Nuovo aggiornamento periodico. Scusate il ritardo, ma il mondo degli eBook sta diventando noioso. Le cose importanti le ho già dette molte volte e sono sempre le stesse da ripetere. Ormai anche i sassi dovrebbero aver capito le prospettive future di cambio dell’editoria con l’avvento degli eBook ecc… ma considerando che gli editori hanno storicamente dimostrato di avere meno capacità logico-deduttive delle pietre, immagino che per loro sarà sempre tutto nuovo e meraviglioso. Come dei bambini scemi che si stupiscono per una formica o per una coccinella (prima di schiacciarle e mettersi a sghignazzare).
In futuro proseguirò a dire ciò che è ovvio a tutti in ambito eBook (perlomeno a tutti quelli nella parte destra della gaussiana), arricchendo quando possibile con nuovi esempi che, non potendo essere altrimenti, sottolineeranno sempre di più l’inevitabile (o logicamente consequenziale e nota a priori da molto tempo) evoluzione del mondo editoriale, ma potete capire quanto tutto ciò sia deprimente per me. Sempre le stesse quattro cose da dire, a quello si riduce tutto il mondo degli eBook dal punto di vista delle informazioni concretamente utili per i lettori/autori. Doctorow sono anni che ripete le stesse cose come un disco rotto: lo immagino che contempla la pistola e sogna la liberazione di un proiettile nella testa, mentre si prepara a parlare per la millesima volta di DRM, Gutenberg, Radio contro Musicisti e bla bla bla.
Il mercato degli eBook in USA continua a crescere. Era banalmente ovvio che accadesse, visto che ormai la frenata dovuta all’aumento dei prezzi da parte dei grandi editori è stata compensata dal boom di diffusione degli eReader, tra Kindle 2 venduti con forte calo di prezzo e i nuovi Kindle 3 che costano perfino meno. Proprio a settembre venivano consegnati agli acquirenti i primi Kindle 3, anche se pure qui c’è stata una frenata collegata al fatto che non c’erano Kindle 3 a sufficienza per tutti durante le prenotazioni di agosto. Forse ottobre sarà ancora più significativo di settembre, allora, come indicatore. O più probabilmente no perché, come spiegherò tra poco, il boom potrebbe esserci stato senza essere stato visto, finendo a compensare il collasso della narrativa in quel mese. Ne conseguirebbe che ottobre sarebbe un post-boom e quindi, come visto in passato, di dimensioni simili a settembre (forse solo poco superiore). Lo scopriremo tra un paio di settimane.
Perché parlo di dispositivi quando si parla di vendite di eBook?
Anche qui la risposta è banalmente ovvia, ma la do per quei due o tre lettori che non avessero ancora capito l’antifona: la diffusione degli eBook di intrattenimento/divulgativi, quelli che si leggono stando comodi in poltrona o a letto, è legata alla capacità del dispositivo di lettura di mimare le caratteristiche più comode del libro di carta (se poi fa anche altro, come tenere 3.000 libri digitali nello spazio di un libro tascabile, ancora meglio). Un computer, perfino quando è piccolo come un netbook, non simula a sufficienza la comodità del libro. Un Cybook Gen3 invece più o meno ci arriva. La qualità della carta elettronica è paragonabile a quella della brutta carta riciclata da paperback (ma c’è chi trova il grigino più rilassante del bianco della carta bella) e se si rimane nel solo ambito della narrativa simula in modo più che sufficiente le qualità del libro di carta.
Il problema arriva solo se uno era abituato a prendere appunti sul testo o sfogliare rapidamente le pagine, ad esempio nel caso di testi di studio, e qui i dispositivi come il Cybook Gen3 senza nemmeno lo schermo tattile falliscono miseramente. Per la lettura lineare, però, sono ottimi. Per vendere più eBook serve più gente con dispositivi comodi quanto un libro di carta (o più comodi). Gente che sia di conseguenza motivata ad acquistare perché può godersi per bene il libro digitale.
Leggere al computer testi lineari (es: narrativa), da sorbire passivamente e non attivamente, è scomodo. Soprattutto se hai gli occhi posti ai lati della testa.
Per una disquisizione più approfondita del bisogno di mimesi degli eReader per ottenere successo e sostituirsi ai libri di carta, vi rimando a La quarta rivoluzione di Gino Roncaglia, edito da Laterza. È acquistabile a 4,90 euro nel negozio di Simplicissimus (che a differenza di IBS accetta anche Paypal) oppure a 17,10 euro in cartaceo su IBS (19 euro con sconto del 10%). Appena 4,90 euro per un saggio sull’editoria digitale è un ottimo prezzo. La differenza con i 19 euro del cartaceo (-74% del prezzo in eBook) sono un’ulteriore prova che quando gli editori vi dicono idiozie su “ma c’è l’IVA al 20% e bla bla bla” vi stanno solo contando balle perché, come al solito, credono che siate tutti una manica di subumani deficienti da plagiare.
L’IVA al 20% c’è sia se vendono un eBook a 15,99 euro che se lo vendono a 4,90 euro. Il meccanismo della leva delle vendite a prezzo basso rimane valido: più il prezzo è basso e più si vende guadagnando ancora di più che col prezzo alto. Il tono di disprezzo con cui gli editori trattano i clienti come se fossero deficienti mi fa venire da vomitare.
