Alcuni mesi fa Gamberetta aveva citato una frase detta da un uomo molto bello con la passione per i conigli e per le fatine spogliarelliste. Non vi rivelo subito chi è il belluomo: lo trovate nella citazione. ^_^
Secondo l’esimio Duca, “il mondo editoriale è una pozza di piscio in cui galleggiano stronzi”.
(Gamberetta)
Rimanendo sul tema pozza di piscio editoriale oggi voglio segnalare un sito che mi ha colpito molto: La Vera Editoria, il nuovo blog aperto da Anonimo Informato, un “editor scazzato che dice quello che pensa e pensa quello che dice” (così si descrive).
Anche nell’Editoria c’è chi si rompe le palle e alla fine “canta”.
Qualche brano dal blog:
Purtroppo la letteratura italiana non riesce a rinnovarsi, un problema condiviso un po’ da tutte le arti, come il teatro e il cinema. I presunti casi letterari, che vengono poi scelti a tavolino, non sono che i meno peggio, gli unici a salvarsi dall’abisso schifoso in cui sono immerse le scrivanie degli editor. Oramai gli autori di genere più conosciuti sono quelli raccomandati.
[…]
Arriviamo quindi al discorso sulle quote, da cui il titolo di questo blog. Dovete infatti sapere che su dieci romanzi pubblicati da un grosso editore:
* 3 sono stati consigliati dalle agenzie letterarie.
* 6 sono stati scritti da parenti di editor o scrittori o presidenti o amministratori.
* 1 è stato effettivamente scelto dal mucchio di manoscritti.[…]
Un quadro desolante, non trovate? Capirete allora come mai mi sono allontanato da questo ambiente, come mai ho deciso di collaborare solamente come freelance.
Io ero giovane e così stupido da pensare che avremmo puntato tutto su quel Mr. Sconosciuto, su quel tale che aveva davvero talento – e lo dico perché fui io stesso a scovarlo tra i manoscritti e a proporlo, anche se il merito lo prese poi l’editor.
Il succo della conversazione?
L’editor mi disse che era una quota e come tale sarebbe uscita e morta. Non si aspettava che avesse un discreto successo, ma non ci pensò due volte a smorzarlo, ritardando la pubblicazione del secondo volume di due anni. Penso spesso a questo ragazzo, a quanto abbia sofferto, a cosa pensi dell’editoria.
(Da Mister Sconosciuto)
Mi domando cosa pensi ora questo Signor S. Ha scoperto una ragazza importante, sta provando a lanciarne altri, ma sappiamo tutti come sono andate le cose; come gli editor hanno riscritto pagine e pagine; come il mercato possa essere manipolato; come un astro nascente possa essere soltanto merda.
In questi Circoli si pubblica solo per conoscenze. Ancora oggi c’è il Circolo Mondadori, il Circolo Fazi, il Circolo Fanucci, il Circolo Piemme e via dicendo. Il Circolo Mondadori è il peggiore, ci sono cinque persone che comandano. Vengono pubblicate amiche di ragazze famose – chi vuole intendere intenda – o assistenti del Signor S.
(Da Circoli Editoriali)
Se questo “caso letterario” fosse uscito in libreria due mesi dopo nessuno lo avrebbe acquistato. Ma non è stato così. Un caso? Fortuna?
No.
Si chiama marketing amici miei. La Mondadori, ma gli editori intelligenti più in generale, sanno cosa deve e cosa non deve vendere. Io stesso ho decretato il successo di due romanzi. Non un successo mondiale, ma abbastanza rilevante da farmi guadagnare una piccola promozione (una merda, dal momento che stiamo parlando di editoria). Basta una fascetta con su scritto “Romanzo Rivelazione” per smuovere gli animi del pubblico di massa. Donne e uomini col disperato bisogno di essere accettati. Bisogno su cui fa leva l’editoria.
(Da Casi letterari)
Perché l’ho trovato interessante? Perché nel suo piccolo, per ora ci sono solo cinque articoli, ha confermato cose che avevo già saputo in privato da altre persone del settore. Si può ribattere che quelle cose potrebbe dirle chiunque, sono luoghi comuni! Vero, ma io ho già avuto conferme da altri nel settore (non anonimi) quindi non me la sento di declassarli a semplici luoghi comuni, a differenza di ciò che farebbero gli ignoranti e quelli in malafede (i lecchini degli scrittori senza dubbio si lanceranno per screditarlo nei prossimi giorni). Sono articoli molto generici, è vero, e infatti ho preferito avere altre conferme. Uno scambio di mail, il cui contenuto naturalmente non può essere reso pubblico (come con tutti gli scambi di mail, essendo corrispondenza privata), mi ha rassicurato maggiormente sull’attendibilità della fonte e mi ha permesso di avere qualche piccola conferma su alcune cosette che i coniglietti (non anonimi) mi avevano sussurrato di notte.
I coniglietti di notte mi sussurrano delle cose.
Ad esempio quello che avete fatto la scorsa estate.
Leggetevelo, poi decidete voi. Il pessimismo di fondo nella raffigurazione dell’editoria che non la fa sembrare moralmente superiore al mondo della televisione (un mondo di raccomandati, nani e clown) può andare indigesto a molti, soprattutto a chi si ostina a vedere l’editoria cartacea dentro una logica di puro mercato che la assimili a un’azienda ideale qualunque. Questa visione “di mercato” dell’editoria appartiene a gente “clueless” sulle logiche aziendali perché magari non ha mai parlato con chi lavora nell’ambito degli impianti di potenza: pure lì amichetti, appoggi politici, divisione dei poteri tra i partiti ecc… sono elementi determinanti nelle politiche energetiche locali.
Nulla di nuovo a meno che non siate appena caduti giù dal pero.
Il marcio è la regola, non l’eccezione.
Non mi stupisco che succeda nelle TV. Non mi stupisco che succeda quando si parla di pannelli solari e nuove centrali elettriche. Perché dovrei stupirmi per l’editoria quando i risultati, in libreria, sono sotto gli occhi di tutti? Una cricca autoreferenziale di soliti amici che aiutano amici e tutti sono felici e contenti. Un po’ meno contenti sono i sognatori che credono che un buon romanzo sia più importante di un amico importante. Spiacenti per voi, se avete solo un buon romanzo vi servirà molta fortuna per non essere scavalcati dai pessimi romanzi spinti dai Soliti Noti. Diventate amyketti dei Soliti Noti se volete pubblicare: è più sicuro e molto meno faticoso rispetto a produrre narrativa di alta qualità!
Potete entrare nell’Editoria senza rinunciare ad avere un alito fresco!
Leccatelo al Re e in poco tempo sarete Barone!
O potete aspettare qualche anno confidando nel Trionfo degli eBook e nel crollo dell’editoria tradizionale: se non siete più imbecilli di un asino idrocefalo dovreste già aver capito cosa davvero significherà non poter distinguere tra un libro di una Grossa Casa Editrice e quello di un autore autoprodotto alla Konrath. Se invece non avete capito, beh, non fa niente: a meno che non abbiate in programma di morire prima, non credo sia un problema attendere qualche anno per scoprirlo, no?
