Per un paio di vecchi articoli mi è capitato, tra le molte fonti, di consultare anche il libro “Rifles” di David Westwood, che fa parte della serie Encyclopedias of Weapons and Warfare di 18 volumi ed è dedicato solo alla storia evolutiva dei fucili. Avevo già notato nel libro parecchi buchi, piccole inesattezze, discorsi evolutivi incompleti (il mio articolo sull’avancarica a percussione si mangia la sezione a tema di “Rifles” e la ricaga) ecc… e infatti lo uso più come ispirazione che per altro, dato che seppure male tratta comunque parecchie cosette. Il problema è che poi mi tocca andare a cercare conferma di ogni dato e ulteriori informazioni su altre fonti più sicure. ^_^””
Pochi giorni fa mi è capitato di riaprirlo per controllare che informazioni desse sul fucile Dreyse M41, in particolare per scandagliare la bibliografia. Non ho trovato niente di interessante e, per la cronaca, il disegno della cartuccia del Dreyse era pessimo: Westwood ha messo il secondo tipo di munizione del Dreyse M41 invece di quella definitiva a ghianda e il sabot è pure fatto da cani… fa a gara con il merdoso disegno della pallottola Greener di poche pagine prima (sigh).
In compenso, rovistando nella sezione sui primi fucili bolt-action, sono capitato su una nota inquietante relativa al Mauser 98. E questa volta mi sono cadute davvero le palle.
The weapon was chambered for the 7.92mm Mauser cartridge.7
[…]
7. This cartridge was originally the 88/S, otherwise known as the 88/8 or 8mm x 57 J. In 1905 another cartridge was issued, and in World War I the standard cartridge was the “S.S. [or sS] Patrone,” which fired a heavier, boat-tailed bullet.
A parte che salta a pie’ pari il Gewehr 1888, passando dal 71/84 al 98 (sigh), ma che cazzo sta dicendo in questa nota? Secondo lui il 88/S sarebbe un proiettile, ovvero il 8×57 J, giusto? E il proiettile da 8×57 della prima guerra mondiale sarebbe più pesante del precedente? Mi viene da piangere.
Mi consolo con le fatine: Trilli Steampunk è un’icona dello Steamfantasy!
Qui non si sta parlando di sconvolgenti dettagli minimali, ma di cose semplici, concrete e stranote. Si sta parlando di qualcosa che in un libro dedicato solo ai fucili non si dovrebbe sbagliare. Sono cose che non sbaglia nemmeno wikipedia (urka!) e ci sono da anni e anni (“Rifle” è del 2005) un sacco di siti sui fucili in cui trovare conferma di queste cose, anche senza usare altri libri di settore (e Westwood comunque vanta una buona bibliografia: peccato che temo abbia guardato solo le figure in tanti casi ^_^).
7,92×57 I (1888) e 7,92×57 IS (1905).
Gli americani, solito gegno yankee al lavoro, li hanno denominati J e JS perché a quel tempo i tedeschi usavano un carattere per la I molto simile alla J. Gli yankee non si sono domandati se I e IS avessero un significato (lo hanno: Infanterie -fanteria- e Infanterie, Spitzgeschoß -fanteria, appuntito-), ma hanno tirato dritto e tuttora nel mercato USA quei due proiettili si chiamano 8×57 J e JS.
Circa centocinquanta pagine del libro sono dedicate alla catalogazione per nazione dei vari fucili militari impiegati: sono complete dei vari modelli di ogni arma, dal poco che ho potuto valutare, e i dati tornano abbastanza (non tutte le velocità di bocca mi risultano esatte al 100%, ma magari sbagliano altre fonti) però, caso strano, quando si arriva al Gewehr 1888 mancano i modelli 88/S, 88/* e 88/Z (però ci sono gli 88/05 e 88/14). D’altronde se pensa che gli 88/S siano proiettili, ne consegue che ignorerà il fatto evidente che siano fucili per non contraddirsi. ^_^””
Come avete visto Westwood ha messo in poche righe abbastanza puttanate per farmi venir voglia di prenderlo a calci in culo. Ma come ci si permette di ficcare in un libro pubblicato simili vaccate su delle cose così? Mica sono dettagli secondari di armi vetuste e dimenticate, eh!