Luglio, agosto e settembre sono stati un po’ piatti. Luglio ci aveva fatto vedere un bel balzo poco sopra i 40 milioni, agosto è stato in leggero calo e settembre è risalito in pratica ai livelli di luglio. Tre mesi ottimi, per un totale di 119,7 milioni di dollari. Vedremo se l’arrivo massiccio di Kindle 3 nelle case degli statunitensi a ottobre e novembre porterà a un ulteriore balzo in avanti nel quarto trimestre. Immagino di sì, non c’è motivo che non avvenga, considerando anche che ci sono altri ottimi prodotti in giro come i lettori Sony. Il PRS-650, schermo E Ink Pearl tattile, di cui Zwei mi ha parlato molto bene fin dal primo giorno di utilizzo, costa più del Kindle 3, ma non ha un prezzo folle: 249 dollari/euro.
E a quanto mi diceva Uriele in diretta da San Diego (lol), dove giocava con il PRS-950 nuovo, i lettori Sony negli USA grazie a un accordo possono accedere ai testi digitali delle biblioteche pubbliche, inclusi alcuni sotto copyright. Non so che limiti ci siano a questo servizio “Library”, ma non è mica male. La biblioteca (la fetta digitale, perlomeno, che crescerà sempre di più) sempre accessibile è una gran bella cosa.
Considerando solo i primi nove mesi, il 2010 ha totalizzato 304,6 milioni di dollari per gli eBook nel settore trade (un po’ più del 10% del mercato trade totale). Sempre tenendo conto che non sono le cifre al dettaglio, ma quelle ottenute dagli editori. La solita solfa che ripeto sempre quando presento i dati AAP/IDPF. Negli stessi mesi del 2009 la cifra era stata di 109,9 milioni di dollari. Se il quarto trimestre 2010 fosse a crescita zero rispetto al terzo, quindi immaginiamo altri 120 milioni di dollari circa, il 2010 chiuderebbe a 420 milioni.
Quota 400 sfondata. Cosa dicevo io un po’ di mesi fa? Il QUATTRO si manifesta per vie misteriose. Non sognatevi di sfondare quota 500: il QUATTRO non tollera l’umana hýbris e se accadesse una cosa simile dopo ci aspetterebbe solo pianto e stridore di denti. Per gli Statunitensi però, mica per noi. Uhm.
Forse non sarebbe male raggiungere quota 500… ^__^
I dati di settembre, seppur positivi (39,9 ML $), vanno visti in relazione all’andamento del cartaceo. E come è andata l’editoria-ad-alberi-morti a settembre? Di merda.
Il resto dell’anno non è andato malaccio, ma settembre è stato uno di quei mesi che, ormai gli editori ci sono abituati, sembrano delle Caporetto. Secondo AAP i libri per adulti (non i porno: i libri non classificati come per giuovini e bambocci) stavano con una mano davanti e una di dietro: gli hardcover erano al -40,4% (appena 180,3 ML $), i paperback per adulti al -15,8% (111,5 ML $) e i mass market al -23,6% (67,8 ML $).
Una catastrofe. Sono cose capitano, eventi “normali”, basta avere un mese un po’ sfortunato (perché magari non ci sono bestseller a sufficienza a tenere in piedi le vendite) confrontato con un mese un po’ più fortunato della media nell’anno prima.
Se il settore cartaceo soffre, anche il digitale dovrebbe risentirne. In fondo come abbiamo visto alcuni mesi fa, ora i bestseller cartacei diventano anche besteller in eBook se viene resa disponibile l’edizione digitale. Nel mio articolo del 4 giugno vi avevo raccontato un episodio interessante, poi ripetutosi con altri libri (che ora non ricordo e non ho voglia di cercare):
Sapete quante copie ha venduto The Girl Who Kicked the Hornet’s Nest di Steig Larsson, edizione USA di maggio 2010, nella prima settimana? 425mila. E quante erano eBook? 125mila.
Lo dice Paul Bogaards, portavoce di Knopf Doubleday.
Il 29,4% delle copie vendute è stata sotto forma di eBook.
Ormai i successi del cartaceo si trasferiscono al digitale, dove possibile. Se la carta soffre, anche l’eBook soffre. Se settembre è stato un ottimo mese nonostante lo svantaggio, significa che l’effetto Kindle 3 deve essere stato ancora più forte di quanto ci possa sembrare dai dati di vendita un po’ piatti. No?
Un paio di settimane fa si è parlato degli schermi E Ink a colori che arriveranno nel 2011: E Ink Triton. Impiega un filtro sopra lo schermo E Ink Pearl per ottenere i colori. Questo di norma significa che risulteranno un po’ slavati, opachi. Vedremo come saranno i lettori nel 2011…
Forrester Research ha pubblicato nuovi dati e una piccola previsione per il mercato degli eBook. C’è pure un malloppone di studio di settore a 499$, ma passo e mi accontento dei brandelli di informazioni rese disponibili a tutti.
La previsione è che il mercato, stimato a 966 milioni di dollari per il 2010 (Uh? Facendo i conti come? Tutto, non solo trade, immagino), diventerà di 2,8 miliardi di dollari nel 2015. Triplicato. Non è molto un +200% in cinque anni, considerando la velocità a cui ci stiamo abituando, ma ok, può essere. Forse il pubblico di massa, quello da un libro l’anno, passerà più lentamente agli eReader e per il suo bestseller estivo avrà bisogno della carta. Mi suona comunque strano.
A luglio avevamo già parlato della soglia di nuove vendite in digitale che rende il libro di carta (libro di testo in questo caso) antieconomico e quindi forza in un tempo brevissimo il passaggio al 100% digitale.
