Lo spezzone proviene dal secondo episodio della miniserie TV Radici del 1977, basata sull’omonimo romanzo di Alex Haley. È una bella miniserie: ci sono dei negri, ci sono dei bianchi, i primi sono schiavi dei secondi. Molto bello. Ora lasciamo stare Radici e passiamo alla riflessione che avevo in mente, ma se avete letto il titolo del post e guardato il video avrete già capito dove andrò a parare: siamo tutti negri.

Scrittura e lettura.

Nei libri dedicati alla scrittura ricorrono una serie di consigli per fare in mondo che il lettore sia tanto avvinto dalle vicende lette da rimanere incollato alle pagine per ore e ore. Il lettore deve entrare nella storia, sentire che quello che legge è in un certo senso “reale”, appassionarsi ai personaggi e/o alle vicende.

Per fare questo ci sono varie tecniche più o meno semplici:

  • aumentare la leggibilità del testo usando pochi avverbi di modo e pochi aggettivi (solo quelli che servono, niente di più, che è una cosa banalmente ovvia… e di norma ne servono pochissimi);
  • scegliere di mostrare le scene attraverso dei Personaggi Punto di Vista (PdV) piuttosto che col narratore onnisciente; costruire dialoghi che non siano scambi troppo diretti di battute tipo “domanda-risposta”;
  • gestire l’andamento della tensione causando picchi e cali; non imporre la propria interpretazione delle cose, ma attenersi ai “cinque sensi” del personaggio (e alla sua interpretazione soggettiva, non quella dell’autore onnisciente) e lasciare libertà al lettore anche di trovare divertente (magari perché gli ricorda un conoscente che detesta) il dramma psicologico di un personaggio;
  • inserire elementi fantastici e bizzarri (nel caso del fantasy/fantascienza) sin dall’incipit per stimolare il pubblico sensibile a questi elementi;
  • far affezionare i lettori (o meglio “provarci”) a un dato personaggio e poi ucciderlo a due terzi della storia per sfruttarne l’impatto psicologico (e stimolare il desiderio di vendetta sul responsabile da parte del lettore, che lo vorrà vedere punito, ma qui bisogna stare attenti a non fare disastri) ecc.

Fate prima a leggervi dei buoni libri sulla scrittura e a farvi un’idea da soli. O leggere il mio manuale di scrittura creativa, gratis su AgenziaDuca.it.

Tutto questo ha lo scopo di far rimanere il lettore incollato al libro o, meglio, farlo stare “dentro la storia”, come se fosse REALE e REALMENTE interessante. Sbagliare qualcosa (incoerenza, periodi pesanti da leggere, errori di PdV spaesanti…) può causare nel lettore uno shock, come se gli si urlasse “Non è una storia Reale, stupido, è solo un romanzo scritto male”.

Se lo shock è abbastanza forte, il lettore può arrivare a interrompere la lettura: viene cacciato fuori dalla storia. Se è lieve, può proseguire senza alcun problema, se non al più un vago senso di fastidio momentaneo. Una storia che funziona è una storia che tiene il lettore incollato fino alla fine o, perlomeno, fino a quando non si accorge che non è più mezzanotte, ma sono già le due e tra meno di cinque ore dovrà alzarsi per andare al lavoro: il tempo vola con un buon romanzo.

froghop
Ci sono svaghi più intelligenti che leggere romanzi fantasy…

Cosa c’entra col video?

Quando si impara come funziona la scrittura per la narrativa d’intrattenimento, perlomeno per quel che gli autori di successo rivelano nei libri dedicati o nei seminari, se non si è tonti come bestie, si riuscirà in breve tempo a individuare i problemi all’interno di un brano e ci si ritroverà a provare un senso di fastidio: “Diamine, lui è un autore pubblicato famoso e fa questi errori che perfino io so vedere?”

Questo, per chi ha letto qualche manuale (o anche uno solo) e non è mentalmente subnormale, è del tutto automatico: non bisogna leggere il testo con attenzione, basta leggerlo normalmente, come semplici lettori, per vedere gran parte dei problemi peggiori che possono affliggerlo.
Viene da sé che un errore che prima, nella beata ignoranza, avrebbe fatto solo “storcere il naso” per mezzo secondo, ora ha un effetto amplificato dalla capacità di individuare la natura dell’errore e dal fastidio provato a causa della sua presenza. Tutte cose che rendono l’errore più grave di quanto non sia: il rischio di essere espulsi dalla storia aumenta in modo drammatico.

Eppure non è davvero colpa dell’autore: è colpa del lettore che è diventato ipersensibile. Se il lettore fosse rimasto ignorante, avrebbe potuto godersi meglio la storia, come se la era sempre goduta. Chi non ha mai fatto l’esperienza di rileggere un vecchio libro che era piaciuto anni prima e trovarlo pieno di errori, stupidaggini, scelte narrative mediocri che svelano appieno la gretta incompetenza e dabbenaggine dell’autore? Siamo sinceri: se uno ha riletto qualcosa di vecchio dopo aver imparato un po’ di elementi di scrittura deve aver fatto questa esperienza, altrimenti è un idiota refrattario all’apprendimento (o non ha letto seriamente i libri sulla scrittura, ma si vanta solo d’averlo fatto).

Ma se si legge narrativa per intrattenimento, non sarebbe meglio evitare tutto ciò?
Non sarebbe meglio rimanere ignoranti, come i negri, e felici?
Non sarebbe meglio non sapere che ciò che si legge è un mezzo aborto costruito con scarsa capacità e piazzato sul mercato con l’unico intento di fregare i lettori con un po’ di pubblicità mirata e un nome d’autore famoso?

Con molta pazienza e molto sforzo si può anche evitare il problema, e tornare a godersi i brutti libri quasi come prima… quasi, appunto. Ma vale davvero la pena fare questo sforzo e intanto rovinarsi (almeno un pochino) tante letture che avrebbero potuto invece donarci solo gioia?

Padroni bianchi ed Editori premurosi

Un ragionamento simile a quello dei bianchi del video forse lo fanno anche gli editori.

Comincerà a pensare, a riflettere, e allora diventerà molto infelice e avvilito.
No no no no: sono anime semplici e forse gli rendiamo un servizio migliore non pretendendo di più dalla loro natura.

Per troppi editori il lettore tipico è un’anima semplice, un Negro Ignorante, che può godere per anni e anni leggendo libri facili da trovare e stampare: i classici brutti fantasy stereotipati.

Anche io ho conosciuto persone che fin da ragazzini hanno letto R.A. Salvatore e continuano a leggere e rileggere i libri ambientati nei Forgotten Realms e simili. Sono in gran parte troiate oscene a quanto mi hanno detto. Quelli che ho letto io erano TUTTI troiate oscene, analizzandoli col senno attuale (quando avevo 14 anni avevo trovato piacevole “Le Lande di Ghiaccio”, ma pure lì ben sapendo che era una troiata), ma mi assicurano che qualcosa di decente c’è e io mi fido, per cui dico “gran parte”.

Però a tanti piacciono e se li godono e rigodono. Stessa cosa per i libri di Terry Brooks. Io li ho letti quasi tutti ancora prima di iniziare a studiare la scrittura sui manuali, con crescente disgusto (a parte quando avevo 10-13 anni e mi piacevano un po’… non erano belli, ma si facevano leggere).

solitielfi
I soliti elfi di Fantasylandia… e una versione un po’ più interessante.

Come può un lettore rovinarsi, anche senza leggere manuali di scrittura?
Semplice: leggendo romanzi veramente buoni e diventando un Negro Istruito. Quando si vede cosa c’è di meglio, e magari si scopre che non riceve lo stesso pompaggio pubblicitario di cose molto peggiori e più “accessibili ai negri qualsiasi”, si inizia a non trovare più altrettanto piacevoli i libri peggiori.

Se il negro impara a leggere e scopre che in fondo anche lui è un uomo e anche lui ha diritto alla libertà, la sua condizione servile diventa peggiore. Se il lettore impara che posti affascinanti come la città di New Crobuzon di Perdido Street Station o il crudele mondo fatato di La Figlia del Drago di Ferro sono alternative possibili alla solita Fantasylandia numero 4728778/bis piena di cliché, inizierà a trovare meno attraente il solito medioevo con gli elfi dei boschi che prendono in giro i nani dei monti.

Ma inizierà anche a essere infelice, perché tanto fantasy è spazzatura (o non è particolarmente innovativo o interessante o fantasioso… il fantasy senza fantasia è andato a lungo per la maggiore). Sarà molto più facile di prima comprare un libro e non esserne felici.

Gli editori, come i padroni degli schiavi, ci proteggono da tutto questo. Se rimaniamo ignoranti, grazie ai soliti fantasy da due soldi stampati in massa (Le Cronache del Mondo Emerso, Eragon, i romanzi di Dragonlance e altri a tema D&Desco, la massa di stronzate dei giovani autori italiani partorite nel 2008 ecc…), potremmo continuare a essere felici. Ogni tanto rilasciano qualcosa di un pochino più innovativo (ma è poca roba rispetto alla massa: basta guardare lo scaffale del Fantasy e Fantascienza di una tipica libreria) per provare a soddisfare i negri più esigenti (i negri “istruiti”), ma la massa è roba per il tipico negro ignorante.

Non per niente va per la maggiore il target Young Adults: più giovani, meno anni di lettura alle spalle, più possibilità che abbiano letto meno libri, maggiore incidenza statistica dei Negri Ignoranti rispetto ai Negri Istruiti, spesso di bocca buona per l’inesperienza o il “fascino per la lettura” che se appena esploso è difficile da scalfire (ehi, io mi sono letto i primi sette libri di Shannara di seguito due volte quando ero giovane e ardente di voglia di leggere). Pubblico ideale per spacciare immondizia e allo stesso tempo ricevere dei “grazie”.

Come vendere fucili a pietra focaia ai Maori quando tu già usi fucili con le cartucce metalliche: per te che lo sai sono merda pura, ma per il Maori ignorante sono tremendi bastoni della morte! Soddisfazione garantita.

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Essere bravi negri riconoscenti:
“Buono editori da noi tanto mangiari che tutti giorni è come Nascimento”

Non è meglio essere protetti e cullati nell’ignoranza?

