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Consiglio di lettura: “Lo Specchio di Atlante”

Oggi voglio consigliare un romanzo italiano: Lo Specchio di Atlante di Bernardo Cicchetti. Non è un romanzo fantasy recente figlio del babyboom e del caos mentale degli editori, sempre in cerca di qualcosa da pubblicare senza avere però alcuna competenza né nella selezione del materiale né nell’editing. È un romanzo di quando il fantasy ancora non aveva fatto il botto grazie ai videogiochi e ai film del Signore degli Anelli. È un romanzo di quando dicendo “Troisi” veniva in mente un rispettabile attore italiano e non un’analfabeta di ritorno. È un romanzo del 1991, epoca buia e triste in cui la gente non guardava ancora i video dei coniglietti su internet.

Lo Specchio di Atlante era stato consigliato da Gamberetta (torna, il Duchino ti aspetta…) nel gennaio 2009. Io ho comprato il Cybook pochi mesi dopo, ma tra una cosa e l’altra non ho mai letto il romanzo che Lei ci aveva consigliato. Alla fine mi è tornato in mente e l’ho divorato come un coniglietto divora l’uvetta: nudo e senza usare le mani. Qualcosa del genere. Insomma mi è piaciuto molto.
Mi percuoto il picklehaube per non averlo letto prima, quando Lei, la Nostra Dea, lo aveva consigliato!

La trama in breve.
Nel mondo fantasy tal-dei-tali c’è un posto chiamato Maniero in cui abita un potente mago, il Maestro Zephiro, con i suoi Apprendisti Heron e Kalamon. Heron ha un hobby: visitare in sogno un mondo in cui spiare la bella Ilina che fa il bagno. Anche Kalamon ha un hobby: contemplare uno specchio che non restituisce la semplice immagine riflessa, ma una versione demoniaca della stessa. Messa così sono una bella coppia di mongoli. Mentre loro si trastullano (in particolare Heron, appostato dietro i cespugli a spiare Ilina nuda –tutta nuda, direbbe Ghirardi-) il mondo sta andando a puttane: piovono lucertole dal cielo, nascono bambini deformi, il cielo assume strani colori, i boschi si tramutano in aborti paludosi, Mondadori pubblica horror per bambini ecc…
Il Maestro però ha scoperto cosa non va: la ghiandola pineale della Statua di Atlante, l’oggetto che preserva l’ordine del mondo ed evita che schifezze simili capitino, si è rovinata. Bisogna procurarsene una nuova. L’unico problema è che è fatta di un materiale così raro che non ce ne è altro nel mondo. Heron dovrà viaggiare nel mondo che ha sognato e invece di farsi le pippe nei cespugli dovrà trovare quel materiale e portarselo via.
La storia prosegue tra mondi nel sogno e mondi dietro lo specchio, perché quello di Heron non è l’unico mondo che sta collassando e anche altri personaggi provenienti da mondi paralleli sono in cerca dello stesso materiale.

Non è facile classificare Lo Specchio di Atlante. Lo stile, la brevità, il porre l’idea al centro della storia anche a scapito della caratterizzazione dei personaggi, fanno pensare a un Urania di alta qualità: buone idee e poi dritti fino alla fine della storia, raccontando solo ciò che serve.
All’apparenza è fantasy, con tanto di maghi piuttosto classici (il Maestro, gli Apprendisti, i giovani Aspiranti che studiano magia nel Maniero) che richiamano elementi cliché del genere, ma la storia ha idee di fondo (universi paralleli, sogno e realtà) che ricordano la fantascienza. Lo si potrebbe definire science-fantasy, usando la definizione “istintiva” nel senso più vago possibile di mix tra fantasy e fantascienza (io però preferisco la definizione di Rod Serling: “science fiction makes the implausible possible, while science fantasy makes the impossible plausible”), ma forse basta dire che è un BUON fantasy, di quelli in cui il lettore può ricevere STIMOLI invece di accontentarsi di tenere il cervello spento come se fosse davanti alla televisione, forse addirittura RIFLETTERE dopo averlo letto. Insomma, un fantasy italiano come non se ne vede da anni nelle librerie.

Copertina (ma va?)

Il miglior fantasy italiano che abbia mai letto. Nonostante i vari difettucci di scrittura qua e là, incluso il punto di vista che in una certa scena balza di continuo da un personaggio all’altro (risultando fastidioso), il romanzo rimane scorrevole e piacevole grazie alle ottime idee di fondo e allo stile che nel complesso è trasparente quanto basta.

In un romanzo decente, un romanzo di qualità, è normale che sia così: facile per gli incompetenti autori italiani d’oggi rifugiarsi dietro la puntigliosità delle critiche (oh, no, se fai citazioni puntuali degli errori è perché sei prevenuto e non vuoi davvero leggere!, da strillare con la vocina che contraddistingue le vere checche isteriche del fantasy italiano), ignorando che i testi decenti, quelli che hanno dietro delle idee e sono scritti con intelligenza, possono sopravvivere benissimo anche a quantità abbondanti di errorini sparsi mentre solo i testi merdosi collassano assieme ai propri problemi perché non hanno niente da dire e nessuna storia interessante da raccontare. Ma forse è più facile blaterare del “fantastico come esplorazione e/o specchio deformante della realtà”, accusando ogni critica puntuale e motivata ai propri testi di essere pura inVidia di chi non è stato pubblicato, piuttosto che accettare la Realtà di essere degli incompetenti. Se certi autori italiani si rendessero conto di questo, forse smetterebbero di essere i mentecatti che sono… ma proprio perché sono mentecatti non possono per definizione accorgersene.

Confermo che gli omuncoli sono i personaggi caratterizzati meglio. Consigliatissimo.

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Torna, Gamberetta!
Porta un raggio di intelletto nella Selva dei Mongoli!

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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