Once digital textbook sales reach 13%, however, the finance model breaks down significantly as digital textbooks are no longer incremental and, instead, actually begin to pirate print sales deeply (6.5% decrease in revenue on the average title). When digital textbooks sales reach 20% of new textbook sales, based on current production and revenue models, textbook publishers will see a 10% decrease in revenues and a 13% decrease in project margin. At this point, publishers will have little choice but to change product, production and distribution strategies in favor of digital versus print.
(Fonte: Digital Textbook Sales in U.S. Higher Education – A Five-Year Projection)
La massa dei libri perduta un 20% di vendite cartacee rischia di collassare. Rimarrebbero i bestseller e i megaseller (Dan Brown! Giacobbo! Solo il meglio!), ma come detto nell’articolo del mese scorso non cambierebbe molto visto che gli editori già da alcuni anni stanno curando sempre meno i nuovi autori e stanno puntando solo sui libri sicuri.
Mi puzza che la crescita possa frenare verso il 20%. Mi sembra più credibile quello che diceva Steve Haber, responsabile della Sony per la lettura digitale:
within five years there will be more digital content sold than physical content
Comunque, a parte questo dettaglio del +200% in cinque anni (e, come dicono, a quel punto l’industria editoriale sarà del tutto cambiata) che non mi torna tantissimo, vediamo gli altri dati riportati. Solo il 7% degli adulti (negli USA) che leggono libri, leggono pure eBook. Quel 7% però è formato da forti lettori, i signori che permettono all’editoria di sopravvivvere senza appellarsi solo ai megaseller.
Mediamente queste persone leggono il 41% dei loro libri sotto forma di eBook, contando anche le persone che non possiedono un vero eReader e devono quindi leggere al computer, sul notebook o sul tablet (iPad incluso). Se si considerano solo i proprietari di Kindle o di altri eReader assimilabili, la percentuale di eBook sul totale dei libri letti sale al 66%. Niente male. Nel mio caso credo sia sul 80-90%.
L’autore prosegue dicendo questo:
I’m sure you’re ahead of me on this one, but let’s just spell it out. We have plenty of room to grow beyond the 7% that read eBooks today and, once they get the hang of it, eBook readers quickly shift a majority of their book reading to a digital form. More eBook readers reading a greater percentage of their books in digital form means our nearly $3 billion figure in 2015 will be easy to hit, even if nothing else changes in the industry. Meaning even if we never get color e-Ink screens, if publishers never experiment with eBook subscriptions, and interactive eBook formats never succeed, we will still see digital get close to $3 billion in size by the middle of the decade.
Ah, ecco, questo spiega tutto. Mercato triplicato nel 2015 se andassimo solo di inerzia, senza quegli scossoni che hanno accelerato il mercato negli ultimi due anni. Scossoni che verranno. Non c’è motivo che non arrivino. Perlomeno il colore. E cinque anni sono un’era geologica nel mondo dell’informatica. Bene, bene. Su ereads.com c’è un commento all’articolo di Forrester Research, ma non sono molto d’accordo sull’idea di Mike Shatzkin che il 20% vada preso come punto di decelerazione.
Se hai ammazzato il libro di carta e quel testo dovrà essere pubblicato solo in digitale, come pensi di venderne un 80% di copie-che-non-esistono in cartaceo? Forse mi sono perso qualcosa. O forse Mike non sta ragionando in termini di effetto domino, collasso del titolo cartaceo standard e coda lunga. Mah! Considerando che ho in testa un elmetto con la punta di metallo, non posso ritenermi la persona più adatta a fornire giudizi sensati.
“Parliamo di editoria digitale?”
“Ma te ne vuoi sta’ zitto? Famme guidà!”
A parte il dato del 7% di adulti (di cui circa metà dotati di eReader), cosa si può dire parlando nello specifico dei giovani che tra pochi quattrini, poco spazio per la carta, maggiore abitudine alla lettura su schermo ecc… sono i naturali early adopter di eReader ed eBook? Ci viene in soccorso il sondaggio del 5 ottobre 2010 a cura della National Association of College Stores a cui hanno risposto 627 studenti (PDF qui). Un campione piccolo, ma interessante.
Solo (o addirittura? Non leggevano solo eBook piratati i giovani ladroni? ^_^) il 12,6% ha comprato un eBook negli ultimi tre mesi. Di questa minoranza il 56% ha comprato materiale relativo al corso di studi e il 34% ha comprato eBook per intrattenimento (narrativa?). Circa il 77% di quelli che ha comprato un eBook ha detto di averlo letto sul portatile o su un netbook. Il 30% ha letto su un computer fisso (consideriamo anche che tra i giovani, magari fuori sede per frequentare il college, il portatile sarà probabilmente più diffuso dei computer normali) e il 19% ha usato uno smartphone (evviva, come i giapponesi!).
Solo il 19% (solo? E’ ben il 19%!) ha letto gli eBook su un eReader vero e proprio come Kindle o Nook. Immagino siano quelli che hanno acquistato narrativa e non libri di testo. Straordinario successo dei tablet, iPad incluso, che si confermano gli strumenti di lettura meno apprezzati: solo il 4% ci ha letto un eBook. Considerando che ci sono in giro molti più iPad che Kindle 3, è un fail su portabilità, comodità e capacità di mimesi del libro cartaceo che fa riflettere. In ogni caso meglio iPad che niente.
“Ma, poffarbacco, codesta lettura digitale come è parsa a li giuovini?”
Nonostante gli interrogati fossero in maggioranza lettori di libri di testo, ambito in cui gli eReader attuali fanno schifo e i portatili (a meno di non studiare informatica) sono meno buoni dei libri cartacei per studiare con comodità, le risposte non sono state per niente disastrose. Anzi!
