Oggi ricorre l’anniversario di una battaglia che è stata fondamentale per il mondo tedesco e per la storia dell’Europa: Sadowa (o Königgrätz, se preferite il nome più in voga tra gli inglesi). Anche se fuori dalla Germania riceve spesso un’attenzione minore rispetto ad altre battaglie dell’Ottocento, Sadowa è stata un punto di svolta del diciannovesimo secolo sia per le enormi novità nel modo di condurre il conflitto, che poi si vedranno ancora di più nella Guerra Franco-Prussiana, sia per la grande vittima illustre di quel campo di battaglia: il pensiero liberale tedesco. E anche il suo fedele amico “pacifismo”, personaggio altrettanto illustre, ne uscì con le gambe amputate sopra il ginocchio. Brindisi per i militaristi.
Helmuth von Moltke e Otto von Bismarck a Sadowa
Potete trovare abbondanti informazioni in lingua inglese sulla battaglia di Sadowa e sulla guerra austro-prussiana, per cui non mi dilungherò nell’inutile tentativo di fare un articolo completo. Preferisco concentrarmi su alcuni dettagli, più utili dell’analisi della battaglia per gli appassionati di narrativa steampunk, e sulle due vittime illustri citate prima. Giusto come curiosità posso segnalare che, dal punto di vista della quantità di persone in campo rispetto al tempo impiegato per combattere, Sadowa con i suoi 400mila uomini schierati in una sola giornata (3 luglio 1866) batte i 600mila uomini su tre giorni di combattimenti della Battaglia di Lipsia (16-19 ottobre 1813, ma la notte tra il 18 e il 19 in pratica fu solo la ritirata di Napoleone). Lipsia però vince alla grande in termini di morti e feriti, ma magari non è una cosa di cui vantarsi.
“Wilhelm I und Gefolgschaft bei der Schlacht von Königgrätz”, Christian Sell, 1872
La guerra austro-prussiana è uno di quei conflitti che, a posteriori, Bismarck cercò di far passare come parte di un Grande Piano per unificare la Germania (forse per volontà dei suoi fan post-1870, più che sua). Difficile crederci: i grandi piani creati con anni di anticipo non funzionano mai e al più li si costruisce dopo, riscrivendo la storia dal punto di vista del vincitore. Troppe variabili, troppi cambiamenti improvvisi, troppa ignoranza sul futuro e sul presente. I grandi politici e strateghi si vantano, a posteriori, di grandi piani sviluppati con la precisione di un orologio, ma dietro si nasconde una capacità ben più grande, anche se più difficile da apprezzare per le masse: quella di decidere volta per volta, sull’unghia, senza alcun grande piano che si dipana un passo alla volta. Improvvisare, l’arte del genio (assieme alla fortuna, dote del genio che trionfa).
Ma improvvisare pare una cosa da poco per chi non deve decidere il destino di milioni di uomini e per chi sa ragionare solo con meccanismi mentali antistorici (ovvero “a posteriori”: in realtà esiste solo l’istante presente e le informazioni note presenti a quell’istante, niente altro), per cui al Bar dell’Opinione Pubblica tutti alla fine si vantano dei Grandi Piani studiati in ogni minimo dettaglio e avverati con la precisione di un orologio svizzero. E le signorine in ascolto sospirano d’amore e si sventagliano… o qualcosa di simile.
Al massimo sono disposto a pensare, data la vicinanza temporale, che le dispute tra Austria e Prussia seguite alla vittoria contro la Danimarca nel 1864 fossero state volute da Bismarck per ottenere una futura guerra con lo scomodo vicino (e questo è in fondo il suo “capolavoro diplomatico”).
Bismarck sapeva improvvisare, che in fondo è parte determinante della Realpolitik, per il bene della Prussia. Anche il far rifiutare la corona imperiale a Federico Guglielmo IV, al tempo delle rivoluzioni borghesi del 1848, fu una decisione che non poteva essere consapevole degli avvenimenti di 22 anni dopo (anche se a posteriori può sembrare parte di un piano geniale “anti-democratico”, visto che la proclamazione a Imperatore di Guglielmo I nel 1871 arrivò da parte dei principi tedeschi e non da parte delle masse e dei borghesi).
Improvvisare, inseguendo il miglior risultato ottenibile al momento: Realpolitik nuda (tutta nuda!) e cruda. Nel 1864 si alleò con gli Austriaci per estendere il proprio controllo sui Ducati Danesi, facendo versar una lacrima di gioia alle fanciulle schierate per i Grandi Tedeschi. Nel 1866 sconfisse gli austriaci giusto per precisare, essendo favorevole l’occasione, di non voler che tutti i popoli di lingua tedeschi fossero uniti se questo significava che la Prussia non sarebbe stata alla loro guida: meglio escludere la scomoda Austria. Le fanciulle del gruppo dei Piccoli Tedeschi svengono per l’emozione, ma il medico le fa rinvenire coi sali.
Non per niente la breve guerra austro-prussiana, appena due mesi, viene chiamata in Germania anche Guerra Civile Tedesca e Bruderkrieg (guerra “tra fratelli”).
Otto von Bismarck, Albrecht von Roon ed Helmuth von Moltke
i tre grandi vincitori di Sadowa
Passiamo a qualche aspetto tecnologico. I due elementi determinanti di questa guerra furono le armi a retrocarica prussiane e le ferrovie. L’artiglieria diverrà fondamentale nella Guerra Franco-Prussiana e tale rimarrà fino alla Grande Guerra (l’artiglieria conquista e la fanteria occupa, si diceva). I prussiani dal 1862 avevano reso obbligatoria la leva (della durata di tre anni, se ricordo bene) e per questo motivo i loro reggimenti di fanteria erano meglio addestrati e in grado di agire a livello tattico in modo più innovativo rispetto alle masse di fanti “appena coscritte per l’occasione” messe in campo dagli austriaci. Questo era un vantaggio enorme per i prussiani: disponevano sia di armi a retrocarica (fucili ad ago Dreyse M1841 e M1862, ne parlerò prossimamente) che di truppe addestrate per combattere in modo più complesso e molto più efficacie, ottimizzato per sfruttare i vantaggi della nuova arma.
Gli austriaci basavano il loro impiego della fanteria su ciò che avevano appreso contro i francesi durante la guerra del 1859, in Italia. I francesi erano temibili per le loro brutali cariche: minimizzavano i morti causati dai fucili rigati nemici accorciando le distanze il più rapidamente possibile, per poi sparare una scarica a distanza ravvicinata e lanciarsi in massa alla baionetta per costringere alla fuga i nemici. Stosstaktik, come la rinominarono gli austriaci. Una tattica semplice, brutale, ma che richiede quel coraggio e quello spirito combattivo proprio dei francesi.
I prussiani nella guerra del 1870 ebbero un gran timore delle temibili cariche alla baionetta francesi, capaci di mandare in rotta chiunque, ma a causa dei nuovi fucili Chassepot e della confusione tra gli ufficiali sull’uso della nuova arma (alcuni seguivano il nuovo manuale che indottrinava all’uso di un massiccio volume di fuoco, mentre altri preferivano le vecchie tattiche), i francesi non ebbero la coesione necessaria per combattere efficacemente né basandosi sul fuoco né sul corpo a corpo (però, avendo imparato dalla sconfitta, ripresero a far gran cariche in attesa della revanche… peccato che nel 1914 i loro vigorosi assalti alla baionetta in campo aperto incontrarono il fuoco delle mitragliatrici tedesche! Un po’ lenti nell’adattarsi alle nuove tecnologie, non trovate?).
Fanti austriaci del 1866
La Stosstaktik austriaca, blanda imitazione senza il gallico coraggio, si scontrò con il tiro rapido dei fucili Dreyse: mentre gli austriaci avanzavano in colonne compatte, come ai tempi di Napoleone, e sparavano stando in piedi perché il loro fucile Lorenz ad avancarica si potevano ricaricare agevolmente solo da posizione eretta (si può anche da sdraiati, ma ci impieghi molto di più, a occhio credo che si passi da 15 secondi a quasi un minuto, ed è scomodissimo), i prussiani sfruttavano le asperità del territorio per cercare copertura, si sparpagliavano e si sdraiavano per sparare, ottenendo così un profilo minore per il nemico e una mira più precisa per sé.