Il massimo dell’onestà che potete aspettarvi nel Circo dell’Editoria, a parte l’esile quota di Veri Esordienti pubblicati (quelli che non sono “amici di”, “protetti di”, “parenti di” ecc…), possono essere quelle mosche bianche che non si vergognano di far intuire che la spintarella c’è stata. Uno è apparso proprio pochi giorni fa, su Fantasy Magazine. Troppo presi nel seguire il circo di crisi isteriche, accuse ed exit strategy (fin troppo annunciate) per accorgervene? O forse il linguaggio in codice usato era troppo difficile? Spero di no: non serve essere Umberto Eco per cogliere questi segni!
Ma anche se qualche volta sentirete parlare di spintarelle e amicizie, di Ghost Writer non sentirete mai parlare: tutti sanno, a patto di essere “dentro”, chi ha scritto un certo libro e chi no… ma il pubblico non deve saperlo. Il pubblico non deve avere prove che l’autore italiano dichiarato e quello reale sono diversi: non sia mai che inizino a partire, come sarebbe giusto, le richieste di rimborso dei soldi spesi e qualche noiosa causa in tribunale (che si risolverebbe nel nulla essendo prassi dell’editoria accettata e consolidata quella di truffare in tal modo i lettori).
Leccare indegnamente, come fanno molti scrittori in cerca di pubblicazione, è la mossa giusta se vi interessa l’Editoria Cartacea. Non serve scrivere un Grande Romanzo: serve leccare. Ma ormai dovreste averlo capito: guardate chi viene pubblicato, guardate i circolini di amyketti più o meno noti, controllate le parentele in questo circo di clown e sicofanti. Verrà un quadretto degno di quei tabelloni delle gang nei polizieschi americani: volti, nomi, collegamenti e interessi del clan mafioso. Delizioso.
È una questione di priorità: preferite essere pubblicati a ogni costo o mantenere la vostra dignità di esseri umani? Guardate un tipico autore e chiedetevi “se questo è un uomo”.
Io dico che non lo è, ma io sono un pignolo.
Per il resto non mi interessa che crediate a me (che non sono nessuno) o ad Anonimo Informato (che è un anonimo) o a tanti altri (anonimi) che in passato, proteggendosi con l’anonimato come i testimoni contro la Mafia ricevono una nuova identità nei film americani, hanno detto le stesse cose contro la mafia editoriale. Potete pensare che parlo male dell’editoria perché mi hanno rifiutato un libro e che parlo male della TV perché non mi hanno preso come velina. Sulla questione velina avete indovinato, ma ormai me ne sono fatto una ragione: non potevo tagliarmi la barba, sarebbe stato un compromesso troppo grande. Nell’altro caso mi farebbe piacere che mi consegnaste il libro che avrei dovuto piazzare perché io tempo fa avevo un progetto in corso, ma non mi pare di averci mai lavorato seriamente su… però potrei sbagliarmi! Se lo avete voi ed è completo mi fareste un favore a darmelo: non è possibile che esista un mio libro di cui non so nulla! Con quello in mano potrei iniziare a dispensare pompini con l’ingoio come un Vero Professionista! ^_^
Smettete di scrivere se volete solo essere pubblicati.
Trovatevi un hobby più dignitoso: insegnate il tango ai conigli!
In conclusione l’Editoria fa schifo, ma non siate pessimisti: c’è sempre quel 10% di Veri Inediti. A Patto di avere un prodotto vendibile, qualcosa che rientri nei tormentoni del momento: vampiri, angeli, dei dell’Olimpo, conigli aviatori con piccole sciarpine blu…
E a patto di farsi tranciare roba (che depressione: togli questo dramma che la gente vuole Speranza!), adattare altra roba (qui serve un mago BUONO!) o venire pubblicato con un editing inesistente (tanto i lettori sono deficienti, perché dovremmo faticare?).
Però quel minimo di speranza rimane, se scrivete spazzatura commerciale priva di originalità (il Marketing ha detto che non può fare previsioni su un prodotto innovativo, spiacenti! Perché non togli queste cagate fantascientifiche e non metti una adolescente innamorata?) e se siete fortunati: magari anche voi un giorno potrete vendere la vostra dignità di esseri umani per un euro a copia e tanta sciocca vanità SENZA leccare.
È in questi momenti che sono felice di non avere simili interessi da plebeo. ^_^
EDIT 31 maggio 2010
Temo che a causa della fama ottenuta e dell’attenzione ricevuta da blog di settore e giornali, inclusa quella di persone che devono aver capito chi è, non sia più affidabile perché privo della difesa iniziale del completo anonimato. Penso che non dirà più nulla che non sia mitigato da distinguo e piccole bugie, come quelle sulla qualità di “Buio” di Elena P. Melodia, per non offendere la gente con cui lavora.
Ni.
Che il mondo dell’editoria sia guasto sin nelle interiora non è un mistero (ma esiste, soprattutto in Italia, un settore che non lo sia altrettanto?). Tuttavia non condivido questo nero assoluto. Realtà interessanti esistono, per quanto poche, e questo sia a livello aziendale che di singoli autori. Anche perché, se davvero non esistesse altro che “piscio e stronzi” non si spiegherebbe la presenza di testi comunque di valore. Che poi siano pochi e difficili da trovare sono d’accordo, ma resta il fatto che esistono.
Non saprei, vedo tanti amici di amici e roba oggettivamente indecente (e i pochi decenti sono amici di amici o lecchini di varia risma, non sottovalutare il concetto di lecchinaggio: ha mille forme e centomila negazioni di esserlo). Quanto ai veri prodotti passabili e senza amicizie dietro… nel discorso sopra se ne parlava già quindi l’appunto non mi ha stupito essendo già incluso.
Però, se ti fa piacere, ci sono anche aborti che rientrano nella quota di Veri Inediti! Non tutto il male viene solo dagli amyketti! Questi non li avevo indicati, mi pare.
Mi sono stupito a scoprirne uno, ma non posso rivelare qual è.
Ma la domanda è: alla fine conta davvero “l’origine” del manoscritto, a fronte della sua qualità più o meno elevata? Che un romanzo nasca da un membro del Circolo degli Amici degli Amici (C.A.A.) o da un estraneo conta qualcosa? A mio avviso no. Il che, attenzione, non vuol dire approvare un sistema del genere. La mia è solo una (triste) presa di coscienza della situazione. Lo stesso Anonimo Informato parla di diverse categorie di pubblico (suddivisione sulla quale mi sento di concordare) e sono quelle, a conti fatti, a mantenere in vita il sistema, chi più chi meno. E non giriamoci attorno: il pubblico pecorone non si estinguerà mai (concetto a cui, nemmeno a farlo apposta, accennavo pochi giorni fa nel post sul cinema fantascientifico). E’ un po’ come quando si sentono notizie di gente fregata dai maghi ciarlatani. Chi è peggio? Il venditore di fumo o l’imbecille che si fa fregare come niente? A questo punto, per quanto mi riguarda, preferisco continuare a ravanare nel mare di piscio alla ricerca di qualche perla.
Dato che il problema di fondo è che la qualità in Italia manca, basta guardare il contenuto italico delle librerie (per speculative fiction) e confrontarle con le letture provenienti dall’estero, direi che… MAGARI i circoletti di amici producessero anche una grossa dose di qualità come all’estero! ^__^
Li vorrei subito!