Circa un terzo degli studenti ha detto che l’esperienza della lettura in eBook è stata MIGLIORE di quella coi libri cartacei (parere a cui mi accomodo per quanto riguarda la narrativa sul mio fido Cybook Gen3), mentre appena un po’ meno (il 29%) ha detto che è stata peggiore rispetto ai libri di carta (parere a cui mi accodo per quanto riguarda i libri di testo). Il 25% ha detto che è la stessa cosa, non ha una preferenza.
Riguardo la questione dei libri di testo gli studenti sono stati chiari: dovendo scegliere per forza tra carta ed eBook, il 73,52% preferisce studiare sui libri di carta mentre solo (o è pure troppo? Tutti informatici?) il 26,48% preferisce gli eBook.
Ulteriori dettagli sulle preferenze carta/digitale nel PDF linkato prima.
Altro dato interessante riguarda quanti possiedono un eReader: ben l’8,13%. Non è niente male, soprattutto se consideriamo che il boom con il crollo dei prezzi del Kindle 3 è appena iniziato (e il prezzo ideale di 99$ o meno non è ancora stato raggiunto). Di quel 92% senza eReader, il 59% dice che non intende comprarne uno nei prossimi tre mesi (posizione ragionevolissima se non si è un forte lettore di narrativa), il 36% non sa se ne comprerà uno e il 5% ne comprerà uno.
Di questo 5% che vuole un eReader a tutti i costi, solo il 26% vuole un iPad (anche se non è un eReader vero e proprio) mentre il 30% vuole un Kindle o un Kindle DX e i restanti si dividono tra incerti (22%) e altri lettori (Sony, Nook ecc…). Nel corso del 2011, a quanto pare, quel 8% di proprietari di eReader è destinato a gonfiarsi, probabilmente a raddoppiare o triplicare, soprattutto perché il 96% degli interessati a un eReader lo vuole per gli eBook di intrattenimento (narrativa, divulgazione ecc…) per cui strumenti economici come il Kindle 3 (139$) sono perfino più adatti di costosi tavolettoni come l’iPad (500-800$).
iPad, il lettore portatile più amato! Comodo, leggero e maneggiabile con una sola mano,
è l’ideale per leggere in metropolitana e si infila perfettamente in ogni tasca*!
(*: di dimensioni sufficientemente grandi)
L’editoria digitale sta esplodendo anche nella Perfida Albione e un recente sondaggio ha messo in guardia i librai che dovranno adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie e all’avvento dell’eBook come standard della narrativa entro pochi anni.
The Bookseller ha condotto un sondaggio, FutureBook, che ha riguardato 2.600 persone (tutti librai e/o forti lettori, immagino). L’80% ha letto un eBook, circa il doppio rispetto allo stesso sondaggio dell’anno prima. Più interessante il dato degli acquisti: se nel 2009 solo il 18% aveva pagato per avere un eBook, ora la percentuale è salita al 47%. La quantità di lettori digitali è raddoppiata, mentre quella di acquirenti digitali è più che raddoppiata. La differenza forse è dovuta anche alle politiche di prezzo basso adottate proprio dal 2010 da tanti autori indipendenti? Tra DRM, prezzi alti voluti dai grossi editori e altre merdaviglie, c’è da stupirsi che quel 47% abbia pagato… eppure la crescita del mercato negli USA, non troppo diverso da quello Britannico, ci ha già dimostrato che la gente è disposta a pagare per gli eBook che vuole leggere.
I librai hanno accolto il dato con una certa flemma britannica. Gli allarmi sulla posizione dominante dei colossi digitali in grado di divorare il mercato dei librai sono tali che il 92% degli intervistati ritiene che i librai dovranno mettersi a novanta gradi contro lo strapotere di Amazon e soci. Il 73% ritiene pure che gli editori non stiano facendo abbastanza per aiutarli.
Dovranno rimboccarsi le maniche per sopravvivere e lo sanno, ma sono britannici e in qualche modo quel popolo di mercanti se la cava sempre. Il vero dubbio che avevano riguardo la transizione tra sola carta e carta più digitale è stato subito risolto: sì, anche con gli eBook ci sarà la Monarchia. Soddisfatti i librai hanno sorseggiato il tè: lunga vita alla Regina!
Un piccolo controllo locale effettuato da un conoscente ha rilevato che l’opinione diffusa tra i librai interrogati (Mondadori, Feltrinelli e due indipendenti -quelli saggi e in grado di indirizzare il cliente, presente?-) riguardo gli eBook e gli eReader è stato un ghigno sprezzante (rivolto in generale ai piccoli editori), seguito da una risata e, praticamente, degli insulti all’idea che qualcuno voglia leggere i merdosissimi eBook. Ghignata sprezzante e derisione su stupidate come gli eBook non da parte di un commesso di serie B, ma di un noto e stimato libraio indipendente. Lo stesso risultato è stato ottenuto presso l’altro indipendente e nelle due librerie di catena. Idee semplici e chiare, perfette per navigare a gonfie vele verso il fallimento.
Naturalmente non tutti i librai sono così, ma se lo fosse anche solo l’80% sarebbe un’ecatombe di librerie chiuse. Già stanno crepando col cartaceo, se poi rifiutano pure di modificare in qualsiasi modo il proprio modello di business, ciao. Comunque, come sempre, cavoli loro: sono a favore della libertà di disporre della propria vita e chi sceglie volontariamente il suicidio dovrebbe poterlo attuare.