Gli austriaci, nonostante sapessero fin dal 1864 (e probabilmente anche da prima) dei nuovi fucili prussiani, non fecero nulla per cambiare di nuovo il proprio modo di combattere: in fondo, come insegnava Napoleone, era molto più facile far avanzare in colonne dei fanti appena coscritti piuttosto che farli combattere in altre formazioni più complesse da manovrare. I Sassoni alleati degli austriaci, circa 22.000, usavano tattiche ancora più vecchie, risalenti al ‘700: lunghe e sottili file di fanteria per massimizzare il volume fuoco… ma in un confronto fuoco contro fuoco la maggior gittata dei fucili ad avancarica non può nulla contro il volume di fuoco quintuplicato del Dreyse.
A livello di cavalleria e artiglieria invece era l’Austria a essere in vantaggio, ma di poco: cannoni con gittata maggiore e i migliori corazzieri d’Europa. Il vantaggio dell’artiglieria non era determinante e il tempo delle vittorie determinate dalle grandi cariche di cavalleria pesante era ormai finito.
Ussari austriaci del 1866
Il secondo elemento fondamentale, importante quanto il fucile Dreyse, fu il treno: grazie alle ferrovie Moltke, il Capo di Stato Maggiore che operava in completa sintonia con il Cancelliere Bismarck, fu in grado di radunare le tre armate prussiane e disporre gli uomini su un fronte di 200 chilometri in metà del tempo degli austriaci. Combinando la rapida mobilità della ferrovia con la rapidità decisionale del telegrafo, si potevano manovrare grandi masse d’uomini senza aver problemi di rifornimenti (già Napoleone sessanta anni prima sapeva che il territorio e le poche strade non potevano sopportare le grandi armate moderne che vanno fatte avanzare divise e radunate solo poco prima della battaglia).
La Prussia aveva l’iniziativa e poteva avviare il conflitto prima del nemico, dove preferiva, proprio come accadde quattro anni dopo quando una Prussia che tutti si aspettavano in difesa (inclusi gli esperti del Regno d’Italia) si lanciò sulla Francia catturando tutti i magazzini a est di Parigi necessari allo sforzo bellico francese. Cinque linee ferroviarie prussiane contro una sola linea austriaca. Le ferrovie erano già state usate nella Seconda Guerra d’Indipendenza italiana e nella Guerra Civile Americana, ma mai con l’efficienza e l’organizzazione con cui le usò Moltke. Le ferrovie non erano vantaggi aggiuntivi, ma il centro stesso della strategia prussiana, tanto che anni dopo Moltke arrivò a dire che la Prussia non aveva bisogno di fortezze perché aveva le ferrovie (“Non costruiamo più fortezze, costruiamo ferrovie!”).
Abbiamo l’inestimabile vantaggio di poter trasportare il nostro Esercito di 285.000 uomini su cinque linee ferroviarie e di poterlo radunare teoricamente in venticinque giorni […] L’Austria ha una sola linea ferroviaria e impiegherà quarantacinque giorni a radunare 200.000 uomini […] Nulla è più gradito che iniziare oggi la guerra che dobbiamo fare.
(Helmuth von Moltke, rivolgendosi al Ministro della Guerra Albrecht von Roon)
Passiamo ora alla vittima illustre, il pensiero liberale tedesco. Fortunatamente ho scoperto di non aver bisogno di frugare alla ricerca delle citazioni nella mia copia (sepolta in cantina non so dove ^_^”) de I tedeschi di Kohn né nel libro di Benedetto Croce: per una volta la wikipedia italiana aveva proprio quello che cercavo (un miracolo), anche se la pagina è piuttosto scarna per ciò che riguarda il conflitto in sé. Non avevo proprio nessuna voglia di frugare nei libri cartacei, come anni fa, ora che ho imparato ad amare la funzione di ricerca degli eBook.
Nel mondo in cui operò Bismarck tra 1848 e 1866 il pensiero liberale della borghesia andava per la maggiore: si voleva più rappresentanza, costituzioni che dessero più poteri al parlamento a scapito del Sovrano, più pace per far prosperare i commerci. Anche se intrappolati in un mondo in cui i conflitti, specie quelli ridotti e in luoghi lontani (come l’intervento anglo-sardo-francese in Crimea), erano spesso presenti, i liberali d’Europa sognavano una grande, meravigliosa pace in cui arricchirsi.
L’Inghilterra, la grande potenza coloniale, aveva un forte Parlamento e una regina che non decideva di testa propria la politica estera del regno. Perfino il piccolo Napoleone, Imperatore per acclamazione popolare, dipendeva dal sostegno delle masse e della borghesia. La strada del progresso e della vittoria andava dritta per la partecipazione popolare: autocrazie reazionarie come quella Russa non potevano competere con le potenze liberal-democratiche.
Vi suona famigliare come ideologia? Campanellino yankee in azione?
Bismarck, fervente monarchico e convinto sostenitore del diritto divino degli Hoenzollern a guidare la Germania (un concetto politico in cui nessuno credeva più), aveva fatto rifiutare nel 1848 la corona “data dal popolo” a Federico Guglielmo IV (perché ciò che il popolo dà, il popolo può togliere: solo i principi tedeschi hanno il diritto di scegliere il proprio Imperatore) e con la sua politica autoritaria e spregiudicata teneva le redini della Nazione. Il Re nel 1866 poteva essere Guglielmo I, ma quello che comandava era Bismarck: nessuno poteva davvero permettersi di scacciare l’unico uomo in grado di guidare la nazione.
La guerra contro l’Austria cominciò in un clima tesissimo: l’esercito era contro Bismarck, il Re era contro la politica spregiudicata di Bismarck, il popolo e il parlamento era contro Bismarck… solo un pugno di collaboratori fidati, tra cui von Roon e von Moltke, credevano ancora nel Cancelliere (se mi ricordo giusto: le mie due biografie di Bismarck riposano anche loro in qualche scatola, per cui vado a memoria).
Bismarck nelle vignette satiriche di Wilhelm Scholz, meno di due settimane prima dello scoppio della guerra. “L’opportunità è favorevole, o per diventare grande e soddisfare i desideri del popolo prussiano, o per diventare l’uomo più popolare della Germania soddisfacendo il desiderio generale”: a sinistra viene mostrato Bismarck che -prima opzione- pianifica un futuro di pace, elezione diretta nel parlamento e più poteri decisionali ai parlamentari ecc… e a destra un Bismarck che si copre gli orecchi mentre il popolo infuriato gli chiede di fare un passo indietro, di andarsene ecc… C’è anche un gioco di parole tra “soddisfare” e “morire” intraducibile in italiano. Questo era il clima in cui operava Bismarck prima di Sadowa.
Quando l’esercito prussiano vinse la battaglia di Sadowa, i liberali tedeschi capirono di aver sempre avuto torto. Bismarck aveva dato alla Prussia una gloria militare inaspettata e ora i tedeschi erano disposti, nell’euforia di essere di nuovo una delle grandi potenze militari d’Europa dopo quasi un secolo, ad abbracciare integralmente il pensiero politico bismarckiano. L’uomo più detestato della Prussia, il gretto conservatore retrogrado e militarista, era ora l’idolo degli stessi borghesi e intellettuali che pochi giorni prima lo insultavano. Una stato forte, autoritario e militarista poteva trionfare facendo cose che nessun governo liberale aveva mai fatto! Quattro anni dopo ne ebbero la conferma definitiva sconfiggendo la Francia, ma la scintilla della “rivoluzione nel pensiero politico tedesco” era scattata in quel giorno di luglio. Il fallimento liberale dell’Assemblea di Francoforte del 1848 era stato cancellato dalla vittoria militare del 1866. In cambio del potere assoluto, il Cancelliere dava ai borghesi enormi aiuti finanziari, proteggendo l’economia tedesca (liberismo nei mercati? A vantaggio di chi, dell’Inghilterra? No, grazie!).
La guerra rappresentò una rivoluzione che non si sarebbe potuta verificare senza Bismarck, […] una volta che la rivoluzione giunse al successo, l’opposizione si dissolse rapidamente e i dubbi vennero messi a tacere […] Era come se il popolo tedesco avesse assistito a un miracolo. Niente era più come prima […] La ragione era diventata torto e il torto ragione.
