Oggi parlerò ancora di Konrath.
Cinque giorni fa è uscito un suo post (The Value of Ebooks) con delle riflessioni identiche a quelle che volevo fare io confrontando il prezzo dei libri su carta e degli eBook (il discorso che avevo annunciato a febbraio di voler fare). Dato che mi ha battuto sul tempo, mi sembra giusto farlo sapere usando le informazioni tratte dal suo post come spunto per proseguire con le mie riflessioni. Dovevo muovere il culo prima se volevo apparire un po’ più originale. ^_^
Per chi si è perso le puntate precedenti:
Konrath: più soldi con gli eBook a 1,99$ e Ancora Konrath: 30.000 eBook in 11 mesi.
Konrath: chi sta davvero svalutando il lavoro dello scrittore?
Si è parlato spesso di svalutazione del libro venduto a basso prezzo e di valore dell’opera dello scrittore. Ma cos’è davvero il “valore” nel mondo degli eBook?
Possiamo immaginare il valore, semplificando, come il prezzo in denaro abbinato a un certo oggetto. Un oggetto è svalutato quando viene venduto a molto meno del prezzo ragionevolmente accettato. Il prezzo dipende da molti fattori: ad esempio i costi per creare l’oggetto (quelli di studio/realizzazione e il costo per produrre il singolo oggetto in vendita), la domanda e l’offerta.
Nel mercato normale si vendono oggetti fisici. Non si possono vendere 20mila libri di carta se non ci sono 20mila libri di carta. E il valore dipende anche da quanti ne sono rimasti rispetto a quanti ne servono: se The Encyclopedia of Fantastic Victoriana appena uscita costava 50 dollari, anni dopo (quando ormai l’editore non ne ha nemmeno una copia e il testo è diventato piuttosto famoso tra gli appassionati) lo si può trovare solo a 150 e più dollari. Idem la console Wii: appena uscita andò a ruba e la gente, su eBay, era disposta a pagare il DOPPIO del prezzo deciso dal produttore pur di averla!
La domanda unita alla scarsa offerta creava il prezzo.
Con un eBook come dovrebbe funzionare il prezzo?
I costi per idearlo (tempo dedicato, editing ecc…) non dipendono da quanti ne vendi e li paghi tutti fin dall’inizio. Il costo per moltiplicarlo creando le “copie” da vendere… beh, non c’è: è così scarso da poterlo quantificare, in termini di costo per inviarlo al cliente (non per produrlo, ma per spedirlo), in pochi centesimi. La copia in sé è praticamente gratis, quello che si paga è il diritto di possederne una e di leggerla legalmente.
Non è come un oggetto fisico: non devi stamparlo, pagando in anticipo questo costo, per poterlo vendere.
Ragionare sulla copia con gli eBook non ha senso.
La copia nella vecchia concezione non esiste: possiamo definire come “copia” il fatto che qualcuno lo compri. La copia necessaria a soddisfare la richiesta si crea da sola quando avviene l’acquisto. Non si ragiona quindi in termini di “ho una certa tiratura e devo modellare il prezzo in modo da guadagnare nonostante la limitata entità della tiratura”. Si deve ragionare in termini di “devo avere più clienti possibili perché visto che vendere 100 copie o 100.000 copie mi costa uguale, devo puntare sui grandi numeri e guardare solo alla cifra finale incassata”.
In fondo se la copia non esiste è stupido pensare al “prezzo per copia”: conta solo guadagnare il più possibile complessivamente, no? Se non avete afferrata ancora la questione, provate a immaginarla così: dato che aumentare il numero delle “copie da vendere” non costa nulla, allora è come avere una tiratura di mille miliardi di copie in conto deposito! Se le vendi guadagni, se non le vendi non perdi nulla. O, per usare un paragone più calzante, è come avere Gesù che moltiplica i libri al posto dei pani e dei pesci. Chiaro? Dovrebbe, ormai…
Seguiamo l’esempio di Konrath.
L’editore di Konrath, Hyperion, è un editore vecchio stile. Pubblicava i romanzi di Konrath sia in edizione cartacea che in digitale, su Amazon. Hyperion vendeva su Amazon il libro Fuzzy Navel a 7,19$. Il tutto col vecchio “modello grossista”: Hyperion vendeva il libro a una certa cifra, ALTA, ad Amazon e Amazon poi lo rivendeva a un prezzo a propria scelta attorno a quella cifra, ovvero 7,19$ (perdeva soldi su ogni copia pur di tenerla a un prezzo accettabile: in fondo il business non erano i libri, ma il Kindle).
Konrath riceveva il 25% di ciò che Amazon pagava ad Hyperion. Dato che Konrath per Fuzzy Navel riceveva 2,25$ a copia, è facile capire che Hyperion lo vendeva ad Amazon a 9$.
Sembra un prezzo corretto, 9$, come quello di un’edizione economica. Ma lo era davvero?
Con questo prezzo al pubblico, 7,19$, il libro ha venduto appena 273 copie e Konrath ha guadagnato solo 613$. Con la fatica che bisogna fare per immaginarlo, scriverlo ecc… non sembra il valore corretto da attribuire a un libro.
Se Konrath guadagnasse solo 613$ all’anno per un romanzo di qualità, il suo lavoro sarebbe decisamente SVALUTATO, non credete?
D’altra parte Konrath sta vendendo anche romanzi che ha autopubblicato su Amazon. Sono buoni romanzi, che non hanno nulla da invidiare a quelli pubblicati con Hyperion. Questi libri vengono venduti da Konrath a 1,99$ e lui riceve da Amazon il 35% (modello Agenzia, non modello Grossista). Sembrerebbero proprio svalutati i romanzi a 1,99$… a parte come fondi di magazzino vecchi e stravecchi, prossimi al macero, dove mai si sono visti romanzi di prima mano a 1,99$? Ragionando come se fossimo nel mondo della carta, si direbbe che il lavoro di Konrath sta venendo valutato troppo poco.
Però ricordiamoci che le copie non contano: contano solo i soldi guadagnati alla fine!
In meno di un anno Konrath ha venduto, ad esempio, 10.970 eBook di The List. Con questi eBook ha guadagnato meno, per singola vendita, che con quelli venduti tramite Hyperion: solo 0,70$ invece di 2,25$.
Ma 0,70$ per 10.970 eBook fa 7.679$! Così le cose cambiano parecchio!
Non è ancora qualcosa di cui vivere, singolarmente, ma possiamo dire che 7.679$ sono meglio di 613$, no? Se anche il libro fosse ancora “svalutato” con 7.679$, lo sarebbe certo MOLTO meno che con 613$!
Da luglio gli eBook autopubblicati da Konrath cambieranno prezzo, passando da 1,99$ a 2,99$. L’aumento è necessario per soddisfare il requisito di prezzo minimo e partecipare al modello agenzia 70-30 di Amazon, ricevendo il 70% del prezzo di vendita invece dell’attuale 35%.
Questo significa che con 10.970 eBook Konrath guadagnerebbe 21.172$ invece di 7.679$ in un anno. Questa è una cifra che, a mio parere, non svaluta affatto il duro lavoro dello scrittore! Cazzo, no che non lo svaluta! ^_^
Konrath è convinto, e lo sono anche io (lo avevo già scritto a febbraio), che con 2,99$ si possa mantenere l’eBook ancora nella soglia degli acquisti impulsivi. Magari non venderà tanto quanto quelli da 1,99$, ma non venderà neppure pochissimo!
Ricordate i dati che aveva pubblicato a ottobre?
Se l’andamento delle vendite puntasse all’accelerazione costante fino a 1,99$, le vendite a 2,99$ sarebbero circa il 55% del massimo, come nel primo grafico alla cazzo di cane che ho assemblato con i vecchi dati di vendita di Konrath (lo trovate poco più in basso). Se invece la soglia dell’acquisto impulsivo fosse a 2,99$, immaginando che si ottenga solo un 25% ulteriore andando fino a 1,99$ (al posto di un 80% abbondante), l’andamento reale potrebbe essere più simile al secondo grafico.
Grafici fatti con i dati delle vendite pubblicati a ottobre da Konrath.
Ho inserito i dati reali di tre libri cartacei (152 copie a 7,49$, 202 copie a 6,39$ e 550 copie a 3,96$) e tre diverse stime “medie” delle vendite di quelli venduti a 1,99$: una stima prudente scartando il libro che ha venduto di più e quello che ha venduto di meno (rosso); una stima pessimista scartando solo il libro che ha venduto di più (verde); una stima con tutti i libri, sia l’anomalia positiva che l’anomalia negativa (blu).
Nel secondo grafico ho aggiunto a scopo dimostrativo un libro “inventato” che vende esattamente l’80% del libro a 1,99$ della stima abbinata. Questo andamento è più simile a quello che io (e Konrath) immaginiamo rispetto al precedente.
Gli editori però sono stanchi del “modello grossista” proposto da Amazon e vorrebbero riprendere pieno controllo del prezzo (alzandolo fino a 14,99$) sfruttando il “modello agenzia”. In tal modo Hyperion, che trovava svalutante il prezzo di 7,19$ di Fuzzy Navel posto da Amazon, potrebbe finalmente vendere gli eBook a non meno di 9,99$.
Con il modello grossista Amazon vendeva al prezzo che preferiva e pagava 9$ ad Hyperion che a sua volta dava 2,25$ a Konrath. Con il modello agenzia Hyperion riceverà il 70% del prezzo di copertina da lui deciso (meno le spese di invio calcolate a 0,15$/MB, ovvero 0,045$ per Fuzzy Navel), ovvero 6,96$, e Konrath guadagnerà 1,74$.
Eh? Il lettore pagherà il 39% in più e in cambio l’autore riceverà il 23% in meno? C’è qualcosa che non funziona. Perché 475$ invece di 613$ dovrebbe essere una valutazione più giusta dell’enorme fatica che l’autore ha fatto per produrre il romanzo? È peggio di prima! E sono stato ottimista: probabilmente le vendite diminuiranno un po’ con l’aumento del prezzo…
E se invece Hyperion si svegliasse e adottasse un prezzo di 2,99$?
Immaginiamo che con 2,99$ venda 30 volte tanto, ovvero 8.190 copie. Konrath guadagnerebbe il 25% di quello che Hyperion riceve, ovvero 4221$. Uhm, molto meglio di 613$, ma non proprio un successo… vendendo da solo quel libro guadagnerebbe 16.884$ (quattro volte tanto, il 70% intero!)
In ogni caso l’editore fa perdere soldi (“svaluta” quindi il lavoro dell’autore), sia che si comporti da cretino sia che si comporti in modo intelligente.
So I ask you. What is the true value of ebooks? Is it $9.99 and up? Or is it $2.99 and down?