Il senato francese ha appena approvato un emendamento per ridurre l’IVA sui libri digitali dal 19,6% al 5,5%, come se fossero libri di carta. Questo sconto riguarda solo i libri digitali old style, quelli con immagini statiche e parole, non gli “enhanced ebook” che dovessero cercare di spacciare un mix di contenuti multimediali vari per ottenere il ribasso (“Hey, è vero che sembro un incrocio tra un film e un album musicale, ma sono un libro! Eh eh, lulz! Dammi il 5,5%, eh eh, lulz!”).
Visto che qualcuno ha criticato l’illegittimità di questa decisione secondo le leggi dell’Unione Europea, il ministro del bilancio François Baroin ha chiarito che l’intenzione francese è di lavorare per trovare un consenso con i 27 Stati membri della UE sull’abbassamento dell’IVA. Ora la questione dell’IVA sugli eBook francesi passerà di nuovo all’Assemblea Nazionale che aveva dovuto rinunciare a discuterne a ottobre proprio per le lamentele di violazione delle leggi europee. Dato che la notizia era di una settimana fa, forse ne hanno già discusso. Se troverò informazioni ve lo farò sapere. Nei siti che seguo non hanno detto niente.
Come sapete i grossi editori piangono sul dover tenere alto il prezzo degli eBook perché c’è la malvagia IVA al 20% mentre sul cartaceo è al 4%. In realtà è una stronzata, visto che come già dimostrato al di là di ogni possibile dubbio se abbassi il prezzo vendi molte più copie e alla fine guadagni di più che col prezzo alto. Il fatto che sia una percentuale e non un costo fisso a copia di conseguenza non modifica in alcun modo il vantaggio del tenere bassi i prezzi (4,90 euro può bastare). Questo gli editori lo sanno benissimo, non sono stupidi, ma poter rendere inappetibili gli eBook con DRM folli e prezzi alti (anche 15,99 euro per romanzi nuovi) permette loro di frenare la crescita del digitale in Italia mentre loro cercano di adattarsi.
Li capisco, è una situazione di merda, ma l’ipocrisia di venire a piangere in pubblico che non possono abbassare i prezzi più che tanto perché c’è l’IVA Brutta e Cattiva e il Parlamento Europeo Odia gli eBook mentre “loro sì, loro vorrebbero poterli vendere con un ulteriore 16% di prezzo in meno, ma proprio non possono, segno della croce e mano sul cuore” se la potevano risparmiare. Uno spettacolo assieme disgustoso e meraviglioso. Sì, dico anche a te, Mister Immondadori. Ormai vi riconosco dall’odore uno per uno quando entrate su Baionette. ^_^
“Su, signor editore, non faccia così… e quest’altro invece perché piange?”
“Mi consenta, ma mi è finita una minorenne nuda nell’occhio.”
In realtà, se ricorderete, un annetto fa la Spagna la voleva abbassare e le direttive della UE a riguardo pareva che prevedessero proprio l’equiparazione dei libri digitali a quelli cartacei per l’IVA. Dopo, a quanto pare, le direttive sono cambiate. Fate due più due e domandatevi se i Signori dalle Lacrime di Coccodrillo, interessati a ogni trucco possibile per frenare il mercato in modo da potervisi adattare senza traumi eccessivi, non ci hanno messo lo zampino tirando le cordicelle necessarie. La risposta è sì (o quanto meno hanno stappato lo spumante alla notizia), ma non ditelo in giro: è un segreto di Pulcinella!
Se la Francia riuscirà a imporre l’IVA ridotta sui libri digitali, i grossi editori dovranno sfoggiare sorrisoni di circostanza mentre si mangeranno il fegato? E che scusa inventeranno per non abbassare il prezzo degli eBook? Forse qualche gonzo ci può davvero credere che la differenza di un 16% nell’IVA è sufficiente a portare il prezzo da 9,90 a 15,99 euro, ma gli editori per quanto tempo pensano di poter trattare così da scemi i lettori? Più o meno fino a quando il 50% dei forti lettori leggerà solo libri piratati e per ripicca non comprerà i loro eBook nemmeno se glieli vendessero a 1 euro? Scelta interessante. Scelta intelligente. Scelta imprenditorialmente italiana al 100%. Buon lavoro.
Come saprete Amazon è sbarcata da noi con 6-12 mesi di anticipo rispetto a quanto fosse ragionevole aspettarsi. Niente di cui rimanere stupefatti vista la mossa che ha subito attuato: anche se Amazon.it non vende ancora Kindle 3 ed eBook, sta tentando un attacco di pura forza bruta contro i negozi online italiani (e, parzialmente, le librerie fisiche). È chiaro che intende mostrare la propria forza e negoziare da un punto il più privilegiato possibile con gli editori italiani. Qual è la mossa? Ma come, non l’avete vista? Hanno gettato a pioggia sconti del 30%, non noccioline, sui libri giusto in tempo per i regali di Natale. Tra nome famoso, pubblicità e sconto sarà un bel palo nelle chiappe per IBS, Bol e compagnia.
Su alcuni libri nuovissimi come quello di Follett o l’ultimo di Eco, IBS ha già applicato lo sconto del 30% come Amazon, ma non può metterlo ovunque.
Ne approfitto per una piccola parentesi Risorgimentale.
