Fantasy

“La Figlia del Drago di Ferro” finalmente in edicola

Con Urania Millemondi numero 54 del febbraio 2011 sono stati pubblicati finalmente i due romanzi di Swanwick attesi fin dal maggio 2009, quando venne dichiarato che sarebbero apparsi nella (giustamente) defunta collana Epix. Sono ovviamente La figlia del drago di ferro (The Iron Dragon’s Daughter, pubblicato in Italia una sola volta, con il titolo di Cuore d’Acciaio, nel 1995) e I draghi di Babele (mai stampato prima in Italia, l’originale inglese The Dragons of Babel è del 2008), raccolti in un solo volume di Millemondi con il titolo I draghi del ferro e del fuoco e venduti all’onesto prezzo di 7,50 euro.

La prima parte de La figlia del drago di ferro è un discreto esempio di steamfantasy (tecnofantasy industriale e retrò, con ispirazione dickensiana).

Trama de La figlia del drago di ferro.
Bimba umana “scambiata” e portata in un mondo di violenza e di mostri, Jane deve imparare a crescere in fretta, in meno a nani, troll, elfi e altro strane creature, nelle umide stigie viscere della fabbrica dei draghi a vapore. Il suo compito e dei suoi sfortunati compagni, è infatti quelle di aiutare a costruire le massicce macchine volanti di nero acciaio che gli elfici dominatori usano per la guerra. Ma un giorno Melanchthon, un drago scartato e arrugginito, le sussurra con voce dolce e suadente dì un nuovo futuro, un futuro di libertà e di vendetta, un futuro di terribili meraviglie che li attende al di la dei cancelli della fabbrica…

(Presa dalla vecchia edizione Fanucci del 1995)

Gamberetta, la nostra Dea, ha controllato i capitoli ed è sufficientemente sicura che i due romanzi non siano stati vittime di orrendi tagli “non strutturali”. Per maggiori dettagli vi rimando all’articolo di Gamberetta. Se siete in dubbio sull’acquisto vi segnalo questi articoli in cui Gamberetta ha parlato dei due romanzi: la segnalazione dell’uscita su eMule di Cuore d’Acciaio e la recensione di The Dragons of Babel.

Estratto da The Encyclopedia of Fantasy di Clute e Grant (ci sono spoiler sui contenuti e sconsiglio di leggere le ultime righe del primo paragrafo a partire da “And in the fourth” perché svela dettagli sul finale):

Un autentico fantasy “anti-tolkieniano” o, accomunando a tutto il fantasy tipico certe caratteristiche alla D&D scorrettamente ritenute classiche da molti lettori, “anti-fantasy”.
Ma nel suo essere anti-Tolkien abbraccia in realtà l’autentico metodo di Tolkien, ovvero non copia beceramente la sua opera, ma applica lo studio del mito e del fantastico (serissimo nei due romanzi, si capisce chiaramente la conoscenza che Swanwick ha del Ramo d’oro) e costruisce un nuovo fantasy originale partendo dalle stesse basi culturali.
Essendo Swanwick un americano moderno, senza particolari nostalgie per il mondo pre-industriale inglese, il suo risultato è diverso:

Consciously, I was trying to write a fantasy that was true to my upbringing and experience. When I went to Ireland in 1982, I saw castles and stone circles and fairy rings and the like for the first time, and they were none of them anything like how I’d imagined them! It seemed to me, then, that Americans had a lot of nerve writing Fantasy, when so many of the essential elements were alien to us. So when I came up with the image of a changeling girl forced to work in a factory, building dragons, I recognized it as an opportunity to utilize the kind of environments I knew and had grown up with: factories, and garbage dumps, and malls and stripper bars, and to invest them with a kind of faerie glamor, which would in turn comment fruitfully on the world we have.

Non è forse lo stesso ragionamento che si fece su Galileo e Aristotele?

Se il metodo di Aristotele è l’analisi del mondo che trionfa sulle teorie preconcette e da cui poi si costruisce la teoria, allora il vero Aristotelico non è chi continua a difendere con fede cieca testi di Aristotele vecchi di due millenni anche quando nuove scoperte incrinano o demoliscono le teorie espresse, ma chi costruisce nuove teorie allo stesso modo, senza timore e basandosi sull’osservazione, come fece Aristotele.

Così avviene nel Fantasy. Tolkieniano, nel metodo, non è chi ripetere beceramente certi cliché cosiddetti “classici”, ma chi costruisce un nuovo fantasy basato su un profondo studio del mito e la sua reinterpretazione nel modo in cui fecero Tolkien e Swanwick.

Giusto per far notare che chi non apprezza The Iron Dragon’s Daughter solo perché lo considera una scemata per “l’eccessiva quantità di elementi fantastici mischiati e modernizzati” o per altri motivi altrettanti idioti, può sentirsi autorizzato a definirsi un mentecatto per quanto riguarda la comprensione di cosa sia il Fantasy. Punto.

Vi consiglio di comprare il numero di Millemondi.
Sono soldi ben spesi e per una volta che c’è una scelta editoriale decente da sostenere, sebbene non in eBook e sebbene figlia di una casa editrice colpevole di molte atrocità contro la narrativa, val la pena sostenerla. Fatelo. Nel segreto dell’acquisto in edicola Lord Mondador non ti vede, il Duca sì.

 

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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