(Hans Kohn, I tedeschi)
Il mondo stupefatto non sa cosa ammirare di più, l’eccezionale organizzazione delle forze armate della Prussia o la dedizione morale del suo popolo, l’incomparabile vigore della sua economia o la solidità della sua educazione generale, la grandezza delle sue vittorie o la modestia dei suoi bollettini, il coraggio dei suoi giovani soldati o la devozione al dovere del suo re attempato.
(Hermann Baumgarten, ex-avversario di Bismarck, in Autocritica del Liberalismo Tedesco)
Altra vignetta di Wilhelm Scholz, pochi mesi dopo Sadowa (16 dicembre 1866).
Ora i liberali fanno di tutto per dire che erano d’accordo con Bismarck, in fondo, e sapevano che aveva ragione, pur di far parte di quelli che tirano il carro trionfale agli occhi dell’opinione pubblica. Ma più che tirare con Bismarck, paiono aggrappati come un peso che si lascia trascinare. “E in questo senso, noi, anche, siamo d’accordo con il Conte Bismarck e abbiamo tirato la stessa corda che ha tirato lui.” La lotta tra il Cancelliere e la maggioranza liberale in Parlamento, che si trascinava dal 1861, è ormai finita.
Benedetto Croce espresse il suo parere negativo sul 1866, l’anno funesto per chi, come lui, aveva visto dove alla fine la Germania era stata condotta dalla fiducia nelle armi (in realtà per poco la Germania Imperiale non vinse la Grande Guerra, ma vabbé, fingiamo che il “disastro” e la fine degli Imperi fosse l’unica strada possibile… è così politically correct e yankee style! Le democrazie vincono sempre!):
Stato che, rigettando il governo popolare, fondandosi sull’autorità, prendendo regola solo dall’alto, conseguiva trionfi che nessun altro popolo d’Europa avrebbe saputo né osato contestargli […] Si insinuava qualcosa di mal sicuro e di poco sano […] La coscienza morale d’Europa era ammalata da quando, caduta prima l’antica fede religiosa, caduta più tardi quella razionalistica e illuministica, non caduta ma combattuta e contrastata l’ultima e più matura religione, quella storica e liberale, il bismarckismo e l’industrialismo e le loro ripercussioni e antinomie interne, incapaci di comporsi in una nuova e rasserenante religione, avevano foggiato un torbido stato d’animo, tra avidità di godimenti, spirito di avventura e conquista, frenetica smania di potenza, irrequietezza e insieme disaffezione e indifferenza, com’è proprio di chi vive fuori centro, fuori di quel centro che è per l’uomo la coscienza etica e religiosa.
(Benedetto Croce, Storia d’Europa nel secolo XIX)
La politica della forza e della potenza, che porterà la Germania alle disfatte del 1918 e del 1945, era una manifestazione della mancata formazione di un vero pensiero liberale nel mondo tedesco, anche a causa della vittoria del 1866 che aveva portato all’aborto del feto pacifista-borghese che nelle altre nazioni era già un ragazzo alto e robusto. Una nazione nata con il ferro grazie ai fatidici tre bagni di sangue di Bismarck, convinta che solo con il sangue avrebbe sempre trionfato.
Quelli che noi possiamo indicare come liberali e progressisti nel mondo politico della Germania Imperiale (escludendo quindi i socialisti arrivati in parlamento grazie alla bontà di Guglielmo II), erano dei militaristi quasi quanto i conservatori. Ma sto andando fuori tema rispetto al post commemorativo. Vi consiglio, per godere di uno squarcio del pensiero tedesco nel 1914, ai primi capitoli de La grande storia della prima guerra mondiale di Martin Gilbert.
Buon Ottocento a tutti e che lo steampunk sia con voi.
Otto von Bismarck:
la grandezza di un uomo è facilmente intuibile dal copricapo che ama indossare.
P.S.
“un torbido stato d’animo, tra avidità di godimenti […] frenetica smania di potenza, irrequietezza e insieme disaffezione e indifferenza, com’è proprio di chi vive fuori centro, fuori di quel centro che è per l’uomo la coscienza etica e religiosa.”
Ma Croce Benedetto, ce l’hai con me per caso? ^_^
Bellissimo articolo. Io tifavo Austra-Ungheria contro Prussia-Italia, però pazienza, d’altronde la Germania prima delle semifinali è sempre difficile che esca.
Dal 1866 in poi anche l’economia cambia radicalmente, l’avanguardia tecnologica prussiana (ottimi “ITIS”) surclasserà l’impero commerciale inglese.
Croce comunque era un uomo molto intelligente.
Sì, la capacità di creare specialisti in gran quantità della Germania nella seconda metà dell’Ottocento era molto più importante del prestigio maggiore delle lauree inglesi: meglio avere tanti tecnici e capitani d’industria senza laurea, che avere solo un pugno di supertogati.
La mole di brevetti tedeschi uniti al maggior livello di alfabetizzazione, arrivati al 1914, rendeva la Germania Imperiale una potenza intellettuale e culturale al cui confronto l’Inghilterra pareva un villaggio di idioti e la Francia una gabbia di scimmie. Cosa sembrasse l’Italia preferisco tacerlo.
E in più una diffusa scolarizzazione di base produce un esercito migliore, con gente che più facilmente impara a manovrare e a combattere. I giapponese nella guerra del 1904-1905, col loro esercito di gente istruita, poterono far cose che i russi non avrebbero mai potuto fare (avanzare sparpagliati a distanza regolare sfruttando ogni buco per nascondersi, per poi riunirsi con la massima precisione in prossimità del bersaglio per lanciarsi all’assalto della trincea nemica… i russi nel 1904 ancora avanzavano in linee compatte bene in piedi, per la gioia dei fucilieri giapponesi).
Felice che ti sia piaciuto!
Un bel post di approfondimento: curioso, divertente e ben scritto. Mi è piaciuto molto. Mi incuriosiscono i fucili ad ago Dreyse M1841 e M1862, non vedo l’ora di leggere il post relativo che hai promesso!
L’Esercito Italiano, quanto a fucili et similaria, a che livello era dal punto di vista tecnologico?
Nel 1866 avanzavamo come i russi contro i jap?
Ad ogni modo questi scontri senza dignità con le armi da fuoco mi disgustano.
L’esercito italiano per l’armamento individuale stava “ad avancarica” come gli altri, con una quota maggiore di fucili ad anima liscia impieganti palle Nessler, ma grossomodo non troppo peggio degli altri. I Prussiani erano speciali, visto che avevano scommesso sul Dreyse fin dal 1841, quando ancora usava uno schifo di palla sferica M41 invece del proiettile a forma di ghianda M55.
I Francesi erano un pochino più avanti, visto che già nel 1866 stavano adottando il Chassepot (che è un fucile ad ago di seconda generazione, più avanzato del Dreyse, seppure con alcuni difetti risolti con ingegno dall’ingegner Carcano nel suo M1868). Nel 1866, dopo Sadowa, tutti gli eserciti di Europa si ingegnano per trasformare le armi ad avancarica in armi a retrocarica, per risparmiar soldi e velocizzare l’aggiornamento delle armi, mentre avviavano i concorsi ufficiali per scegliere una nuova arma (con bossolo metallico).
L’Italia che non aveva soldi, si affidò all’ingegno di Salvatore Carcano che col “convertito M1868” fece un miracolo con i due spiccioli che gli diedero di budget. Ma ne parlerò assieme al Dreyse e al Chassepot.
Quoto la domanda di Zweilawyer.
Ho l’impressione che noi come tecnica militare siamo sempre stati sotto a tutti gli altri, a parte forse nell’impero romano (ma neanche tanto nemmeno lí).
Aggiungo: che armi usavano i Mille per creare l’unitá d’Italia? Fionde, archi e frecce?
Un’altra domanda: non ho capito il gioco di parole nella vignetta di Bismarck. Qual’é la parola incriminata?
