Ventimila selvaggi sotto carica

Tra i film che di solito si tirano in ballo quando si parla di Steampunk è raro che manchi Ventimila leghe sotto i mari della Disney. Fa parte dei precursori dello Steampunk: opere collocate tra anni ’50 e anni ’70 che pur non avendo lo spirito dello Steampunk (ben descritto da Nevins) mostrano un revival di interesse per il lungo XIX secolo. Tra i romanzi precursori un esempio può essere The Space Machine (1976) che solo con molta generosità si può considerare Steampunk vero e proprio. Opere precedenti come The Warlord of the Air (1971) invece contengono tutto il necessario per essere veramente Steampunk, ma anche su queste cose tornerò un’altra volta.

Il perché di questo interesse per il XIX secolo ieri ed oggi, con le chiacchiere sulla reazione psicologica all’Era Atomica o all’Informatica Disumanizzante e bla-bla-bla, per oggi le lascio a chi non ha cose più utili da dire visto che le seghe “interpretazioni” nulla aggiungono ai fatti e di conseguenza valgono quanto la spazzatura.

Un discorso simile si può fare anche sul fantasy o su molte altre cose: il disinteresse per l’informazione seria sul genere, che richiede di solito ANNI di lavoro e passione, è nascosto da un velo di psicologia spicciola basata sui luoghi comuni, perfetto per gli intellettualoidi che si trovano a parlar di cose che non conoscono (magari su un quotidiano a diffusione nazionale o in TV). Questo genere di latrati tra mongoli chiacchiere da forum a cui tutti possono partecipare perché nessuna conoscenza dei fatti né la loro citazione è richiesta, mi lascia perplesso come un coniglietto di fronte a un episodio del Grande Fratello.

Preferisco spendere il mio tempo per mostrarvi dei negri elettrificati.

“Unga munga! Uga uga!”

Si può dire che non è politically correct. Si può accusare il razzismo ancora fortissimo negli USA degli anni ’50. Si può ricordare che Walt Disney (morto dodici anni dopo il film) era dichiaratamente fascista e strizzava l’occhio anche ai nazisti. Si può criticare la disumanità di rappresentare i nativi di colore come una massa indistinta di unga-munga cannibali che vivono nell’attesa di mangiare un visitatore bianco. Si può tirar fuori un discorsone su come invece ora è diverso, ora c’è più consapevolezza, ora sappiamo che l’economia finanziaria può creare dal nulla l’acciaio dopo che si è distrutta l’industria siderurgica del proprio paese (ops, no, pare che non possa! LOL: that’s the American Way!), ora sappiamo che il Terzo Mondo lo abbiamo creato noi distruggendo sistemi-mondo perfettamente funzionanti per farli aderire forzatamente all’ideologia politica del Libero Mercato (50 milioni di morti per carestia tra il 1876 e il 1902, causati direttamente dalla fede cieca nel Libero Mercato che aveva distrutto tutti i sistemi di difesa delle colonie: una delle ideologie più sanguinarie della storia) e bla-bla-bla.

Sapete invece cosa dico io?
Quello che hanno detto Peter Lorre e Kirk Douglas:

Eh eh eh, è fantastico!

e

Ehi capitano, è un buon metodo per scoraggiare gli ospiti!

Se avete pensato che il commento giusto al video fosse nel blocco di merda là sopra, siete dei mongoli della peggior specie, di quelli allevati alla Scuola della Castrazione Psicologica, con la ghiandola dell’umorismo atrofizzata, buoni solo a vergognarvi del passato e a indignarvi come checche oltraggiate quando leggete Negrolandia su una vecchia mappa. Chiudete il becco e sfogate la vostra sessualità repressa infilandovi mestoli nel culo e mangiando la cacca della vostra partner (“gnam… gnam… cara, la marcia per la pace in Palestina è domani o dopodomani?”).

Questo è sano umorismo. I negri cannibali (ma vanno bene anche gli asiatici) e il bianco da infilare nel pentolone che scappa come un matto. Nessun cannibalismo come simbolo del tracollo della società capitalista (sigh): solo sano, fottuto, cannibalismo per il gusto del cannibalismo. Perché sì, è bello pensare che i selvaggi siano così: sono molto più divertenti di quelli veri con le t-shirt e le lattine di coca cola! E anche l’uso di tecnologie superiori per maltrattarli e spaventarli è spassoso. Balla selvaggio, balla! ^__^

Le nazioni bianche ringraziano per il contributo dell’Africa alla Storia della Musica.

La Disney una volta sì che ci sapeva fare!
Il film ora sa di vecchio e dopo averlo visto una volta non fa venir voglia di rivederlo, ma Kirk Douglas con la sua faccia da schiaffi è spassoso, soprattutto quando si scola i campioni di fauna marina assieme all’alcol di conservazione. LOL.

Ora quelli della Disney sono i parassiti dell’America, buoni solo a scrivere le leggi sul copyright da far passare al Congresso perché non riescono ad inventarsi qualcosa che sostituisca Mickey Mouse (e no, nemmeno i 95 anni dopo la morte basteranno: attendiamo il prossimo aumento a 150 anni). Grandi. Un paese intellettualmente morto, giusto per far combaciare la Mente con il Corpo (la industrie assassinate dopo il 1995, nella frenesia di inseguire il Nuovo Mercato dell’Informazione, sigh!). E comunque stanno messi meglio di noi itaGLiani, morti e putrefatti (ma quand’è che abbiamo esiliato gli italiani e fatto venire gli itaGLiani? Non si può farli ritornare?). Meglio il Giappone con lo scopiazzamento creativo, motore dell’evoluzione e applicazione nel campo artistico di un principio biologico.

Nota sull’estetica del Nautilus.
Il metallo rivettato è una scelta estetica ottima. Non solo richiama subito un’idea di vecchiume, come in certi vecchi carri armati o nella Torre Eiffel, prodotti di quando la rivettatura andava alla grande (anche per le automobili!) prima che saldature e giunti imbullonati la sostituissero, ma in alcuni casi è ancora sensata nonostante la sua antichità. I rivetti vengono ancora impiegati con alcuni metalli poco adatti alla saldatura, ad esempio con le leghe d’alluminio in ambito aeronautico (ringrazio Angra per avermelo ricordato), e in generale quando il peso ridotto unito all’alta resistenza diventano requisiti fondamentali. Non è solo estetica: è estetica unita alla praticità. Così dovrebbe essere sempre lo Steampunk: funzionale, old style e carismatico, non rotelline incollate a caso sul cuoio e sugli occhialoni, con dei dirigibili “tanto per” sullo sfondo: quello è lo steampunk dei ritardati.

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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