Qui invece siamo al meno peggio… sigh… Licia Troisi era il meno peggio (e ci credo, vedendo il resto, LOL!)…
La stessa selezione del “meno peggio” che ha prodotto il sistema Italia, incluso quello politico.
@Duca
L’idea di morire prima non mi sembra da scartare ^__^
@Okamis
Attenzione, il fatto che uno sia un lecchino non esclude il fatto che possa essere anche un autore decente. Ma nove volte su dieci sarà stato pubblicato in quanto lecchino, non in quanto autore decente.
Infatti è proprio quello che intendevo con la mia prima parte del secondo messaggio ;)
Se ci fosse questo circolino
non mi lamenterei ^_^
Invece anche i nostri scrittori sono, nel rispettivo ambito, sullo stesso livello dei nostri politici.
E magari li si può leggere anche lamentarsi dei loro colleghi spirituali in parlamento, LOL! Guardassero l’ariete da assedio che sta nel loro occhio e con cui demoliscono la Narrativa invece di perdere tempo con le catapulte degli altri! ^_^
Nulla di nuovo direi. Amici e agenti letterari fanno sempre la differenza. Al momento mandare manoscritti in giro per la Case Editrici è solo una perdita di tempo (case a pagamento/con contributo a parte, ovviamente).
Lavoro anch’io nell’editoria (anche se non correlata direttamente con la narrativa) e da tempo sto discutendo su Anobii su queste stesso tema, dicendo più o meno le stesse cose (in maniera più moderata e solo riguardo la narrativa di genere) dell’anonimo informato.
La cosa che trovo assurda è che faccio veramente molta fatica non a dimostrare quali siano le cause del pessimo stato dell’editoria, ma proprio a dimostrare che lo stato sia pessimo.
C’è un negazionismo che trovo quasi surreale, alcune risposte mi fanno pensare che pur essendo gli editori colpevoli, anche i lettori fanno la loro parte.
Un esempio:
“Se un libro continua vende vuol dire che piace, quindi la Troisi scrive bene altrimenti la gente non la comprerebbe”
Ho tentato senza successo di dimostrare come le teorie di marketing, la psicologia di spesa e la statistica dimostrano che quell’assunto è errato. Conclusione: “io non credo a quello che dice la statistica, sbaglia sempre”.
Oppure:
“prendo ciò che l’editoria decide di mettermi sotto mano, sono fedele a uno scrittore, compro anche le palesi ciofeche.”
Forse sbaglio a pensare che un editore debba essere diverso da uno che vende patate, l’idea etica della professione come veicolo culturale è morto da anni, se mai è stato vivo.
Sei un eroe, Duca. Davvero. O almeno, da oggi, uno dei miei eroi. Grazie per questo post, grazie per i coglioni.
La mafia non esiste [cit].
Trovo interessante quanto non si riesca a far capire il funzionamento di questo mercato (l’editoria) malgrado fior di esempi e un oggettivo livello basso di qualità dei volumi commercializzati.
Affermare che l’autore X sia scarso comporta in automatico l’accusa di invidia, recensire in modo non tenero (ma sempre costruttivo) autori italiani genera reazioni spesso stizzose (ari-invidia), criticare la scelta di titoli di una casa editrice poi spalanca un abisso (in fondo al quale, ne sono convinto c’è un’accusa di invidia).
E’ comunque importante dire le cose come stanno. Ripeterle fino alla nausea e proseguire scavalcando la pozza di vomito. Prima o poi qualcuno capirà e svegliare anche solo una persona è sempre un’ottimo risultato.
@Alessandro Forlani
Grazie. Ho pronto un costume bianco e rosa da cameriera combattente.
@Charblaze
God mode [cheat].
@Angelo Benuzzi
Io sono invidioso. Davvero.
Per disguidi dimensionali ho l’invidia del pene nei confronti di qualsiasi scrittore maschio e… anche di qualche femmina. ^_^”
@Okamis:
In apparenza potresti anche aver ragione. Ma se i criteri di selezione delle Grandi Case sono il favore all’amico piuttosto che la qualità, o meglio prima il favore all’amico e poi, eventualmente, la qualità, ciò viene con delle conseguenze. No.1: Se so per certo che sarò pubblicato e pubblicizzato a prescindere, perché sono un amico di amico, non mi impegnerò più di tanto a scrivere il mio libro. O meglio, poiché tanto me lo pubblicano comunque, non avrò mai modo di rendermi conto di dove sbaglio e dei miei limiti come scrittore: rimarrà sempre al livello iniziale (conseguenza: minore qualità). No.2: Il successo di questi raccomandati li fa diventare generalmente boriosi, disprezzando i consigli e le sincere critiche di gente come Gamberetta o il Duca. E per affermare il loro talento a fronte di queste critiche disinteressante, faranno della propaganda volta a soffocare i tentativi di critica (conseguenza: ristagno creativo, qualità ancora in calo). No.3: La conseguenza della presa di coscienza – più o meno consapevole – di questa situazione da parte dello scrittore fallito medio, farà sì che legioni di aspiranti alla pubblicazione spendano più energie al lecchinaggio e al farsi amico di, piuttosto che di migliorare come scrittori (conseguenza: qualità in rotta). No.4: Questo porta alla nascita di circoli dove tutti sono amici di tutti, tutti danno pacche sulle spalle a tutti, ogni difetto trascurato o possibilmente trasformato in pregio, ogni pregio esaltato (conseguenza: morte del senso critico). No.5: Gli autori che non sono raccomandati, per lo più, non aspireranno ad altro che a diventare dei raccomandati, e comunque la qualità dei non raccomandati tenderà ad equivalere a quella dei raccomandati. No.6: La consapevolezza che il talento non conta spingerà autori talentuosi a lasciar perdere (come lo scrittore citato da Anonimo che dopo il secondo buco nell’acqua ha cambiato lavoro). Si può sempre dire: “Prova con i piccoli editori o con l’autopubblicazione”, ma credo siano pochi coloro che sono disposti a farsi il culo in quel senso, e la maggior parte semplicemente si scoraggiano.
In sostanza, l’origine del 90% dei manoscritti getta una serie di conseguenze negative che non soltanto affossa quel medesimo 90% in un circolo vizioso infinito, ma anche, generalmente, il restante 10%. Poi tu puoi anche continuare a cercare la ‘perla’ nascosta, ma sarai d’accordo che si tratta niente più che di una filosofia della sopportazione, o di chi cerca di trovare del buono in ogni situazione, anche dove di buono ce n’è men che poco…
Comunque offro ringraziamenti e libagioni al Duca per la scoperta dell’ottimo blog di Anonimo!
Ah, l’Italia, il paese del “ma così fan tutti per viver quietamente, anche in America” così ben rappresentato da certi nobili personaggi tanto immersi nell’escrementizia logica dei circolini di amichetti da aver fatto incazzare di brutto Gamberetta.
A furia di frequentare i circolini, drogati dagli effluvi dello sterco in cui si nuota e che si produce per il sollazzo degli amichetti Scrittori Pubblicati intenti a praticare l’incesto coi suini, si arriva a dire che tutto il mondo è Italia. Un po’ sì, ma non del tutto.