Ottimo articolo, comunque ^_^
@Willie
Secondo la fonte (German Historical Institute, Washington DC) che commentava la vignetta:
Mi fido. Il cruccolese non lo so e non lo voglio sapere, è una lingua oscena, blasfema, turpe, incestuosa, cinocefala ecc… come direbbe un Grande Artista Italiano. ^_^
Sono tentato di aggiungere una vignetta dello stesso autore relativa al post-Sadowa? Metto? Massì, appena il server dei DB smette di andare a puttane la metto (60 minuti di risposte lente e No Database Connection, dioladro!)…
Aggiunta la vignetta post-Sadowa.
Aggiungo la risposta per questo ultime pezzo. Breve perché se no non finisco più e l’argomento è abnorme come dimensioni (e non è neppure il mio forte: lo conosco solo come contorno alle questioni tecnologico-militari)
Prima di tutto, per tagliare la testa al coniglio, chiarisco subito che dire “noi” prima perlomeno dei moti del ’48 è fuorviante, però possiamo interpretarlo come “penisola italiana”, quella misteriosa entità geografica senza corrispettivo politico.
Il livello tecnologico in Italia, dopo la caduta di Roma, era superiore a quello degli altri paesi europei e fino al Rinascimento lo rimarrà sempre. Migliore metallurgia, miglior tutto. Non per niente ai crucchi faceva gola tenersi la ricca Padania.
Col ‘500 l’Italia inizia a perdere i primati e a diventare un’entità geografica tecnologicamente retrograda. Ad esempio in Germania e poi in Inghilterra si riescono a fare armature di lusso, con dorature ecc…, senza sacrificare la qualità dell’acciaio grazie alle nuove scoperte tecnologiche citate nel librone di Alan Williams (noi dovevamo scegliere invece tra lusso in ferro morbido e armatura da combattimento in acciaio ottimo… in questo la nostra industria del lusso arriva a specializzarsi nelle armature di lusso scolpite “da parata”, perdendo la quota del “lusso da combattimento”).
Gli esperti di meccanica e i tecnici italiani, essendo uomini di cultura, in molti lasciano la Chiesa di Roma per il desiderio di leggere la Bibbia e fuggono in Svizzera e poi in Francia/Germania e infine, per la gioia degli inglesi che erano sempre rimasti i più primitivi del gruppo, scappano del tutto dalle guerre di religione continentali per rifugiarsi in Inghilterra a inizio ‘600 circa.
L’Inghilterra acquisisce un primato tecnologico grazie alla spinta iniziale data dalla fuga dei cervelli dai paesi rivali. Tipo gli scienziati italiani e tedeschi in USA, dopo le leggi razziali.
Noi però, a Napoli-Portici, abbiamo fatto una delle prime ferrovie europee nel 1839! E Genova vantava la posta pneumatica quando ancora stentava ad affermarsi nel resto di Europa. Abbiamo tanti vanti da early adopter “per il lulz” che però poi non si sono interessati e impiegare sul serio il giocattolo provato. ^_^
Varia roba di seconda mano e di qualità incerta, inclusi moschetti ad anima liscia convertiti a percussione, tavolta sparanti palle sferiche e talvolta palle nessler ecc… presente i Confederati alla canna del gas che usano quel che hanno a disposizione?
Più o meno…
Secondo me si era ancora in quella fase in cui la logistica non serve a molto, spiego che voglio dire, buona parte dei piani militari non trattano del movimento delle truppe in se ma di come far stare i rifornimenti dietro le truppe e dietro le linee dei combattimenti. Ora i piani d’attacco devi farli e devi avere buoni ufficiali superiori per non far boiate (tipo attaccare dal lato piu’ sfavorevole) e buoni ufficiali inferiori per evitare che di fronte alla situazione contingente s’applichi il manuale alla lettera e serve logistica grossi,brutti e puzzolenti(perche’ spesso la logistica puzza) piani logistici, tutte ste cose NON puoi non averle preparate, certo puoi improvvisare ma se lo fai rischi (le palle, la disciplina e la dea fortuna la fanno da padrone qui).
Ora a quei tempi avendo un esercito preparato, pronto e disciplinato (eh i crucchi a disciplina…) puoi pensare di spostarlo con poco preavviso ma i piani generali devi averli (quale divisione parte prima e con quale supporto, con quale mezzo e come far arrivare il mezzo e la divisione al rendezvouz).
Adesso 2000 e rotti il supporto logistico pesa di piu’ rispetto al periodo citato, qualunque operazione dove devi spostare veicoli ha bisogno di avere pronti un numero di effettivi doppio degli operativi per gestire solo la logistica.
Chaotic Alea
Splendida finestra storica su uno dei periodi cruciali della historia moderna, che mi ha deliziato e incuriosito molto. E’ piuttosto raro trovare gioielli simili sul web. Ti faccio i miei complimenti Duca: noto con piacere che non sei solo “coniglietti” e patate fritte…
PS: credo di aver intuito anche il tuo tipo d’ideologia. Forse. Tu pensi: meglio un buon vecchio e onesto regime autoritario militarista,che una dittatura capital-borghese yenkee, ammantata di falsa democrazia… il ché spiegherebbe pure gli strani salterelli fra il rosso e il nero, emergenti fra i tuoi post, e che mi rendevano perplesso. Ci ho preso? Ai posteri l’ardua sentenza…
@Syllon
Non so, questo non era nulla di particolare…
In realtà mi piacerebbe occuparmi solo di coniglietti, ma è difficile fare un blog bello come quello di DailyBunny o del compianto LOLBunnies… :-(
È più semplice alternarli con argomenti meno entusiasmanti.
Hai indovinato. Bravissimo.
L’economia dei soldi finti, l’economia del debito privato e della finanza delle mucche inesistenti, insomma, espressione massima della degenerazione del mondo yankee assieme all’ipocrisia che danneggia gli stessi ipocriti (devono fare le porcate temendo la propria stessa opinione pubblica plagiata dall’ideologia democrayankee, per cui agiscono spesso in tono minore causando a sé più costi rispetto ai benefici di quanti ne avrebbero agendo in modo intelligente e, in più, destabilizzando peggio il mondo), ogni mese che passa mi mostra che il mondo meno ipocrita pre-1918 era migliore di questo.
In mezzo secolo l’Europa è stata privata delle sue identità culturale, sostituite dal vuoto mentale degli amerdicani, per cui contano solo i soldi (si veda il caso dello strapotere dei fratelli islamici, che con i soldi degli emirati fanno causa a chiunque provi a parlare di Islam senza essere autorizzato… libertà all’americana, ovvero Soldi e Tribunali).
E lo dico dal punto di vista di uno, borghese e benestante, che ha ottenuto solo i benefici del mondo dall’economia insostenibile plasmato dagli yankee, ma quando la merda è così merdosa che non si può sopportare…
Grazie duca per aver riportato il pezzo inglese: avevo letto “eingeben” invece di “eingehen”, mea culpa!
Maledetta scrittura gotica..
Grazie mille per la risposta. Una brevissima sintesi era tutto ció che volevo, niente di piú.
Piccolo OT: se ti interessa, ho trovato un eBook ucronico ambientato in un mondo dove i due imperi centrali hanno vinto la Grande Guerra.. il genere mi fa molto gonzo fiction, ma mi sembra che una cosa del genere ti possa interessare.
Avverto che nerdgasmate varie del tipo combattimenti, mecha ecc. non ce n’é, e sul piano stilistico é molto infodumpato, ma anche se un pó pesante mi é piaciuto.
È il primo di una trilogia di romanzi brevi, di cui il secondo dovrebbe essere a presto pronto.
http://www.lulu.com/product/ebook/prometeo-e-la-guerra—1935/11044713
È l’ultimo romanzo di Girola, il mcnab di “il blog sull’orlo del mondo”. Lo conoscevo già, ma non ho ancora avuto modo di leggerlo.
Si possono dis/apprezzare le contraddizioni anche senza per forza scivolare fra il rosso e il nero. In Prussia non schifavano certo la finanza e la ricchezza, se non fosse stato per il decollo americano il primato commerciale sarebbe passato ai tedeschi. I depositi delle Haus Bank non erano nemmeno coperti da garanzie statali (non che sia una cattiva cosa, anzi, la FDIC e i bailout made in USA sono gocce nell’oceano buone solo a parare le chiappe dei banchieri, incentivandone i comportamenti scorretti) e pochi decenni dopo i tedeschi se ne accorgeranno.