Seems obvious to me. But I’m not in charge of a large publishing company trying to sell paper, which is apparently more important to them than embracing the future by figuring out what I already have:
The value of an ebook is determined by the overall amount of money it earns, not the list price.
(J. A. Konrath)
Qual è il prezzo giusto: 9,99$ oppure 2,99$?
Pensate al ruolo dell’editore e al valore del lavoro dello scrittore.
Ci sono due obiettivi per lo scrittore, farsi leggere da più persone possibili (per soddisfare la propria vanità di autore) e guadagnare il più possibile (per non svalutare il proprio lavoro): è meglio farsi leggere da 300 persone e guadagnare 522$ (eBook a 9,99$ con editore) o farsi leggere da 9.000 persone e guadagnare 18.554$ (eBook a 2,99$ senza editore)?
Quale dei due prezzi svaluta davvero il lavoro e la dignità dello scrittore?
A me pare ovvio, con buona pace degli editori-della-carta e degli scrittori-che-sanno e che si tirano le pose da intellettuali (“Meno di 9,99$ è svendere la mia dignità, trasformarmi in un cortigiano che implora denaro scrivendo su commissione! Dov’è la dignità e la libertà se svalutano il valore del tuo Lavoro?”) per difendere il prezzo al dettaglio del venduto e si dimenticano della cifra finale incassata.
Smashwords: un esperimento con gli sconti e i prezzi bassi
L’editore digitale Smashwords, di cui abbiamo parlato già alcune volte, ha condotto un piccolo esperimento per vedere quanto aumentano le vendite degli eBook abbassando il prezzo tramite degli sconti. Gli scrittori sono stati invitati a scegliere uno sconto del 25%, del 50% oppure del 100% per le loro opere.
All’iniziativa hanno partecipato 2.341 titoli precedentemente a pagamento.
Sconto | Numero di eBook |
Vecchio Prezzo Medio |
Nuovo Prezzo Medio |
25% | 983 | 4,61$ | 3,46$ |
50% | 988 | 5,20$ | 2,60$ |
100% | 370 | 3,25$ | 0,00$ |
Come vedete i libri mediamente più costosi venivano venduti a un prezzo, dopo lo sconto del 50%, del 25% inferiore a quello dei libri che hanno scelto lo sconto del 25%. Questo va considerato perché ci troviamo nella doppia condizione di 1. prezzo nella soglia dell’acquisto impulsivo (2,60$) e 2. forte sconto (50%, effetto psicologico di portata ignota). Probabilmente l’essere sotto i 3 dollari aiuta molto più dello sconto del 50%, ma il grosso sconto ha di sicuro un qualche effetto positivo nelle vendite.
Qual è stato il risultato alla fine?
I libri con un prezzo medio di 2,60 dollari hanno venduto QUATTRO volte più di quelli con il prezzo medio di 3,46 dollari. I download gratuiti sono stati 74 volte maggiori delle vendite dei libri con lo sconto del 50% (e col prezzo decisamente GIUSTO dal punto di vista di Konrath) e 291 volte maggiori delle vendite dei libri con lo sconto del 25%. I libri meno costosi (2,60$) hanno permesso di guadagnare il TRIPLO dei libri più costosi (3,46$).
Una differenza di vendite di quattro volte non può dipendere tutta dall’effetto psicologico del 50% invece del 25% di sconto. La gran parte della differenza, un +200% di quel +300%, sono convinto che dipenda dall’acquisto impulsivo dovuto al prezzo di 2,99$ o inferiore: la soglia al di sotto della quale le cose sembrano gratis/regalate e scatta l’acquisto senza rischio di rimpianti.
Credo molto nei 2,49-2,99 euro/dollari, soprattutto se non è possibile scegliere il prezzo di 1,99 (es: il modello agenzia di Amazon). Inoltre, temo, il prezzo di 1,99 ha una maggiore possibilità di essere percepito come “tirato dietro perché fa schifo” rispetto al 2,99: bisogna pensare ai meccanismi mentali ereditati dal mercato tradizionale in cui i beni non possono costare così poco a meno di non essere schifosi e/o difettosi (e temo che ci vorranno anni prima si cancelli questa possibile associazione).
Questi dati sembrano confermare quanto già dimostrato da Konrath: con i prezzi al di sotto della VERA soglia psicologica dell’acquisto impulsivo (che non è 9,99$, ritardati delle Case Editrici in ascolto), sia le vendite che i guadagni aumentano moltissimo.
I costi del libro di carta e i costi dell’eBook
Ora qualche riflessione sul prezzo dei libri di carta e su quello degli eBook, sottraendo i costi che l’eBook non condivide con la carta. Essendo una riflessione personale conterrà un sacco di ipotesi che non sono e non vanno prese per oro colato (per oro colato potete prendere solo i dati reali, perché negare la realtà è alienazione), ma spero che possa lo stesso aiutarvi a riflettere meglio sul futuro del mondo editoriale.
Userò come spunto l’analisi semplificata del preventivo di un libro fatta da Oliviero Ponte di Pino (da 30 anni nel mondo dell’editoria e direttore editoriale di Garzanti Libri dal 2000) in I Mestieri del Libro (pp. 88-93), considerando un buon titolo con 10.000 copie di prima tiratura e 18 euro di prezzo di copertina.
COSTO COMPLESSIVO |
COSTO A COPIA |
% | |
Costi redazionali | 6.000 | 0,60 | 3,33 |
Correzione bozze, inserimento correzioni, revisione testi (editing), copertina, illustrazioni, impaginazione del testo, traduzione ecc… | |||
Costi industriali fissi | 1.000 | 0,10 | 0,56 |
In tipografia: lastre e avviamento dei macchinari da stampa | |||
Costi industriali variabili | 11.000 | 1,10 | 6,11 |
In tipografia: carta, stampa, legatura ecc… | |||
Diritti d’autore | 14.400 | 1,44 | 8,00 |
7% fino a 5.000 copie, 9% fino a 10.000 | |||
Spese di commercializzazione e distribuzione |
108.000 | 10,80 | 60,00 |
rete di promozione, distribuzione, logistica e magazzino, sconto ai librai | |||
Pubblicità e promozione | 5.400 | 0,54 | 3,00 |
Costi di struttura e margine di redditività | 28.800 | 2,88 | 16,00 |
Totale costi | 174.600 | 17,46 | 97,00 |
|
|||
Fatturato a copertina | 180.000 | 18,00 | 100,00 |
Differenza di contribuzione | 5.400 | +0,54 | 3,00 |
Immaginiamo poi che questo libro, avendo una tiratura non certo minuscola, sia di un autore non del tutto sconosciuto (un medio autore, stile Konrath) e che il contratto preveda di dargli un buon anticipo sulle royalties di ben 10.000 euro.
Solo per recuperare quell’anticipo facendo tornare a quadrare i conti, bisognerà vendere 7.531 di quelle 10.000 copie.
Nel miracoloso caso in cui si dovessero stampare e vendere più di 10.000 copie, le royalties per il “di più” salirebbero dal 9% all’11% (e verrebbe acceso un cero al Cristo col Colbacco per la grazia ricevuta).
Se andasse tutto esattamente come previsto (rese minime calcolate ecc…), si potrebbe pagare tutto e tutti, con perfino un margine di 5.400 euro per eventuali problemi non considerati (rese un po’ superiori, ad esempio). Ma se le cose non andassero bene come previsto? Se le rese salissero alle stelle? Se due terzi dell’edizione finisse invenduta? Se tutto andasse a puttane, come spesso va con i titoli che non siano instant book o altri titoli sicuri? Eh, allora sono cazzi…
Quanto incidono le rese?
Si parla spesso di rese, ma molto raramente le si tiene DAVVERO in conto. Le rese sono un fenomeno intrinseco al libro FISICO, di carta (o pergamana o argilla o pietra ecc…), che NON esiste col libro digitale. Chiaro? Si parla spesso di libri che non vendono 3 copie, con una resa che si può immaginare si avvicini molto al 100%. Ma qual è la resa fisiologica, la resa minima normale di un libro che vende piuttosto bene?
Mettiamo che al nostro libro le cose vadano abbastanza bene: e che le rese si aggirino attorno al fisiologico 20%. Se dal 20% delle copie distribuite non guadagnerò nulla
[…]
E questa, per l’appunto, è la questione finale: che il nostro libro da 14 euro a copia genererebbe effettivamente quel 7% di “guadagno” per l’editore se, e solo se, tutte le 1.560 copie stampate andassero vendute. Ma ci sono le rese, la cui consistenza “fisiologica” è del 20% (cioè: se va tutto bene, c’è il 20% di rese). E le rese si mangiano tutto il guadagno, e anche un po’ del ricavo.
Le frasi citate provengono da un articolo del 2005 di Vibrisse Bollettino, blog curato da Giulio Mozzi, consulente editoriale e scrittore (pubblicato anche da Einaudi e Mondadori).
Quel 20% di rese, che può sembrare un grossa cifra, è invece il minimo, come ci specifica chiaramente Mozzi. La realtà più comune nel mondo degli hardcover (in America) è delle rese al 40%. Sì, avete capito giusto: 40%.
Traditionally, publishers have sold books to stores, with the wholesale price for hardcovers set at fifty per cent of the cover price. Authors are paid royalties at a rate of about fifteen per cent of the cover price. On a twenty-six-dollar book, the publisher receives thirteen dollars, out of which it pays all the costs of making the book. The author gets $3.90 in royalties. Bookstores return about forty per cent of the hardcovers they buy; this accounts for $5.20 per book. Another $3 goes to overhead costs and the price of producing and shipping the book—leaving, in the best case, about a dollar of profit per book.
Fonte: The New Yorker
Rese del 20%. Minime. Più spesso al 40%. Questa è FOLLIA.
I libri invenduti, che dopo mesi o anni tornano indietro (prima dal libraio al distributore, poi dal distributore all’editore), sono libri che portano su di sé il COSTO della loro realizzazione -pagato per intero all’inizio- senza generare un RICAVO. Resta solo da sperare di ridurre un po’ la perdita, piazzandoli a due soldi come remainder (parola elegante per dire scarti di magazzino). Queste cose non accadono nel mondo degli eBook.
Con l’eBook non devi decidere quanti stamparne per spalmare i costi e calcolare il prezzo (nel cartaceo più ne stampi e meno costo devi spalmare sul singolo libro, quindi puoi tenere accettabile il prezzo di copertina: 19 euro invece di 23 euro, ad esempio), trovandoti per forza a stamparne migliaia di copie perché altrimenti l’investimento sarebbe un fallimento monetario anche se fosse un successo nelle vendite. Però più ne stampi e più grande sarà il buco nell’acqua se le vendite dovessero andare malissimo: tutti i costi di stampa li paghi subito, che il libro venda o non venda!
