scontrandosi con il fianco forte nemico: fianco contro fianco) e altri cavalleggeri e unità di fanteria manovrano per attaccare sull’altro fianco ancora, sperando che tutte le forze nemiche siano concentrate dal lato sbagliato del lunghissimo campo di battaglia.
    L’artiglieria, divisa in batterie, fa fuoco concentrato per ottenere il cedimento di una specifica compagnia nemica. Oppure inizia a pregare e a far fuoco contro la cavalleria nemica, se questa evita (o sconfigge) i cavalleggeri corsi a intercettarla. L’artigliera fornisce un fondamentale supporto di fuoco e solo la rapida cavalleria può conquistarla con una carica. Per questo possono capitare duelli di cavalleria importanti, dovuti ad assalti sul fianco dei fanti o contro le batterie intercettati in tempo dai cavalieri difensori.

    Il fumo degli spari, il frastuono ASSORDANTE, il caos, tutto rende impossibile capire cosa accade.
    Puoi stare vincendo sul tuo lato, o al centro dello schieramento, senza sapere che l’altro lato ha ceduto in modo catastrofico fino a quando non inizia una fuga collettiva… a cui unirsi, se possibile. Una rotta. Non sai se state davvero perdendo, ma sembra che scappare sia la cosa più igienica da fare.

    Le battaglie campali (quando avvenivano) erano tutto un manovrare a manovrare, sperare di fregare il nemico e infine tentare una carica di cavalleria. Confidando nel crollo del morale. Il morale era tutto e la fanteria non ne aveva molto.

    Perché i fanti erano usati come automi?
    Semplice. A parte che era il modo migliore per sfruttare il volume di fuoco in un ambito di “terrore dell’accerchiamento”, ma c’erano anche altri motivi. I fanti erano spesso delinquenti, relitti della società, gentaglia… nessuna persona sana di mente faceva il soldato. Considera che Federico il Grande doveva stare attento a non far manovrare i propri fanti troppo vicino a una foresta per timore di fughe di massa. E i suoi erano mediamente più “disposti” a combattere per la fiducia che nutrivano nei suoi confronti (fiducia ottenuta con vittorie e con un regime di vita militare durissimo, ricco di punizioni corporali inflitte dagli stessi commilitoni ai colpevoli e da una disciplina folle, che ispirerà tutti gli eserciti della seconda metà del ‘700… Federico ha creato il soldato automa che non pensa, MAI).
    Il sergente stava dietro il plotone apposta, con l’alabarda o la mezza picca (di solito era l’alabarda, mi pare), per uccidere chi fuggiva dallo schieramento in linea. I caporali facevano lo stesso stringendo i fianchi. I sottotenenti e tenenti non servivano a molto, anzi, mera preferibile che lasciassero fare i sergenti: si inizia a comandare da capitano in poi.
    Il fante doveva avere più paura dei propri ufficiali che del proprio nemico, diceva Federico il Grande, se no cosa lo avrebbe fermato dal girarsi e affrontare i propri ufficiali invece del nemico?

    A che distanza spararsi addosso?
    Solitamente si schieravano a 200-300 passi prussiani, pari a 140-210 metri. Era più una minaccia reciproca tipo “tu non passi” che non un vero combattimento. Si sparava tanto, tantissimo (si finivano talvolta i 60 proiettili in dotazione al singolo fante), giusto per provare a colpire il nemico perché “ormai si era lì e anche l’altro lo sta facendo”, che non per il risultato. Tant’è che a Chotusitz, scontro tra Prussia e Austria del 1742, vennero sparati tra artiglieria e moschetti ben 650mila proiettili… per un totale di 10-14mila tra morti e feriti (in base alla fante).
    Puoi immaginare che una media di 65 proiettili a persona mal si sposti con gli scenari hollywoodiani di file schierate a 20 metri che si sparano in bocca con 20-30-50% di perdite a singola scarica!

    La fanteria poteva anche attaccare, certo. Si poteva avanzare aggressivamente: cammini, ti fermi, spari, cammini, ti fermi, spari. Come un rullo. Nel frattempo il nemico sparerà sempre più di te, perché tu perdi tempo a camminare. Alla fine hai più perdite tu. E quando si arriva sotto i 50 metri le perdite iniziano a sentirsi parecchio. E una scarica a bruciapelo, a pochi metri, fa moltissimi morti. Certo che se il nemico gestisce male il fuoco e spara quando sei vicino, ma non esattamente addosso, puoi lanciarti con la baionetta e sfruttare quei 15-20 secondi che impiegherà a ricaricare per andare al corpo a corpo.