La crescita prussiana poi era il massimo dell’insostenibilità. Le battaglie e le armi sono certamente affascinanti, ma troppa spesa e ricerca militare creano grande instabilità, troppa dipendenza dalle commesse statali e stabilità politica minata alla base (militare appunto).
Come apprezzi la Realpolitik di Bismarck, puoi apprezzare la (superiore) Realpolitik anglosassone, molto più acuta/subdola. Per secoli gli Inglesi prima e gli Americani poi hanno garantito ai loro imperi stabilità politica, hanno fornito strumenti di pagamento, mercati dei capitali per il finanziamento dello sviluppo, mercati di sbocco per i prodotti, … ovviamente a caro prezzo.
Gli Stati Uniti non hanno niente da invidiare alla Germania stile 1870. Gli intellettuali di valore dell’epoca, compresi quelli tedeschi (dai socialisti ai liberali passando per gli apolitici), erano concordi nel sottolineare il deprimente stato della cultura tedesca, soprattutto se paragonata a quella francese o viennese dell’epoca. Il fatto che il nazionalismo avesse attecchito così tanto non è certo un buon sintomo. Per qualcosa di interessante bisognerà aspettare la lollosa Repubblica di Weimar.
Non è un caso che i cervelli siano sempre fuggiti verso Inghilterra e USA, di solito non disprezzano successo e libertà.
Veramente allo scoppio della prima Guerra Mondiale la Germania è una nazione guida a livello tecnologico e culturale, con la maggiore quantità di brevetti, il maggior livello di scolarizzazione, la cultura di massa più diffusa ecc…
La cosa è citata anche da Gilbert, se ricordo giusto.
Però, appunto, il 1914 dell’apice della Germania Imperiale (dopo la crisi per l’arretratezza militare legata allo scandalo di Una piccola guarnigione del 1903-1904, bestseller in Francia di cui parlerò in futuro) è molto distante dall’arretrata Prussia del 1870 che rincorreva il suo posto al sole dietro l’ingombrante mole della superiore Inghilterra (i primati nelle dimensioni dei blocchi di acciaio fusi non servivano a molto se in altre cose erano ancora molto indietro). Nel 1914 fecero pure Albert Einstein (che poi si rivelerà uno dei pochi pacifisti in una massa di professori fedeli al proprio Paese) direttore del prestigiosissimo Istituto di Fisica (quello del Kaiser-Wilhelm-Gesellschaft zur Förderung der Wissenschaften) e professore all’Università di Berlino. Un figo, insomma. Penso che se avesse ammazzato qualche grasso borghese arrogante a sciabolate, come andava di moda dieci anni prima tra gli ufficiali tedeschi arrabbiati, il Kaiser lo avrebbe perdonato con tanto di risata. ^_^
Quindi per il 1870 e poco oltre, fino al 1890 probabilmente, hai certamente ragione.
Per il resto potersi vantare di essere al più equivalenti a una nazione “retrograda” di oltre 100 anni fa, non è esattamente un gran vanto per delle potenze mondiali attuali.
Gli USA fanno schifo, è oggettivo, e fanno schifo in tante cose (partendo dall’ipocrisia e dalla politica costruita attorno al plagio mentale del proprio popolo su falsi ideali democraticuniversali… si veda “Imperialismi” di Hobsbawm, dedicato al meraviglioso Nuovo Disordine Mondiale)…
…ma come fai giustamente notare NON possono fare schifo in tutto! Ci sono cose in cui se la cavicchiano, pur con la mole di difetti.
Non li ho mai paragonati infatti ai cannibali del Congo a cui gli ufficiali di Leopoldo II affidavano la raccolta dei cesti di mani amputate. Non fanno così tanto schifo, solo molto più schifo di quanto potrebbero fare se fossero meno… beh, come direbbe Barzini senior, meno yankee.
^___^
Se Federico III non fosse morto, visto che il suo tumore alla laringe era perfettamente operabile se visto in tempo (e i suoi medici inglesi, come li voleva la moglie di cui era succube, non seppero vedere ciò che era routine vedere e operare per i medici tedeschi, universalmente considerati di livello superiore… quando il tumore venne scoperto, era troppo tardi), avrebbe potuto guidare la Germania post-1888 molto meglio dell’impreparato -e traumatizzato fin dall’infanzia- Guglielmo II, grazie al suo essere uomo più moderno e liberale, senza però perdere la dignità e i valori di un vero aristocratico tedesco (ed era anche un Eroe di guerra del conflitto Franco-Prussiano… motivo in più per cui quel “liberale filo-inglese” stava tanto in culo al vecchio Bismarck, che faceva di tutto per metterlo contro l’Imperatore e per privarlo di ogni incarico importante, concedendogli solo di sovrintendere all’organizzazione di gallerie d’arte e musei -dove fece un lavoro eccellente-). ^_^
In realtà avete ragione e torto tutti e due, secondo me. Perché? Perché è vero che la migliore applicazione possibile della democrazia capitalista è, e resta, il sistema anglo-americano. Ma è pur vero che il capitalismo ha fallito. E non ha fallito perché è un sistema gestito male dalle persone o gli enti sbagliati, come tutti sembrano credere. Ha fallito semplicemente perché era destinato a fallire! E’ l’unica cosa che ho sempre condiviso di Marx. L’imperialismo europero ha portato ai nazionalismi, che a loro volta hanno portato alle nefandezze della prima e seconda guerra mondiale. E’ poi seguito un ordine generale che ha retto alcuni decenni senza intoppi. Poi siamo arrivati al bivio. Già nel 1929 il mondo ebbe una grande occasione: capire che la socio-economia fondata sui capitali aveva in sé il seme del suo stesso fallimento: i soldi non possono generare ricchezza (e generare altri soldi non è generare vera ricchezza); solo ingegno e lavoro possono farlo. La moneta è solamente un mezzo di misura della ricchezza, non è ricchezza in quanto tale.E i nostri tempi,con internet, le nuove tecnologie, il villaggio telematico, lo stanno dimostrando a pieno regime: i soldi non servono a un cazzo. Non sono il “valore”, ma la sua inutile misura. “Inutile” perché se ho in tasca una carta di credito o una prepagata, posso fare la spesa senza un solo euro addosso.Nulla mi toglie cià che ho. E in quel caso, nemmeno un rapinatore può farlo… Stiamo andando verso una evoluzione socio-economica senza precedenti. Ed epocale. Come lo fu il passaggio dal baratto alla compravendita…
Bell’articolo Duca. Ti aggiungo, se posso, questo aneddoto, sulla cui veridicità però non posso giurare:
Come dire: il vero stratega sa quel che fuma ^^
Volevo poi porti due domande:
-Ci dai qualche info in più su questa tattica dell’ “Assalto pazzo” francese. Chi l’aveva inventata? E perchè negli altri eserciti non aveva simili?
-Ancora, visto che sembri più che preparato sulla questione, potresti indicarmi qualche saggio non particolarmente indigesto sulla crisi finanziaria e il fallimento del capitalismo per chi come me non è particolarmente portato per le discipline economiche?
thank ^^
L’aneddoto è molto carino.
Mi sono dimenticato di precisarlo nell’articolo, visto che ho usato l’anniversario della battaglia per parlare di cose solo “collegate” e non della battaglia in sé, che Sadowa è considerata Waterloo 2.
I prussiani resistettero, con meno truppe e poca artiglieria (220mila austriaci e alleati contro 120mila prussiani), come fecero i soldati di Wellington a Waterloo, sperando che l’attesa terza armata con 100mila uomini e gran parte dei cannoni giungesse in tempo (e anche Wellington nel 1815 vinse solo perché resistette fino all’arrivo di quell’adorabile pazzo fottuto di Blücher).
E, proprio come Wellington, anche Moltke non avrebbe resistito se non fosse stato per la timidezza in attacco del nemico: il 62enne Ludwig von Benedek era cauto, e quindi incapace di vincere in attacco rapidamente, proprio come il vecchio -mentalmente, visto che aveva 46 anni- e stanco Napoleone di Waterloo.