Torniamo all’esempio di Ponte di Pino
Nei costi inserisce “costi di struttura e margine di redditività” e spiega (p. 89) che nei costi di struttura sono inclusi anche gli invenduti previsti, ovvero quanto ricavo prima calcolato va ora sottratto perché non tutta la tiratura sarà davvero venduta.
Però riflettiamo un attimo sul costo fisico di quegli invenduti.
Immaginiamo siano del 20% (2000 copie): abbiamo 0,60 di costi redazionali più 0,10 di costi industriali fissi più 1,10 di costi industriali variabili più 0,54 di pubblicità e promozione (ho evitato di incollarci una fetta dei costi di struttura, mi sono limitato al costo del “progetto libro” in sé escludendo il costo del resto del Brontosauro editoriale). Con 2,34 euro di costi per singolo libro, fanno 4860 euro bruciati. E il resto della cifra, molto più grossa?
Nei 28.800 euro di costi si trovano stipendi vari non direttamente collegati al “progetto libro” in oggetto, festini a luci rosse con l’Onorevole tal dei tali, oneri finanziari, cocaina offerta agli amici politici, costi legati ad altri progetti falliti da ammortizzare (gli invenduti all’80-90% di un precedente romanzo di quella collana, ad esempio, fatti pagare ai titoli successivi), il PC della nuova segretaria maggiorata con gli occhioni da cerbiatta, il cazzo di gomma regalato al pensionamento della vecchia segretaria ecc… tipici di organizzazioni grosse e pesanti (il Brontosauro editoriale, appunto) e che assieme ai ricavi minimi che ci si aspetta dal libro affinché non sia un progetto “fallimentare”, complessivamente, contribuiscono nelle 10.000 copie a ben 2,88 euro del loro prezzo di copertina. Non male.
Tutti questi costi non direttamente collegati a QUEL libro, ma solo alla struttura attorno “in sé”, non sono presenti in un eBook prodotto da una piccola realtà editoriale o addirittura autoprodotto dall’autore (a meno che… ma lo vedremo dopo). Rimangono ovviamente tutti i costi realmente connessi a QUEL libro, che non sono nulli!
Immaginiamo di trasformare con la bacchetta magica quel libro in un eBook, venduto con il modello Agenzia 70-30 e il 25% di royalties all’autore su quanto incassato. Manteniamo i costi appesantiti da una realtà editoriale grottesca e sovradimensionata come un Brontosauro pronto all’estinzione. Vediamo cosa sparisce e cosa si ridimensiona. Per ora non faccio stime al dettaglio o sul prezzo: ci arriverò dopo.
COSTO COMPLESSIVO |
COSTO A COPIA |
% | |
Costi redazionali | 6.000 | ? | ? |
Correzione bozze, inserimento correzioni, revisione testi (editing), copertina, illustrazioni, impaginazione del testo, traduzione ecc… | |||
Costi industriali fissi | — | — | — |
La tipografia è bruciata e rimangono solo le macerie annerite. | |||
Costi industriali variabili | — | — | — |
La tipografia ora è abitata da barboni che venerano un fallo di cemento | |||
Diritti d’autore | ? | ? | 17,50 |
Il 25% fino a XXX copie, 35-50% dopo. | |||
Spese di commercializzazione e distribuzione |
? | ? | 30,00 |
Modello agenzia: 30% a loro, 70% all’editore. | |||
Pubblicità e promozione | — | — | — |
Konrath dice che non serve, sono soldi buttati nel mondo degli eBook. Quello che serve è quello che può fare l’autore per fidelizzare il pubblico e la qualità. Comunque, se proprio vuoi buttare 5.000 euro, fatti tuoi… | |||
Costi di struttura e margine di redditività | 24.000 | ? | ? |
Il Brontosauro reclama che qualcuno paghi per mantenere la sua enorme mole fallimentare. Ho sottratto solo il valore degli invenduti al 20% del cartaceo, qui non presenti. | |||
Totale costi fissi | 30.000 | ? | ? |
Come potete vedere ora i costi fissi sono composti al 20% da costi realmente collegati al libro e all’80% da Brontosauro: stipendi non direttamente collegati al progetto in esame, debiti di precedenti libri falliti da ripagare, amministrazione interna alla cazzo di cane con le matite che costano 100 euro l’una, ufficio marketing con i ritardati che giocano a ping-pong, altri dipendenti che non svolgono più alcun lavoro utile da quando si è smesso di usare la carta e vendere in librerie fisiche ecc…
Prima la quantità di spreco in Brontosauro era minore: solo il 45% (ho considerato gli invenduti come costo del libro in sé, non del Brontosauro, e ho mantenuto la pubblicità tradizionale come essenziale nel vecchio mondo del passato di carta).
Ora immaginiamo un prezzo al dettaglio di 9,90 euro e vendite per, immaginiamo, un 2012 “all’americana” (equivalente a un BOH all’italiana) con gli eBook molto più diffusi, la carta che perdendo margine ha avuto grossi crolli e gli editori stessi che si sono dovuti rifugiare nel digitale per scappare dai costi fissi che generavano sempre più spesso passivi anche su libri che un tempo avrebbero chiuso i conti in pareggio. Un inferno in cui i Signori della Carta ardono vivi nei loro castelli di alberi morti. ^_^
Immaginiamo che questo libro, progettato per vendere 8.000 copie nel mondo del cartaceo a 18 euro, riesca a venderne (se tutto va bene) solo 5.000 nel mondo digitale a 9,90 perché il pubblico si sta abituando a percepire come ingiusto un prezzo sopra i 5 euro e preferisce la massa di libri proposti al di sotto di quella cifra, che acchiappano quasi tutto il mercato della narrativa.
COSTO COMPLESSIVO |
COSTO A COPIA |
% | |
Costi redazionali | 6.000 | 1,20 | 12,12 |
Correzione bozze, inserimento correzioni, revisione testi (editing), copertina, illustrazioni, impaginazione del testo, traduzione ecc… | |||
Diritti d’autore | 8.663 | 1,73 | 17,50 |
Il 25% fino a 5.000 copie, 35-50% dopo. | |||
Spese di commercializzazione e distribuzione |
14.850 | 2,97 | 30,00 |
Modello agenzia: 30% a loro, 70% all’editore. | |||
Costi di struttura e margine di redditività | 24.000 | 4,80 | 48,48 |
Il Brontosauro reclama che qualcuno paghi per mantenere la sua enorme mole fallimentare. Ho sottratto solo il valore degli invenduti al 20% del cartaceo, qui non presenti. | |||
Totale costi | 53.513 | 10,70 | 108,10 |
|
|||
Fatturato a copertina | 49.500 | 9,90 | 100,00 |
Passivo di 4013 euro imputabile alla fame del Brontosauro! Ridurre gli appetiti del Brontosauro di un 20% o abortire il progetto. |
Un corpo enorme con un cervello minuscolo. Estinto. [Nota]
Qualche domanda?
Ora immaginiamo ancora quel libro (sempre di un autore non del tutto sconosciuto, uno che nel mondo della carta meriterebbe una prima tiratura da 10.000 copie, pubblicità, un buon anticipo ecc…), ma venduto con un prezzo più intelligente: 2,99 euro. Facciamo però un paio di premesse: le vendite non potranno, come accade ora, essere 30 o 40 volte superiori perché stiamo immaginando un futuro in cui gli ottimi libri a basso prezzo non saranno una rarità, ma una cosa piuttosto comune. Allo stesso tempo però non possiamo immaginare che le vendite siano solo quelle attuali della carta a 18 euro: è banalmente ovvio che eliminando l’enorme vincolo dei grossi costi e del fastidio della carta anche la lettura ne trarrà beneficio. Praticamente tutti quelli che hanno iniziato a leggere con gli eReader stanno ora leggendo più di prima: è un dato di fatto, basta guardarsi in giro. Magari levandosi le mani dagli occhi, smettendo di fare lalalalalalalalalà e asportando la bendatura di fette di prosciutto che avvolge la testa. ^_^
Se anche il consumo di libri rimanesse uguale, va considerato che potendo accedere a molti bei libri a basso costo, aumenterebbero le vendite perché i lettori eviterebbero di leggere per la sesta volta i libri già letti (“spendere 50 euro per una trilogia nuova non mi va, poi è tutta merda quella che esce, invece questi sono belli…”) o farseli prestare dagli amici preferendo attendere 2-3 settimane per averli pur di non pagare (“ah, scusa, mi sono dimenticato di nuovo di portarteli…”) o dover fare la fatica di prenderli in biblioteca (“meglio sprecare mezzo pomeriggio del mio unico giorno libero così piuttosto che pagare 40 euro per due troiate”).
In ogni caso c’è da immaginare che venderanno più di prima. Il mercato dei libri non è saturo: a essere pieni sono solo i coglioni delle persone e la stupidità dei Signori della Carta, ma la voglia di leggere bei libri a basso costo non è morta.
Selling prices are a fifth of what they once were. The novel economy is equal to one fifth of a POG, and Meyer and Rowling, or whoever came along and replaced them, still have the majority of that.
Classically, yes. But I don’t know if this applies to new tech becoming widely adopted. And I’m pretty sure it doesn’t apply to a market this big.
New tech can snag new fans who weren’t fans of the prior tech. In other words, we can find a whole younger generation of readers who love their iPad and read books on it when they’ve never bought a paper book in their life.
Also, I’ve seen it quoted that there will be 5 million Kindle owners or more by the end of the year, and the number will continue to grow. That might as well be an infinite fanbase.
Finally, authors aren’t in competition. I don’t lose a sale to Rowling. Someone can buy both of our books.
(J.A. Konrath, rispondendo a un lettore)
Immaginiamo quindi che il prezzo a 2,99 euro permetta di vendere non 30-40 volte tanti libri come ora, ma solo 5 volte tanto. Ok? Sembra una stima ragionevole, date le premesse (che però prevedono che uno sappia qualcosa del mondo del libro, visto dal punto di vista dei lettori… quindi già immagino che nessun Editore o addetto al Marketing italiano ci crederà visto che è appurato che non capiscono un cazzo dei desideri del pubblico e sanno solo lagnarsi, da bravi coccodrilli, perché la gente li ignora).