Situazione orrenda.
Concordo con l’analisi di Tapiroulant, pur mancando il Quattro. L’unica soluzione che vedo al problema editoriale è quella finale: il fuoco del digitale. ^_^
Navigo la grande rete dalla sua nascita e spero anch’io nel digitale ma, un po’ per statistica, un po’ per disillusione, a volte perdo la fiducia nel mezzo (gli editori si stanno comprando anche quello).
Uou, un blog notevole quello che hai segnalato (nell’articolo). Le discussioni dell’ultimo commento invece me le ero perse.
A me la verità sembra PALESE.
Così palese che non riesco a capire come mai qualcuno, dopo aver letto anche solo un paio degli articoli del Duca, possa sostenere che la carta stampata difenda gli interessi degli autori o si possa pensare che le case editrici abbiano anche solo un minimo di buona fede.
Questo non toglie che una nuova casa editrice possa arrivare sul mercato e spiazzare le concorrenti.
Ma dovrà far scorrere il sangue nero delle case editrici che hanno abusato di noi fino ad oggi. Si sono spinti troppo oltre.
Vogliamo che prenda posizione.
Vogliamo una giustizia senza sconti.
Vogliamo sentirci dire la verità.
Se solo cercherà un compromesso o si comporterà timidamente sarà dura uscire dal suo guscio e venire riconosciuta come ‘diversa’ dalle altre che fanno finta di niente.
A parte questo io penso che nasceranno molti liberi professionisti indipendenti come, mi sembra di avere capito, l’anonimo informato.
Il nome casa editrice mi sembra troppo legato alla stampa e alle grosse infrastrutture. Magari servirà un nome nuovo.
In ogni caso non si scappa più. In un modo o nell’altro le cose cambieranno in meglio.
PS: Duca come fai a seguire così tanti blog?
PPS: Potevi avvisarci quando facevi i provini da Velina! Ti avremmo votato!
@ Tapiroulant:
“I criteri di selezione delle Grandi Case sono il favore all’amico piuttosto che la qualità, o meglio prima il favore all’amico e poi, eventualmente, la qualità.”
Ti assicuro che questo è un aspetto piuttosto marginale della faccenda. Le raccomandazioni, le marchette, i baci sulle chiappe di amici o presunti tali ci sono, per carità, ma non incidono più di tanto sulle scelte editoriali, o per lo meno non sono loro a smuovere il grosso.
Nel 90% dei casi, per il 90% delle case editrici, il criterio di selezione è uno solo: riusciremo a farlo diventare un bestseller?
Come giustamente sottolineato, il bestseller è già tale ancor prima di diventarlo, è costruito a tavolino da capo a piedi.
È parola di Ratto.
@ Tapiroulant:
Ciò che scrivi è giusto, ma il mio discorso aveva una sfumatura diversa. Quello che intendevo è: in senso assoluto, la procedura che ha portato un testo alla sua pubblicazione influisce sul giudizio di qualità del medesimo? La mia risposta è, appunto, no. Il tuo discorso invece è: a lungo andare il C.A.A. può provocare un peggioramento qualitativo? Risposta: sì. Ed è un ragionamento che condivido appieno, sia chiaro. A voler semplificare, il mio è un discorso sincronico, il tuo diacronico. Ma si tratta di discorsi che, presi insieme, possono incastrarsi benissimo.
Il 16 Maggio al Salone del Libro ci sarà un incontro con Francesco Barbi, Francesco Dimitri, Francesco Falconi e Elisa Rosso (coordinato da Luca Azzollini). Sarebbe bello fare un paio di domande…
Duca, solo per chiarire.
Faccio talmente poco parte dei circolini di amichetti che riesco a far incazzare con me proprio tutti contemporaneamente.
Io, personalmente, ritengo che chi scrive abbia un altro ruolo rispetto a chi critica. E che se un libro non gli è piaciuto non ne debba parlare. Viceversa, se gli è piaciuto ha tutto il diritto di parlarne come crede.
Sbaglio? Sicuro. Ma sono un po’ stufa. Forse sono una che non ama schierarsi. Di certo, non lecco. Anche perchè, diciamocela tutta, cosa me ne verrebbe? Una recensione favorevole su altrui blog?
Pochino, per perderci la faccia, non trovi?
Quanto al blog, è notevole. Faccio la tara, però, sulle frustrazioni personali di chi lavora in editoria: che non sono poche. La seconda tara è sulle agenzie letterarie: io sono orgogliosa di far parte di una delle medesime, ed è naturale che aiuti. Ma mi sento anche protetta: non nel senso di raccomandata, ma in quello di tutelata, che è ben altra cosa.
Scusate l’OT, ma mi sono accorto di essermi mangiato una parola nel mio precedente intervento, finendo per dire qualcosa di diverso dal previsto.
In verità volevo scrivere:
Non è che me lo correggi, Duca. Denghiu ;)
@ Lara:
Come si suol dire in questi casi, capisco il tuo punto di vista, ma non lo condivido. Innanzitutto, per evitare fraintendimenti, occorre precisa un particolare forse ovvio, ma che spesso viene dimenticato (non parlo di te; il mio è un discorso generale e dentro di me ho in mente ben altre persone): criticare qualcuno non significa farlo per sport. Detto in altri termini, occorre sempre distinguere chi motiva le proprie affermazioni (a prescindere dallo stile utilizzato) e chi invece si limita al classico sfottò/insulto libero.
Detto questo, sorvolare su chi produce spazzatura, a mio modo di vedere, può portare a effetti negativi a lungo andare, ovvero creare la percezione (distorta) che in Italia vada tutto bene. E’ una tattica che, seppur con meccanismi leggermente diversi, vediamo applicata quotidianamente anche in campo politico (sarà un caso che pure lì a farla da padrone è il termine “invidia”?). Non ricordo più chi diceva che a voglia di ripetere una bugia, la gente finisce per crederci. Ecco, il rischio (che è poi quanto effettivamente sta avvenendo) è proprio questo. Da qui la ragione per cui rimango dell’opinione che sia sempre cosa buona e giusta sottolineare le mancanze, soprattutto quelle nostrane. A patto però – e mi ripeto perché considero questo punto di estrema importanza – di motivare SEMPRE le proprie affermazioni.
Io dico soltanto che, secondo il mio punto di vista personale, scrivere e criticare – non sfottò, parlo di recensioni negative – altri scrittori da parte mia non ha molto senso.
E penso un’altra cosa, più in generale: che sentirci “nicchia”, sentirci “incompresi”, non ci aiuta a prendere il largo. Il “ci” è riferito a chi scrive fantastico in Italia.
Detto questo, non ho sostenuto che le recensioni negative non ci vogliano: tutt’altro. E’ solo una questione di ruoli. Penso, a scanso di equivoci, che non mi occuperò più neanche dei romanzi che mi sono piaciuti, visto che – parliamoci chiaro – come si fa si sbaglia, si è lecchini se si dice è una buona storia, si è invidiosi se si dice che è cattiva.
