Antonio Tombolini (Fondatore della Simplicissimus Book Farm, il maggiore esperto di eBook ed editoria digitale in Italia) e Gian Arturo Ferrari (Direttore Generale della Divisione Libri del Gruppo Mondadori dal 1997) sono stati intervistati durante la puntata di “Fahrenheit” (Radio3) del 16 novembre 2009. Tema della puntata, naturalmente, il libro e in particolare il libro elettronico.
È possibile ascoltare la puntata al link sopra oppure sul podcast di Simplicissimus o sul lettore qua sotto.
Preferisco limitare i miei commenti (ci sarebbero da scrivere 10mila parole di commento minime… ma resterò sotto le 2mila) perché, facepalm!, le affermazioni di Ferrari in ambito eBook si commentano da sole.
Facepalm: se non vi scatta almeno due volte sentendo Ferrari dovete chiedervi seriamente se è non ora che vi aggiorniate sull’editoria digitale e sugli eBook |
La cosa più interessante detta da Ferrari è che il libro tradizionale è un’opera chiusa, una comunicazione in cui c’è un Autore che la emette e dei Lettori che la ricevano, mentre in Internet dal punto di vista “di principio” ci sono Autori/Lettori e Lettori/Autori (e ci sono i Lettori di un’opera che divengono Autori delle sue Fan Fiction). Cambia il rapporto tra Autore e Lettore.
Altre cose interessanti dette da Ferrari riguardano l’eBook che abbatterà il prezzo del libro (a metà di quello attuale, qualsiasi cosa voglia dire) e che questo porterà a una enorme diffusione della lettura. Ferrari fa notare che l’ostacolo principale del libro attuale non è il suo prezzo, ma il “rischio” dell’acquisto, ovvero il fatto che non si sappia come sarà il libro prima di leggerlo (e attualmente per leggerlo il lettore tipico prima lo deve comprare). Non fa notare che aver sfruttato in modo banditesco il bacino dei lettori e aver demolito le speranze di quelli più esigenti sfornando stronzate a raffica (siamo onesti per una volta: il malcontento per la cattiva/mediocre qualità dei libri è diffuso da anni) non ha certo aiutato a costruire un rapporto di “fiducia” che porti a “rischiare” a cuor leggero.
D’altronde dall’alto del suo Trono ha visto cosa ha stampato la Mondadori negli ultimi anni e come ha maltrattato l’intelligenza dei lettori spacciando per capolavori autentica merda senza nemmeno il livello di editing minimale che una Grande Casa dovrebbe garantire… e se si vergognasse un pochettino sarebbe solo un segno di onestà (ma ovviamente non potrebbe dirlo in pubblico).
“L’eBook sicuramente vincerà, non c’è il minimo dubbio al mondo. Non c’è assolutamente dubbio al mondo che tra una o due generazioni, secondo me meglio due, cioè quando i neonati di oggi saranno professori universitari tutti leggeranno principalmente, non dico unicamente, non credo unicamente, su un supporto elettronico anziché su un supporto cartaceo.”
(Gian Arturo Ferrari)
Una o due generazioni significa venticinque o cinquanta anni. D’altronde se un neonato di oggi vuole aspirare a diventare professore universitario, 40-50 anni (due generazioni) mi pare un tempo corretto.
Il problema di fondo è che il buon Ferrari fa notare che:
— già ora il prezzo dei libri è percepito come troppo alto per il rischio dell’acquisto e questo limita il mercato che, con un crollo del prezzo almeno a metà, potrebbe espandersi “enormemente”;
— la catena che sta dietro il libro cartaceo già ora (messa in minima difficoltà dai primi passi dell’eBook e da altri motivi interni) si sta scannando, ad esempio con i retailer che cercano di fare le scarpe agli editori.
E in più sappiamo (e lui DEVE saperlo se sta facendo il suo lavoro e quindi si tiene aggiornato) che i lettori di eBook si stanno affermando sempre di più e stanno evolvendo così rapidamente da far sperare gli esperti che il Natale 2010 possa essere quello del VERO BOOM (mentre il Natale 2009 sarà solo un banco di prova);
Ma nonostante queste cose siano evidenti, Ferrari arriva alla conclusione “mica tanto ovvia” che un settore sull’orlo del baratro in cui l’eBook minaccia i già scarsissimi margini di guadagno del cartaceo possa durare ancora 50 anni prima che l’eBook si affermi.