In fondo lo fanno per il nostro bene… e il loro interesse, ma che male c’è nel guadagnare qualcosa mentre si fa del bene?
Io vorrei essere ancora un Negro Ignorante: mi mancano gli anni in cui leggevo tutto e mi piaceva (quasi) tutto. Ero più felice. Ora invece che sono un Negro un pochino più istruito sono meno felice e, in più, vedo pure che molti come me vengono tacciati di essere “invidiosi” quando spiegano cosa ritengono non vada in un libro pubblicato. Grandioso…

Tu cosa ne pensi?

118 Replies to “Negri, Editori, Scrittori e Lettori”

  1. Vero. Ci sono “errori” banali anche nei grandi maestri.
    In Erikson ho notato per esempio tracce sparse di infodump. Spiega le origini di una città, il modo in cui viene illuminata, cose che ad ogni modo stanno al di fuori dello sguardo del Pdv, o anche al di fuori della sua conoscenza. Descrive stati d’animo di personaggi secondari pur adottando un solo pdv (quello del protagonista) per quel capitolo.
    Sì, sono errori. Ma la cornice grandiosa in cui si trovano li mette in ombra. I pregi e i virtuosismi tecnici e artistici fanno quindi dimenticare del tutto gli “errori”, e tutto fila bene.

    Un altro conto è un romanzo pieno di errori, in cui per ogni pregio ci sono due o tre difetti. Allora la bilancia tende da tutt’altra parte.

  2. Bellissime considerazioni.

    Cito Gamberetta, perché non ho voglia di andare a cercare l’originale:

    Girando per maggiori informazioni sul forum di WMI, ho visto come Franco Forte si sbracciasse per invitare gli autori a essere più banali possibile.
    Ambientazione mediterranea? Ma quanto mai! Indiani? Eh, indiani, no, no. Solo patacche fantasy più scontate che si può, ché la gente magari lo strano non lo apprezza, e qui lo scopo è vendere.

    Silvio Sosio lo spiega chiaramente perché pubblicano sempre la stessa roba:

    L’editore i libri comunque li deve vendere. Il che vuol dire convincere 1) il distributore 2) il libraio 3) il lettore a comprarlo. Puoi anche fare cose innovative, ma prima devi aver convinto i tuoi tre interlocutori a darti fiducia, altrimenti avrai un magazzino pieno di copie innovative ma invendute.

    Gli sfugge il fatto che i magazzini sono già pieni di copie invendute: il 75% dei titoli che vanno in libreria vendono meno di tre copie. Mi sembra strano poter pensare di poter fare peggio, qualsiasi sia la strategia alternativa alla sua, al limite anche andando a caso.

    Infine: il lettore si affeziona, oltre che ai generi, agli stereotipi e ai cliché, anche e soprattutto agli autori. Già, al pubblico lo stesso romanzo può piacere molto di più o molto di meno a seconda di chi lo firma e non di chi lo scrive! Questa cosa mi viene in mente perché il ghostwriter, quello che in segreto scrive romanzi che vengono poi pubblicati con il nome di un autore (o autrice) di successo, viene detto anche “negro” ^__^
    Quindi se sei ignorante hai un vantaggio in più: puoi goderti un romanzo pensando che sia stato scritto dalla tua scrittrice preferita senza accorgerti che lo stile non è proprio il suo. Magari è anche meglio, ma se sapessi che non l’ha scritto lei non lo apprezzeresti altrettanto.

  3. Questo post mi è piaciuto molto. Soprattutto la foto di Elrond e dell’esercito Noldor, Duca!^_^ Dovresti mettere, per la mia gioia, più elfi! E possibilmente belli^^
    Vorrei parlare della mia esperienza di lettura. Il primo “fantasy” che ho letto è stato Il signore degli Anelli, anche se più che fantasy vero e proprio si tratta di epopea fantastica(leggermente diversa anche dall’epic fantasy vero e proprio). L’ho adorato, pur vedendo fin da subito i piccoli difetti. Questo avveniva 5 anni fa. Dopo ho letto sia fantasy simili che dissimili, alcuni buoni altri meno e altri illeggibili. Ma nulla mi ha mai preso come l’universo di Tolkien, forse solo Gaiman. Ho riletto il Signore degli Anelli 3 volte, ora lo sto facendo per a quarta. E, nonostante i difetti diventino sempre più evidenti, lo amo sempre di più. Idem con le altre sue opere. Proprio il fatto di comprendere meglio i suoi libri me li fa amare ancora di più, perchè le sue rimangono almeno per me storie buone e tutte le regole che lui ha spezzato o ignorato concorrono a rendere particolare la storia. Si, perfino i piccoli infodump. Non mi hanno dato fastidio. Li ho riconosciuti, ma li ho accettati. Pure le descrizioni abbondanti e i periodi lunghi. Ho letto libri che volevano imitare il suo stile, come Gli Eroi del Crepuscolo, altri che hanno usato il suo stesso genere e la sua stessa storia. Mi hanno fatto schifo. Perchè credo che il fattore emotivo scaturisce prima di tutto da una perfetta immedesimazione nella storia, nel sentirla il più possibile vicina e viva. Come hai detto tu. Credo pertanto che le esperienze sbagliate possano ingannare e renderci come i negri schiavizzati di cui parli.
    Qui vorrei toccare un altro punto, ovvero quello dello stereotipo. Io sono convinta che lo stereotipo è presente in tutto il fantasy, essendo le fonti del genere accomunate da elementi simili e culture simili. Alla fine persino il bizzarro ha i suoi stereotipi, come lo steampunk e il new weird e la fantascienza. Ma ci sono libri che, nonostante questo, sono bellissimi. Perchè hanno familiarizzato con lo stereotipo, lo hanno approfondito e hanno creato qualcosa di vero, di reale e di vivo. Qualcosa che è frutto di un pensiero comune ma anche di un’unica mente. Non avremo così i soliti elfi debosciati della Strazzulla, o quelli strambi della Troisi, ma un popolo nuovo. Parlo anche con un certo amore, perchè io adoro quello definito fantasy “classico”, e in particolare l’epic fantasy e le opere di Tolkien. E ho voluto riprendere gli elfi, che mi hanno affascinata, e parlare del modo in cui io li vedo. Fornendo loro una cultura che riporti anche le interpretazioni dei popoli che li venerarono. Così ho fatto con le altre creature classiche, demoni, fate, folletti, umani, mezzosangue e vampiri. Soprattutto vampiri, davvero stanca della solita interpretazione vampiro bello tenebroso. Sono andata alle fonti e ho capito che, anche senza rinunciare alle creature “classiche” che tanto amo, posso creare qualcosa di mio.
    ps: a questo proposito intendo creare una società fortemente meccanizzata nel mio mondo immaginario, e vorrei partire da una base steampunk. Puoi consigliarmi qualcosa?

  4. Voi cosa ne pensate?

    Duca, sembra quasi che siate interessato al parere del popolo, mi pare una pericolosa deriva democratica…

    Per quanto mi riguarda, aver imparato qualcosa sulle tecniche di scrittura non mi ha rovinato l’appetito: continuo a leggere fantasy/fantascienza più o meno con la stessa soddisfazione di qualche anno fa. Forse perché la fantasia e il sense of wonder sono sempre state le mie priorità. Per esempio la roba D&Desca o tolkeniana mi ha sempre annoiata, anche quando avevo 12 anni.
    Se io ho una storia vagamente coerente e con una buona dose di fantasia, la cattiva scrittura non mi disturba più di tanto. Certo li errori li noto, ma pazienza, sopporto.
    Infatti io nelle recensioni spesso insisto così tanto sullo stile perché sono una persona molto gentile e molto buona. Se dovessi giudicare con il metro dell’immaginifico, del sense of wonder, del rimanere a bocca aperta davanti alle trovate dello scrittore, allora sì sarebbe un massacro quando si parla di fantasy italiano.

    Per quanto riguarda il pubblico in generale o gli editori, devo dire che non mi interessa più: facciano come vogliono. Io di libri interessanti da leggere ne ho già scaricati abbastanza da occupare duecento anni. Chi vuole può imitarmi senza difficoltà. Se invece vuole spendere 20 euro per la prossima boiata della Troisi, sono solo problemi suoi.

  5. Se posso permettermi di commentare ciò che ha detto Gamberetta, credo che molto dipenda anche dai gusti e da cosa ci si aspetta dal fantasy. Io odio la roba tipo gdr online e quella tolkeniana, ma amo le creature usate dai gdr e dalla letteratura tolkeniana. E amo Tolkien. Tolkeniano infatti è un termine puramente dispreggiativo, per indicare un’inutile scopiazzatura dell’autore. La cosa mi piace molto meno pensando che, anni fa, feci anche io lo stesso errore. Ritornando ai gusti, per me il concetto di fantasia è quello espresso da Tolkien nel suo saggio Sulle fiabe, ed è questo che cerco in un libro. In poche parole, mi piacciono le realtà alternative di mito e fiaba verosimili rispetto alla nostra realtà. Il che mi porta ad amare poco il weird estremo e il new weird, ma non a disdegnare del tutto il bizzarro(Blart è piacevole)e lo steampunk(sebbene io vedo la tecnologia alla maniera di Tolkien, ovvero con più negatività che positività). Questo però non vuole dire che mi accontenti di schifezze tolkeniane. Io mi meraviglio difronte ad un bosco o una montagna, purchè siano luoghi ben resi e che comunichino sensazioni ed emozioni. Ma un luogo come la Foresta della Terra del Vento, messa lì tanto per, non mi dice nulla. Invece la Fangorn di Tolkien è una vera foresta, la sento vivere e respirare, e mi meraviglia con la presenza degli Ent. Che non sono di certo il Padre della Foresta che non ho mai capito a che serve!
    Però, c’è un però. Se un libro è scritto in maniera orrenda, non credo che la storia possa piacere lo stesso. Certo, si può passare sopra allo stile, chiudere un occhio su qualche tecnica usata male, ma ci sono cose che proprio non riesco a tollerare. Una è proprio, come diceva Gamberetta, la coerenza. Coerenza interna che si ottiene con una buona documentazione e anche con un uso efficace delle tecniche di scrittura e, quando ci vuole, con scelte sovversive che tali tecniche le sovvertono(ma si deve essere esperti e ben consci di ciò che si sta scrivendo per farlo).
    Spero di non averti offeso, Gamberetta. Non è una critica a te, solo ai tuoi gusti.