Ad esempio se, come a me, vi interessa Il Sangue del Sud di Giordano Bruno Guerri:
In questo libro, ricco di un’avvincente documentazione, Giordano Bruno Guerri rilegge la vicenda del Risorgimento e del brigantaggio come una “antistoria d’Italia”: per liberare i fatti dai troppi luoghi comuni della storiografia postrisorgimentale (come la pretesa arretratezza e miseria del Regno delle Due Sicilie al momento della caduta) e per evidenziare invece le conseguenze, purtroppo ancora attualissime, della scelta di affrontare la “questione meridionale” quasi esclusivamente in termini di annessione, tassazione, leva obbligatoria e repressione militare. Il Sud è stato trattato come una colonia da educare e sfruttare, senza mai cercare davvero di capire chi fosse l'”altro” italiano e senza dargli ciò che gli occorreva: lavoro, terre, infrastrutture, una borghesia imprenditoriale, un’economia moderna. Così, le incomprensioni fra le due Italie si sono perpetuate fino ai nostri giorni. Alcuni briganti spiccano per doti – umane e di comando – non comuni, come Carmine Crocco, che per tre anni tenne in scacco l’esercito italiano; e così le brigantesse, donne disposte a tutto per amore e ribellione; altri rientrano più facilmente nel cliché del bandito o dell’avventuriero, ma tutti contribuiscono a dare volti e nomi a una triste e sanguinaria pagina della nostra storia, che si voleva cancellare. “Non si tratta di denigrare il Risorgimento, bensì di metterlo in una luce obiettiva, per recuperarlo – vero e intero – nella coscienza degli italiani di oggi e di domani”.
Lo potete comprare a 18 euro su IBS (10% di sconto) oppure a 14 euro su Amazon.it (30% di sconto). Mica piccola la differenza. Amazon suggerisce di comprarci assieme 1861 – La storia del Risorgimento che non c’è sui libri di storia e Controstoria dell’Unità d’Italia (sempre 30% di sconto su tutti). Ultimamente i libri che vogliono portare un po’ di giustizia e verità nella storia del Risorgimento stanno spopolando. Il fatto che il Sud non fosse l’inferno descritto dai conquistatori piemontesi non è un cosa inventata ora, ma gira a livello universitario all’Italia e all’estero da decenni (o meglio: gira dal 1861!), tant’è che degli ottimi dati sul Sud li ho reperiti da un testo proveniente dal International Congress of Economic History tenutosi a Helsinki nel 2006:
The Italian per capita income in 1800-20 was about the same as shortly after the national unification in 1861: around 320-360 lire, expressed in 1861 constant prices. From what we know about wages, it is hard to say whether there was a clear-cut gap between northern and southern Italy at the beginning of the 19th century;
indeed, recent statistical processing of wage series seems to indicate that there was no such gap.
Even in the first few decades after the unification, the Po Valley was not much more industrialized than southern Italy. The current backwardness of the South was
the result of northern industrialization at the end of the 19th century. Hence, for the beginning of that century, a per capita income of about 320-360 1861 Italian lire seems a likely estimate for the South as well as the North.[…]
A comparison with contemporary inequality will help us to put in perspective inequality in the Kingdom of Naples in 1811. In 2000, the Gini index for Italy was 0.360, while for other Western European countries it was comprised between 0.300 and 0.380. In Italy, the Gini index has never fallen below 0.300 since the late 19th
century. In 1811, however, it was as low as 0.267 in the Kingdom of Naples (Figure 3). A provisional conclusion would have to be that the personal distribution of income was more equalitarian in premodern Italy than nowadays.
La figura 3 è una curva di Lorenz in cui si vede che nell’Italia del 2002 c’era più disuguaglianza sociale che nel Regno di Napoli del 1811. Ok, ma non leggiamola nel modo sbagliato come farebbero certi storici dell’economia, sigh! Come ho già precisato una volta le curve di Lorenz per capire il benessere sono, infatti, una colossale stronzata che si bevono solo gli storici dell’economia mentre quelli della demografia non le toccano nemmeno con una pertica di sei metri.
Nell’Ottocento si stava di merda, punto (anche se a Napoli meno di merda che nel Piemonte), anche se la curva di Lorenz può far credere che la vita fosse migliore di quella di oggi. Non è questo il suo vero significato e non si usa così la curva di Lorenz! La distribuzione del reddito non dice e non pretende di dire nulla sulla qualità della vita! Non serve a fare paragoni acritici. Non conta la distribuzione del reddito, che in questo caso è solo un fattore farlocco, conta la qualità della vita reale: in un paese socialista può esserci una distribuzione del reddito perfettamente egualitaria, ma se questo significa “mangiare tutti la stessa merda e ringraziare Baffone” allora NON stai meglio che in un paese con un forte divario ricchi-poveri in cui però anche la massa dei poveri ha un tetto e qualcosa da mangiare che non sia merda di cavallo!
Esempio che avevo fatto mesi fa: la condizione di vita degli inglesi nel XIII secolo contro quella, peggiore, negli anni 1840. Non c’è nemmeno paragone.
Il problema che potrebbe esserci, al contrario di quello pre-2010, è che la letteratura di questo tipo cada nella facile esaltazione del Sud e nella volontaria falsificazione di dati ed eventi. Non si stava male, a quanto ho capito si stava meglio che nell’arretrato Piemonte, ma la Campania non era il Paese di Bengodi: comunque lo si giri era, alla fin fine, una stato del XIX secolo. Non vorrei che qualche pseudo-storico usasse i dati della distribuzione del reddito o altri ancora per dipingere un irreale quadro paradisiaco invece di un onesto quadro di maggiore benessere.