Vero, il mondo letterario italiano è piccolo, asfittico e meschino. Comunque, ritengo di poter contribuire in un solo modo: scrivendo. Bene, male, ignobilmente, non sta a me dirlo.
Mi drogo.
Il problema è che le selezioni più importanti si fanno in ginocchio sotto la scrivania di Ricci e la barba lo pizzicava…
No, sarebbe bello portare un lanciafiamme e disinfettare nell’unico modo moralmente e socialmente accettabile quella stanza. Se ci andassero di mezzo degli innocenti… beh, nell’Editoria è stato così sempre quindi che importa?
^__^
BRUCIATE! BRUCIATE! BRUCIATE!
Sono un coniglietto piromane!
Solo una domanda: perché colleghi il criticare al recensire? Le due azioni non sono per nulla collegate e alcuni degli esempi di Demonio Pellegrino sopra linkati lo dimostrano perfettamente. Criticare, nel vero senso della parola, non vuol dire soffermarsi soltanto su quanto scritto da altri, quanto soffermarsi sui tanti, troppi errori di approccio che ammorbano la narrativa italiana. Per fare un esempio tra i tanti, se io dico “non si uò giusticare qualsiasi boiata con la scusa della magia, come fa l’autore X”, non sto compiendo alcuna recensione. Al contrario esprimo un’opinione netta su quello che per me è l’approccio giusto e su quello sbagliato. Il problema, e parlo sempre a titolo personale, è che molti autori quando sono d’accordo tra di loro si danno tante pacche sulle spalle, quando sono in disaccordo invece se ne stanno zitti. Ma se si vuole davvero far crescere il fantastico in Italia occorre anche sporcarsi le mani, altrimenti passerà l’idea sbagliata che tutto vada bene, che a contare sono i dati di vendita e non le qualità artistica, che chiunque tenti di uscire dal coro è un invidioso o, per conveso, un lecchino. E’ anche per questo che nel mio primo messaggio ho espresso quella posizione mediana: non per fare il paciere (io? lol), ma perché sia una posizione di silenzio assoluto, sia una che vede in qualsiasi lode un atto di lecchinaggio altro non sono che le due facce della stessa medaglia.
@Lara:
Questo è un errore di percezione creato dal clima attuale. Certo: se uno si limita a dire “il libro X è bello / mi è piaciuto / è da leggere e rileggere”, o “il libro X fa schifo ai cani morti / è scritto coi piedi”, si sottomette all’accusa di lecchinaggio o di invidia. Il mio consiglio, però, invece che di tacere per sempre, sarebbe di argomentare. Argomentare: portare delle ragioni oggettive a supporto del tuo giudizio. Il che significa che il tuo oppositore, per criticarti, non può più limitarsi a fare delle insinuazioni su di te, perché è l’oggettività della tua argomentazione, non tu, a dire che il libro è bello / fa schifo. L’unico modo per criticare la tua posizione in merito al libro, perciò, diventa trovare una controargomentazione migliore. Si esce quindi dal campo del sei lecchina / sei invidiosa per entrare nel magico mondo dell’oggettività.
Perciò, se ad un’argomentazione oggettiva di valore, qualcuno risponde che sei lecchina o invidiosa, questo significa che costui è in malafede; ossia vuole attaccarti e screditarti a prescindere, ricorrendo ad argomenti capziosi. In malafede. Automaticamente. Comodo per distinguere subito chi realmente vuole discutere della cosa e chi vuol soltanto aggredirti e screditarti, no?
Un’argomentazione non è automaticamente corretta. Ma al pregio di spostare la discussione sul libro in questione anziché sulla persona giudicante e sui suoi *uuuuh misteriosi obbiettivi!!!!*. Te la consiglio.
@Okamis: Sono abbastanza d’accordo. Tuttavia qualche ora fa, tornando a casa, mi stavo domandando: se un’autore raccomandato è tanto sicuro che il suo libro sia una bomba, perché non l’ha inviato come tutti gli altri invece che scalare la gerarchia in virtù delle sue amicizie?
Dunque. E’ che io ritengo di non avere argomentazioni oggettive. Non sono un critico: sono una lettrice di pancia e sono una scrittrice che “scavalla”. Non sono totalmente dentro i canoni fantasy nè dentro i canoni horror, per esempio. E già qui mi sarebbe difficilissimo giudicare il lavoro di un altro in base al canone.
Esempio non italiano: Un’inquietante simmetria della Niffenegger. Io l’ho adorato. Forse, come ghost story, violerà cinquecentomila regole. Ma come psicologia dei personaggi e costruzione delle relazioni fra i medesimi è impeccabile.
Ma questo è il mio canone. Che include, oltre all’impianto fantastico, lingua e psicologia dei personaggi medesimi.
Non posso estenderlo a canone oggettivo, come si vede.
:)
@ Tapiroulant: bel sogno… potresti costruire grattacieli con le argomentazioni che, tanto per fare un esempio, ha usato Gamberetta in tutte le sue recensioni. Risultato? Fuoco di sbarramento di: invidiosa, lo fa per avere i riflettori addosso, è una rompiballe e basta, è una ragazzina, cosa volete che ne sappia. Se lei porta un argomento oggettivo, si tenta di ‘soggettivizzarlo’, tutti i gusti sono gusti e fesserie assortite. Quando la tattica non funziona, via con la corsa al discredito puro e semplice, o mal che vada a sollevare il polverone. Te credo che alla fine si sia stufata. Secondo me il discorso che fai è tanto bello e tanto giusto, ma alla realtà dei fatti non è applicabile manco per sbaglio. Scusa la schiettezza.
@Diego: Naturalmente; ma l’avevo anche detto. Solo che individui che si comportano così, in un certo senso, si smascherano immediatamente – e sono stati smascherati immediatamente, da tutti coloro che non erano personalmente interessati a dare ragione a questo malfidente.
La differenza è questa. Se io mi limito a giudizi di gusto, e un mio critico mi dà del lecchino o dell’invidioso, in base ai dati di cui siamo a disposizione, potrebbe aver ragione: non possiamo stabilire la verità. Ma se io porto delle argomentazioni, e il critico mi risponde con degli attacchi ad personam, so che sta giocando sporco.
Non significa la fine delle critiche, ma significa che io posso sentirmi con la coscienza a posto: so che è il mio oppositore a giocare sporco (e chiunque non è colluso o scemo se ne può rendere facilmente conto).
@Lara: Beh, quand’è così, non c’è niente che io possa suggerirti… Anche se personalmente ritengo che ogni artista dovrebbe anche essere un po’ un critico nella sua arte. Avere più obiettività permette di avere anche maggior consapevolezza di come, diciamo, si manipola la ‘materia scrittoria’, e quindi permette di diventare scrittori migliori. Leggere e scrivere ‘di pancia’ non è come dire che non ti è ben chiaro quello che stai facendo?
Concludo con una precisazione: anche se condivido diverse posizioni di Gamberetta, ho litigato con lei su altre. In particolare, non ho mai apprezzato la sua tendenza a dividere nettamente, nel definirne le regole, il romanzo di genere dal mainstream (o literary fiction).