  6. Ops, dimenticavo di aggiungere: gusti che divergono dai miei. De gustibus non est disputandum!^^

  7. @Mariateresa:

    Ho letto libri che volevano imitare il suo stile, come Gli Eroi del Crepuscolo, altri che hanno usato il suo stesso genere e la sua stessa storia. Mi hanno fatto schifo.

    E’ esattamente per questo motivo che esistono i ghostwriter! ^_____^

  8. @Gamberetta
    Grazie per il tuo intervento, mi fa sempre molto piacere quando commenti. ^_^
    La tua posizione è molto interessante, simile a quella dei lettori di fantascienza “vecchia scuola” descritta da Lisa Tuttle: se ci sono buone idee, per loro la totale assenza di spessore dei personaggi e la cattiva scrittura non sono poi così importanti.
    Non è la mia posizione (io voglio almeno due cose su tre tra buoni personaggi, buone idee e buona scrittura… o almeno una buona e due “sufficienti”), ma la capisco e ha senso. E un po’ ti invidio.

    Mi piacerebbe imparare di nuovo a leggere senza che la consapevolezza del brutto testo e dei personaggi mal gestiti mi rovini l’esperienza. Ci sto provando (anche grazie a una pausa di varie settimane di sola saggistica sulla prima guerra mondiale per disintossicarmi dall’astio per i cattivi scrittori) e un pochino ce la sto facendo, ma per me è molto difficile. Speriamo… ^_^

    @Mariateresa
    Te li dedico con tanto affetto ^__^


    Un sorriso,
    il Duca.

  9. Aggiungo un’ultima cosa che mi ero scordato…

    Per quanto riguarda il pubblico in generale o gli editori, devo dire che non mi interessa più: facciano come vogliono. Io di libri interessanti da leggere ne ho già scaricati abbastanza da occupare duecento anni. Chi vuole può imitarmi senza difficoltà. Se invece vuole spendere 20 euro per la prossima boiata della Troisi, sono solo problemi suoi.

    Condivido completamente la tua posizione, Gamberetta. ^_^

  10. La domanda che mi viene spontanea è: ma si può tornare all’ ignoranza o è un processo irreversibile? Io propendo per la seconda. Comunque Duca, non per sminuire quello sul robot con i vibratori nel culo (anzi ‘nei culi’), ma questo è uno dei post più interessanti degli ultimi tempi. ^__^

  11. Avrei gradito sentirmi dire che il mio commento ti fa schifo…ma pazienza. Pensavo di darti qualche mia foto, ma visto che mi tratti male…punizione!^_^

  12. Per come la vedo io il problema, attualmente, non è la prediminanza di un certo tipo di Fantasy nelle librerie, quanto proprio la scarsa qualità generale (almeno qui in Italia). Io sarei dipostissimo a vedere anche solo romanzi di Fantasy classico di qualità, ma il problema è proprio questo: è un genere talmente inflazionato che per realizzare qualcosa di veramente buono, al giorno d’oggi devi essere un “fottuto genio” (un penny a chi azzecca la citazione ^_^). E si sa, i geni sono pochi. Allo stesso tempo, però, anche per creare qualcosa di veramente originale devi sapere il fatto tuo. E quindi? E quindi si arriva all’assunto che i brutti romanzi saranno comunque sempre la maggioranza (la stragrande maggioranza). Tuttavia, la mole di letteratura prodotta in passato e tutt’oggi fa sì che i romanzi di qualità – anche qualora ci volessimo limitare al solo campo del fantastico – sono centinaia, anzi migliaia. E qui torniamo al punto di partenza: se in Italia siamo ancora in buona parte fermi alle solite storie di elfi e orchi trite e ritrite è anche (e a mio avviso soprattutto) perché l’offerta è scarsa e gli editori con poca voglia di rischiare. La lettura in lingue originale, ahimé, è davvero l’unica soluzione attualmente.

    PS: Sono quasi sicuro che non si capisca niente di quanto ho scritto, ma il malditesta che da stamattina fa a pugni con criceto nella mia testa m’impedisce di connettere al meglio ^_^

    PPS: Sommo Duca, Paolini ha scritto Eragon, non Eragorn :P

  13. Io vorrei essere ancora un Negro Ignorante: mi mancano gli anni in cui leggevo tutto e mi piaceva (quasi) tutto. Ero più felice. Ora invece che sono un Negro un pochino più istruito sono meno felice e, in più, vedo pure che molti come me vengono tacciati di essere “invidiosi” quando spiegano cosa ritengono non vada in un libro pubblicato.

    Si può dire che questo sia stato anche il mio pensiero giunta alla fine del tuo articolo.
    Non posso che quotare tutto quanto: a forza di leggere e leggere e leggere (e anche scrivere, a volte), noto subito gli errori che un libro contiene e, se non ha una trama soddisfacente, lo lascio perdere all’istante, perché mi farei venire un fegato grosso quanto casa mia e la cosa non mi va molto, visto che la lettura per me è prima di tutto un passatempo.

  14. PPS: Sommo Duca, Paolini ha scritto Eragon, non Eragorn :P

    Se per questo c’era anche un Dragonlance senza N che sembrava una versione sadomaso dell’originale… ^___^
    Sistemati entrambi.

    PS: per gli eventuali interessati ai maltrattamenti nei confronti di Mariateresa, vorrei sottolineare che sono solo scherzosi e che via mail abbiamo un ottimo rapporto. ^__^

  15. Concordo: in Italia si pubblica più che altro fantasy classico. I lettori “comuni” sono assuefatti e non si lamentano.

    Concordo: le case editrici non hanno coraggio/interesse a pubblicare del fantasy non classico.

    Forse allora la “soluzione” per cambiare un po’ le cose sarebbe rinnovare la solita quest story con qualche elemento non usato: che ne so? Ambientazione non medievale o razze fantastiche più “variegate”.

    L’importante sarebbe non rinnovare ogni aspetto o almeno non troppo, così da non spaventare gli editori.

    Certo questo é solo un compromesso e solo per un primo passo, ma potrebbe funzionare,no?

  16. Non è solo questione di ambientazione. A muovere una storia, a prescindere dal genere, sono principalmente i personaggi. Non ha senso creare mondi originalissimi se poi i tuoi protagonisti sono un più coglione dell’altro. E’ però anche vero che l’ambientazione deve (dovrebbe?) influenzare sempre le meccaniche di relazione, e conseguentemente la storia. Facciamo un esempio banale: se nel mio libro il massimo della tecnologia è una claymore non potrò proporre il medesimo tipo di situazione di un mondo dove invece esistono si è arrivati alle armi da fuoco. Ripeto: il problema non risiede nell’ambientazione, ma nell’intelligenza dell’autore, il quale deve saper creare situazioni dove personaggi e ambientazione siano in perfetto equilibrio. Invece, troppo spesso gli attuali scrittori di fantasy (non solo italiani, sia chiaro) si limitano a proporre mondi costruiti con il set di base dei lego perché pensano che tanto fa figo comunque. Insomma, a uno l’ambientazione tolkieniana può piacere quanto vuoi (cosa più che lecita), ma deve avere quel minimo di sale in zucca per capire che quel particolare tipo di ambientazione non può andare bene per qualsiasi storia di ambito fantastico.

  17. @???
    Sarebbe già un inizio: in fondo un mondo alla “Arcanum” non è poi tanto diverso e alieno dal solito fantasy, a parte l’industrializzazione e qualche stramberie steampunk… sarebbe già un enorme passo avanti.
    O, rimanendo in tema del poco arrivato in Italia, più roba che somigli alla città delle catene e all’inferno descritti da Campbell.

    Ma anche un autore con le solite boiate medievaleggianti, ma che sappia gestire il POV, la scrittura e i personaggi con l’abilità di G.R.R. Martin sarebbe un enorme passo avanti rispetto alla massa (magari però non un altro fantasy dinastico di millemila volumi).
    Regola del 2 su 3: magari non sarà originalissimo, ma i personaggi e la scrittura ci sono.

    @Annaf
    Benvenuta nel club.

    @Okamis

    Non è solo questione di ambientazione. A muovere una storia, a prescindere dal genere, sono principalmente i personaggi.

    Lo dice anche Lisa Tuttle nel suo libro, come monito contro chi si affida tanto alle “idee geniali” dal tralasciare lo spessore dei personaggi e la qualità della scrittura.
    Sono nudo e ti aspetto: porta l’olio di cocco.

    @Jesus Onofago
    So che ci stai guardando. Piantala, lurker!

    @Alle decine di giovani e belle ragazze che mi seguono senza commentare
    Smettetela di fare le timide che mica vi mangio (al più vi lecco ^__^)

  18. Mi chiedo, in ultima analisi, dove stia il problema rispetto ai paesi anglosassoni. Da una parte c’è la piaga di quei coglioni che scrivono Arte e Autore con la maiuscola e che piuttosto che prendere in mano un manuale si farebbero impiccare. Dall’altra ci sono gli editori. Secondo me la differenza fondamentale fra l’editoria di casa nostra e quella anglosassone è che quelli là a quello che gli arriva un’occhiata ce la danno, e nel mucchio trovano la roba buona (anche perché la sanno riconoscere). E poi, naturalmente, hanno veri editor.