Ok lo Steampunk, ok che figo l’Ottocento, ok che figa Londra… ma vivere sul serio 150 anni fa era una merda. ^_^
Non trasformiamo la giusta riscoperta del buon Regno delle Due Sicilie in una propaganda, seppur invertita, non diversa da quella della feccia Sabauda…
La prima è la piattaforma di autopubblicazione Narcissus fondata da Simplicissimus che tramite il suo software di distribuzione Stealth è in grado di vendere libri su IBS, Bol.it, Libreria Universitaria ecc… e già distribuisce parecchi editori tra cui Giunti e DeAgostini.
Al momento mi risulta che il contratto visibile sia ancora la versione 1.0, che è una specie di bozza. Avevo visto in anteprima la 1.1 un po’ di giorni fa ed era molto meglio, venivano chiariti molti punti che erano un po’ troppo interpretabili. Vi riassumo i contenuti, poi spero che in tempi brevi appaia un contratto aggiornato con anche i prezzi corretti dei vari servizi completamente opzionali offerti.
Narcissus non è un editore: è un distributore. Narcissus permette di far arrivare il tuo libro in tutte le librerie che accettano di ricevere libri distribuiti con Stealth (e se vuoi i libri di Giunti e tanti altri, devi accettarli). Narcissus non seleziona i testi e non ti censura per motivi di immagine: se il tuo testo viola le leggi è affar tuo perché ogni diritto sul libro rimane tuo assieme a ogni responsabilità. Esatto, avete letto bene: Narcissus non vuole alcun diritto sul tuo libro, vuole solo una piccola percentuale per distribuirlo ovunque.
L’autore deve solo fornire un libro in formato ePub che sia validabile. Se proprio non volete imparare a farvi da soli gli ePub decenti (trovate guide gratis online e una discreta guida nel libro Editoria digitale di Letizia sechi che costa appena 7,90 euro) nonostante siate scrittori che vogliono vendere le proprie opere in eBook (sigh!) potete fornire un file RTF o simili e comprare il servizio di conversione. Il problema del servizio di conversione è che è piuttosto costoso: 0,60 euro per cartella da 1.800 battute. Studiate qualche giorno e risparmiate 200 euro, che è meglio no?
L’unica spesa obbligatoria è quella del codice ISBN, necessario per la vendita nelle librerie online. Se non avete uno voi, Narcissus ve lo fornisce a 2 euro. Non è esattamente “editoria a pagamento” chiedere 2 euro per una cosa che non si può non avere.
L’autore decide il prezzo a cui si applica l’IVA al 20%.
Narcissus sul prezzo al netto dell’IVA prende il 40% e dà il 60% all’autore che, come detto, rimane anche il padrone assoluto dell’opera. Qualcuno dirà “Ma perché 40%? Amazon prende solo il 30%!”. Vero, Amazon prende il 30%, ma possiede anche il negozio che usa. La classica libreria online prende il 30%, tranne un paio che al momento prendono ancora il 35% (una mi pare sia IBS). A Narcissus tolta la quota della libreria online rimane il 5-10% per avervi distribuito ovunque sia possibile comprare eBook. L’idea è di guadagnarci qualcosina: se trattenesse solo il 30% non solo non guadagnerebbe niente di niente per il servizio fornito, ma andrebbe perfino in passivo!
In più l’autore può decidere a proprio piacimento in che librerie non farsi distribuire da Narcissus. Cosa significa questo, in soldoni?
Che se Amazon.it, quando inizierà ad autopubblicare anche gli italiani, vi offrirà il 70% voi potrete dire a Narcissus di smettere di pubblicarvi lì perché preferite fare da soli. Idem se IBS o Bol.it dovessero fornire servizi di autopubblicazione più vantaggiosi. Quando volete bastano pochi giorni e Narcissus vi toglie dalle librerie da cui volete essere tolti, anche per motivi “futili”: se Bol.it vi sta sul cazzo perché è legata alla Mondadori e quindi a Berlusconi, potete non apparire mai lì. Bello, no?
D’altro canto, come le leggi impongono, anche le librerie possono rifiutare i libri che trovano per qualche motivo fastidiosi. Narcissus da contratto non può cambiare le leggi della Repubblica Italiana, mi spiace, se desiderate imporre l’obbligo di vendita per i negozianti di qualsiasi cosa forniate loro dovete passare attraverso il Parlamento per ottenere la legge apposita.
In un tripudio orgasmico paranoico qualcuno si lancerà in un “Ma così ci sarà il monopolio della cultura e i Big potranno cacciarci a piacimento se abbiamo un libro scomodo che può competere con un loro megaseller!”
Può essere, ma io mi preoccuperei più di Apple che censura le cose sconce o moralmente poco accettabili (secondo la morale estremamente bigotta della destra cristiana americana). Narcissus non vi censura: buttate in vendita un saggio di esaltazione dei pregi della pedofilia in cui inneggiate a divorare vivi i bambini mentre vengono stuprati e Narcissus vi pubblicherà con un sorriso…. poi però ve la vedrete con la Magistratura appena qualcuno si accorgerà di cosa state vendendo.
Vostri i diritti, vostri i problemi. ^_^
E comunque, mettete che il vostro fighissimo romanzo coi Vampiri venga estromesso perché fa concorrenza al nuovo romanzo coi Vampiri della Mondadori (LOL!)… e quando vi capita un’altra occasione così ghiotta per piantare un casino e ottenere quintali di pubblicità gratuita? Cacciare i vostri libri sarà sempre peggio che accettarli, se parliamo dei danni che ci sarebbero. L’idea di fondo che permette al negozio/libreria di scegliere cosa vendere è che se avete un negozio, anche solo online, che si occupa solo di testi sul cattolicesimo non devono potervi imporre la vendita di libroni che inneggiano al demonio con appeso un bel cazzone di gomma (“Suor Maria, vuole quel libro?” – “Sì può avere solo l’allegato?”). Idem se volete vendere solo testi anarchici e comunisti: l’ultimo libro di Emilio Fede non dovrebbe esservi cacciato con la forza nello scaffale. È vero che i grandi editori usano la forza, minacciando di levare i loro altri libri se i librai non prendono ciò che loro gli danno… ma questo è un ricatto schifoso proprio perché per legge il libraio può, a proprio rischio, rifiutare!