COSTO COMPLESSIVO |
COSTO A COPIA |
% | |
Costi redazionali | 6.000 | 0,24 | 8,03 |
Correzione bozze, inserimento correzioni, revisione testi (editing), copertina, illustrazioni, impaginazione del testo, traduzione ecc… | |||
Diritti d’autore | 13.081 | 0,52 | 17,50 |
Il 25% fino a 25.000 copie, 35-50% dopo. | |||
Spese di commercializzazione e distribuzione |
22.425 | 0,90 | 30,00 |
Modello agenzia: 30% a loro, 70% all’editore. | |||
Costi di struttura e margine di redditività | 24.000 | 0,96 | 32,11 |
Il Brontosauro reclama che qualcuno paghi per mantenere la sua enorme mole fallimentare. Ho sottratto solo il valore degli invenduti al 20% del cartaceo, qui non presenti. | |||
Totale costi | 65.506 | 2,62 | 87,63 |
|
|||
Fatturato a copertina | 74.750 | 2,99 | 100,00 |
Differenza di contribuzione | 9.244 | +0,37 | 12,37 |
Incredibile: ci sono più soldi di quanti ne servano per pagare tutti quanti! Roba da brindisi nel mondo editoriale della carta, in cui si cercava di spacciare pacchi di carta tossica a 19 euro: ora si può vendere un libro senza sentirsi dei criminali e perfino guadagnarci sopra!
Da Konrath a Pinco Pallino: uno scenario più modesto
Fino ad ora abbiamo ragionato su autori che vendono qualcosa, gente che se la può cavare con il giusto modello di prezzo. Gente con anche un pizzico di fortuna, oltre a un prodotto di qualità. Questo però non è lo scenario di un tipico Pinco Pallino non così bravo e meno fortunato (o anche bravo quanto loro, ma molto più sfortunato: capita, eh! Capita in ogni ambito, può capitare anche nella narrativa!).
Magari Pinco Pallino ha provato a fidelizzare il pubblico come fa Konrath, ma non sa produrre articoli così interessanti: questo ha ucciso gran parte del pubblico e del passaparola (se Konrath ha più di 1.000 utenti al giorno, Pinco Pallino ne ha 200 o 300). Possiamo immaginare anche che, per una serie di sfortunati eventi, Pinco Pallino ha insultato proprio le persone che avrebbero potuto aumentare la diffusione del suo lavoro. L’unica recensione importante che poteva ricevere è saltata perché si è picchiato con il recensore (senza sapere chi fosse) nella contesa per un parcheggio in centro all’ora di punta. Meno importante, ma da segnalare: Pinco Pallino scrive bene, ma non è bravo quanto Konrath o VanderMeer.
Se Konrath ora vende 10.000 copie l’anno del suo eBook migliore a 1,99$, Pinco Pallino forse può aspirare a venderne 1.000 copie. Quando Konrath, nello scenario futuro indicato nella sezione precedente, venderà 40.000 copie in un anno, forse Pinco Pallino potrà aspirare a venderne 4.000.
Una piccola parentesi sulla notorietà e sulle vendite…
Konrath, nonostante gli ottimi risultati, viene battuto nelle vendite degli eBook da un sacco di altra gente meno famosa di lui (e lui non è molto famoso) e mai pubblicata su carta. Immaginare di fare un decimo di quello che fa Konrath non è una previsione ottimista per uno scrittore decente. Il problema è essere uno scrittore decente…
your success with e-books is predicated on your previous success in print publishing, because you’re capitalizing on the intangible value of your name
That’s part of it, but not all of it. There are too many authors selling well with no prior success, and a growing number of authors bigger than I am who aren’t having my success. So, yes, I could be selling just as many without a print publisher. Others are.
And it doesn’t take into account a very peculiar and obvious fact: if these buyers were people who knew me, they could go to my website and download my ebooks for free. The same ebooks I have on Amazon are free on my website. If the sales were based on name-recognition, wouldn’t my website downloads outnumber my Amazon sales? But my Amazon sales are higher at about 20 to 1.
(J.A. Konrath, rispondendo a un lettore)
Quanto riportato sopra conferma il discorso che avevo già fatto in passato: se il prezzo è così basso da essere ridicolo, molti lettori non si preoccuperanno nemmeno di cercare l’eBook piratato o quello gratuito. Questo è banalmente ovvio quindi se non ci eravate già arrivati e se perfino ora (di fronte all’inattaccabilità della Realtà) non ci credete, avete dei seri problemi di percezione del mondo (alienazione, distorsione della realtà percepita, paranoia) o di comprensione intellettuale (stupidità: ignoranza no, quella giustificazione è scomparsa all’ottenimento dei dati reali). Anche questo è banalmente ovvio.
Torniamo a Pinco Pallino.
Pinco Pallino nell’attuale mondo della carta sarebbe un suicidio editoriale: senza abbondantissime spinte (da autore di punta, stile Licia Troisi) e moltissima fortuna (che non ha, a differenza di Licia Troisi) non arriverebbe nemmeno a vendere 1.000 copie del suo libro in un anno, lasciando all’editore invenduti per 5.000-7.000 copie, ovvero tutto il resto della tiratura, con un passivo di parecchie migliaia di euro.
Ma nel mondo digitale del futuro?
Pinco Pallino, che come già detto NON è un incapace, può autopubblicarsi spendendo il giusto per l’editing di un serio professionista e sperare di guadagnarci pure qualcosina? Forse sì.
Di cosa ha bisogno Pinco Pallino?
Esaminiamo le necessità di un autore autopubblicato in eBook e calcoliamo i costi che Pinco Pallino dovrà sostenere per fare un lavoro che non sia solo “amatoriale”: un manoscritto trasformato in libro con l’ausilio di esperti professionisti.
— Editing professionale.
Fondamentale. Ha bisogno di trovare un professionista serio, magari uno che sia disposto prima a far pagare una cifra iniziale per la scheda di lettura e solo dopo, se il prodotto è a suo parere vendibile, il resto del lavoro e del denaro.
Quanto costa? In internet si trovano parecchi prezzi (di gente di credenziali più o meno ignote), che variano dai 4 agli 8 euro a cartella (IVA inclusa). Ho letto che meno di 4 euro a cartella è un vero furto e, seppur con la poca esperienza che ho di lavoro sui testi altrui, concordo. Forse sono io che mi impegno troppo, ma 4 euro a cartella è proprio il minimo per la fatica che bisogna fare. Un paio di amici mi hanno confermato che 4-5 euro per cartella da 1.800 battute è il prezzo considerato onesto.
Tralasciamo che attualmente l’editing poi venga fatto di merda, ma quello è colpa delle Case Editrici italiane che affidano i testi a gentaglia incapace e svogliata (o impossibilitata a lavorare perché il testo è oggettivamente orrendo): immaginiamo che Pinco Pallino riesca a trovare, magari indirizzato da amici, un editor capace.
Quanto è grande il romanzo di Pinco Pallino? Uhm, è un romanzo tipico, né piccolo né grosso. Vediamo qualche dimensione indicativa: Shot of Tequila di J.A. Konrath sono 418mila battute; Marstenheim di Angra sono 526mila battute; Controllo a Distanza di Andy McNab sono 771mila battute; L’Ultima Fortezza della Terra di Alfred E. Van Vogt sono appena 195mila battute; Nihal della Terra del Vento di Licia Troisi sono 525mila battute.
Una stima ragionevole potrebbe essere 550mila battute. Con cartelle da 1.800 battute e 4,5 euro a cartella (IVA inclusa), fanno 306 cartelle e 1.377 euro.
Arrotondiamo a 1.400 euro.
Comunque se Pinco Pallino è anche un capace editor (piuttosto normale se uno è un buono scrittore, ma il contrario non è automatico), potrebbe già essere inserito in un giro di autori decenti che si passano i lavori e si scambiano consigli. Konrath diceva che non aveva molto tempo per leggere libri “per divertimento” perché era seppellito dai manoscritti dei colleghi… in compenso i suoi manoscritti venivano controllati da quegli stessi professionisti. Uno scambio equo.
Immaginiamo che Pinco Pallino non sia nel giro o che abbia comunque bisogno di un aiuto ulteriore perché ha paura di non farcela. O forse gli hanno consigliato un editor davvero bravo e Pinco Pallino non resiste alla tentazione di provarlo.
— Lettori professionisti.
Ha bisogno di due o tre persone diverse, lettori esperti e appassionati del genere a cui appartiene il suo romanzo, che leggano il libro per darne un parere conciso (stile scheda di lettura, ma senza tutta la parte di sintesi) e segnalare i refusi individuati al volo.
Quanto possono costare? I lettori interni delle Case Editrici avevo letto che prendevano, anni fa, 50-100mila LIRE per leggersi un manoscritto e produrre una scheda di valutazione di alcune pagine. In euro ho sentito che dovrebbero costare sui 40, massimo 50 euro (IVA inclusa). Questo all’interno di una casa editrice: fuori è facile che chiedano di più, anche se il lavoro sulla scheda è dimezzato e si chiede in pratica solo un parere stringato e di indicare i refusi notati durante la lettura.
Due o tre professionisti potrebbero costare 100-150 euro l’uno per un romanzo che non sia un mattone (una vera correzione di bozze professionale costa di più: non conosco bene i prezzi, ma ho letto che 1,5 euro a cartella è un prezzo onesto, poi non so…).
Immaginiamo un investimento di 300 euro.
— Lettori amatoriali.
Amici di cui si fida, persone che stima, a cui affidare il libro in fase di scrittura e una volta completo per ottenere pareri gratuiti e la segnalazione di (alcuni) refusi. Esattamente come succede ora agli autori del cartaceo.
Questi, fortunatamente, sono gratis. Tra questi tizi, i lettori a pagamento, l’editor e l’impegno al 100% delle possibilità dell’autore, errori e refusi dovrebbero poter essere ridotti al minimo.
— Copertina.
La copertina è importante, anche nel mondo degli eBook. I libri di Konrath che vendevano peggio hanno ottenuto un immediato incremento delle vendite quando le orribili copertine precedenti sono state sostituite con delle copertine molto più belle.
Pinco Pallino potrebbe essere tentato di farne una con delle immagini in libera distribuzione oppure convincere qualche morto di fame su DeviantArt a fargli usare una sua illustrazione gratis in cambio del solo nome accanto a quello dell’autore nella prima pagina dell’eBook.
Dopo alcune ore dilaniato dalla scelta dell’illustrazione (questa, questa o questa?) per la copertina autoprodotta del suo romanzo storico ambientato nel Risorgimento, Pinco Pallino cede e decide di contattare un professionista che faccia tutto per lui. Un cero di ringraziamento si accende da solo sotto il Cristo col Colbacco (ma io l’avrei comprato lo stesso…).
Angra mi ha detto che il prezzo di una copertina fatta da un professionista, uno bravo che lavora per piccole realtà editoriali, ma non famoso, costa in totale (illustrazione compresa) 200-300 euro.
Facciamo 300 euro.
— Creazione del file ben formattato per la vendita.
Onestamente, nel XXI secolo, questa è una cosa che l’autore che aspira ad autopubblicarsi deve saper fare da solo. Si parla di narrativa, non di manualistica con complessi indici e riferimenti. Questa capacità, come quella di usare il computer quanto basta per navigare su Google, leggere le eMail, scrivere con il Word Processor e saper tenere in piedi un Blog, è un prerequisito essenziale. O perlomeno avere un amico paziente che lo faccia per te e controlli il risultato su un paio di dispositivi di lettura.