@ Tapiroulant:
Ti rispondo prendendo in prestito una scena di Guerre Stellari (non so te, ma in Guerre Stellari ho trovato un sacco di perle di vita ^_^). Ricordi – do per scontato che tu abbia visto TUTTI i film, altrimenti che il Quattro abbia pietà della tua anima! – dicevo, ricordi quando Luke chiede a Joda se il lato oscuro sia più forte? La risposta del nanerottolo verde è perfetta: il lato oscuro non è più forte, è solo più facile. Ecco, qui la situazione simile. Molti pensano: perché sbattermi, quando mi basta una chiamata a chi di dovere per semplificarmi la vita. Poi, magari, questi soggetti sono pure bravi, proprio come lo era Anakin.
PS: lo so, sono nerd fin nel midollo… e ne vado fiero ^_^
Mio caro duca, faccio parte della schiera di quelli che dicono che seguono da un po’ il sito ma non hanno mai commentato (che un po’ fa triste cazzo, avrai da dire qualcosa una volta ogni tanto?! e allora dillo no! eh, eccomi.)
Mi inserisco a sgamo nel discorso per riportare un attimo la tua attenzione sul blog che segnali, l’ho letto, ho letto i commenti e sono sconcertata: non hai notato una singolare partecipazione sul sito di un certo autore tirato in ballo che si difende nel giro di un’ora dalla pubblicazione del post e dopo due ha già trovato sostenitori? Io sì, e la cosa mi puzza. E mi fa una tristezza immensa, soprattutto se conti che l’autore in questione ha un libro in uscita. Magari sono io la maligna eh… che ne pensi?
E per rimanere in tema del tuo post: adoro il tuo blog, adoro come scrivi e condivido in toto le tue idee sul futuro dell’editoria e degli ebook. Grazie perché mi hai dato davvero spunti interessanti di discussione. Fine leccatina (ma era sincera, sul serio!)
@Lela
Ho letto il tuo commento sul sito e posso spiegare quello che ti turba. Prima di tutto l’ora va considerato che è sfalsata, per i valori assoluti, ad esempio il tuo commento l’ho letto alle 22.49 e c’era scritto che era delle 23.53.
Poi il discorso mi è sembrato un normale botta e risposta di un normale blog. Avevo segnalato il sito la sera del 4 maggio, Falconi immagino mi segua come mi seguono molti altri (o qualche suo amico gli ha segnalato quel blog dopo che l’aveva visto da me), e 24 ore dopo appare quell’articolo.
Se Falconi usa i blog come li uso io, sarà sempre col lettore di Feed attivo ogni 5 minuti a controllare tutto mentre è online.
Avrà visto l’articolo, si è sentito chiamato in causa e ha commentato (più di un’ora dopo l’articolo, 67 minuti dopo per l’esattezza).
La risposta a distanza di pochi minuti, cosa che faccio spesso anche io qui sul blog (o che accadevano anche su Gamberi Fantasy), deriva dallo stesso controllo da parte di Anonimo che era ancora online e dentro splinder perchè stava scambiando mail con me.
14 minuti per rispondere la prima volta, valutando la lunghezza e il tempo di risposta delle mail ricevute da lui, è perfettamente normale.
Io sono molto più lento a scrivere.
L’altra di Falconi arriva altri 11 minuti dopo: stava seguendo il feed o aggiornando spesso la pagina. Normale, lo facevo anche io proprio in quei minuti per vedere se ribatteva.
L’ulteriore risposta di Anonimo è arrivata 1 ora dopo… non proprio un fulmine questa volta.
Non è stato uno scambio anomalo come rapidità, anzi, perfettamente nella media di un discorso un po’ acceso (seppur breve).
L’unico sospetto è Fabio. A quell’ora e con quella scusa e col modo in cui è scritta… o è un troll che si è inserito mentendo for the lulz (affermazioni come quelle fatte da Fabio -il troll- screditano lo stesso individuo che le fa, sono Cliché dell’utente stupido che i troll usano per marchiare il fatto alla vista di chi ha occhi per vedere “i segni”… secondo me era un troll che voleva far sembrare che i fessi difendano Falconi) oppure è un fesso al naturale. Ci sono, eh, ma io propendo per il troll che si finge fesso per screditare chi difende (tecnica standard). Sarà che sono troppo ottimista e spero sempre che nessuno possa essere così fesso senza fingere… (e mi sbaglio sempre: lo sono!).
Come possibile strategia di marketing per Falconi sarebbe di rara idiozia: va in un blog semi-sconosciuto, si fa prendere a pesci in faccia, appare perfino un idiota e difenderlo che fa pensare per estensione che tutti i suoi fan siano idioti… e dovrebbe vendere di più? LOL, sarebbe Marketing con la Grande M!
^__^
Stai tranquilla: sul resto del sito non ci metto la mano sul fuoco, anche se penso sia autentico (per i motivi indicati nel post e che non posso scrivere in pubblico), ma quello scambio di battute è normalissimo.
Grazie per i complimenti, sono sempre apprezzati. ^__^
PS: ecco, vedi come sono lento? 19 minuti per risponderti!
Duca Qualcosa, sei diventato un ‘sedicente esperto di cose militari’ LOL ^__^
Ho visto. Beh, essere ritardati non è un crimine e il tizio mi pare evidente che lo sia. Se vi interessa usa il tipo di trolling banale e uno stile di scrittura e di risposte che mi ricorda l’ormai “esiliato da FM” Metalupo.
L’ossessione per me e per alcuni dettagli (la fissazione nel definirmi in certi modi, notate le minutezze nell’uso degli insulti, tipici di Meta), come anche il modo in cui non-dice le cose e in cui mente (tira in ballo la questione del suo nick quando non è stata mai sollevata: inventa menzogne per screditare, curioso no?) e alla mancanza di controllo nei toni (notato come subito eleva il livello di insulti, proprio alla Metalupo), mi fa supporre con una buona certezza che sia davvero il solito Metalupo ex-FM. Inutile perderci tempo, non è nemmeno un essere umano nel senso comune della parola. E se non è Metalupo ci assomiglia così tanto da far venire voglia di sottoscrivere una colletta per curarlo in un ospedale specializzato.
Comunque mi lusinga per avermi definito “anima gemella” di Gamberetta (anche Metalupo usava toni di questo tipo e avanzava sospetti simili, in modo velato -nel caso dei conigli in SMQ ad esempio-, che carino!) e lo ringrazio.
I vecchi dati IALS si confermano ogni volta che leggo commenti di quella tipologia: oltre il 60% degli italiani non passano il livello 1 su 5 di complessità nella risoluzione di problemi e nella logica.
Unito al resto sulla comprensione testuale nella propria lingua ecc… : l’italiano medio è un norvegese idiota. O uno Statunitense un po’ lento. Ma i Messicani li battiamo, di poco, ma li battiamo!
Dati ufficiali che mi sento di confermare.
Ne parlerò in futuro: ci sono interessanti correlazioni con l’italica inettitudine allo scrivere decentemente.
Condivido il tuo giudizio sul Belpaese ma non ne faccio un problema di logica quanto di cultura (non prenderei per oro colato i vecchi dati del Cede, l’analisi nel caso italiano mi sembra sottotono rispetto a quella degli altri paesi).