    In una carica alla baionetta spesso non si combatte molto: il solo essere arrivato a portarla porta il nemico a disimpegnarsi e fuggire. Se la carica va a segno è di norma irresistibile: ai difensori non piace il corpo a corpo, preferiscono ripiegare… o fuggire a rotta di collo superando perfino la paura di sergenti e ufficiali.
    Se invece si combatte per più di pochi minuti… beh, non è piacevole per nessuno. Ottim ifanti addestrati alla marcia rapida, al fuoco rapido e a sostenere il fuoco nemico possono venire persi in uno stupido corpo a corpo per cui non sono addestrati (si, l’addestramento all’uso della baionetta, nonostante l’enorme fiducia ben risposta nell’arma, era modesto… quello nella marcia in formazione e nella realizzazioni di complicate manovre sul campo invece era eccellente).

    Pensa al “Ga Pa” svedese di fine ‘600, inizio ‘700.
    Quattro file (erano quattro mi pare, mo non ho voglia di ricontrollare) si lanciano più veloci che possono, addirittura “correndo”, verso il nemico. Si fermano a 50 metri e due file scaricano i moschetti. Si corre di nuovo, senza ricaricare, e le due file rimanenti scaricano i moschetti a venti metri. Ci si lancia in corpo a corpo. Il nemico fugge sconvolto da un simile assalto. La posizione è conquistata col coraggio svedese (ma loro potevano perché era un esercito di “leva”, formato da coscritti spesso con proprietà terriere nei domini svedesi in Europa… ad esempio nella guerra contro la Russia: erano fanti più motivati dei soliti delinquenti in divisa).
    Se mandi in rotta qualcuno, anche le altre compagnie ancora intatte possono cedere e fuggire… nell’incertezza assoluta del campo di battaglia si può confondere il cedimento di un solo battaglione per qualcosa degno di una rotta collettiva. I soldati hanno paura, giustamente, del nemico e dell’ignoto sul campo di battaglia.

  20. Vero per i fanti ma si pensi alla cavalleria: usare la bacchetta è scomodo mentre si cavalca ma con la telecinesi si avrebbe la stessa velocità di fuoco della fanteria, con in più la mobilità del cavallo. Una possibilità che ogni comandante vorrebbe avere.

    Dubito. Non è quello il ruolo della cavalleria.
    La cavalleria non è una versione più debole della fanteria, non ragiona sul fuoco contro fuoco (con i cavalli che fanno massa da colpire, per poi cadere a terra, e impediscono di fare linee fitte di fuoco).
    Sul ruolo della cavalleria ho risposto nel commento subito sopra. Per il resto pensa, semplicemente, che la cavalleria che fa “l’olandese” scaricando a turno le pistole come se fossero fanteria a cavallo, ha storicamente perso contro la cavalleria che usa il movimento e le cariche di spada per sfondare con la forza bruta le linee di fanteria (o tramutarle per il terrore in quadrati, rendendoli bersagli per l’artiglieria).

  21. Uao! Primo commento e il Duca mi concede una serie di super risposte (soprattutto la penultima)! Non avrei mai osato sperare tanto! Lei è un esempio di come i nobili devono trattare i plebei noob: severo ma giusto.Non si abbia paura a troncarne i voli della fantasia se non sono ben fatti,anzi. Se no non si esce più dalla deriva attuale del fantasy spazzatura :)
    Quanto alla cavalleria non sono stato chiaro e mi scuso. intendevo uno scenario in cui i cavalieri hanno armi rigate e i nemici ad anima liscia. Potendo contare su una gittata molto maggiore possono ammorbidire le formazioni di fanti nemici stando al riparo dal fuoco di reazione, poi si lanciano in una bella carica contro avversari scossi e demoralizzati per le perdite inferte da un avversario cui non possono rispondere. Si può immaginare che il fuoco preparatorio lo faccia la cavalleria leggera: aspetta che le linee di fanti si blocchino a vicenda, accorre su un fianco del nemico, unisce il proprio fuoco a quello della fanteria amica e poi carica o cede il passo alla cavalleria pesante. Oppure all’inizio della battaglia fa da schermo alla fanteria, bersagliando il nemico che avanza e mandandolo in confusione mentre le truppe amiche manovrano per attaccare. Se ho detto ancora stronzate ditelo pure, voglio discutere delle mie ipotesi deliranti liberamente non mi offendo, come potrei tenere il broncio al Duca? :)
    Ultima (lo giuro) nota sul discorso della telecinesi: la sua utilità in battaglia servirebbe solo con armi rigate ad avancarica a pala ogivale, contro un nemico che invece usa armi ad anima liscia e palla tonda: maggiore gittata, maggiore precisione ma stesso rateo di fuoco. La carica alla baionetta non serve più, li massacri prima che si avvicinino :)

  22. Quanto alla cavalleria non sono stato chiaro e mi scuso. intendevo uno scenario in cui i cavalieri hanno armi rigate e i nemici ad anima liscia. Potendo contare su una gittata molto maggiore possono ammorbidire le formazioni di fanti nemici stando al riparo dal fuoco di reazione, poi si lanciano in una bella carica contro avversari scossi e demoralizzati per le perdite inferte da un avversario cui non possono rispondere.