Mentre sfogliavo l’appendice dedicata ai fucili inglesi sono finito, non l’avessi mai fatto, sulle schede riassuntive dei fucili Snider (convertito del 1867) e Martini-Henry. E pure qui l’errore ci voleva! ^__^
Notato niente di strano?
Il .67 Snider non esiste. E non esiste il .67/450 Martini-Henry. Lo Snider usava un proiettile con bossolo inizialmente di cartone (e poi metallico) chiamato .577 Snider. E il Martini-Henry impiegava il .577/450 Martini-Henry su cui tornerò tra poche righe.
Questi errori non sono accettabili in un libro dedicato solo ai fucili. E non contesto i dati delle velocità, che pure non mi tornano: mi risultavano 410 m/s per il proiettile da 31 grammi del Martini-Henry e 400 m/s o poco meno per il .577 Snider, come riporta anche Wikipedia. Si tratta di una differenza scarsa e potrebbe avere ragione Westwood. Non contesto questi dettagli, ma cose oggettive: munizioni inesistenti!
Un errore di questo tipo può permetterselo un libro che parla di armi solo in modo marginale, come “Wound Ballistic and the Scientific Backgrond” di Sellier e Kneubuehl, che non parla delle armi se non per quanto riguarda le ferite che i loro proiettili producono e le formule matematiche per simulare l’effetto dei proiettili. Ecco l’errorino:
In realtà il nome .577/450 non viene dal fatto che il Martini-Henry avesse prima impiegato proiettili da 14,5 mm e poi da 11,4 mm, ma dalla particolare storia della cartuccia impiegata che si chiama appunto .577/450.
Quando si decise di diminuire a 11,4 mm il calibro per il nuovo fucile da fanteria inglese si arrivò alla conclusione che il bossolo per contenere tutta la polvere nera necessaria sarebbe stato troppo lungo e goffo. Il colonnello Boxer ebbe l’intuizione del bossolo a collo di bottiglia: usando un bossolo più largo del proiettile, ovvero largo come il vecchio bossolo del .577 Snider, e poi stringendolo dove si inseriva il proiettile era possibile accorciare la lunghezza senza diminuire la polvere nera (necessaria per mantenere velocità, gittata e precisione desiderate).
Nacque così la munizione soprannominata “Boxer”, con la base di un .577 e il proiettile di un .450: nome ufficiale .577/450 Martini-Henry.
Da sinistra: .577 Snider, .577/450 Martini-Henry in lamina di ottone arrotolata (abbandonato perché si dilatava troppo e talvolta si incastrava nell’arma dopo lo sparo) e .577/450 Martini-Henry con bossolo di ottone trafilato, fuso in un pezzo solo.
Il professor Karl Sellier (1924-1997) è uno dei Grandi Uomini nello studio della balistica delle ferite, assieme a Martin Fackler (chirurgo militare) e pochi altri: il suo libro è ottimo e l’errore sottolineato riguarda un dettaglio del tutto marginale (tutti i dati di pesi e velocità sono comunque corretti!). È una cosa insignificante.
Ma per “Rifles” di Westwood è un altro discorso. E penso che non ci sia nulla da contestare se uno si incazza trovando dozzine e dozzine di errori sui fucili in un libro che parla solo di fucili! -___-
Acheron Books ha fatto a Vaporteppa un'offerta che non si può rifiutare: tutte le migliori…
La trasmissione di Adrian la serie è proseguita nelle ultime due settimane, come previsto. Nessuna…
Adrian di Celentano è un'opera strana. Ero un po' combattuto se parlarne o meno perché…
Nuovo anno e nuova analisi: Ralph spacca Internet. Questa volta si tratta di un film…
Bumblebee è un film della serie Transformers anomalo perché è fatto bene. Non benissimo, neanche…
Ho visto Macchine Mortali al cinema e mi sono venuti in mente degli spunti di…