Non credo che gli italiani siano tardi (al limite ignoranti, ma meno degli Americani) ed a volte passare per tali è una mossa da furbi, come è da furbi (mel senso brutto del termine) screditare una fonte dirottando il discorso.
Ho modificato il mio precedente commento perché nel frattempo Spider ha risposto e ha confermato i miei sospetti. Per ora ha imbroccato tutti i canoni nella scrittura e nel modo con cui si riferisce a me di Metalupo!
E’ quasi sicuramente lui. Inutile perderci tempo, perfino Fantasy Magazine era un posto in cui non lo sopportavano.
Se non è lui, è tanto simile da sembrare il gemellino. Quanto è carino Metalupo! ^_^
E’ una tecnica di trolling standard.
Analizza ad esempio la differenza tra il mio messaggio in risposta al suo, che si basa sui dati oggettivi (e sulla conseguenza di fare affermazioni di un certo tipo mostrandone la stupidità se le si estende appena un po’ oltre), e il suo che si basa su invenzioni (come la questione del nick, da me mai citata, passando poi a toni aggressivi).
Se non si è stupidi o ingenui (o con deficienze nella comprensione testuale o privi degli anticorpi dialettici che si evolvono con l’uso di internet in modo consapevole), cose su cui il troll gioca, si riconosce il dettaglio della sua mossa.
Ma, come spiegato, una volta individuato il Troll la mossa di uscita prevede di non rispondere ai suoi insulti più o meno velati.
e’ un’ottima exit strategy, ma chissà perchè buttarla in caciara alla fine paga sempre… e si perde lo scopo del messaggio iniziale.
Chiedilo a Spider. E chiedigli anche perché è ossessionato da me con toni e dettagli con cui lo era Metalupo (che dopo il lungo esilio da FM passò qui il 27 Aprile e il 29 Aprile Spider aprì il suo blog).
O non chiederglielo pure, tanto Metalupo su FM era famoso anche per il mentire di fronte all’evidenza, scoraggiando ogni possibile dialogo: e se Spider anche non fosse Metalupo, ma un gemellino nato sotto un cavolo, ha comunque già dimostrato di dialogare allo stesso modo, al di sotto del livello minimo per essere considerato umano.
Questo usare l’amicizia e/o comunanza d’idee con Gamberetta come Lettera Scarlatta è davvero indegna. Anche sul mio blog uno dei primi commenti fu da parte di tale “Zweigamberifantasy”, che mi accusava di essere nato per infilarmi nel vuoto di GF.
Il sedicente esperto di cose militari n.2
@Tapiroulant. Ho detto che leggo di pancia. Non che scrivo di pancia. Sono due cose molto diverse. L’analisi viene riservata a quel che faccio io, non a quel che fanno gli altri. Anche perchè, nel momento in cui mi scopro a sezionare tecnicamente il libro che sto leggendo, significa che quel libro non funziona (per me). Se le parole tornano ad essere segni neri su carta bianca, e io comincio a ragionare sull’uso di avverbi e aggettivi, sulla coerenza, sulla costruzione di una frase, è finita.
Per questo ripeto che si tratta di ruoli diversi: da una parte il critico, o lettore avvertito. Dall’altra non l’artista, ma l’artigiano delle storie.
Per me. Ripeto, per me. Credo sia un mio diritto quello di non venire tirata per la giacchetta, e di non voler entrare in qualsivoglia circolo. Ovviamente conosco i rischi: anzi, ci sono dentro. Essere sfanculata da ambo le parti. :)
Ecco, vedi, la mia ignoranza sul mondo dei feed e degli orari sballati mi fa vedere complotti dove non ci sono! Men male, anche a me sembrava un atteggiamento assolutamente fuori di testa e non riuscivo a spiegarmelo, grazie per il chiarimento Duca!
Interessante il tuo j’accuse che penso che citerò in un pezzo che sto scrivendo. Mi permetto solo di fare qualche piccolo appunto.
“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”
Ho aperto una casa editrice digitale, lunedì scorso. Cioè l’ho aperta lunedì scorso ma è più di un anno che lavoriamo per preparare tutto. Nel momento in cui ho iniziato a pensare cosa proporre, in che modo costruire la collana, ho contattato una serie di persone che conosco, scrittori, poeti, programmatori, per sapere se e in che modo potevano entrare dentro al mio progetto.
Vista dall’esterno: ho chiamato i miei “amici”. Il punto su cui invito a riflettere: se sono uno scrittore, se lavoro nel mondo editoriale, se da anni vado a fare performance poetiche in giro per l’italia, è facile che i miei ‘amici’ siano persone che mi tengo strette perché scrivono bene, pensano bene. Perché sono persone di cui culturalmente mi fido. E’ anche facile che queste persone, prima di propormi un testo, mi ascoltino e capiscano quello di cui ho bisogno.
Faccio l’esempio opposto: ho aperto la casa editrice lunedì scorso e ho già ricevuto dei manoscritti. Giuro. Leggerli mi è costato un certo tempo, e mi sono reso conto che nella maggior parte dei casi le persone che mi hanno mandato il manoscritto non hanno neppure guardato cosa pubblichiamo. Mi hanno mandato dei testi che non hanno niente a che vedere con le nostre linee editoriali. Questo al di là della qualità del testo ricevuto.
Rivolgersi ad un ‘amico’ significa in realtà in molti casi rivolgersi a un professionista della scrittura che è capace di darmi un lavoro di qualità nei tempi e nelle modalità dell’editoria.
“Se sei un amico e tu lo sai batti le mani”
Mi è capitato, da scrittore, che fossi io interpellato. Che qualcuno che conoscevo, un ‘amico’ mi chiamasse per dirmi, guarda c’è questo progetto, c’è da scrivere questo racconto con questo tema, con questo tot di battute, puoi parlare di questo, ma non usare questo linguaggio perché la collana è di questo e questo tipo. Hai tot tempo (di solito: “ieri”). Io ho detto ‘ok’ e spesso e volentieri ho prodotto esattamente quello che mi era richiesto.
Di nuovo: il curatore del libro non ha fatto un bando di concorso, ha pensato a chi poteva o non poteva coprire un esigenza editoriale e ha chiamato qualcuno di cui conosceva la qualità del lavoro. Un ‘amico’?
Finisco: se le persone di cui stiamo parlando hanno un minimo di onestà intellettuale, questi ‘amici’ sono un po’ come certi amici di facebook, ovvero sono gente con cui non mangeresti una pizza assieme. Sono colleghi. Se ho un progetto editoriale la prima cosa a cui penso è chi potrebbe lavorarci dentro tra i ‘colleghi’ che conosco.
Quindi fatico in generale a scandalizzarmi perché il libro è scritto dall’amico di o dalla amica di SE -e ripeto il SE- il prodotto finale è un buon prodotto editoriale.
Basta. Per tutto il resto penso che il quadro possa avere tinte ancora più deprimenti, ma mi ferma qua.
Un saluto.
Esatto, per attivarlo basta prendere un coniglio e premere: Zampa sx, zampa sx, zampa sx, orecchio sx, orecchio sx, coda, orecchio dx, orecchio dx, zampa dx, zampa dx, zampa dx.