  19. Duchino, ora la foto che ti ho promesso te la sei proprio meritata!^_^
    Vorrei dire una cosa a tutti gli altri, che vorrei “gridare” da troppo tempo. Basta con la storia del fantasy classico che non può rendere! Io scrivo fantasy con razze stereotipo, ma ho trovato così tanti miti, leggende, credenze, che è impossibile non creare elfi nuovi, nani nuovi, vampiri e licantropi nuovi. Se vi trovate a passare per edhwenden, il mio blog, date un’occhiata ai miei post su vampiri e licantropi e capirete cosa intendo. Annaf credo già lo sappia.
    La verità è che si scrive per sfogo di idee passeggere, il che non è di per se male, al mio tempo feci anche io questo errore. Si scrive dunque con pigrizia, tremenda schifosa pigrizia.
    Perchè? Perchè non è vero che ci vogliono cinque minuti su wikipedia per creare dei personaggi fantastici, come sostiene la Troisi. Va bene per la documentazione generale, per fare un articolo, è anche lì ci si deve sempre confrontare. Per creare qualcosa di nuovo ci vuole tanto impegno e tanto sudore. Ti devi ammazzare di fatica, chiederti ogni 5 minuti: che cazzo sto facendo?(papale papale, mo lo uso pure io il linguaggio forte).
    Originalità nel fantasy “classico” non è un mezz’elfo con occhi viola e capelli blu, quella è solo pacchianata. Un mondo come quello della Strazzulla, pseudomedievale, non è un vero mondo fantasy classico. Per non citare sempre Tolkien, quello di Martin è un vero mondo fantasy medievale. I suoi sono veri personaggi di fantasy “classico”.
    Familiarizzare con gli stereotipi, è questo ciò che serve. Andare all’origine e partire da lì per far rinascere il personaggio. Io, con vampiri e licantropi, penso di esserci riuscita e che ciò che dico è un buon modo per continuare a scrivere buon fantasy “classico”.
    Affezionarsi ad un certo sottogenere è normale, io sono affezionatissima all’epic fantasy e all’heroic fantasy, ma questo non vuol dire che bisogna sorbirsi schifezze spacciate per buon fantasy.

  20. Dato che non lo avevo ancora fatto, commento ora.
    Mi trovo a concordare con l’idea generale del Duca, una volta che ci si istruisce un po’ certe cose perdono fascino. Mi viene in mente L’Importanza di Chiamarsi Ernesto, quando viene detto che niente dovrebbe interferire con la naturale ignoranza o si rovinerebbe tutto. O qualcosa del genere ^^.
    Però io preferisco trovare meno da leggere che leggere più cose se queste sono schifezze. E faccio più fatica, dato che non ho un lettore ebook e a leggere sullo schermo dopo un po’ mi fa male agli occhi.

  21. Però io preferisco trovare meno da leggere che leggere più cose se queste sono schifezze.

    Però se tu fossi un Negro Ignorante non sapresti che sono schifezze. Quindi saresti felice come lo sei ora, e con maggiore facilità.

    In più consideriamo che il Negro Istruito non è un valore booleano 0 o 1: non si è solo Istruiti o Non-Istruiti e basta.
    Si può essere Negri Istruiti gradualmente e col tempo scoprire che ciò che piaceva quando si era Negri Istruiti di livello 1 (e si schifavano i libri dei Negri Ignoranti) adesso si rivela essere una schifezza perché si è diventati Negri Istruiti di livello 2 (e si schifano i libri per Negri Ignoranti e per i Negri Istruiti liv. 1, i secondi meno dei primi ovviamente).

    Più si diventa perfezionisti, più il margine di tolleranza si abbassa. E uno si chiede “cavolo, questo libro mi pareva buono per un Negro Istruito e invece è una boiata poco meglio dei soliti libri per Negri Ignoranti: ma come faceva a piacermi due anni fa?”.

    La via dell’infelicità è lastricata di conoscenza.

    Esperienza già vissuta su almeno 3 livelli. Negro livello quattro. ^__^

  22. PS: usando la terminologia di AD&D, possiamo dire che il Negro Ignorante è un Negro Istruito livello 0.

    PPS: al secondo livello puoi scegliere una specializzazione: io ho preso Negro Cagacazzi Storico-Oplologico.

  23. Ducale eccellenza, è dunque vero che l’operato di Campbell sia stato letto dai vostri regali organi visivi?

  24. mi scuso in anticipo col Duca se il commento non è strettamente pertinente ma….
    da quanto leggo è facile capire che il Duca e parte dei commentatori hanno letto manuali di scrittura.
    Quali testi consigliereste? Ci sono risorse gratuite sul web per i più poveri? [è importante mostrasi attenti alle esigenze della plebaglia]
    Con deferenza porgo i miei omaggi al Duca.

  25. Su gigapedia.com i libri sono gratis. Devi loggare e scaricarli. E’ illegale, ovviamente (anche se i giudici e la Costituzione italiana avrebbero qualcosa da dire a tua difesa, idem dicasi per il moderno concetto di Biblioteca digitale -gratuita, come prevedono le leggi italiane e spagnole-), ma mica ti interesserà la difesa a oltranza del copyright della plebaglia fascista? ^__^ Prova con:

    The Elements of Style, Fourth Edition
    di William Strunk Jr., E.B. White

    Worlds of Wonder: How to Write Science Fiction & Fantasy
    di David Gerrold

    Characters and Viewpoint (Elements of Fiction Writing)
    di Orson Scott Card

    How to Write Science Fiction and Fantasy
    di Orson Scott Card

    Plot (Elements of Fiction Writing)
    di Ansen Dibell

    Writing Fantasy & Science Fiction
    di Lisa Tuttle

    E ti consiglio caldamente di comprare su IBS questo libro (ma non leggere solo questo, leggi perlomeno Strunk -ma non in edizione italiana che fa schifo-, uno di Scott Card o quello di Lisa Tuttle e quello di Dibell… anzi, meglio se leggi tutti, eh? Bisogna fare i “compiti” se si vuole provare a scrivere un po’ meglio ^__^):
    Smettetela di piangervi addosso. Scrivete un best seller
    di Renato Di Lorenzo

  26. Domanda numero uno: giusto per curiosità, Duca, di che parla quest’ultimo di Renato di Lorenzo? (Non vale dire ‘di scrittura creativa, eh)
    Perché il titolo francamente mi fa venire un po’ il latte alle ginocchia, a meno che non sia ironico o qualcosa di simile.

    Domanda numero due: esiste un test di autovalutazione per capire il proprio livello di negritudine?

    Rispettosi ossequi ^__^

  27. Renato Di Lorenzo parla di cose spicciole, non tutte necessariamente “esatte” o non criticabili (anche Lisa Tuttle dà suggerimenti più legati alla sua esperienza che non universalmente veri), ma tutte chiare e affrontate con uno stile semplice e diretto.
    Leggendo il libro uno si può porre facilmente varie domande su cosa ha scritto o su cosa sta progettando di scrivere, per capire se può funzionare o se si può migliorare.

    Trovi un parere positivo qui:
    http://www.operanarrativa.com/node/536

    Per “come scrivere” il manuale migliore rimane quello di Strunk (in inglese, leggilo in inglese: la versione italiana mi è parsa molto più soft, poco chiara e molto meno incisiva!), il classico su cui sono cresciute generazioni di autori americani di quelli che “vorremmo avere noi”.

    Io ho letto il libro di Di Lorenzo dopo aver letto altri libri sulla scrittura e mi ha dato la sensazione di essere un ottimo ripasso. Non so se letto per primo, senza altre basi, sia altrettanto buono, ma può essere. E comunque se uno è così pigro da non voler leggere i manuali in inglese, allora meglio solo questo che niente (ma se uno è così svogliato nell’apprendere dubito combinerà mai nulla di buono).
    Io comunque leggerei prima quelli in inglese (Strunk per primo che è corto), poi Di Lorenzo da tenere come libretto di ripasso per il finale.

  28. Il test Mary Sue è utilissimo, ma la parte propositiva va presa al contrario: per vendere un milione di copie il tuo personaggio deve essere più Mary Sue possibile (per convincersene basta fare il test a Nihal).

  29. @Duca

    Ho visto Arcanum e sì, ad es. qualcosa del genere, ma personalemnte vedo un simil ‘500/’600 come più papabile per un editore. Ci puoi mettere comunque pistole e tecnologie steampunk (magari non diffuse come in un periodo industriale) e allo stesso tempo resta più vicino al “tranquillizzante” medioevo.

    Poi, che ne so, puoi avere il solito party: elfo, nano, uomo che fanno la solita raccolta di gemme, anelli, dildo, ma magari non farli combatter contro gli orchi, bensì contro un esercito di umani, cinocefali, uomini-orso,tazze del cesso volanti, elfi (non scuri, elfi uguali a quelli “buoni” solo di un’altra fazione).

    Che ne pensi?

    Se te lo chiedi: sì, sto lavorando a una cosa così.

  30. Bisognerebbe essere grati di poter essere un giorno i negri del conte.

    Anzi, io lo inserirei nelle aziende come praticantato obbligatorio u_u

    Vedreste che dopo qualche oretta a trasportare il conte in lettiga o a sventolargli il ventaglio di piume di pavone molti giUovani capirebbero come si sta veramente al mondo u_u

  31. Il Vostro umile commentatore vi porge i suoi sentiti ringraziamenti per i regali link alle guide del fanta stil novo.

  32. @???
    Un qualche genere di “science fantasy” clockpunk (quindi ispirazione più rinascimentale, basata su meccanismi a orologeria e sulle molle che non sui motori a combustione esterna) può essere una bella idea.
    O uno steamfantasy, quindi industrializzato, ma con un divario tecnologico che non ha permesso lo sviluppo di eserciti permanenti moderni e ha mantenuto lo scontro a livello di unità mercenarie più limitate, con un mix di armi bianche e armi da fuoco (possibilmente sempre ad avancarica: se metti la retrocarica con cartucce finisce che diventa ingiustificabile l’uso comune dell’arma bianca). Direi armi da fuoco a pietra focaia Settecentesche (con acciarini alla moderna, quelli a pietra più moderni), ma va bene anche a miccia, se preferisci che sia tutto tecnologicamente più retrò.

    Comunque non ci vedo niente di male nel fare un mix di fucili e pistole a pietra (con acciarino alla moderna o anche diverso, alla romana o bresciano o altri tipologie più vecchie e meno “efficienti”), un po’ di armature e armi bianche, in un mix seicentesco di roba, con in più gli elementi fantasy clockpunk come i golem meccanici (citando una cosa che ho messo io nella mia ambientazione come anticaglia “turca”: i Guerrieri di Ottone… cose simili ci sono anche in Ash di Mary Gentle).

    Se vuoi giustificare che non si sia sviluppato il fuoco di linea e il caricamento rapido, come avvenne in modo indipendente nel Giappone di Nobunaga e in Olanda, secondo me devi calcare la mano su un tipo di guerra di basso livello, con agguati, piccole unità di mercenari, guerriglia, più che battaglie campali ed eserciti ben organizzati (anche solo ben organizzati col sistema dei contratti militari di primo Seicento è già un forte colpo verso il “più volume di fuoco, più scontro in formazione”).