— Pubblicità e promozione.
Konrath la mette in modo molto semplice: spendere soldi in pubblicità (a meno di non fare enormi campagne sui giornali, TV, riviste ecc… stile Bestseller e Megaseller) non serve. È la stessa cosa detta mille volte: un libro normale non riesce a ritornare sull’investimento, figurarsi guadagnare, con la tipica pubblicità (3.000-5.000 euro spesi). E una buona campagna pubblicitaria costa soldi, molti soldi. Meglio lasciar perdere.
Ed è meglio anche evitare di scocciare troppo in giro: fare la figura di quello che implora ogni minuto di essere comprato non aiuta le vendite, anzi, bastano pochi messaggi nei posti sbagliati per essere etichettati a lungo come spammer.
Cosa è meglio fare? Concentrarsi sul pubblico del proprio blog. Evitare di sembrare teste di cazzo irascibili, ma allo stesso tempo non fare la figura dei lecchini: se non hai rispetto per te stesso, non riceverai rispetto. Chi si incazza e sbraita come un checca isterica troppo di frequente, non ha rispetto per se stesso. Idem chi sorride anche ai peggiori insulti e per risposta invita all’acquisto dei propri eBook con uno sconto ulteriore del 20%.
Inoltre se non sei in grado di apparire “interessante” (in questo caso con post interessanti), ben pochi si interesseranno al tuo blog o lo consiglieranno agli altri. Qualità e rispetto: costruirsi una reputazione positiva, contribuendo nel proprio piccolo alla crescita positiva del web.
No matter how much you say it, authors don’t seem to accept that they MUST promote their eBooks.
It might be worth figuring out if some self publishing success stories have common ground when it comes to what they did to succeed. Because the only promotion I do for my self-pubbed novels is blog about them and occasionally post on Kindle boards.
(J.A. Konrath, rispondendo a un lettore)
COSTO COMPLESSIVO |
COSTO A COPIA |
% | |
Costi redazionali | 2.000 | 0,50 | 16,72 |
Editing (1.400), lettori professionisti (300) e copertina (300). | |||
Spese di commercializzazione e distribuzione |
3.812 | 0,95 | 31,87 |
Ci sono 0,08 euro di costi per trasmettere un file da 500 KB al cliente, poi col Modello Agenzia di Amazon Pinco Pallino riceve il 70% del resto. | |||
Costi di “struttura” | ? | ? | ? |
Questi li aggiungiamo dopo. | |||
Totale costi | 5.812 | 1,45 | 48,60 |
|
|||
Fatturato a copertina | 11.960 | 2,99 | 100,00 |
Differenza di contribuzione | 6.148 | 1,54 | 51,40 |
Manca qualcosa. Pinco Pallino, proprio come il Brontosauro, potrebbe non essere al primo libro pubblicato. Immaginiamo che Pinco Pallino abbia pagato 4.000 euro complessivi per i suoi due romanzi precedenti: col primo ha incassato solo 500 euro, col secondo 1.500. Ha un passivo di 2.000 euro da recuperare.
Però, aspettate: come il Brontosauro aveva gli stipendi dei dipendenti da tenere in considerazione, così lo scrittore ha il costo della propria vita. Immaginiamo che Pinco Pallino sia uno scrittore a tempo pieno, come il Brontosauro era un editore a tempo pieno. Di quanti soldi al mese ha bisogno Pinco Pallino per mantenere il suo livello di vita? 1.400 euro al mese? Per 12 mesi fanno 16.800 euro l’anno. Sembra che un solo libro non possa bastare…
COSTO COMPLESSIVO |
COSTO A COPIA |
% | |
Costi redazionali | 2.000 | 0,50 | 16,72 |
Editing (1.400), lettori professionisti (300) e copertina (300). | |||
Spese di commercializzazione e distribuzione |
3.812 | 0,95 | 31,87 |
Ci sono 0,08 euro di costi per trasmettere un file da 500 KB al cliente, poi col Modello Agenzia di Amazon Pinco Pallino riceve il 70% del resto. | |||
Costi di “struttura” | 18.800 | 4,70 | 157,19 |
Debiti dei due libri precedenti (2.000) e soldi per mantenersi un anno senza lavorare (16.800) | |||
Totale costi | 24.612 | 6,15 | 205,79 |
|
|||
Fatturato a copertina | 11.960 | 2,99 | 100,00 |
Passivo di 12.652 euro! Trovati un lavoro vero: non puoi sopravvivere con un solo romanzo! |
Pinco Pallino farà bene ad avere una mezza dozzina di romanzi che producono reddito ogni anno prima di pensare di poter abbandonare il suo lavoro per la carriera di scrittore a tempo pieno. Ma ci riuscirà mai?
Nota sul Brontosauro: come potete notare ho scelto di usare nell’esempio un dinosauro simbolico, inesistente. Brontosauro era il vecchio nome, scientificamente scorretto, dell’Apatosauro. L’Apatosauro esisteva, con le caratteristiche identificate e ipotizzate, il Brontosauro “popolare” no. Il Brontosauro ha tutto l’immaginario popolare di contorno (che ho sfruttato qui e in un mio precedente commento nel primo articolo su Konrath, quello del bestione letargico che divora alberi) che raccoglie caratteristiche miste tra Brachiosauro, Apatosauro, Eobrontosaurus e pura invenzione.
La scelta del nome, seppur sofferta perché ho dovuto sacrificare l’assonanza tra Apatosauro e Apatia, è stata fatta nel rispetto del vero animale esistito che non era mia intenzione dileggiare: il Brontosauro, come simbolo popolare (che è) e non come dinosauro vero (d’altronde non lo è), era la scelta migliore e più rispettosa delle convenzioni, dei paleontologi e del disguido storico sulla natura dell’animale.
Anche il paleontologo Stephen Jay Gould fa notare come la figura irreale del Brontosauro sia ancora molto presente nell’immaginario collettivo (si veda il libro Bully for Brontosaurus).
In più la scelta, per quelli che l’hanno colta, era anche un riferimento e omaggio a The Difference Engine, importantissimo romanzo steampunk (quello che chiude la prima generazione) il cui protagonista è lo scopritore (nella finzione del romanzo) del primo scheletro intero dell’animale.
Ho aggiunto questa nota, che appare inutile se consideriamo che chiunque abbia un minimo di infarinatura della questione da entrambi i punti di vista (tecnico e popolare) avrà sicuramente colto subito la scelta fatta, in seguito alla gratuita aggressione in altra sede di un soggetto (in evidente malafede) il cui atteggiamento e le cui esternazioni, che seguo passivamente da oltre due anni, mi sento solo di definire come “imbarazzanti”.
Ma tant’è, mi tocca difendermi perfino dal pubblico grugnire dei maiali…
L’articolo è un brontosauro: è enorme. Come sempre tutte informazioni interessanti, precise e che si leggono bene(notevoli le immagini russe, l’ultima è agghiacciante, poteva far più paura solo con un autore italiano armato di strumenti chirurgici d’epoca). Un brindisi alla morte dei dinosauri.
Sento sempre più la necessità di procurarmi un lettore ebook(il neo non sembra male).
Uno dei migliori articoli che hai scritto sugli ebook, di una scientificità maniacale. Ogni dato che riporti è una mazzata in testa all’attuale triangolo autore-editore-distriutore. Trovo apprezzabile che Amazon non abbia calcato troppo la mano nello stabilire il prezzo minimo per gli ebook pubblicati con il contratto di distribuzione 70-30. 2,99$ è un prezzo accettabile (magari a cinque o sei anni dalla pubblicazione potrebbero esserci delle variazioni al ribasso, ma parliamo sempre di piccoli ritocchi). L’ho già detto altre volte, agli autori italiani conviene affidarsi a un gruppo di amici madrelingua inglese (potrebbero nascere anche piccole società di traduzione con questo scopo specifico)per tradurre i propri lavori e sfruttare una piattaforma conosciuta come Amazon.
Eccellente, compendioso e divertente!
Davvero interessante…
Sembra quindi che chi volesse provare a promuoversi su internet dovrebbe aspettare di avere alle spalle una bella pila di manoscritti: cosí, garantendo una pubblicazione a periodi fissi (per esempio, ogni 6 o 9 mesi) abbastanza vicini fra loro….
Mi chiedevo se Konrath usa strumenti di promozione come permettere di leggere gli incipit dei vari libri sul suo sito, o pubblicare regolarmente dei racconti gratuiti, o piú semplicemente rilasciare alcuni libri gratis: o come singolo mezzo di promozione usa solo il suo blog e i suoi articoli?
@Giulio: penso che la pila di manoscritti alle spalle sia utile in primo luogo per imparare a scrivere in maniera dignitosa, che dovrebbe sempre essere il primo obiettivo del principiante. Una parte del problema della narrativa (nostrana in particolare) è proprio quello delle migliaia di dilettanti che strillano ‘Ehi, ho scritto una cosa! Dov’è l’editore? Dove sono i soldi? E i fan?’
Per Konrath, dagli articoli del Duca si evince chiaramente che i suoi libri sono disponibili in download gratuito (suppongo in versione integrale) sul suo blog. Oppure se vuoi li puoi comprare.
La storia dei prezzi bassi che svalutano il lavoro dell’autore, è ovvio, è una stronzata: figurati cosa gliene frega all’editore. E’ una stronzata che serve a coprire il fatto di non saper fare i conti quando subentra una variazione nell’assetto a cui ti hanno insegnato ad applicare una certa formuletta.
Sono sempre più convinto che il mercato degli ebook verrà conquistato da soggetti che non sono gli attuali editori del cartaceo. Basta sentire i discorsi: non ce la fanno proprio a non pensare in termini di tiratura.
Una cosa che mi rende molto perplesso (e che mi convince che il tutto è fatto alla cazzo di cane) sono le spese di pubblicità e promozione nelle tabelline dei conti della spesa e dei ricavi. Mi rende perplesso perché manca tutta una parte, quella che mi dovrebbe anche dire quanto fanno aumentare le vendite gli investimenti pubblicitari. Messa così, la pubblicità sembra una spesa e basta. E’ quello che ho fatto notare a Dazieri proprio su questo blog, quando nelle spese che concorrono a formare la soglia minima del prezzo di un ebook metteva la pubblicità. Se me la metti fra le spese e basta, dissi, per me te la puoi evitare. Mica è un valore aggiunto, mica rende il romanzo più bello!(*) Perché la devo pagare io? Se serve (cioè fa vendere di più) allora il prezzo di copertina al limite deve diminuire, non aumentare. Se non serve, non la fare.