Ricordiamo anche che il 50% degli esperti delle case editrici intervenuti a Francoforte (gente normale, non “apostoli” dell’eBook) avevano detto che il 2018 sarà il probabile anno della vittoria degli eBook contro la carta. E altri pensano che avverrà prima a causa del naturale collasso degli editori incapaci di affrontare il prezzo della transizione per colpa delle loro strutture vetuste e del loro essersi radicati nel cartaceo.
Cosa risponde Tombolini?
“Mi limito a dire che troverei molto strano che la rivoluzione digitale, tra virgolette, nel mondo dell’editoria e dei libri possa essere così sfasata rispetto alle dinamiche di rivoluzione digitale del tutto analoghe che stanno attraversando tutti gli altri famigerati, di nuovo, contenuti.”
(Antonio Tombolini)
Notiamo anche che Tombolini rimane sempre molto pacato e calmo (evita addirittura di fare qualsiasi previsione sul successo degli eBook) al contrario di Ferrari che, a un certo punto, sbotta interrompendo la conduttrice (Loredana Lipperini) perché trova assurdo che Amazon possa aver indicato per alcuni giorni nella classifica dei libri più venduti che l’eBook di “The Lost Symbol” stava vendendo più del cartaceo.
Peccato che il sorpasso sia stato documentato sia in Italia che all’estero (qui, qui e qui, per dire solo alcuni siti) e abbia scatenato commenti in giro per il mondo anche per il caso particolarissimo: eBook e cartaceo rilasciati assieme da un autore così importante. Confronto diretto tra eReader con connessione 3G e spedizione del libro di carta via posta: spedizione sul lettore istantanea a 9,99$ –i veri fan non possono attendere!– contro alcuni giorni di attesa e un prezzo di 16,17$ (nonostante lo sconto del 46% sul cartaceo).
Anche Wikipedia dice:
On its first day the book became the #1 bestseller in amazon.com, and the Amazon Kindle e-reader edition became the top-selling item on Amazon.com, outselling Amazon’s sales of the hardback copy of the novel, which is the sixth best selling book of 2009 on pre-publication orders alone
La risposta di Ferrari a questo osceno oltraggio, questo stupro morale e materiale, è pacata e sensatissima, nonché del tutto priva di balbettamenti e risatine per il nervoso:
“No, ma non è così, oh! (Risatina nervosa) No, ma non è così, non è che sia stato venduto più nel formato eBook che nel formato fisico: è stato venduto molto di più nel formato eBook proporzionalmente rispetto agli altri eBook, ma no-no-non esiste paragone, stiamo parlando di entità che sono in rapporto da uno, da uno a dieci.”
(Gian Arturo Ferrari)
Segue Tombolini che lo smerda spiegando cosa era successo. Ha la pietà di non far notare a Ferrari l’immensa cazzata detta, non si sa se frutto di ignoranza o di malafede, immagino la prima, su come funzionino le classifiche di Amazon. Di fronte alla realtà Crudele & Tiranna… Ferrari gioca la carta della propria Autorità con tanto di plurale maiestatis per la supremazia psicologia!
“Abbia pazienza, NOI siamo gli e-editori italiani di Dan Brown, sentiamo gli editori americani di Dan Brown tre volte al giorno, conosciamo Dan Brown, abbiamo tutti i dati in mano: sappiamo precisamente quello che stiamo dicendo.”
(Gian Arturo Ferrari)
Dato che Ferrari è il capo della divisione libri Mondadori e quindi è l’editore italiano di Dan Brown ed è sempre in contatto con quelli americani… ne consegue che Amazon ha mentito. Perché lo dice, pretendendo di saperne più della stessa Amazon? Perché sì, perché è fantasy. Motivazione a cui la divisione libri Mondadori ci ha abituati da tempo: non mi stupisco che sia quella prediletta anche da chi la divisione libri la comanda. ^__^
Spezzo una lancia a favore di Ferrari: il modo in cui la Lipperini stava presentando la questione Dan Brown era sbagliato e poco professionale (ha parlato di “libreria”, come se confrontasse le librerie fisiche con il Kindle, mentre invece era una cosa tutta interna ad Amazon: questi errori non sono ammissibili), ma Ferrari non ha contestato l’errore della Lipperini bensì il sorpasso in generale anche una volta contestualizzato nella sola Amazon da Tombolini. Comunque Ferrari, dato il lavoro che fa, in realtà sapeva già benissimo di cosa si stava parlando anche senza la precisazione di Tombolini… o perlomeno si spera che lo sapesse (ma la sua affermazione fa pensare che NON lo sapesse proprio) visto che, in teoria, dovrebbe tenersi informato sul settore per guidare al meglio la divisione libri.