    Magari un mondo di città-stato più o meno alleate tra loro in varie federazioni con una forte componente nella guerra di “cattura” dei nemici per farne schiavi o sacrificarli agli déi (come facevano gli Aztechi), per cui mazze e reti sarebbero più utili allo scopo che non i letali moschetti… e di certo il fuoco di fila, massacrante, non sarebbe una buona scelta.

    Io preferisco lo steampunk, ma anche una base clockpunk può andar bene. Qualcosina l’avevo sviluppata anche io, a riguardo, prima di interessarmi al solo steampunk fantasy.

    Magari evita le solite quest a recupero di oggetti con la solita combriccola di eroi, tanto per non buttare proprio tutto nel water di Clichélandia. ^__^

  33. @Duca

    In realtà ho avuto un’idea un po’ strana. Del cliche c’è, ma molto a controbilanciare.

    Domani ti scrivo una mail. Così, se vuoi, puoi dirmi quanto ti va schifo, ok?

    Mi farebbe piacere avere un tuo parere.

    Intanto grazie per i suggerimenti qui.

  34. @Duca

    Rileggendo i tuoi suggerimenti mi è venuta in mente la serie Age of Unreason di Gregory Keyes.

    E’ uno storico alternativo dove, grazie a Isaac Newton, l’alchimia funziona e permette di entrare in contatto con angeli(buoni e non) che rendono possibile costruire navi volanti e altre cose, oltre a compiere magie.
    Ci sono anche degli uomini automatici più avanti nella serie.

    Domani quando ti scrivo ti mando anche quello, così dai un occhiata e mi odi di meno per la mia storia. ^___^

  35. @ Artemidoro… e più in generale:
    Il libro di Di Lorenzo io l’ho letto per primo e l’ho trovato decisamente utile.
    Confermo il fatto che il titolo sembra più l’offerta di un detersivo scadente, ma l’interno è molto utile… e inoltre Renato è:
    – Fan di gamberetta su facebook
    – Dai suoi commenti in facebook sembra apprezzare emule e la sua funzione di distributore
    Poi bisogna ricordare che Renato ha scritto anche libri sulla borsa… è chiaro che è un po’ influenzato dal marketing vecchio stampo (quantomeno lo era).

    Leggere romanzi in lingua può andare bene, ma sarebbe anche carino avere qualche scrittore qua in Italia. Ce l’hanno fatta in Polonia, non vedo perché da noi questi scrittori non crescano :p.

    Secondo me i libri tornano utili se vuoi imparere, ti danno la base necessaria per partire.
    Ma dopo se vuoi imparare ancora di più i maestri non servono, è molto più utile un’ottima squadra per comparare quello che fai e venire stimolato.
    Fortunatamente hai internet.

    L’ultimo consiglio: ASCOLTA LE CRITICHE e valuta il loro contenuto… non il modo in cui le dicono.

    Ehh… un’ultima risorsa: Holly Lisle mostra come si procede all’editing di un racconto. ha smesso di postare da questa estate, ma ci sono lo stesso dei video utili.

  36. bel post, bei commenti. grazie.
    tagli sulla parte nella quale c’impelagheremmo in discussioni che non portanoa niente (non siamo d’accordo su alcuni dettagli) e mi concentro su quel che posso dire senza dispersioni.
    la mia prima risposta,a giudicare dalla quantità di libri che neanche riesco a iniziare a leggere, sarebbe stata: meglio negri ignoranti (e io sono di quelli che la-buona-idea-basta).
    però è vero che l’istruzione poi la spalmi anche su attività diverse dalla lettura-per-piacere, e un conto è leggere narrativa di merda, un conto subire quotidianamente — ad esempio — la controinformazione degli organi ufficiali di stampa, il marketing, le scorrettezze dei più potenti e istruiti.
    e non credo che l’essere negri ignoranti serva, in questi casi. quindi forse meglio negri istruiti.
    a presto.

  37. @ duca, ???: io per giustificare il basso uso delle armi da fuoco leggere (ma i cannoni e i mortai ci sono) ero ricorso alla magia, anche perché ciò tornerebbe utile alla fine della storia (c’è un dio, una pistola e qualche universo-proiettile…).
    Karren era piuttosto orientato all’ottocento, con grandi imperi stile francia belle epoque (però molti di meno, molto meno popolati, molto meno guerrafondai)aeronavi, città volanti…
    La capitale degli schifosi elfi ha uno skyline degno di New York!

  38. @Maudh
    Se vuoi mandarmi qualcosa via mail per un commento, fai pure.
    A “???” ho già inviato una risposta (perlopiù incentrata sul tipo di arma da “fuoco” che mi ha descritto e su una questione tecnologica generale legata alla peculiarità della sua ambientazione).

  39. A proposito del manuale di Di Lorenzo, Angra me lo ha proposto. Sinceramente credo che i manuali di scrittura non servono a nulla senza delle idee ben chiare delle quali parlare. Rimangono solo regole rigide eseguite alla perfezione, qualcosa di preciso esteriormente ma freddo e vuoto.
    Credo che i manuali vadano sicuramente presi in considerazione ma poi fatti propri, nel senso di creare tecniche e stili personali. Rompere gli schemi e poi ricostruirli. La stessa Lisa Tuttle in Il codice delle fate non è che segua un metodo di scrittura molto ortodosso, anzi spesso sembra stia scrivendo un articolo di giornale, e anche le idee non sono chissà quale originalità. Ma la storia è ben resa e piacevole.
    Un altro scrittore che ama infrangere le regole, anche passando da un POV all’altro, oltre a Tolkien è Martin. L’ho trovato particolarissimo nel rendere determinate immagini, grazie all’uso di aggettivi insoliti e molto “sensoriali”(lama nera come il peccato, liscia come la lussuria ecc…).
    Le regole di scrittura servono a rendere al meglio un testo, ma vanno anche sovvertite per dare un certo aspetto alla storia. E credo che quando un testo è illegibile, tipo pieno di inforigurgiti chilometrici o avverbi inutili, basta rileggere per averne contezza. A me capita spesso.

  40. Ho scritto Conte?? Mea Culpa
    E’ che i titoli nobiliari mi disorientano.
    Secondo me se te incoronassimo Imperatore sarebbe tutto più semplice.

  41. PER MARIATERESA

    Sinceramente credo che i manuali di scrittura non servono a nulla senza delle idee ben chiare delle quali parlare.

    Per credere qualcosa di un argomento uno prima dovrebbe informarsi sull’argomento. Facciamo una piccola prova?

    Rimangono solo regole rigide eseguite alla perfezione, qualcosa di preciso esteriormente ma freddo e vuoto.

    Appunto, giochetto concluso.
    Dopo aver letto quanto scritto sopra posso dire per certo che non sai di cosa parli: hai espresso il punto classico, clichè preciso, di cosa “sembrino” i manuali di scrittura a chi non ne ha mai letto uno (o finge di averli letti, ma li ha sfogliati e non ha capito mezza parola). Io ho letto tutti quelli della lista e altri, e non mi sognerei mai di dire una simile stronzata.

    Credo che i manuali vadano sicuramente presi in considerazione ma poi fatti propri, nel senso di creare tecniche e stili personali.

    Ma questo non è quello che credi tu, questo è quello che in REALTA’ dicono i manuali: che bisogna usare il cervello e utilizzare con cognizione di causa gli stimoli e i suggerimenti atti al parto delle idee (pura MAIEUTICA) che in realtà sono i manuali (che non sono sterili liste di obblighi, ma testi che danno spunti per riflettere… a parte qualche blando consiglio a livello di “afferrare l’elsa e non la lama della sciabola per impugnare” o di “calcola di nuovo l’entalpia se ti pare di aver progettato la macchina del moto perpetuo”).

    Ho cercato a lungo di essere gentile e ho sprecato ore, togliendole ad altri in lista, per provare ad aiutarti dove possibile. Ora Basta. Dopo questa uscita in cui prima si dice una boiata come se si sapesse di cosa si parla e poi si fa passare una ovvia-banalità-da-manale come propria saggia idea personale, NON HO PIU’ intenzione di essere ancora gentile.

    Mariateresa, sinceramente: se vuoi una mano su qualcosa te la darò ancora. FORSE. E comunque IN PRIVATO.

    Ma le tue affermazioni sconclusionate in vari ambiti (non cito quelle ricevute in privato, ma se uno si guarda un po’ di tuoi messaggi in giro per blog e forum vari avrà da goderne per molto tempo… siamo a livelli di “ho visto cose che voi umani”), tirate fuori come se sapessi di cosa parli (mentre invece hai letto due cose in croce e poi hai aggiunto di tuo a fantasia), tientele per te e il tuo blog.
    O mettile su FM che magari escono di testa e chiudono il forum (sei riuscita a farmi simpatizzare per Marina… dico, per Marina! ARGH!). ^__^

    Non mi interessa, basta che non le scrivi da me che mi viene da vomitare. Sono puro inquinamento, sento i neuroni che mi muoiono nella testa: è come fare un brutto TRIP di acidi!

    Sono cattivo? Sì.
    Sono uno stronzo? Sì.

    Ma leggete in giro e ditemi se non ho ragione. Io sono mesi, dalle sue prime apparizioni su Gamberi Fantasy, che leggo in giro le sue minchiate e mi è venuta voglia di dare FUOCO a Internet o di CAVARMI GLI OCCHI per non vedere più quello che scrive.

    Mariateresa: tutti i tuoi prossimi commenti finiranno nel magazzino (non cancellati: solo “stoccati” dove non inquinano). Perché sì, perché sono il Duca e perché non me ne frega un cazzo di niente se sembro un fottuto despota.

    E non mandarmi mail per cercare di impietosirmi e/o lusingarmi: risponderò solo a questioni tecniche, fornendo solo consulenze per aiutarti (perché sono buono), niente altro.

    Continua qui, con ulteriori spiegazioni…

  42. Duca, se dessi fuoco a internet poi come ci riforniremmo di pr0n??

    Peraltro, volevo chiedere: c’è qualche indice ufficiale che indichi l’eventuale aumento o diminuzione del numero di libri aquistati negli ultimi mesi o anni in Italia? magari anche circostanziato alla sola categoria del fantasy?
    Lo chiedo perchè credo che in un momento di (supposta) crisi dell’industria del libro, sarebbe difficile sperare di veder emergere proposte innovative o rivoluzionarie.