E’ un tipico problema di Ricerca Operativa (come dire Magia Quantistica): da una parte ho una funzione di guadagno da massimizzare che dipende da tre variabili sulle quali ho il controllo (tiratura, spese pubblicitarie, prezzo di copertina) e da una sulla quale non ho il controllo (vendite effettive). Manca tutta una parte, quella che mette in relazione queste quattro variabili. Ovvero: quanto influisce la pubblicità sulle vendite? E il prezzo di copertina? Fare delle stime a partire dai dati è possibile (questo blog lo dimostra) ma non ho mai sentito un discorso del genere da parte di qualcuno che lavori nell’editoria. Sembra che tutta questa parte – quante copie tirare, quanto farle pagare, quanto spendere in pubblicità – siano decise “a sentimento” senza considerare le correlazioni se non in modo empirico sulla base di minime variazioni. Non a caso tutti si gonfiano la bocca con l’esperienza.
Chiunque abbia un minimo di familiarità con la Ricerca Operativa (in realtà basta aver strappato un cagosissimo 18 all’esame) sa che discorsi come fiuto, esperienza e balle varie sono tutte stronzate che tipicamente producono risultati lontanissimi da un ottimo che si potrebbe ottenere con un minimo di metodo. Ma questa è appunto fantascienza. Così se un editor colleziona una trentina di fiaschi, cinque libri che vendono benino e un best seller diventa un genio con un gran fiuto (mentre ha avuto solo una botta di culo).
(*) se io sono un cretino, una campagna pubblicitaria martellante e i pareri entusiasti di un esercito di leccaculi mercenari riusciranno davvero a convincermi che il romanzo è bello, per cui io ne trarrò davvero maggior godimento nel leggerlo. In questo caso è giusto che io paghi la pubblicità.
il problema credo sia sempre lo stesso: quanti ebook reader sono stati venduti in italia? a che tipo di mercato può proporsi uno scrittore interessato a proporsi in formato digitale? fino a un certo punto la cosa può sembrare un circolo vizioso: gli editori non pubblicano in digitale, perché dovrei comprarmi un ebook reader? e, di conseguenza, se i reader non prendono piede come fa un autore nostrano a tentare la via di konrath? qualcuno ha qualche dato certo sulla diffusione di reader nel nostro jurassiko belpaese?
Leggendo alcune discussioni su Simplicissiumus, sembra che gli e-reader attualmente presenti in Italia siano circa 20.000. Non molti, ma penso che nel corso del 2010 la cifra potrebbe raddoppiare, e quadruplicare nel 2011.
Mi ero dimenticato di segnalare una cosa nell’articolo, ma fortunatamente un sito che seguo oggi me l’ha fatto ricordare.
Per chi, loggando come cliente italiano, notasse che i prezzi non sono 1,99$, ma 4,59$ o cose simili, qui c’è la spiegazione:
http://www.booksblog.it/post/6035/il-prezzo-degli-ebook-per-kindle-varia-a-seconda-se-li-acquisti-in-usa-o-nel-resto-del-mondo
e qui la formula scovata da Marco, CTO presso Simplicissimus:
http://blog.secondome.com/2010/03/16/come-determinare-i-prezzi-degli-ebook-kindle-in-italia/
Mettendo nell’apposito form 4,59 verrà restituito infatti 1,99.
grazie zweilawyer in effetti non credevo che fossero molti di più, e questo è l’anello debole della discussione. per chi scrive narrativa, intendo, il pubblico di riferimento non è sicuramente abbastanza esteso da consentire operazioni alla konrath, almeno per il momento. a meno che alle voci riportate dal duca non se ne aggiunga un’altra: traduttore. il fatto però che due colossi come asus e samsung stiano per lanciare due reader decisamente notevoli sul mercato, anche italiano, lascia ben sperare che abbiano fatto i loro conti. se li hanno fatti bene la fascia di pubblico raggiungibile con ebook si amplierà. speriamo.
Ottimo articolo, esaustivo e ponderato. Complimenti vivissimi! Presto lo segnalerò dovutamente anche sul mio blog.
L’argomento m’interessa molto, visto che sono uno dei (pochi, credo) autori italiani che per il momento preferisce l’autopubblicazione di ebook piuttosto che i “marchettoni editoriali”.
Chi mi conosce sa che ho rifiutato alcune proposte di editoria classica cartacea per potermi tener stretto quella libertà creativa che sarebbe stata messa a gran rischio dalla pubblicazione standardizzata di stron*ate chieste dal mercato. Tanto per fare un esempio, mi hanno chiesto un paio di volte di scrivere romanzi fantasy “generici”, per una nota collana di mediocre valore qualitativo. Sono lietissimo di aver rifiutato e di aver risparmiato le energie.
Per il momento però i miei ebook li distribuisco gratuitamente.
Un po’ perché non considero la scrittura un lavoro (visto che comunque NON riuscirò mai a mantenermi con essa). Per fortuna ho un impiego decente e il tempo libero per dedicarmi alla pubblicazione di ebook.
Seguendo i consigli che tu hai elencato, ammetto di aver ottenuto dei risultati assai promettenti. Il mio romanzo di maggior “successo” ha totalizzato quasi 4000 download dall’agosto 2009 a oggi, nonché delle incoraggianti recensioni.
NON voglio incensarmi e mi scuso se sto dando questa impressione. Il punto che invece mi preme sottolineare è che, con lavoro, sacrificio e abnegazione, ce la si può fare.
Quel che mi manca è un reale investimento nella figura di editor professionisti (finora ho sfruttato amici-colleghi scrittori). Dopo questo passo, mi piacerebbe provare a vendere i miei ebook al prezzo simbolico di un paio di euro.
Vi terrò aggiornati (se interessa).
Intanto ribadisco: vale la pena tentare. Oramai gli ebook sono il futuro e trovo puerile, inutile e dannoso rischiare di bruciarsi solo per pubblicare un romanzo con un microeditore che venderà si e no 500 copie in un anno.
Ossequi.
@stighlitz: Questione di punti di vista. Considerando che in Italia i grandi editori non vendono eBook e se lo fanno usano DRM e prezzi inaccettabili, 20.000 eReader non sono pochi. Significa che c’é un grande interesse per gli eBook nonostante il supporto praticamente nullo da parte degli editori. Certamente in questo momento non si può diventare come Konrath, ma non si può essere come lui dall’oggi al domani. Chi comincia a prepararsi ora avrà il vantaggio di poter offrire, quando verrà il momento, eBook decenti a prezzi ragionevoli facendosi conoscere quando la concorrenza è ancora poca.
Comunque il titolo del post non è “Fai anche tu come Konrath!” ma “Il giusto prezzo degli eBook”. L’obbietivo è dimostrare che è possibile vendere eBook a basso prezzo e guadagnarci sopra.
@jan
Grazie mille.
^_^
@McNab
Grazie!
È la cosa migliore da fare, al momento.
L’Italia è indietro (ci sono però delle piccole aperture, una la segnalerò prossimamente) e val la pena concentrarsi sulla costruzione della base di pubblico da usare, tra due o tre anni (quando il mercato ebook sarà a livello di quello attuale americano, spero), come leva per ottenere vendite.
Serve una sana costruzione del consenso basata su propositi positivi (articoli interessanti, romanzi e racconti gratuiti, spunti per riflettere) e non su atteggiamenti negativi (scannarsi con altri scrittori, litigare sui generi ecc… se non sono costretto a parlarne, preferisco ignorare la spazzatura e segnalare un video di graziosi coniglietti!).
@Charblaze
Esatto.
Ottimo articolo!
In Italia gli eBook user sono saliti a trentamila. ^_^ Siamo sempre di più.
@Charblaze, ti ringrazio per la precisazione. tuttavia, se l’obiettivo (del post) è “dimostrare che è possibile vendere eBook a basso prezzo e guadagnarci sopra”, in pratica si tratta di “fare come konrath”. e penso che non si possa non tenere in considerazione il numero di possessori di ebook reader, dato che sono il mercato di riferimento proprio per “vendere eBook a basso prezzo e guadagnarci sopra”. diciamo che konrath dimostra che è possibile farlo in america, io chiedevo: in italia? i reader sono abbastanza diffusi per far sì che quanto dimostrato dal caso konrath, ovvero che “è possibile vendere eBook a basso prezzo e guadagnarci sopra”, sia possibile anche in italia? che il prezzo giusto sia tra i 2 e i 3 euro, più o meno, lo dimostrano i numeri, non credo sia opinabile. nel mercato americano funziona. tutto qui.
Mah, sai come la penso a riguardo.
L’unico vero problema, come sai, e’ supportare tutti i supporti digitali, ovvero creare tutti i formati adatti per ogni lettore. Credo tu sappia degli sforzi che sto facendo per supportare tutti i lettori possibili (grazie per le dimensioni in mm del tuo, btw), ma la verita’ e’ che quasi nessuna casa ti produce un e-book bello, cioe’ ben impaginato e formattato, con i glifi e le legature, a seconda del device che usi.
Questa difficolta’ era una cosa che non mi aspettavo: non che mi fermera’ , ma devo organizzarmi meglio e scrivere delle macro per produrre almeno 11 formati diversi a seconda del lettore.
Una standardizzazione in materia non ci starebbe male.:)
Uriel
Si può provare vendendo html (compatibile con tutti i lettori, senza pagina fissa) assieme ad ePub (senza pagina fissa, ma più difficile da validare), che dovrebbe a breve diventare lo standard.
Praticamente tutti i lettori gestiscono anche il prc/mobi di mobipocket… meno il mio Cybook che se prende il firmware coi DRM Adobe per ePub deve perdere quello coi DRM per mobipocket (per motivi contrattuali legati al mobipocket). Per ora sto tenendo il mobipocket perché ho vari ebook con i segnalibri dentro che mi scoccia convertire perdendo i segnalibri, ma prima o poi passerò ad ePub.
Qui http://www.webscription.net/ dove ho comprato Flaming London di Lansdale e un’antologia di Swanwick danno con l’acquisto tutti i formati desiderabili: mobi, html, pdf, rtf ecc… mi pare pure epub, ma non ricordo. E’ una buona politica.
Io gli ePub non ho ancora imparato a farli giusti, belli validati e impeccabili. E mi pare di aver capito che l’ePub, per quanto stia diventando lo standard, non sia ancora tanto chiaro come si faccia per farlo “pulito” e che duri negli anni a venire.
Calibre fa della roba zozzissima, questa è l’unica certezza che ho. ^__^
Qui suggeriscono di crearli con Sigil:
http://forum.simplicissimus.it/ebook-sharing/qualita-epub/
e qui c’è un possibile validatore (i miei epub facevano piangere, con 30 errori come le mie versioni di latino in seconda):
http://www.threepress.org/document/epub-validate
Un sito di ebook gratis che mi piace molto è questo:
http://manybooks.net/
Hanno i feed per categoria e ogni libro è scaricabile in più formati, incluso il PDF con le dimensioni settabili per la creazione istantanea (ma c’è anche un menù coi nomi dei lettori per non dover settare a mano tutto).