Torniamo ai tempi per l’affermazione degli eBook.
A parte l’idiozia del voler vedere così lenta la transizione dell’editoria da cartacea a, principalmente, digitale, ma come si fa a fare previsioni sui 40-50 anni? Ma come ragiona Ferrari? Non ha visto i cellulari, internet, la musica digitale… non si è accorto che l’evoluzione in casi simili non segue ritmi così lenti?
Prendiamo un’altra previsione di 32 anni fa, ben meno dei 50 anni di Ferrari, fatta da un signore che era esperto (a parole) nel suo ambito quanto Ferrari lo è (a parole) nel suo:
“Non c’è motivo per cui un individuo debba avere un computer in casa sua”
(Ken Olsen, presidente della Digital Equipment Corporation, 1977)
La DEC, che era un colosso, non ha saputo stare al passo coi tempi, con l’innovazione e con la concorrenza ed è defunta nel 1998. La divisione libri Mondadori dovrebbe cominciare a farsi un paio di domande, non credete? O forse è meglio che continui per la sua strada e danzi mentre il Titanic affonda, visto che altri editori più moderni sapranno prendere il suo posto. ^__^
Curioso poi che le previsioni di Ferrari cambino in base a come gli gira al momento. Neanche tre mesi fa, come citato in un precedente articolo, parlava di 20 anni per l’affermazione degli eBook (e lo avevo sfottuto) e ora passa a 50 anni. Grandioso. Si trattano evidentemente di previsioni basate su uno studio solido e chiaro delle dinamiche attuali del settore e delle sue potenzialità.
“Tra vent’anni tutto sarà completamente diverso. Ma io lavorerò ancora per 15 anni. E dunque non me ne importa nulla”
(Gian Arturo Ferrari, citato anche qui).
Anche in questo articolo sono stato un po’ polemico. Capisco Sandrone Dazieri quando mi scriveva, in un commento di qualche settimana fa, che è il momento di affrontare il passaggio all’eBook senza fare inutili polemiche… ma siamo chiari, dire che un pezzo grosso da cui dipende la transizione spara puttanate non è inutile, perché permette ai lettori di capire meglio in che mani siamo e quale sia il livello di competenza nell’editoria digitale dei dinosauri italiani del cartaceo.
Quando “certi signori” sparano balle a me girano le palle. ^__^
Vi lascio con tre bei commenti tratti dal blog di Simplicissimus:
Ha parlato soprattutto Ferrari dicendo che in sostanza finché lui è vivo, gli ebook non contano nulla. Forse tra 50 anni se ne riparlerà ma lui non ci sarà più.
(jan, estratto)
E’ curioso notare come Ferrari (apostolo degli ebook, come lui stesso si definisce) ponga l’accento sulla poca disponibilità (legalmente parlando) di titoli in formato digitale sul mercato italiano e non dica una parola su come la sua azienda – la prima nel settore, se i dati non mi ingannano – possa colmare questa lacuna
(Ilaria, estratto)
Ovviamente il Ferrari tira acqua al suo mulino. Il problema e’ che fintanto che la mondadori non smuovera’ le acque per pubblicare ebook in Italia non vedremo il fiorire di tale tecnologia. Saranno in grado di capire la rivoluzione in atto (che secondo me permetterebbe loro ampi margini di guadagno) o continueranno a fare gli struzzi nascondendo la testa sotto la sabbia?
Aggiungo che una o meglio due generazioni per vedere gli ereader in giro mi sembra veramente un idiozia, basta pensare ai cd, ai dvd, ai lettori mp3, ai cellulari, ai pc, ma anche semplicemente alla televisione: quando una tecnologia raggiunge un ragionevole compromesso tra prezzo e funzionalita’ la sua diffusione e’ esponenziale. E mi sembra che i nuovi modelli che si vedono in giro per il mondo, ovviamente non qua nel terzo mondo (polemica), a circa 200/250 $ siano gia alla portata di molti e ovviamente ci aspettiamo un ulteriore abbassamento dei prezzi. Quando un ereader costera’ 100$ penso che ogni casa ne avra’ uno (casa nella quale viva un lettore assiduo, non uno di quel 43% di italiani che non legge manco un libro l’anno)
(Maurizio, integrale)
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