    Specie poi in Italia dove si riesce ad innovare solo nel campo delle gnocche televisive.

  43. CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP CLAP
    (e così via)

    ^___^

  44. cerchiamo di capirci….
    se uno è Brunner e sta scrivendo “Tutti a Zanzibar” o “Il Gregge Alza la Testa” può permettersi di ignorare ogni manuale di scrittura di questo mondo….
    Ma se uno/a è un dilettante al suo primo tentativo, è molto bene che si adegui il più possibile a quelle che sono delle regole non assolute, ma derivate dall’esperienza di tanti.
    La probabilità di essere il genio che stravolge le regole conquistando il successo mondiale è minore di quella di vincere al superenalotto senza giocarci…..

  45. argomento diverso ma molto IT….
    non credo sia necessario leggere o addirittura studiare dei manuali di scrittura per poter passare almeno i primi livelli di Negri Istruiti…. a me sembra che basti leggere con qualche attenzione un numero sufficiente di buoni romanzi, e poi le differenze diventano evidenti in modo quasi automatico, anche se magari non ancora in modo del tutto cosciente….
    Per cui credo che il gradimento incontrato da alcune eclatanti schifezze dimostrino solo che esiste un ampio panorama di lettori che praticamente legge pochissimo e solo le suddette schifezze.
    Questo significa che se gli si facesse leggere qualcosa di meglio, anche se sempre negli stessi limiti di argomento e di feeling, solo più accurato stilisticamente, più ricco emotivamente e narrativamente, non credo perderebbero interesse, e ne riceverebbero un indubbio vantaggio culturale…
    Non ci sarebbe alcuna perdita di vendite, senza bisogno di mentire nelle presentazioni….
    Però richiederebbe un notevole sforzo da parte dell’editor e una migliore scelta dell’autore di partenza….

  46. Però richiederebbe un notevole sforzo da parte dell’editor e una migliore scelta dell’autore di partenza….

    Tutto lavoro in più che gli editori possono evitare mantenendo la massa ignorante (già ora praticamente non leggono i manoscritti inviati se non si ha un amichetto o un agente che li metta sotto il naso, altro che selezione, a quanto si dice) e che diventerebbe sempre più duro e necessario man mano che diventa più istruita.

    Lavorare credo che li terrorizzi. L’assenza di editing decente dei romanzi mi pare una prova.
    ^___^

  47. non credo sia necessario leggere o addirittura studiare dei manuali di scrittura per poter passare almeno i primi livelli di Negri Istruiti….

    Non è sbagliato, in fondo uno può essere un lettore coscienzioso senza saper scrivere e/o aver letto manuali di scrittura, anche se chiaramente aiuta.

    P.S. Duca, le ho mandato una mail.

  48. Propongo il Duca come nuovo editore: Carraronan Press Ltd.
    Chi è d’accordo alzi il dito.
    Duca, a quel punto potresti essere il vessillo della negritudine: non più negri istruiti infelici, ma negri sorridenti a tutti gli effetti. ^__^

  49. a proposito di un altro tema toccato
    (ho scoperto il tuo blog e “scarico” di colpo tante questioni)
    Io non sono affatto esperto delle varie suddivisioni del Fantasy (steam, urban etc), capisco solo quelle maggiori…
    per cui mi/vi chiedo come debba essere classificato, ammesso che lo possa, un romanzo di fantasy storico-scientifica come Argento Vivo ed il suo seguito Confusione (e sono in attesa del terzo volume, ma credo che dovrò prenderlo in lingua originale)
    Io ne ho avuta una impressione estremamente positiva, e credo che sia tra le migliori opere di questi anni.
    Ne ho sentito parlare poco, però…. magari perchè è stata pubblicata fuori dalle collane tipiche del settore? o perchè invece non è piaciuta?

  50. Argento Vivo e l’unico del ciclo barocco che ho letto un po’, poi mi pare che mi abbia scocciato perché non è scritto abbastanza bene, il contenuto non mi interessava (nonostante la solida base storica) e nell’insieme era noioso.
    Sono sempre stato tentato da provare di nuovo a leggerlo, ma ci sono così tanti libri migliori e più interessanti che non sono mai finito a trovarmi solo quello tra le mani… ^__^

    Wikipedia, credo giustamente da quel che ricordo, indica il ciclo barocco solo come “romanzo storico” (come anche i romanzi di Sharpe o simili). Direi da quel poco che ricordo che è giusto. Magari se qualcuno che l’ha letto aggiunge il suo parere…

  51. bè, sicuramente Argento Vivo è molto fedele alla storia, ma ne rivela aspetti molto poco conosciuti, anche se è evidente che esiste una base non-storica che ancora non si sviluppa.
    Confusione già presenta aspetti di fantasia molto più pronunciati, e qui spesso la storia fa solo da substrato…..
    Il terzo volume dovrebbe invece essere molto più “fantastico”, ma ancora la sua traduzione latita….
    In ogni caso la Storia in Argento Vivo è corretta, come è corretta la scienza che ne è la base principale, ma le vicende sono del tutto di fantasia e hanno un obiettivo di soluzione che con la Storia hanno poco a che fare.
    Io credo anche che c’è molta scienza da imparare in Argento Vivo, scienza vera, vista come nasce e come si sviluppa….
    In ogni caso grazie del tuo parere….
    Incomincio a capire perchè se ne parli poco….
    :)

  52. Il terzo del ciclo barocco non è mai stato tradotto in italiano, e dubito succederà, dato che ormai sono passati quasi cinque anni dall’uscita del secondo, Confusione.
    Prima di comprare in lingua originale, consiglio di scaricare, se non altro per capire se l’inglese di Stephenson è digeribile (purtroppo usa un linguaggio non proprio semplicissimo). Per esempio si può trovare The System of the World su gigapedia, qui.

    Per i romanzi in sé, non so. Li ha comprati mio fratello appena usciti e ricordo di averli letti volentieri, ma all’epoca ero davvero ingenua.

  53. Gamberetta, ti ringrazio per il link, così posso verificare se il mio inglese, che è buono, ma non è certo madre lingua, è sufficiente…..
    Spero sempre però che Rizzoli ci ripensi e decida di completare il ciclo…. non mi sembra abbia venduto tanto poco, alla fin fine….

  54. Sbaglio, o nessuno ha ancora citato uno dei manuali di scrittura più famosi al mondo?
    Parlo di “On writing – Autobiografia di un mestiere”, di Stephen King.
    Solido, essenziale, divertente, lo trovate anche col mulo, in italiano.

  55. On Writing lo vedo più come una sorta di autobiografia spacciata per manuale, al pari di “A volte la magia funziona” di Terry Brooks, che tra l’altro trovo molto più puntuale e completo quando si parla di argomenti come lo “show don’t tell”. Come scrittore, all’atto pratico, Brooks non è certo granché, ma almeno bisogna riconoscergli il fatto di sapere il fatto suo a livello teorico. Nell’opera di King, invece, l’80% delle pagine è occupato dai cazzi suoi e quindi le sue “lezioni” sono applicabili per la maggior parte al suo caso singolo, più che essere insegnamenti validi a ogni occasione. E’ comunque un’opera che, nonostate tutti i suoi difetti, merita una lettura.

  56. Non esageriamo. Le parti di autobiografia e manuale saranno 50 e 50.
    E sono accuratamente divise. Uno volendo può anche saltare i cazz1 e mazzi e passare direttamente al manuale.

  57. E’ comunque un’opera che, nonostate tutti i suoi difetti, merita una lettura.

    Merita eccome. Lo “show, don’t tell” non lo menziona manco per sbaglio, ma ci sono altri aspetti tecnici abbastanza buoni (eliminazione degli avverbi, uso della forma attiva, e così via fino alla corretta revisione).
    Mi sono accorto, però, che paradossalmente It presenta quasi tutto l’opposto delle cose che King sostiene in On Writing.

  58. Nell’opera di King, invece, l’80% delle pagine è occupato dai cazzi suoi

    Concordo. ^_^

    Concordo a mia volta.

    I pochi suggerimenti di King (evita gli avverbi, usa parole chiare e dirette, usa verbi attivi ecc) sono in quasi tutti gli altri libri già citati, e gli altri autori li spiegano senza dilungarsi come fa lui.
    Tra l’altro se non ricordo male King suggerisce di usare il più possibile il verbo “dire” ed evitare qualsiasi altro genere di verbo per introdurre i discorsi diretti.
    Es:
    “Ciao” disse Franco.
    “Ciao, è un piacere rivederti” disse Eugenio.

    Questo suggerimento non mi ha convinto del tutto.

  59. Se non ricordo male (il libro lo presi in biblioteca, quindi non mi è possibile controllare), King definisce il verbo dire “divino”. Più che altro, il senso di quell’affermazione è che a volte il cercare continui sinonimi è più nocivo della ripetizione in sé. Ovviamente sta all’intelligenza dell’autore intuire quando il troppo stroppia. Ricordo, a tal proposito, una bella novella di Arrigo Boito, “L’alfier nero” (consigliatissimo, tra l’altro si parla proprio di negri, giusto per rimanere in tema ^_^). Beh, in questo racconto le ripetizioni pullulano; anzi, si può quasi dire che i sinonimi sembrano banditi dal testo. Eppure la cosa non si nota per nulla grazie allo stile pulito dell’autore. L’obiettivo indicato da King è proprio questo: creare testi all’apparenza semplicissimi, ma in verità frutto di meticolosi studi stilistici (Matheson, giusto per citare uno a caso, è un vero maestro di quest’arte).

  60. Tra l’altro se non ricordo male King suggerisce di usare il più possibile il verbo “dire” ed evitare qualsiasi altro genere di verbo per introdurre i discorsi diretti.
    Es:
    “Ciao” disse Franco.
    “Ciao, è un piacere rivederti” disse Eugenio.

    Questo suggerimento non mi ha convinto del tutto.

    A me non convince mai quando scrivo, infatti sostituisco “dire” con “sostenere”, “asserire”, ecc. altrimenti che noia e che rottura dover leggere sempre lo stesso verbo. Per tante cose dicono di usare i sinonimi e qui non dovrei usarli? A me sembra una contraddizione.