Tutti i libri di fine ‘800 e primo ‘900 che prendo lì li scarico in tre versioni: pdf per cybook (da usare subito), rtf (come sicurezza) ed epub (per il futuro), così quando cambierò lettore sarò a posto comunque.
^___^
Già mi stupisco che Mondadori pare (così dicevano in un post sul forum di Simplicissimus) che voglia usare il formato EPUB.
—-
Si’, ma attenzione ad EPUB. Si tratta di un pacchetto di xhmtl, che formatta male e impagina peggio, non supporta glifi, legature, e tutta la parte tipografica che rende piu’ piacevole la lettura. Perche’ un utente che compra l’ebook dovrebbe preferirlo a , che so io, pdf? Non mi sembra giusto nei confronti del lettore…
Uriel
Si, quello che dici si chiama e-pub, che e’ un pacchetto di xhtml piu’ stilesheet.
Pero’ non sono d’accordo. Il lavoro tipografico non e’ una cosa secondaria, perche’ fa la differenza tra una piacevole lettura e una lettura meno gradevole. LA tipografia e’ una tecnica antica, che non fa tutta la fatica a fare le legature , i glifi e compagnia bella solo per divertimento: l’esperienza della lettura cambia eccome.
Certo, dire “compatibilita’” e’ facile, ma un testo giustificato, ben formattato, coi font embedded in formato vettoriale, e’ comunque una lettura piu’ bella. Ed e’ quello che il lettore ottiene su cartaceo.
Perche’ uno dovrebbe avere di meno se sceglie l’ebook? Io capisco che si possano fare battaglie contro gli “incumbent” del mercato, ma non a spese del lettore, senno’ si finisce che soltanto i crociati comprano gli ebook.
Il mio punto e’ che il lettore paga soldi buoni per l’ebook quanto per il cartaceo; dovrebbe avere esperienze altrettanto curate, IMHO.
Secondo me questo e’ il punto di mancanza di valore aggiunto nel mondo e-book: pensare che il pioniere dell e-book sia un tipo disposto a rinunciare a qualcosa. Ma perche’, poi?
Uriel
LOL? Sei serio? ^__^
E’ la prima volta che sento argomentazioni di questo tipo a favore del pdf… è quasi retrofuturistico… mi sento come se i maori mi dicessero che i fucili a percussione sono meglio di quelli col bossolo metallico. Capirei un afgano con quelli a pietra, visti i problemi di approvvigionamenti di capsule o inneschi….
Per epub, ovvero xhtml+xml, guarda qui:
http://epubzengarden.com/?style=springtime#/static/middlemarch/OEBPS/chapter1.html
L’unica certezza è che il pdf, come è il parere generale accettato, fa schifo per la portabilità. E aspettarsi che un lettore, per un romanzo di cui non gliene frega nulla di legature e altre robe ininfluenti sul libro in sé, debba subire di portarsi dietro vari formati pdf (quello per lo smartphone, quello per il 5 pollici al cesso, quello per il 6 pollici da lettura al letto e quello per l’11 pollici da tavolo) invece di un solo file, con molti meno problemi di backup e moltiplicazione degli enti inutili, non lo capisco.
Come penso non lo capisca nessuno, visto che è la primissima volta che sento queste motivazioni dette “senza scherzare apposta”.
La maggior parte dei libri non ha bisogno di nulla che non sia il testo e un po’ di tag aggiuntivi. Il pdf offre solo svantaggi. Questo è oggettivo ed è condiviso praticamente da tutti.
Che poi alcuni libri abbiano bisogno per motivi artistici, come Casa di Foglie, del PDF vecchia maniera per “trasportare la tradizione del vincolo degli alberi morti con limiti fisici precisi”, posso capirlo… ma non è un motivo per danneggiare la massa di libri e di lettori a cui non frega nulla di avere lo stesso risultato con 12 pdf diversi (uno per ogni formato di schermo che potrebbero mai usare in futuro) se possono averlo con un solo epub.
Si può avere entrambi ed è ciò che già succede nei lettori di eBook: vuoi il formato libero senza pagina fissa perché tanto non c’è nulla in quell’opera che lo richieda, come la massa della narrativa? Bingo.
Vuoi il pdf rigido costruito per uno specifico schermo e ricco di imitazioni della tipografia dei secoli passati? Bingo, puoi averlo.
Si vende in base al prodotto. O si vende tutto, come fa webscription o come dà gratis manybooks.
Dov’è il problema nel fatto che oggettivamente le masse possano trovare soddisfatti i loro bisogni senza cagionare danno ai bisogni di pochi?
Tutte cose che sono ininfluenti e non rendono più piacevole la lettura con i romanzi o la narrativa. O forse la narrativa, gli Urania ecc… non contano?
Mancano le legature, ovvio, non sono veri fogli di carta. E mancano gli acari. La puzza di acido e corrosione dei veri libri del 1916. Con conseguenti reazioni allergiche (come con la mia edizione Treves del 1916 de “Il Giappone in Armi” che, sinceramente, di bellezze -?- tipografiche non hanno proprio NULLA, come non le hanno la maggioranza dei libri di carta che ho in casa).
La bellezza delle pagine che si staccano dopo pochi anni per le eccellenti rilegature in colla scrostata o tessuto marcio.
Tutto molto bello.
Effettivamente il problema del lettori del DVD, che toglie parte della bellezza della visione del film, è che quando lo estraggo… ecco… non si ferma 5 minuti a riavvolgere per imitare il VHS. ^__^
Ho guardato i libri di narrativa che ho sia sul cybook che di carta.
Non ho trovato quello che indichi. Praticamente tutto il materiale che possiedo (narrativa e libri di storia) non sarebbe in alcun modo svantaggiato dall’assenza della pagina fissa a favore della dimensione a scelta del lettore.
Anzi, come è opinione comune e condivisa nel settore, nella massa dei casi poter giocare a piacere con dimensioni dei caratteri e impaginazione aiuta molto la lettura per chi è stanco o ha problemi di vista.
In compenso ho dei pdf di archive.org scannerizzati direttamente dalla carta originali. Pesanti, rigidi, brutti, difficoltosi da leggere. Uno schifo. Vantaggi non ne ho trovati, svantaggi facilmente.
Non mi stupisco che questa teoria sia la prima volta che la sento, a parte il commento precedente nell’altro articolo.
Non è un parere condivisibile oggettivamente in un bilancio di aspetti positivi e negativi né realmente motivato dalla reale natura della massa dei libri sul mercato, ma se sei convinto, ok…
E l’epub non mi sembra tanto brutto:
http://epubzengarden.com/?style=springtime#/static/middlemarch/OEBPS/chapter1.html
Guardando i miei urania, la mia narrativa stampata negli ultimi 40 anni o anche i miei libri di storia o “Il Giappone in Armi” di Barzini, sono tutti qualitativamente uguali a quella roba lì. C’è da aggiungere il fatto di essere peggiori perché di scomoda carta e alcuni hanno pure caratteri piccoli che rendono difficoltosa la lettura (era questa la bellezza che indicavi, il fatto di non poter leggere in modo riposante decidendo le dimensioni del font? Perché c’è SOLO questo nella massa dei libri che ho… e dico massa per non dire TUTTI, visto che non ho potuto controllarli tutti…).
Però continuo a non capire, come scritto nell’altro articolo, perché le masse che già NON ottengono nulla della bellezza che indichi nei libri di carta, dovrebbero ottenere pure degli svantaggi oggettivi nella lettura digitale… non sarebbe meglio dare formati senza pagina fissa quando non serve la pagina fissa, ovvero quasi sempre, e i pdf rigidi pesantemente decorati e riempiti di inutilità solo quando necessari?
Tanto i lettori di ebook leggono tutto. Ci saranno pure i 9-11 pollici per le riviste.
Partire dal presupposto di danneggiare le masse per l’autoerotismo di pochi mi pare la cosa meno ingegneristicamente immaginata del mondo.
No?
Aggiungo le cose peggiori, ovvero le pagine stampate su carta da 50gr che danno l’effetto “carta velina”, per cui si leggono anche i caratteri della pagina seguente, e i microcaratteri.
Basta dare un’occhiata alla Guerra contro gli Chtorr per riscontrare entrambe le caratteristiche. 1560 pagine scomode da leggere, scomode da portare in giro e pesanti come un laterizio.
PS: è meglio se sposto l’altro commento a tema, e i due di risposta, qui.
Come già detto, nulla di quello che dici è presente nella massa dei libri che ho. Non dico in tutti perché non li ho guardati tutti, ma di sicuro nella narrativa e nei saggi di storia non è presente nessun plus valore nelle tecniche adottate per i limiti fisici del concetto di pagina di carta.
E’ come se mi dicessi che almeno un cane vola, se anche io non trovo nessun cane che vola, ma non posso smentirti: forse un cane che vola nell’universo c’è.
Di conseguenza, fino a quando non apparirà un romanzo o un testo di narrativa, ovvero di parole come sono gli Urania o simili, in grado di dimostrare che oggettivamente (quindi non autoerotismi da tipografo che importano a una manciata di persona in tutta la nazione) l’impaginazione rigida e l’esperienza rigida della carta -legature incluse e caratteri troppo piccoli- sia superiore allo stesso testo in digitale più “malleabile”, posso facilmente (come molti altri prima di me) mettere da parte la questione etichettandola come stronzate (che non sta alla S, ma alla X… come gli X-Files).
@Zweilawyer
però lui parla di impostazione tipografica, non necessariamente dei vincoli della carta, mi pare…
tirare in ballo le legature confonde un po’ le cose, essendo un limite della carta tecnico che non aggiunge nulla alla codifica del pensiero nello scritto in sé, ovvero non riguarda la trasmissione efficacie dell’informazione.
Sarebbe come dire che il DVD è peggio perché perde la bellezza del riavvolgimento del VHS o della sua fisicità, con le testine, il nastro, le parti di plastica in movimento, quei gingilli di metallo quando lo apri per riparare un nastro che si è piegato su se stesso… ah, quanta bellezza persa col passaggio all’asettico DVD…
(sigh)
Comunque mollando del tutto libri di storia, di divulgazione scientifica e di narrativa, ovvero quasi tutta la mia libreria, ho trovato dei testi che richiedono il PDF perché sono rigidi come delle riviste nel rapporto tra testi e immagini integrate:
i miei libri sulle pistole dell’editoriale Olimpia!
Quello sulla Mauser C99 della Marina o gli altri non sarebbero belli uguali senza un bello schermo grosso, da 9 pollici, e la pagina riprodotta identica perché ottimizza le informazioni scritte e visive.