    Puoi farlo ugualmente e in modo più efficace usando fanteria più cavalleria.
    E senza bisogno di telecinesi per aiutare la ricarica, che comunque sarebbe quasi inutile anche con il “fucile a camera” visto che il ruolo della bacchetta nel modesto spazio da raggiungere lo può svolgere con un dito… in ogni caso non capisco come mai non dovrebbero fare il passo successivo della cartuccia di carta, visto che non hanno il problema del polverino o della capsula… sembrerebbero un po’ dei fessi…

    La fanteria al posto della cavalleria vomiterebbe molto più fuoco, in modo più compatto e senza dover addestrare e fornire di cavalli ogni singolo fante.

    La cavalleria necessaria, più costosa e lunga da addestrare, sarebbe solo quella necessaria a caricare in nemico già in fuga dopo aver subito fuoco massiccio senza poter rispondere, e ovviamente quella per contrastare la cavalleria nemica.

    Una forza di sola cavalleria avrebbe senso se per qualche motivo i tizi non potessero ragionare in termini di eserciti di massa, ovvero se sono una nazione numericamente inferiore piena di soldi, di risorse, di cavalli, ma senza grandi quantità di popolazione da cui attingere. Allora ogni uomo va sfruttato al meglio in scenari in cui combatteranno contro 3-4-5-10 volte più nemici e fuggire coi cavalli, bersagliere coi fucili, scappare di nuovo ecc… fino a trovare un punto debole e sfondare, sarà fondamentale.

    Ma se sono una nazione in quelle condizioni di inferiorità, è probabile anche che il loro scenario sia del tipo “anche solo una battaglia persa significa perdere la guerra”. Pensa a Israele nel suo contesto, durante le guerre di alcuni decenni fa. Troppo sottile per essere invasa: se il nemico penetrava era praticamente annientata. Solo un superiore addestramento e un superiore uso dei migliori equipaggiamenti ottenibili garantiva loro la superiorità contro orde di ritardati mentali arabi con barbe e turbanti, assetati di sangue e con un quoziente intellettivo a due cifre.

  23. Il commento qui sopra è una vera summa dell’arte ducale: risposta tecnicamente ineccepibile e deliziosi commenti politicamente scorretti. Scienza e for the lulz. Magistrale. Come non riverire il Duca? Un vero finale in bellezza :)
    In effetti pensavo proprio a una razza molto longeva e poco numerosa: la longevità è un’arma a doppio taglio nella realtà, perchè avrai anche un ciclo vitale più lento, crescerai più lentamente, diventerai fertile più lentamente, partorirai con dolore dopo una gravidanza più lunga ecc. Nello stesso lasso di tempo in cui un tuo neonato diventa adolescente al nemico magari sono già cresciute due generazioni pronte per la leva. Allora devi puntare sulla qualità e ogni soldato deve saper fare almeno per due perchè ogni soldato conta: avrai uno stile di guerra come quello bizantino dove eviti ad ogni costo la battaglia campale e logori il nemico finchè puoi assestargli un colpo definitivo da posizione di assoluto vantaggio, con il minimo delle perdite, puntando molto su diplomazia e intelligence. Oppure arruoli mercenari e ascari in massa e li usi come carne da cannone riservando l’eventuale colpo di grazia ai “nazionali”.
    Chiudo stavolta davvero e lascio il Duca ai suoi amati conigli. E grazie ancora per l’attenzione.

  24. L’astinenza da saggezza ducale mi spinge di nuovo a molestarlo via etere :)
    Volendo inesrire nella trama gli sviluppi bellici dell’ottocento si pone un quesito: l’accensione elettrica dalle dita di chi spara può abbinarsi a bossoli metallici? Personalmente ( e ignorantemente) non vedo problemi tecnici se si colloca nella base del fondello un filo/dischetto in rame per condurre la scarica alla polvere. O serve per forza il chiodo dentro il bossolo?

    In più le scintille non sarebbero sufficienti per accendere la polvere infume arrivata pochi anni dopo (dal 1886): la fiammata dell’esplosivo detonante posto nell’innesco dei bossoli moderni è fondamentale.

    E ipotizzando che il fuciliere generi scariche abbastanza forti? Oppure nel fondello si mette del fulminato e la scarica deve accendere quello. Il bossolo sarebbe uguale alla realtà, l’arma invece più semplice.