  61. Ci sono scrittori che cercano di aggirare la norma antiavverbio usando un
    sinonimo di «dire» pompato di steroidi. Il risultato è noto a tutti i lettori di pulp
    fiction o letteratura di largo consumo:

    «Mettete giù quella pistola, Utterson!» crocidò Jekill.
    «Non smettere più di baciarmi!» ansimò Shayna.
    «Maledetto burlone!» ciangolò Bill.

    Non fatelo. Pietà, oh, pietà.
    La miglior forma espressiva per chi parla è «disse», come in «lui disse, lei disse,
    Bill disse, Monica disse». Se volete vedere questa tecnica applicata con rigore, vi
    invito a leggere o rileggere un romanzo di Larry Mcmurtry, lo Shane del parlato.
    Sembra misero, visto sulla pagina, ma vi parlo in assoluta sincerità. Mcmurtry si è
    concesso pochi denti di leone avverbiali nel suo prato. Crede in «lui disse/lei disse»
    anche in momenti di crisi emotiva (e nei romanzi di Larry Mcmurtry ce ne sono in
    abbondanza). Fate così anche voi.

  62. Usare un verbo come crocidò effetivamente è un po’ ridicolo :p.

    Mi sta bene usare il verbo dire più spesso di altri verbi.
    Ma “affermare” o “rispondere” e molti altri non mi sembra che faccia male.

  63. Usare un verbo come crocidò effetivamente è un po’ ridicolo :p.

    Mi sta bene usare il verbo dire più spesso di altri verbi.
    Ma “affermare” o “rispondere” e molti altri non mi sembra che faccia male.

    Concordo.

  64. “Crocidò” e “ciangolò” mi mancavano proprio…però come fan dei verbi biascicare e mugugnare non sono d’accordo al 100% su questa idolatria del verbo “dire”.

    Tornando alla domanda principale: meglio ignoranti e felici o istruiti e insoddisfatti?
    E perchè non istruiti e contenti?
    Grazie al cielo al mondo esistono libri di ottimo livello, che posso essere goduti appieno da qualcuno che coglie anche PERCHE’ sono belli. E’ la stessa differenza che sta tra saper solo girare la chiave d’accensione dell’auto e sapere invece montare e rimontare un motore.
    Non riuscirò più a leggere certi libri? Normalissimo, così come a 8 anni ho perso interesse in letture come “Il topino Pietro” o “Le magiche avventure dell’arcobaleno”.
    Si cresce di gusti ed esigenze in qualsiasi campo e i libri non sono esclusi.

  65. Bè, io tempo addietro trovai una vera chicca in un libro edito. Qualcosa come:

    “Non ci posso credere!” strabiliò Pippo.

    ‘Pippo’ l’ho inventato io, il verbo purtroppo no. (Oltretutto ‘strabiliare’ è intransitivo, quindi anche sorvolando sull’unghiata alla lavagna, avrebbe almeno dovuto mettere ‘si strabiliò’)

    Io riguardo questa faccenda quoto King su tutta la linea. ‘Rispose’ ‘affermò’ ‘convenne’ sono varianti accettabili, ma ‘disse’ è sempre la migliore, poche volte si sbaglia. Pollice verso completo invece sui furboni che cercano il due per uno e s’intrappolano in amenità come

    “Ehi, io sono qui!” attirò l’attenzione Pippo.

    Ebbene sì, ho letto anche ciò.

  66. ma in che lingua scrive King?
    credo bisogna stare molto attenti a “tradurre” regole come questa da una lingua ad un’altra….
    le sfumature delle parole sono diverse….

  67. King scriveva say/said, ma in questo caso il discorso secondo me resta perfettamente valido. Penso proprio che sia un suggerimento universale che prescinde dalla lingua di appartenenza.

  68. commento con ritardo epico.
    Concordo con chi ha detto che è uno dei post migliori, almeno al livello di quello su Adhara.
    Poi come sempre le considerazioni non verranno lette o comunque prese in considerazione da chi ne avrebbe bisogno veramente.
    La questione dei libri è la stessa del canto: esistono suoni e modi di cantare corretti mentre altri scorretti al di là del gusto personale. E una persona con l’orecchio sufficientemente addestrato è in grado di distinguere un suono di gola da uno emesso correttamente. I soliti discorsi “nn konta la teknika ma dv emozionare e kantare col kuore” non si discostano da quelli che glorificano certe schifezze a piede libero in libreria “ma è fentasi””ma t emozzziona come nexxuno!” etc.
    Chiunque, mettendo il culo in carreggiata ed esercitandosi può imparare come riconoscere un suono corretto e anche come produrlo. Basta lavorare seguendo un metodo.
    Poi anche in quell’ambito se si tira fuori la questiona della tecnica ci si becca del nazista/vecchio relitto/criticone acido/invidioso
    I bimbiminkia travalicano le categorie e gli argomenti di discussione al quanto pare.

    Lavorare credo che li terrorizzi. L’assenza di editing decente dei romanzi mi pare una prova.

    Credo che all’estero perlomeno epurino i libri dalle porcate peggiori. Persino Paolini si risparmia certe uscite da fantasy italiano:cose che richiedono che il testo venga semplicemente letto una volta come nel primo della Troisi: l’episodio del guerriero che viene colpito in un punto e due righe sotto la ferita si trova in un altra parte.

  69. @Diego
    “disse” è la scelta migliore e ha le stesse sfumature di “said”, ma non mi sembra che se ne debba abusare, e le alternative non hanno sempre lo stesso significato in inglese

  70. @mikecas
    Sono d’accordo sulle alternative che in traduzione possono assumere sfumature diverse, è senz’altro vero. Che non si debba abusare di ‘disse’ è altrettanto sacrosanto, ma nella scrittura d’altra parte quanti sono gli strumenti di cui si può abusare? Il problema è che quando ci si trova con ripetizioni di ‘disse’ (che sono fastidiose, sono d’accordo), si punta subito a spulciare decine di sinonimi (rischiando di cadere nelle sciocchezze di cui sopra) invece di prendere in considerazione l’ipotesi che, novanta su cento, sia proprio l’inciso stesso ad essere ridondante.
    Ma scrivere dialoghi efficaci è uno degli aspetti più rognosi della narrazione, lo sanno anche i sassi. Il discorso è molto interessante, ma qui andiamo un po’ fuori dai binari del post. Chissà che il Nostro Duca un giorno non ci metta a disposizione un articolo per parlare di queste squisitezze stilistiche ^__^

  71. @aealith

    I bimbiminkia travalicano le categorie e gli argomenti di discussione al quanto pare.

    Che bello… mi sento invaso di nuova fiducia nel genere umano… ^_^””

    @zora

    Non riuscirò più a leggere certi libri? Normalissimo, così come a 8 anni ho perso interesse in letture come “Il topino Pietro” o “Le magiche avventure dell’arcobaleno”.
    Si cresce di gusti ed esigenze in qualsiasi campo e i libri non sono esclusi.

    Il problema diventa poi trovare libri adatti, difficilissimo se si ha la fissa del fantasy. Mi è capitato più volte negli ultimi due anni, da quando ho iniziato la scalata dei livelli di negritudine, di rimanere così deluso dalla roba letta da ripiegare sulla buona, affidabile saggistica. Un buon autore di saggi storici scrive con stile migliore e maggiore capacità di interessare di tenere incollati alle pagine di tanti narratori da strapazzo. Martin Gilbert nel suo libro sulla Grande Guerra usa il trucco di far sentire di continuo, a ogni pagina, la “voce del passato” proponendo aneddoti, estratti di lettere ecc… che MOSTRANO la storia invece di narrarla soltanto.
    Show don’t Tell. Ha una applicazione anche nella saggistica.

    Ecco, ora che ci penso, tante cose che riporta Gilbert sono così interessanti che potrei riciclarle per dei mini-articoli di curiosità per la sezione Grande Guerra. ^__^

    Tornando ai libri: come la cara Gamberetta ha sottolineato più volte, ormai non resta che leggere i libri in inglese se si vuole roba per Negri Istruiti fresca…

  72. @ Duca:
    forse perchè non ho la fissa solo del fantasy riesco sempre a trovare nuovi libri piacevoli, però è vero che se 5 anni fa leggevo libri in inglese giusto per i compiti, adesso sono la metà. Però ti capisco: io per “mestiere” leggo tutto il possibile sui samurai, ed ormai ho finito i libri disponibili in inglese e italiano. Per fortuna un po’ alla volta riesco a passare al giapponese. Quando finiranno anche quelli…c’è sempre la speranza che tra tanti negracci analfabeti ne spunti fuori uno istruito che scriva un nuovo bel libro. Già su questo blog ci sono una ventina di persone che mi paiono capaci di ragionare e di scrivere, ormai con internet la pubblicazione cartacea perde di valore, quindi le case editrici che puntano sulle capre possono andare a quel paese.
    Piuttosto è svilente come la cultura dei ragazzi sia affidata a gente che non vuole educare a belle letture ma solo far soldi col minimo impegno possibile. Al di là delle considerazioni etiche se uno cresce a Paolini, il suo ideale sarà Paolini, e non punterà mai più in alto di così. Così si crescono male possibili scrittori.

    Per la saggistica: quella ben fatta è avvincente come un romanzo, è una benedizione quando i libri degli esami sono scritti da gente capace.

  73. Per la saggistica: quella ben fatta è avvincente come un romanzo

    Concordo. Ed essendoci molta più selezione alla base, tendenzialmente è più facile trovare un buon saggio storico scorrevole e piacevole che non un romanzo (Gilbert batte i libri su Sharpe dieci a uno). E magari uno oltre che divertirsi impara anche qualcosa (di inutile, ma lo impara… e prima o poi si possono riciclare le informazioni per gareggiare in un quiz televisivo, no?)

    Al di là delle considerazioni etiche se uno cresce a Paolini, il suo ideale sarà Paolini, e non punterà mai più in alto di così. Così si crescono male possibili scrittori.

    Concordo anche sul rischio “Idiocracy”: si sta tentando la lobotomia prefrontale dei giovani per mantenerli negri ignoranti tutta la vita. Forse gli ebook ci salveranno. Forse no. Forse sarà sempre peggio.

    Ma gli Editori Bianchi devono capire una cosa di noi lettori:
    noi siamo solo Negri, è vero, ma siamo lo stesso Uomini come loro.