Come detto, essere organizzati è importante, saper improvvisare è fondamentale, ma è il bucio de culo che alla fine decide (potete immaginarlo come un coefficiente che moltiplica i due fattori precedenti). ^_^
Questo uso delle colonne come massa di sfondamento, se ricordo bene, risaliva a Napoleone (innovazione fondamentale per sfondare, con masse di coscritti, gli eserciti di professionisti schierati in linee sottilissime). Non mi ricordo nel dettaglio le differenze di quando venne ripresa dai Francese dei Secondo Impero.
Essendo un tecnica che si basa sulla capacità della colonna di resistere al fuoco, anche dell’artiglieria di cui facile preda, mentre carica il nemico per metterlo in rotta (e le linee di fanteria schierate per il fuoco non reggono mai l’urto di un colonna in attacco, per cui cedono e trasmettono il panico nello schieramento fuggendo), serve un morale degli uomini altissimo. Se non hanno il morale, cedono loro ed è un massacro.
Rivoluzionari guidati da un leader carismatico e abituati a vincere, ad esempio, sono l’ideale. O i temibili contadini-soldati svedesi che lo praticavano già tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700, gettando nel terrore i russi: loro lo chiamavano Ga Pa, l’apice del trionfo della baionetta sul moschetto. Ci tornerò quando parlerò di baionette.
Riguardo al “gallico coraggio” è un cliché che mi piace tirar fuori: non penso fossero più coraggiosi degli altri (nella Grande Guerra dimostrarono anzi di essere mediamente più codardi, soprattutto se paragonati agli inglesi che con la loro resistenza a oltranza sconvolsero i tedeschi -si sacrificavano per un paese straniero con una dedizione irrazionale: non era “guerra”, era una sorta di “martirio”-), ma all’epoca si pensava che lo fossero. Veniva loro attribuito un impeto gallico, pieno di coraggio e fame di corpo a corpo, di cui ora non mi viene in mente il nome specifico…
In realtà pochi anni prima l’esercito francese, in Crimea, non si poté usare per assaltare Sebastopoli proprio per il timore che nel semplice attaccare andasse in rotta per il terrore… peccato che così diedero il tempo alla città indifesa di preparare le difese e invece di conquistarla senza fatica, gli anglo-francesi si intrappolarono in un assedio di mesi, nelle trincee con poco cibo e condizioni igieniche disumane.
Per la roba economica chiedi a Dedo, che è il più preparato dei due. A me piace solo per lollare e fare il Vecchio Reazionario.
@DagoRed
Il brano “322” è da Il Guiness degli Aneddoti Militari, giusto?
Molto carino quel libro.
Si, esatto. Della stessa serie, sempre di Geoffrey Regan, ho anche il Guinness delle Gaffe Militari e il Guinness delle Gaffe Reali.
Tra l’altro, mi pare che proprio nel secondo si riporti compiutamente della infelice infanzia del Kaiser Guglielmo. Purtroppo momentaneamente ce l’ho imballato e non mi è possibile controllare ^^
Mentre lo sfogliavo ho avuto un’illuminazione e mi è tornato in mente un certo generale tedesco col nome che inizia per “H”. Ritrovato subito, aneddoto lollissimo (il 209). Cerco di raccogliere due informazioni in più e magari ci faccio un mini-articoletto. ^_____^
Buon anniversario,Duca! ^_^
http://www.youtube.com/watch?v=_Zk6eXvCiuo
P.S. esaurite questi convenevoli piccolo-borghesi,m’ha molto stupito la tua affermazione su una Germania che avrebbe potuto vincere nella Grande Guerra : solitamente tutti i manuali di Storia Contemporanea sostengono che già ad Agosto 1914 il II Reich s’era prenotato l’armistizio di Novembre 1918.Una fine ingloriosa,quindi, che avrebbe procrastinato per così tanto tempo solo grazie ad un comparto industriale prodigiosamente in grado di supplire anche all’innumerevoli deficienze d”un cadavere per catena al collo’ (l’Austria-Ungheria) e del ‘malato d’Europa’(l’Impero Ottomano).In fin dei conti,al di là di tante ubbie pacifiste,credo che i Tedeschi odierni siano tanto restii verso avventure belliche anche per la loro infelice geografia : con la Francia ad Ovest,la Russia ad Est e l’Inghilterra al Nord ne hai poco di spazio da usare come cassa d’espansione…
Grazie per il link alla marcia. Ti lovvo. ^_^
I manuali che non siano dedicati specificatamente all’approfondimento del singolo argomento (quello di Martin Gilbert è buono, ha molte fonti citate) contengono così tante abnormi cazzate che tanto vale leggere fantascienza. Anzi, meglio la fantascienza: almeno uno non pensa che le boiate scritte siano vere. Riportano ancora il falso mito del clima della corsa al riarmo che sfocia nella guerra o hanno cominciato a lasciar da parte la becera propaganda dell’idiozia per ricordarsi che c’era stata una distensione di rapporti come non se ne vedeva da anni, subito prima del conflitto? E la balla che fosse un conflitto strutturalmente necessario e inevitabile, quando l’analisi di corrispondenza e informazioni dell’epoca è chiarissimo sul fatto che è più strano che sia esploso che non il contrario? E che per un pelo non è davvero finita in pochi mesi, con gli inglesi che più volte sono stati sul punto di andarsene e i tedeschi che se avessero avuto quelle divisioni in più di cui si parlava da anni, avrebbero davvero preso Parigi e finito il conflitto con uno spargimento di sangue ridicolo?
Fortunatamente i seri libri sull’argomento mettono una pezza sul mare di balle propinato dai plagiatori della realtà che vomitano le proprie fantasie cretine in tanti generici manuali di storia.
Che gli Imperi Centrali siano stati più volte sul punto di vincere, più per crollo del fronte occidentale che per merito loro, è una cosa su cui nessuno discute. Poi anche la Germania era piena di fessi e hanno gettato l’occasione più volte, ma la partita non è stata una competizione-farsa come le primarie del PD (un americanismo che insulta gli stessi elettori, trattati come un massa di pecore a cui si dà la forma del voto senza la sostanza della decisione).
E nel 1918 gli americani, finalmente pronti a scendere in campo dopo gli aiuti “morali” (se il fronte francese non è collassato è grazie alla decisione inglese di non andarsene e a quella americana di rassicurare la Francia promettendo l’intervento), già pianificavano campagne nel 1919 e 1920. Senza il crollo interno inatteso (quella che poi per lavarsi la coscienza i traditori hanno deriso chiamandola “leggenda della pugnalata alle spalle”), si attendeva una guerra ben più lunga.
Ah, per chi è interessato, gran parte dei 400.000 morti per fame/stenti in Germania ci sono stati dopo la fine della Guerra (nel 1919): gli Americani e i loro amichetti ritenevano che qualche mese in più di blocco dei viveri verso la popolazione civile tedesca fosse una misura corretta e divertente, in grado di stimolare i politicanti crucchi e firmare a Versailles qualcosa di così vergognoso e disonorevole che qualunque uomo che possa dirsi tale sarebbe stato costretto a reclamare vendetta alla prima occasione. E la Germania l’ha reclamata e l’ha avuta.
Non è parte dei codici di comportamento in guerra, uccidere per fame i civili dopo l’armistizio. Chi è il barbaro, allora?
Non diverso fu il ricatto con cui minacciarono l’Italia se non fosse entrata in campo (che poi per difendere l’orgoglio della vittoria ci limitiamo a ricordare la “carota” dei territori promessi, e non il “bastone” della minaccia di carestia e morte con il blocco navale inglese -quando noi importavamo gran parte degli alimenti dall’estero- se avessimo scelto la colpevole neutralità o peggio di allearci con quelli che da anni erano nostri fratelli). I tedeschi ce lo dissero: non avevano risorse se non per sfamare sé stessi, tirando la cinghia. Noi se fossimo andati con loro, avremmo dovuto fare da soli come loro. Ma noi non potevamo: metà (o forse più, non ricordo) dei viveri li importavamo.
Che cazzo di scelta aveva l’Italia? Crepare di fame non è una cazzo di alternativa!
Non sentite grugnire?