@Lara:
Un’inquietante simmetria ti sarà piaciuto, e ciò è soggettivo. Ma sarà oggettivamente possibile dimostrare che la psicologia&co. dei personaggi sia ben fatta.
Es:
Critica #1: Un’inquietante simmetria come ghost story non è un granché ma i personaggi sono caratterizzati alla perfezione perché […] quindi è un buon libro che vale la pena di leggere.
Critica #2: Un’inquietante simmetria ha dei personaggi ben caratterizzati ma è una ghost story scialba perché […] per cui lo sconsiglio a tutti gli appassionati del genere.
Critica #3: Un’inquietante simmetria è un romanzo rivelazione che evoca, deformandole, le angosce della società moderna.
Critica #4: Quattro.
Critica #5: Un’inquietante simmetria è un merdaccia fumante il cui tanfo soffoca il lettore dall’incipit fino all’ultima pagina.
La critica #3 è un’evidente leccata di culo, mentre la #5 è trollaggio puro.
La critica #1 e #2 sono entrambe valide, valutano pro e contro e danno un giudizio che sarà sì soggettivo, ma è basato su fatti oggettivi. Tutte le critiche si basano su canoni soggettivi, l’importante è dimostrare oggettivamente che questi canoni non siano rispettati. Sta al lettore decidere se le motivazioni (fondate) portano (secondo i propri canoni) allo stesso giudizio del critico. E nel caso sia discordante questi può dire che secondo i suoi canoni è diverso, ma non può dire che la critica è infondata, frutto dell’invidia o lecchinaggio.
È il solito teatrino già visto nella Germania Hitleriana a cui questi soggetti si ispirano: trova il giudeo e gli amici dei giudei, piazzagli una bella stella di Davide e accusa tutti di “juden komplott gegen europa”.
Classico.
Eh eh, non sanno che in realtà ti ho costruito nel mio laboratorio segreto usando tubi d’ottone, ruote dentate e feti di coniglio macerati nel maraschino. Il Mostro di Ducanstein, fabbricato con l’unico scopo di sopportare al posto mio le domande sulle armi che non fanno BOOM. ^__^
Sono sicuro che gli ebook sfonderanno, anche se per me ci vorrá piú tempo di quanto dice Konrath. Ma non credo granché alla crescita del mercato ebook indipendente.
Siamo seri, con iTunes quali autori sono riusciti ad affermarsi sul serio sul mercato? Alla fine quelli ad avere successo sono sempre e solo i cantanti che sono appoggiati dai media (MTV, tours, ecc.). Ok, molti vendono delle loro cover o loro inediti sul sito, ma all’atto pratico, quale fetta del mercato ritagliano? Non credo piú del 10%, secondo me anche meno (Ma non ho dati alla mano. Se ho detto un epic fail rinfacciatemelo pure).
D’accordo che la diffusione dei libri é meno “mediatica” (non c’é un canale televisivo dove si leggono capitoli degli stessi dieci libri in top ten tutti i giorni), ma comunque come si é giá detto prima il marketing di un libro ne decreta a priori il successo. Quindi, se anche i colossi editoriali di adesso crollassero, se ne formeranno altri e il succo resterá quello.
Anche un sistema come quello di Konrath, con un autore che ha il suo blog e il suo pubblico, che si promuove grazie al passaparola, sarebbe davvero meritocratico? Meglio del sistema attuale forse, ma succederá come é successo per il cartaceo che i vari blogger passeranno il tempo a darsi pacche sulle spalle ed elogiarsi a vicenda (non sto facendo allusioni a nessun sito, questa é una constatazione oggettiva).
Cosa vi fa pensare che l’avvento degli ebook renderebbe il loro mercato meritocratico?
Buondì Duca
Ho appena letto il tuo articolo.
Il sottoscritto (dei cui lavori è possibile che sua duchesca eccellenza conosca l’esistenza) ha firmato contratti con 3 editori diversi in otto anni, tutti medio-grandi. Il tutto senza agenti e senza conoscenze ( e senza che ogni pubblicazione rendesse in alcun modo piu facile la successiva); semplicemente mandando il manoscritto e telefonando, a volte per tre anni di seguito. Il fatto che ogni volta io abbia rotto (e sia sul punto di rompere) con l’editore successivo la dice lunga sull’esito di questi rapporti. Però non ero raccomandato, non ero amministratore e non ero con agenzie (che anzi, ho doverosamente mandato a fare in cuculo quando era il caso di farlo).
Al momento sono sul perplesso andante per la semplice ragione che la storia si ripete ancora: il romanzo appena pubblicato è nato morto. Morte sono le presentazioni, morte le recensioni, morta la distribuzione e il numero di copie disponibile. Eppure è un editore grande, di un gruppo enorme, che mi pubblica perchè “crediamo tanto nel tuo lavoro”.
A questo punto riservo il mio stupore non alla difficoltà di essere pubblicato, ma al suo mistero. Perchè infatti costoro mi pubblicano? Perché scrivo bene? Perchè sonu uno che ‘vende’? Perchè gli sono simpatico? La risposta -lo so bene- è no a tutte e tre le domande. E quindi?
Accetto suggerimenti.
STRA°monio
Magari sei una “quota”, cioè abbastanza bravo da meritare la pubblicazione senza però ricevere spinte per avere successo, come il tizio pieno di talento con i due romanzi affossati di cui parlava Anonimo. ^_^
Che libri hai pubblicato?
Non lo dico nemmeno sotto tortura :)…
No a parte gli scherzi, sembrerebbe che mi sto facendo pubblicità, quando invece cerco solo un po di ‘sfiato’ all’incazzatura dilagante. La cosa assurda è che dovrei rassegnarmi ma non ci riesco. E non riesco a rassegnarmi all’idea di voler far parte del ‘circolo’.
Agenti inclusi, se questi mettono una quota di asservimento a ciò che bisogna scrivere e cosa non (questa almeno è stata la mia esperienza).
Forse sono solo impaziente. Nove anni non sono tanti, calcolando l’esistenza geologica della terra, e la durata di una stella di media grandezza come il sole.
Keep up the good work…
STRA°monio
Dopo che Anonimo Informato ha ottenuto visibilità maggiore, come ha dichiarato lui stesso in “Una voce troppo alta” del 24 maggio, ho notato un peggioramento della qualità dei suoi commenti. E’ evidente che i colleghi lo hanno scoperto, visto che i riferimenti per chi lo dovesse conoscere non sono mancati.
Mi aspettavo che avrebbe evitato argomenti fastidiosi (facile, considerando che le cose davvero interessanti, e già sentite da altri nel settore, le aveva dette solo in privato, confermandomi così la validità della fonte… non ho altri mezzi per provarla, a parte vedere che dice ciò che altri professionisti in privato dicono, vi pare?), ma non che avrebbe cominciato a “mitigare” ancora di più i toni mettendosi perfino a difendere l’indifendibile. Questo cambio di rotta, ora che “sanno chi è”, è una ulteriore conferma della sua iniziale affidabilità come fonte: non avrebbe bisogno di cambiare toni se non fosse davvero uno che lavora con quella gente.
Direi che ora smetterò di seguirlo: non è più affidabile come prima, si è bruciato.
Fine.