  25. L’unico motivo per fare bossoli metallici è se vuoi inserirci l’innesco sul fondo ed evitare che il bossolo bruci con la polvere.

    Se già arrivi al punto in cui fanno pure bossoli metallici, diventa difficile pensare che siano così idioti da non aver scoperto il fulminato di mercurio o un altro esplosivo adatto agli inneschi. E allora non ti serve più che sparino scariche elettriche dalle dita. Se devono addestrarsi per imparare, possono evitare. E non c’è motivo di non fornire armi a tiro rapido anche alle truppe non razzialmente superiori, visto che devono affrontare nemici in gran numero. Ma a quel punto non ci sarebbe differenza nell’armamentario a tiro rapido.

    Se già fabbrichi singole componenti in massa complesse come i bossoli con inneschi, non è giustificabile che nella loro “superiorità” tecnologica presunta non sappiano fabbricare molle e percussori come li facevamo noi. Perfino i cinesi di fine ‘800 o gli allevatori di capre di passo Khyber sanno fabbricare armi moderne. La tua super razza risulterebbe formata di super ritardati che usano le scariche elettriche delle dita l’un l’altro per titillarsi la prostata.

    Più sale il livello tecnologico meno ha senso un minuscolo vantaggino come quello pensato e modellato attorno a vincoli tecnologici pre-bossolo e in un contesto di avancarica.

  26. Dunque non avere un percussore non è un vantagio così grande in termini di semplicità dell’arma? In effetti volevo fargli usare bossoli di carta per poter dire che le loro armi sono a prova di inceppamenti. Il fulminato lo usano in congegni a tempo o da attivare a distanza senza filo elettrico. Ipotizzando che potessero costruire fucili a bobina/rotaia portatili (grazie a materiali inesistenti nella realtà che consentono a piccole batterie di immaganizzare grandi potenze e a canne non troppo spesse di sopportare forti sollecitazioni) volevo farli passare dal bossolo di carta al fucile senza bossolo e senza rinculo, con proiettili spitzer piccoli e velocissimi (mach 4-5) mentre i nemici devono “accontentarsi” di armi a polvere infume che possono bloccarsi e sparano proiettili più pesanti e lenti.

  27. Ci avevo pensato ma voglio farli comparire più avanti, per non renderli troppo forti fin dall’inizio. La magia nell’ambientazione è in realtà un insieme di capacità innate di razza/specie non ancora spiegate scientificamente, è un mondo dove il soprananturale in realtà non lo è e può essere sfruttato tecnologicamente. Il progresso è graduale e trainato dal popolo protagonista: sono più progrediti degli altri perchè sono pochi e puntano sulla qualità, poi gli altri si sviluppano per contratarne il predominio e accorciano le distanze, allora loro introducono delle innovazioni con cui iniziare un periodo di supremazia e così via ciclicamente.

  28. La tua super razza risulterebbe formata di super ritardati che usano le scariche elettriche delle dita l’un l’altro per titillarsi la prostata.

    Sarebbe possibile dilettarsi con questo ameno passatempo insieme al Duca? Magari vestiti da coniglio rosa a pois bianchi? ^__^

  29. Non conosco a sufficienza l’argomento, ma quello che dicono mi pare sensato. Più sul lato affidabilità che su quello dell’aumento di precisione legato al minor tempo tra azione e sparo visto che per quanto sia molto più rapido, beh, non è paragonabile alla differenza che passò tra “pietra focaia” e “luminello” (o cartuccia con innesco)… e infatti lo dicono, parlando di tiro su lunghe distanze… inteso con i limiti di uso massimi della munizione, quindi 800-1000 metri per un 308 Winchester e 1200+ metri per .338 Lapua Magnum o simili.
    Vale invece sempre il vantaggio in termini di precisione del peso inferiore del grilletto (meno forza per sparare).

    Tra una cosa e l’altra, su un’arma costruita con standard elevanti, si può sperare in un futuro in cui le armi saranno su un gradino medio di qualità superore… come oggi, fabbricando armature in acciaio tagliandole da fogli di 1055-1075, otteniamo in massa a basso costo risultati che a fine ‘400 erano praticamente il top raggiungibile dai migliori esperti (a prezzo salato).

    Bella trovata.
    Spero che prima o poi prenda piede. Certo che inserirsi con munizioni diverse apposite in un mondo in cui c’è così tanta scelta, così tanto legame con i propri calibri preferiti e con la ricarica… pensiamo anche al fallimento di belle armi e bei calibri senza bossolo come il 4,7 mm, incapace di imporsi nonostante i pregi al posto del 5,56 Nato ormai troppo diffuso…
    Ormai sono passati 8 anni: qualcosa si è mosso in quella direzione?

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