Sono le potenze liberal-democratiche. Gli stessi maiali che anni dopo votarono, sul volere inglese, che non fosse crimine di guerra l’uso della popolazione civile come bersaglio specifico dei bombardamenti (e non vittime collaterali, proprio BERSAGLIO permesso) perché pensavano al proprio diritto di “bombardare i negri” nelle colonie. Ogni bomba su Londra è stata meritata: non volevate questo? Strano, Hitler ha un vostro documento che dice il contrario.
Democrazie occidentali: si accoppiano fratello con sorella e rotolano nella propria merda, come è loro abitudine. Tanto hanno barattato l’onore e la rispettabilità con il concetto di “voto” e se vincono possono plagiare le pecore come vogliono perché tanto che cazzo importa di cosa è accaduto davvero? A qualche professore di storia? Non contano un cazzo. Contano solo i milioni di pecoroni che al massimo la storia la scoprono a scuola e in TV. Se controlli il presente, controlli il passato.
Beh, ci sono quelli che hanno deciso di poter tranquillamente bombardare donne e bambini e chi non disdegna di usarli come scudo… E’ l’Uomo che è così, caro Duca. Idee liberali o meno c’entrano poco. Stanley Kubrick ci mostrò chiaramente che il progresso è iniziato quando abbiamo imparato a uccidere. E’ una verità atroce, ma è la verità. Anche il passaggio dalle società tribali matriarcali alla civiltà “maschia” è avvenuta grazie alla guerra e all’importanza da questa assunta per lo sviluppo di grandi spazi e grandi popoli. Eppure, ancor oggi che l’Uomo potrebbe perpetrare il suo destino, eliminando ogni bandiera (più inutili queste degli stessi soldi), volgendo lo sguardo verso l’alto, eppure, dicevo, le guerre sembrano essere l’unica attività che impegna a fondo l’essere umano; o nella ricerca della pace (come evitarla) o nei suoi pretesti pseudo-ideologici, religiosi, ecc. E i nazionalismi sono in crescita spaventosa. Anzi, i super-regionalismi. Spartarchismi dappertutto (vedi i sedicenti padani, e l’Europa ridotta a un colabrodo di staterelli, peggio che alla vigilia della Grande Guerra!), per non parlare di una tendenza al riarmo per far la guerra contro le mosche. Mentre interi popoli non possono permettersi di curarsi da malattie banali, come la tubercolosi (tornata una dei mali del secolo!), perché l’ignegno umano non è a favore dell’Uomo, ma dei grandi capitali. E non importa se occidentali o meno: gli arabi pisciano sull’asfalto, no? Parlono buono e razzolano peggio. Quattro scheicchi che hanno fatto del piscio nero il loro vero Allah, e tutti gli altri a scannarsi fra loro o a farsi saltare in aria sperando nelle odalische dell’aldilà e in un pezzo di pane sicuro per i loro piccoli.
Non so. Spero di sbagliarmi ma mi sa che fra il botto totale (vedi guerra nucleare) e una lenta agonia, abbiamo scelto la seconda. Morir di cancro. Ma sempre suicidio è.
Ma quando sono gli inglesi a farlo (prima uccidendo altri 200mila e più tedeschi per fame e poi per poter bombardare gli afgani -su cui non disdegnavano l’uso dei gas tossici-), dopo anni di propaganda ipocrita sullo “stupro del Belgio” e altre stronzate, come è d’uso tra le potenze demoplutocratiche, rodono un po’ i coglioni.
Se uno vuole comportarsi come le peggiori merde fasciste, almeno abbia il buon gusto di non costruire un’ideologia del Buono con cui accusare gli altri delle stesse cose che fanno loro.
È l’ipocrisia di fondo che mi sta sulle palle. I tedeschi in Belgio nella Grande Guerra facevano ciò che facevano nel rispetto di ciò che era previsto fare dal loro codice di guerra, che era brutale, ma era quello. I belgi opponevano resistenza invece di stare zitti e buoni mentre i tedeschi usavano il loro territorio come passaggio rapido verso la Francia? Ne pagavano la conseguenze, fine. Azione, reazione. E mentre i Crucchi infierivano sul Belgio, non si nascondevano dietro a “Stiamo esportando la Democrazia” o “Sono loro i barbari: li stiamo fermando!” o altre cose di moda nel Mondo Libero. D’altronde i Belgi impiegarono fin da subito franchi tiratori e altre pratiche di resistenza poco legali… i crucchi rispondevano come da manuale (che non è una bella cosa). Il problema è che il codice di guerra crucco entrava in conflitto con la Quinta Convenzione dell’Aia del 1907, che garantiva che la resistenza civile con franchi tiratori avvenente in territorio di transito neutrale non era considerabile “atto ostile”. Era un pastrocchio di conflitti di regolamenti.
Comunque erano punizioni brutali alla popolazione civile inferte come tali, ma senza romanzarci attorno stronzate da demoplutocrazia.
Citando il delegato tedesco a Bruxelles, il barone von Stumm:
“Poveri stupidi! Perché non si tolgono di mezzo quando passa il rullo compressore? Non vogliamo far loro del male, ma se ci sbarrano la strada li stritoliamo.”
A, un piccolo post scriptum…
Per chi dovesse ritenere che i belgi dovevano opporsi al passaggio tedesco, anche se questo avveniva senza cagionar loro alcun danno ed avevano il diritto di scegliere a piacimento -essendo neutrali- se permetterlo o proibirlo, vi ricordo che gli stessi belgi proprio in quegli anni non si facevano scrupoli di amputare le mani dei civili in Congo se non raggiungevano la quota di gomma estratta.
L’azione in Congo degli ufficiali Belgi, con il silenzio negazionista della popolazione (che tutt’ora, a distanza di un secolo, nega), fu la più vomitevole e brutale della storia coloniale. Quello che hanno ricevuto dai crucchi non fu “lo stupro del Belgio”, ma Giustizia per i loro crimini.
Comparate le cifre…
Fame/Stenti + Rappresaglie tedesche: 62.000 morti accertati.
Azione dei Belgi sul Congo: in base alle fonti, tra i 5 e i 20 MILIONI di morti, ma la cifra considerata realistica è attorno agli 8-10 MILIONI.
Non siamo nemmeno vicini al pareggiare i conti. E Hitler fa una figura di scopiazzatore della seconda ora al confronto dei Belgi.
I negri sono forse meno esseri umani dei bianchi?
C’è ancora qualcuno che vuole piangere per il Belgio?
Commento Off-Topic per “tempo e contenuti” cestinato direttamente perché confondeva la discussione aggiungendo elementi estranei e scollegati ai temi trattati. Per quelli serve una seconda discussione, visto che non rientrano in questa.
Cestino anche il commento successivo in cui l’utente mi segnalava l’errore fatto. Grazie per la segnalazione.
E’ più o meno quello che dicevo io. I belgi carnefici in Congo, vittime in patria. Dov’è la ragione? Da che parte sta l’incomodo o la giustizia? Siamo nati barbari. Tutti. La scienza ha dimostrato che le teorie deliranti sulla razza di Hitler, e di chi per lui, erano solo stronzate. I fatti lo confermano. L’unica vera idea di libertà e di giustizia sociale è quella che porta fuori dai provincialismi (nazionalismi) e dalle schifose logiche del libero mercato: il cosmopolitismo e un uomo nuovo, concepito come “specie umana”, abitante di un unica casa comune. La Terra. Quando entreremo in questa logica definitivamente, abbandonando i marchi dell’utopia, ci sarà di nuovo speranza. Siamo un unico popolo, ormai, all’insegna di differenze culturali e morali. Ma un unico popolo, naufrago su una sola zattera…
PS: tu fai bene a tirare esempi dalla Storia. Essa può insegnarci molto. L’importante è vedere entrambi i lati della medaglia.
Ti lovvo, Syllon.
Anche se il piccolo razzista anti-umanista prussiano ammazza-Herero dentro di me si ribella. ^_^
Ma il cosmopolitismo vincesse, poi non avremmo più guerre a cui appassionarci :(
OT: Duca, scusa l’OT, ma come già fatto con Zwe mi permetterei di suggerirti di aprire da qualche parte una bella bacheca proposte o OT o tema libero o quel che ti pare, di modo che chi volesse proporre un nuovo tema o questione non finisse per andare -appunto- OT negli articoli già esistenti.