Peccato che sia un caso un po’ raro ed estremo per imporre una visione delle rigidità e dell’assenza di portabilità tra dispositivi universale.
Parlare di diritto dei lettori alla buona lettura è francamente ridicolo, date le premesse: fare tutto rigido sarebbe peggio e lo sarebbe a breve, a medio e a lungo termine per motivazioni d’uso e di comodità che sono oggettive (un file pdf diverso per ogni schermo di casa… evviva… “Papà mi passi quel romanzo che ti piaceva tanto?” – “Certo, ecco il pdf” – “Ma diocane papà, è per un 5 pollici, fa schifo sul mio 11,2!” – “Ho quello per l’8,1 pollici se vuoi…” – “Fa schifo” – “Figlio, il venditore all’epoca non vendeva formati maggiori e non mi ha dato il file RTF o EPUB perché era scemo, quindi accontentati o prenditelo in culo che hai scassato la minchia” – “Si, babbino…” – proprio il futuro ideale per la portabilità)
No, per legatura tipografica intendo quando anziche’ “ff” come due caratteri “f” hai un solo simbolo con le due lettere attaccate, non l’attacco della carta alla copertina. Lo stesso per altre combinazioni come “fi” , eccetera.
Inoltre, mi riferisco alla capacita’ di avere font embedded in formati scalabili, e ad altro. La portabilita’ in senso informatico ha senso soltanto se vuoi avere la stessa esperienza di lettura che hai su un PC. MA leggere libri sui PC e’ massacrante.
Uriel
Ah, ora capisco. Non aveva intuito che era quella perché sono già standard UNICODE, come la “e commerciale” &, la “ss crucca” ß, e tutto il resto (Æ, æ, ecc…) che già si può fare e vedere sui lettori di ebook.
Davo per scontato che cose che già usavo e vedevo normalmente sul mio lettore non fossero l’argomento in oggetto… pensavo fossero cose che “davvero” non c’erano.
Ho appena riprovato con l’html filtrato sul mio Cybook: tutte le legature provate sono rimaste.
E ho provato l’epub convertito (male) con Calibre sul lettore epub di firefox: rimaste.
Quindi le legature non sono un problema.
O forse ci sono legature molto più fantasiose di ?, ?, ?, ? o la “fi” (ovvero ?) che hai citato che non conosco e non ho potuto testare in html e epub. Quelle provate funzionano però, come ricordavo.
D’altronde presto avremo gli URL in cirillico e caratteri cinesi. E’ di qualche mese fa la decisione di usarli, no? Sigh, i dannati giappo…
Sì, ok, ma il problema del PDF è il concetto di pagina fissa senza gestione dinamica degli accapo che porta alla moltiplicazione degli enti inutili e al fastidio di aver ebook per un 5 pollici che diventano enormi in un 11 pollici e di ebook di un 6 pollici che si vedono male in un altro 6 pollici perché il fondo della pagina viene mangiato (il mio caso, come hai visto).
Tutte cose che si risolvono con epub, html o mobi.
Perché trascinarsi problemi per il gusto dei problemi invece di pensare al lettore e al suo bisogno di conservare la leggibilità massima del libro negli anni (e nei dispositivi) a venire?
Perlomeno quando si può, ovvero con quasi tutti i libri… non dico mica con riviste o manualistica particolarmente complessa.
Nessuno impedisce di avere entrambi, come già detto più volte, ma penalizzare la maggioranza per l’autoerotismo di pochi negando a priori i formati elastici e portabili non è giusto.
Uh? Ora mi sono perso.
Leggere su PC lunghi testi è massacrante perché l’oggetto è immobile, la posizione di lettura spesso scomoda e lo schermo retroilluminato (senza contare i riflessi sul vetro, talvolta massacranti). I lettori di eBook sono maneggevvoli, si può leggere dove si vuole e sono passivi. E i riflessi sono ben pochi (a meno di non avere touch schifosi tipo Sony)
Cosa c’entra il fatto che un epub o un mobi vada accapo quando vuole, ottimizzando la lettura su schermi di dimensioni a piacere (e permettendo a chi vede poco di aumentare la dimensione dei caratteri senza avere guai con gli accapo), con gli schermi retroilluminati e scomodi dei PC?
Tutti i romanzi che ho letto ultimamente sono nel formato che non ti piace, ovvero a pagina NON fissa (html e prc): perché la mia esperienza di lettura sarebbe dovuta essere “come quella al PC”?
Gli unici libri che mi hanno creato un po’ di problemi erano i pdf dei libri di storia, spesso tali senza reale ragione perché immagini e testo erano ben separati e l’impaginazione identica a quella di banale narrativa, ma ho risolto girando il lettore e leggendo in orizzontale.
Dai tre ai quattro refresh per scorrere tutta una pagina. Caratteri mediamente più piccoli per colpa del pdf: se sto con lo zoom al 100% poi non mi sta più lateralmente perché ha la pagina fissa… lo devo sempre portare tra il 90 e il 70%.
Esperienza di lettura peggiore grazie al pdf, non migliore, che sulla carta compensata solo dalla leggerenzza del dispositivo e dall’assenza di vere pagine da girare (il “clic” fa macinare tonnellate di pagine con la sensazione di non star davvero leggendo da tanto). Avessi avuto accapo liberi me li sarei goduti molto di più.
una cosa mi assilla terribilmente
ma il TXT?
Best Ever, soprattutto se viaggi nel tempo e lo porti ai computer degli anni ’60.
RETROPORTABILITA’
la chiave del successo allora!
a parte gli scherzi tutti sti formati sostanzialmente che fanno più di un txt?
Formattazione migliore, dimensioni variabili, colori, il corsivo -utile per i pensieri-, il grassetto, link, font un pochino più leggibili… ? O illeggibili, vuoi mettere il fascino di usare il Kaiser Gothic o similare, come nei documenti tedeschi della Grande Guerra?
Che poi, se viaggio nel 1969 e mi porto i txt, ma su cosa li porto? La mia chiavetta USB, la scheda SD e i DVD mica li sanno leggere… gli devo portare pure il computer in grado di usarli così troviamo un modo per fargli sniffare il contenuto del txt nei loro catorci?
Comunque il TXT me lo legge bene nel Cybook. Meglio quello dei pdf impaginati male: almeno col txt posso aumentare la dimensione del carattere perché il software con cui lo legge lo permette. Posso anche cambiare font, ma il mio preferito dei tre proposti di base rimane Verd’anal.
dal 1971
http://www.yourdictionary.com/images/computer/_KAYPRO.JPG
floppy!!!
dal 1951
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/ae/Tapesticker.jpg/800px-Tapesticker.jpg
questa meraviglia
come sottovalutare la potenza del bobinone
del resto ci hanno fatto una testa così da piccoli, i cartoni animati i giapponesi li facevano con il computer
@stighlitz: Konrath viene chiamato in causa perché è stato il primo a fornire dati concreti a dimostrazione della tesi “è possibile vendere eBook a basso prezzo e guadagnarci sopra“. Tesi sostenuta da anni in questo e altri blog, ma in passato supportata soltanto da calcoli teorici, buon senso e logica (tutte cose che non valgono niente per gli editori). Insomma lo scopo primario di questo articolo è dimostrare che gli editori e alcuni autori, anche famosi hanno una idea distorta della realtà oltre che torto marcio sul prezzo delgi eBook. Leggendo il post puoi pensare a “fare come konrath” ma sei tu a farlo. Quotami una sola riga che dice esplicitamente che gli autori italiani possono subito fare la medesima cosa.
http://img28.imageshack.us/img28/3213/wurstelkind.jpg
La copertina di un un’opera che verrebbe sicuramente svalutata dagli ebook.
Ecco sei tu a chiederlo, domanda legittima, ma non è l’obbiettivo del post.
Rispondendo alla tua domanda: sì, puoi fare come Konrath qui in Italia. Puoi sperare di guadagnare tanto quanto Konrath? No, non in questo momento ma tra un paio di anni probilmente sì. Anche prima se i lettori in massa, fanno sentire la loro voce agli editori e gli autori hanno il coraggio di offrire le loro opere in digitale a basso prezzo.
@Charblaze, non mi riferivo a me. e non mi sembrava il mio un intervento fuori tema. nel senso, questi dati “dimostrano” al di là di ogni ragionevole dubbio, proprio perché sono dati e non opinioni, che è possibile vendere ebook a basso prezzo e guadagnarci sopra. ma in america. con questo non voglio dire che vorrei fare come konrath, ma che come lettore devo ancora affidarmi alle librerie tradizionali perché le potenzialità di questo mercato nel nostro paese non consentono esperienze di questo tipo. al momento. tu dici tra un paio di anni, anche prima? io lo spero, ma siamo al tempo stesso il paese in cui si legge meno e in cui si usa meno internet, rispetto ai nostri vicini europei. qui si parla del prezzo degli ebook, no? ed è proprio questo argomento che secondo me non può essere affrontato in modo avulso, senza tenere presente il contesto. possono essere venduti a prezzo basso, non ci piove. che ci si possa guadagnare, in italia, ne dubito.
Da come era posto il tuo intervento sebrava proprio che intendessi “è impossibile per un autore italiano fare come Konrath”. Non ho mai detto che sei “fuori tema”, solo che è una “domanda legittima”. Sicuramente collegata al discorso ma non il punto focale che è “è possibile vendere eBook a basso prezzo e guadagnarci sopra“. Coloro che devono “guadagnarci sopra” comprende oltra a gli autori anche gli editori.
E qui ti sbagli. Sai come ha fatto Amazon a dominare il mercato con il suo Kindle? Prima ha creato un negozio online di eBook a 10$ poi ha venduto il Kindle. Se vuoi creare un’ampia base di persone che leggono eBook devi prima offrigli qualcosa da leggere. Chi è l’imbecille che comprerebbe una console senza giochi o con giochi venduti a 200€ l’uno?
sono d’accordo: senza contenuti disponibili i reader restano uno sfizio. e senza possessori di reader, offrire contenuti porta poco lontano. ma alla fine credo che saranno i piccoli editori a ingranare la marcia, portandoci fuori da questo circolo vizioso. devono solo rendersi conto di quanto gli convenga, dato che i grandi sono ancora fermi a questo punto:
alla prossima.
Ho aggiunto, visto che ho finalmente trovato una fonte che cita le rese degli hardcover in America (ne avevo una tempo fa, ma non riuscivo a ritrovarla e avevo rinunciato mantenendomi sul già enorme “minimo”), questo pezzo:
Quel 20% di rese, che può sembrare un grossa cifra, è invece il minimo, come ci specifica chiaramente Mozzi. La realtà più comune nel mondo degli hardcover (in America) è delle rese al 40%. Sì, avete capito giusto: 40%.