Altri servizi, come correzione bozze, editing e altro arriveranno in futuro. Narcissus oltre che da distributore vuole funzionare come punto di contatto tra i (pochi?) professionisti in grado di svolgere un lavoro adeguato e gli scrittori in cerca di aiuto. Con prezzi molto più bassi di quelli che vedete nella bozza di contratto attualmente online. Ho avuto rassicurazioni che Narcissus intende comportarsi con il massimo dell’onestà e del controllo della qualità possibile, in cambio del giusto prezzo per il servizio. Giusto prezzo che, come detto, so per certo che verrà notevolmente abbassato. Al momento non posso fornire altri dettagli per cui non chiedete che tanto non vi risponderò.
È un servizio che mi piace molto e di cui si sentiva il bisogno nel mondo appena nato e già balcanizzato dei negozi di eBook italiani. Non ci lamentavamo giusto un paio di mesi fa che mancava un grande accentratore in stile Amazon? Questo è pure meglio per gli autori: vi porta in tutti i negozi online, incluso quello di Amazon quando sarà disponibile, in cambio di un 10% del prezzo di copertina. In più mi fido delle buone intenzioni di Tombolini. Vi terrò informati io in futuro.
Riporto dalla pagina about:
Narcissus è Self Publishing Made Serious.
Sono due gli scopi di Narcissus:1. Consentire agli autori di essere raggiunti da chi vuole leggerli, col supporto di una produzione di qualità.
2. Aiutare gli editori a concentrarsi sul valore aggiunto che possono offrire agli autori, “costringendoli” a capire che, grazie alla auto-pubblicazione, gli autori oggi possono fare da sé tante delle cose su cui l’editore poggiava il suo ruolo.
Passando agli editori veri e propri, seppur piccoli, Wild Boar vuole iniziare a pubblicare autori in eBook. Offrono il 50% al netto dell’IVA e vogliono opere autoconclusive. Non vogliono paranormal romance coi vampiri alla Twilight né Giochi di Ruolo (che pubblicano solo in cartaceo) né raccolte di poesie o antologie di racconti.
Ecco la lista dei generi accettati:
Fantascienza. Sì, la fantascienza è difficile da vendere. Ma se siete bravi, non vediamo motivo di non pubblicare!
Fantasy. Vabbé. Questo termine è talmente vasto che comprende il 99% di tutto il fantastico che non sia “altro”…
Horror. Anche i romanzi horror ci interessano, e molto; saremo probabilmente un po’ più “parchi” nel pubblicarli, ma vogliamo pubblicarli!
Steampunk, Dieselpunk, Cyberpunk… Tutti questi sottogeneri del fantastico sono nel nostro target. E anche:
Weird, New Weid, Noir soprannaturale, Terrore psicologico. Ci piacciono anche questi.
Vampiri che Sberluccicano al Sole. Quelli potete tenerveli…
Posizione nei confronti dei DRM: sono inutili, danneggiano il cliente onesto, non fermano il pirata e di conseguenza non li metteranno mai. Bene.
Gli eBook appena usciti dovrebbero costare come un tascabile. Uhm. Quindi circa 9-10 euro, immagino.
E la distribuzione? Nella barra laterale dedicata ai servizi che offrono all’autore c’è un riferimento al negozio online:
COSA FACCIAMO PER VOI
A questo punto, diranno gli autori, perché l’editore deve prendere metà del guadagno? Che fatica fa? Dove sono i suoi costi?
Be’, ecco cosa facciamo per voi:EDITING
Nessun libro nasce perfetto. Noi, oltre a leggerlo per valutare se è adatto o no alle nostre collane, compiremo una vera e propria opera di editing – cioè di correzione non solo degli errori di battitura, ma anche dei problemi stilistici, suggerendovi modi di migliorare la vostra prosa.IMPAGINAZIONE
Ovviamente provvederemo a impaginare i vostri libri!GESTIONE DEL NEGOZIO ONLINE
Questa roba costa. Alla fine del mese, per avere un minimo di sicurezza (cioè di “sicurezza” che il cliente non venga rapinato, che il negozio resti online, eccetera) abbiamo un tot di spese (spese che aumentano con l’aumentare dei libri).
Spero non vendano solo nel loro negozio, se no ciao… già così viene da domandarsi perché scegliere loro invece di Narcissus: con il 10% che prendono in più non penso possano permettersi un editing vero, professionale, pagato 1.000-2.000 euro. Il genere di editing che non si può permettere quasi nessun editore (neanche a volerlo, visto il livello infimo dei cosiddetti “professionisti”). Magari un editing all’italiana, come i normali editor fanno nel Bel Paese: due virgole cambiate, tre parole modificate, un po’ di uniformazione grafica fatta con le macro e via, è perfetto! Spero di no, sinceramente.
Comunque, affar loro: mal che vada vi offriranno lo stesso editing che vi offrirebbe Mondadori, cioè un calcio nel sedere condito con una pernacchia.
Qui trovate la pagina dedicata e qui altri dettagli per gli autori.
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