Oppure preferisci mantenere un ferreo regime di prussianissimo controllo? ^^
lo spirito di hegel vive nel duca XD
Due terzi dei danni che gli USA fanno nel mondo sono causati dalla pretesa di voler essere quelli dalla parte giusta nella lotta del Bene contro il Male. Rispetto all’attegiamento ottocentesco “tu avere petrolio, me piacere petrolio, me spaccare te culo” non è cambiata una virgola nella sostanza, però bisogna sembrare Buoni e questo moltiplica i casini che creano ad arte nel mondo.
Sto pensando all’idea di DagoRed di fare la pagina di proposte e commenti a tema libero. Intanto scorreggio dopo 5 km di marcia sul tapis e mi ingozzo di arrosto freddo e birra alle castagne Beltaine.
DUca, una piccola richiesta… che rapporto c’era fra Bismarck e il re di Prussia quando il re ha rifiutato la corona di Germania (1848-1849)? E perché l’ha rifiutata? Il re ha perso potere dopo questo avvenimento?
Se mi segnali anche qualche lettura mi fai un piacere, anche se dubito di farcela per la consegna del racconto.
Birra alle castagne Beltaine?
WTF?
Il DVCA é sempre molto avanti…
@Willie Pete
Ti ho spostato il commento su Bismarck qui, essendo più a tema rispetto al secondo promemoria del concorso steampunk.
Ti dico subito, andando un po’ a memoria e un po’ copiandoti le citazioni da un libro… Bismarck all’inizio, con i moti a Berlino e il Re che si ritirava a Postdam per non essere costretto a usare l’esercito (i cui ufficiali si rammaricavano di non ricevere l’ordine di schiacciare i rivoltosi con la forza), e poi la decisione del Re di adornarsi dei colori Tedeschi (rosso, nero e oro) e aprire ai rivoltosi, stava per radunare un esercito di contadini nelle sue tenute per lanciarsi a difendere il Re… fortunatamente seppe che non lo volevano ammazzare e che si stava andando verso “discussioni” più che forconi.
Bismarck era già un conservatore e venne eletto alla Camera dei Deputati. Dal febbraio 1849 si trasferì con la famiglia a Berlino, dando in affitto la tenuta, e diventando il primo politico tedesco a vivere solo di politica… male ovviamente: passo un brutto periodo di ristrettezze, pur di difendere gli interessi della Corona al meglio in parlamento e far vedere a tutti chi era.
I rapporti col Re erano… piuttosto buoni se ricordo bene. Non facevano lingua in bocca e Bismarck in parlamento era
un trolluno che non si faceva problemi a polemizzare violentemente con i liberali (anzi: con tutti), ma in fondo Bismarck difendeva gli interessi della Prussia e della Corona per cui tensioni gravi non c’erano (c’erano con gli altri parlamentari, però!). Era ancora solo un parlamentare come tanti, ma stava lottando per diventare uno “che conta”, pronto a spodestare i vari pezzi grossi, come Gerlach, che dominavano il palcoscenico politico (e quell’altro filo-austriaco di cui non mi viene ora il nome).Il Re per primo non voleva quella corona imperiale offerta dalle sinistre dell’Assemblea Nazionle di Francoforte. Bismarck nel sostenere il bisogno che non accettasse, convincendo più parlamentari possibili, lo aiutava a rendere giustificato il rifiuto.
In pratica Bismarck voleva che “la Prussia rimanesse Prussia” e non si sciogliesse, territorio tra tanti, in una superiore idea di Germania. La Germania doveva essere serva della Prussia, non il contrario.
Il Re, Federico Guglielmo IV, approvava. Anche se riteneva che la sua famiglia, come aveva avuto modo di dire, era l’unica ad avere il diritto un giorno di guidare l’intera Germania, non voleva che la corona gli venisse dalla plebe.
Già nel dicembre del 1848, prima dell’offerta ufficiale, aveva respinto con tono sprezzante l’ipotesi di un Kaiserper grazia del popolo:
Bismarck e Federico Guglielmo IV, 1848, disegno di Hermann Luders
Dopo il 1848-1849 non cambiò molto. Le promesse di più poteri al parlamento, di una costituzione liberale ecc… si conclusero perlopiù nel nulla. Bismarck acquisì sempre più importanza, arrivando a detenere il vero potere dietro Guglielmo I, nuovo Re di Prussia dal 1861 (fratello del precedente). Il suo potere veniva dalla sua capacità di affrontare e tenere in scacco il parlamento, unito al fatto che il Re arrivò a NON poter rinunciare alla sua abilità.
Per il libro… è noioso, ma io ho trovato interessante e completo il mattone “Bismarck” di Lothar Gall, in italiano.
Le birre industriali mi fanno cagare, ormai sono per le piccole produzioni artigianali. Ci sono tre birre Beltaine, oltre a quella in edizione limitata di 1500 bottiglie l’anno: alle castagne (ottima, leggermente amara, strutturata, la migliore delle tre); castagne e frumento (una birra bianca, profumata, sapore un po’ acidulo… non vado matto per le bianche acidule, ma questa mi piace abbastanza anche se preferisco le altre due); castagne affumicate e ginepro (speziata, sapore pronunciato, un po’ amara, consistenza ricca -con sedimenti sul fondo- non piscio di gatto).
Le producono a Granaglione, in provincia di Bologna (sito: http://www.beltaine.it ). Non le ho trovate in vendita online, ma ci sono altre birre alle castagne di altre ditte che -credo- si possono ordinare per posta. Le mie Beltaine mi sono state portate da mio fratello, che conosce i miei gusti, direttamente da Porretta Terme. Le ho già finite e ora sono triste… :-(
Se qualcuno conosce un sito che le vende online…
Sono stanchissimo. Scusa se la risposta su Bismarck non è il massimo, ma più di così a quest’ora non posso fare. ^_^”
Figurati, grazie mille.
Perdona se ti rispondo con un’altra domanda: ma perché il Re voleva rifiutare la corona di Germania?
Aveva paura di un’eventuale reazione austriaca?
Altro punto: una eventuale guerra mondiale scattata dopo che il Re avesse accettato la corona di Germania sarebbe steampunk? O bisognerebbe in ogni caso aggiungere mecha, animali meccanici a vapore, oscillatori eterici ecc.ecc.?
E’ scritto, c’è anche la sua citazione.
Essere un Imperatore fantoccio in mano alle sinistre rivoluzionarie borghesi, in mezzo ad altri principi che non lo avevano acclamato o scelto, non è esattamente quello che il Re di Prussia voleva essere. Meglio essere “solo” Re di Prussia.
Se non c’è retrofuturismo (steampunk tecnologico) o fantascienza/science-fantasy (steampunk della prima generazione), è semplicemente Storia Alternativa. Le scrive pure quel pirla di Massimo Manfredi.
Dimenticavo ?’appendice sulle birre: mi hai fatto venire voglia di provarle.
Dopo aver assaggiato le birre tedesche ho promesso a me stesso che non berró piú birre di marche capitaliste e/o yankee, con sapori fra il piscio di gatto e la bava di lumaca.
Le piccole/medie birrerie tedesche spaccano.
Hanno particolaritá curiose come la birra calda (niente di eccezionale), la eisbock (la piú nota credo sia la marca Aventinus, birra con gradazione alcolica fra i 12 e i 14 gradi, fa schifo), la desperados (birra con un’aggiunta di tequila, 6 gradi, ottima), e tutte le varie weizen (le birre di frumento) che sono in genere parecchio acidule, ma alcune hanno anche aromi fruttati o simili ^_^
Niente da invidiare ai vinelli italioti.
Salve
Vi è la possibilità di stampare il documento senza i fronzoli sito web ? Senza utilizzare la funzione “Cut & Paste”.
Ciao e grazie
Mauro
avrei una domandina per te visto che non mi è riuscito trovare nulla sui manuali e le strategie dei prussiani con il nuovo fucile dreyse ti chiedevo se fossi a conoscenza di qualche manuale , libro aspetto con ansia una tua risposta sicuramente dettagliata come sempre ciaoo