  74. Al di là delle considerazioni etiche se uno cresce a Paolini, il suo ideale sarà Paolini, e non punterà mai più in alto di così. Così si crescono male possibili scrittori.

    Concordo anche sul rischio “Idiocracy”: si sta tentando la lobotomia prefrontale dei giovani per mantenerli negri ignoranti tutta la vita. Forse gli ebook ci salveranno. Forse no. Forse sarà sempre peggio.

    Io ho letto schifezze in gioventù, ma quando si comincia a esplorare il campo, ovvero a leggere di tutto – perché quando uno comincia a leggere Brooks dopo un po’ si scoccia e vuole passare ad altri fantasy, incappando inevitabimente in qualcosa di migliore -, è ovvio che si riuscirà a dividere la roba buona da quella brutta.
    È essenziale, inoltre, a mio avviso, che il lettore di Fantasy non si concentri esclusivamente su un unico genere.
    Io stesso, come scrittore che predilige il Fantasy, non ne ho letto uno (vabe’, uno, due) in quasi due anni.
    Anche questo è un modo per arricchirsi – sia come lettori che come scrittori – di elementi utili per scevrare le opere buone da quelle cattive.

  75. quando uno comincia a leggere Brooks dopo un po’ si scoccia e vuole passare ad altri fantasy, incappando inevitabimente in qualcosa di migliore

    Non è detto. Ci sono esempi a pacchi di gente che ha continuato a leggere minchiate: 10 anni di letture di R.A. Salvatore con piena gioia, come hanno fatto e fanno in tanti, non mi pare “poco”.
    E statisticamente essendo il peggio predominante e più pompato dagli editori è più facile continuare a incappare in brutti libri fino alla rinuncia a leggere fantasy per lo schifo (o al pieno soddisfacimento, se si è ancora Negri Ignoranti) piuttosto che non trovare il libro rivelazione di alta qualità. ^__^

  76. Concordo. Però…

    Ci sono esempi a pacchi di gente che ha continuato a leggere minchiate: 10 anni di letture di R.A. Salvatore con piena gioia

    Questo non è leggere Fantasy. Questo è leggere R.A. Salvatore.
    Un mio amico ha cominciato a leggere Brooks e Troisi. Dopo un anno mi chiede qualcosa di Fantasy da prestargli.
    Gli ho prestato Il trono di spade. ^_^ Così ho rubato al Fantasy monnezza* un ulteriore discepolo, conducendolo verso la retta via.


    * Dico monnezza ma esagero: anche quei libri hanno qualcosa da insegnare. Dico sul serio. Avete mai letto Dragonlance? Bene, tenete da parte il veleno e fidatevi: per quanto schifo possano farvi certi romanzi, per quanti errori vari si possano trovare, ci sono piccole perle da fare proprie - se si scrive.
    Se si legge, invece...

  77. Martin Gilbert nel suo libro sulla Grande Guerra usa il trucco di far sentire di continuo, a ogni pagina, la “voce del passato” proponendo aneddoti, estratti di lettere ecc… che MOSTRANO la storia invece di narrarla soltanto.

    Non per contraddire il Tuo sacro verbo, Duca, ma ti rammento che Gilbert è spesso considerato come il negro degli storici, viste le sue posizioni quasi sempre scandalosamente pro-british ^_^

  78. @Stefano
    Non per contraddirti, ma leggi quel libro: se far passare i britannici per una manica di coglioni (in senso buono, in realtà non calca la mano: è solo la realtà delle loro azioni a farli sembrare dei fessi) e trattare con estrema correttezza i tedeschi è pro-british, siamo messi bene. ^__^

    Sir Martin John Gilbert CBE D.Litt. (born 25 October 1936) is a British historian and the author of over eighty books, including works on the Holocaust and Jewish history. He has been a pioneer of historical atlases, and is best known as the official biographer of Sir Winston Churchill.
    […]
    His book on World War I is described as a majestic, single-volume work incorporating all major fronts – domestic, diplomatic, military- for “a stunning achievement of research and storytelling

    Se essere uno dei più importanti e rispettati storici moderni è essere negro, ci metto la firma subito.
    ^___^

  79. No, per carità, non metto in dubbio che Gilbert sia per parte sua uno dei più grandi storici del secolo passato (ho letto entrambe le sue monografie: sia quella sulla prima che quella sulla seconda guerra mondiale).

    Però mi sta un po’ sul qulo che mediamente tratti l’esercito italiano come un pacco di c0glioni.
    Intendiamoci, non che fossimo dei rambo, ma che in questo senso Gilbert spesso esageri mi pare una tesi abbastanza condivisa.

  80. ANCORA PER MARIATERESA
    Aggiungo un ulteriore commento per Mariateresa, che negli ultimi due giorni è sparita da msn, FM, blog ecc…
    Ultimamente ho ottenuto solo consensi, pubblici o (soprattutto) in privato, per il commento aggressivo di cacciata, nemmeno uno di critiche: questa è una cosa che fa riflettere.

    Aggiungo una cosa.
    Mariateresa nonostante tante volte sia “diversamente astuta” e impieghi un sacco a capire le cose, ha qualcosa che tanti non hanno: la voglia, pur in modo poco efficiente fino ad ora, di sperimentare e tentare cose diverse (anche se per ora erano cose piuttosto banali, erano perlomeno diverse).
    Mi aveva descritto una cosa Steamfantasy che mi era piaciuta, a patto di epurarla di altre cosette (ma poi una me l’ha spiegata meglio e magari l’idea se ben ripulita era decente).
    Tanti che provano a scrivere hanno idee molto peggiori delle sue. E uno stile di scrittura uguale o inferiore.
    Quindi piantatela di ridere alle sue spalle: non è per quello che mi ha fatto incazzare. ^__^

    Il problema era che inquinava internet. E si faceva del male da sola così. Sempre a parlare, parlare, parlare, portando il suo Verbo Rivelato che era un mix di cose lette ma non capite e di ipotesi strampalate condite da motivazioni pseudo-intellettuali sul recupero dei miti originali ecc… ecc… sì, ok, tutte chiacchere, e spesso fatte a gente che ne capisce di più.
    Non commento sul fatto che, con altri (non con me, in privato comunicavamo senza problemi via mail), ci siano stati forti attriti per le sue idee bislacche portate come “fede rivelata”.

    Insomma, Mariateresa si stava danneggiando da sola.
    il mio invito a piantarla è un invito a fare il proprio bene: legga, segua le comunità, ma si tenga le cose per sé e vi rifletta in silenzio. Senza attirare attenzioni sbagliate.
    Pensi a imparare a scrivere BENE, a produrre un romanzo DECENTE (e non serie di N-mila volumi) e poi, tra due o tre anni, torni a parlare sapendo un più cose sugli argomenti di cui vuole parlare e portando qualcosa di “concreto” e di leggibile.

    Attirare solo disprezzo e fastidio in giro per internet non le sarà mai di aiuto. La pseudo-cacciata dal mio blog è un tentativo di svegliarla, di farle capire che si sta solo danneggiando con il suo attuale modus operandi, sperando che tutto ciò la faccia riflettere e inizi ad assumere un profilo molto più basso.
    Un tentativo di “proteggerla da sé stessa”.

    Avrei potuto ignorarla, lasciandole inquinare il blog senza risponderle mai, fino a vederla andar via di propria iniziativa (altri lo hanno fatto), ma non volevo vedere i miei articoli lerciati da discussioni veramente inutili e sterili come quelle che fa regolarmente nascere lei: ho preferito fare il “cattivo” e tentare di svegliarla… per il suo bene (e la mia salute mentale).

  81. Povero Erlond, tirato nel mazzo degli elfi di Fantasylandia :D Personalmene ho sempre trovato gli elfi biondi ed efebici personaggi insopportabili. Quelli del Signore degli Anelli mi vanno a genio, sono abbastanza vicini ai “veri” elfi, i Tuatha de Danan irlandesi, tanto saggi quanto allegramente crudeli ^_^ Purtroppo nel romanzo fantasy #3234 gli elfi sono buoni, buoni col metro di oggi. Personalmente preferisco personaggi buoni secondo il loro metro (leggendo il Mabinogi si hanno esempi abbastanza sconvolgenti di virtù “positive”).

    Tornando alla domanda del post: la lettura di manuali mi ha resa più sensibile agli errori, ma non mi ha guastato la lettura. Per un verso sno sempre stata una lettrice piantagrane. Forse prima non sapevo individuare con altrettanta sicurezza gli errori, ma un romanzo di merda resta un romanzo di merda. Prima ti dici “sì, ma che palle, ‘sta descrizione è inutile!”, poi ti dici “questo infodump è raccapricciante!”, ma il risultato è lo stesso: la lettura non è piacevole.
    Quello che magari mi ha “guastato” molti fantasy sono altro genere di “studi”. Se a 14 anni potevo trovare una scena di combattimento avvincente, adesso, dopo un anno di scherma e diverse letture interessanti, la trovo spesso noiosa o stupida.
    Ad ogni modo dipende molto da con che spirito prendo un libro. Quando ho iniziato a leggere Abarat, mi aspettavo un fantasy bizzarro ma niente di eccezionale. Non mi è dispiaciuto. Quando lessi Terra Natale di Salvatore (ebbene sì, l’ho letto :D) sapevo benissimo che era una cazzata. Non mi aspettavo nulla, e per essere una lettura trash dopo tre mesi di ideogrammi per endovena non mi sono annoiata (almeno non c’erano eroine cerebrolese armate d’arco, e poi a Drizzt piacciono i gatti ^_^ meglio dei conigli :P), anche se non lo consiglierei certo come libro. Pug l’Apprendista l’ho letto solo perché mi era stato caldamente raccomandato, altrimenti lo avrei evitato come la peste: tipica ambientazione medievale con maghi, nani, elfi, ecc. Eppure, nel suo genere, non è un libro totalmente sgradevole: tolto qualche capitolo infelice e gli elfi, è godibile. Invece da Il Regno di Saramyr mi aspettavo un fantasy di ambientazione orientale (Giappone medievale, diceva la quarta). Non ci sono elfi, non ci sono nani, non ci sono draghi, ma fa cagare! L’ambientazione non ha niente di giapponese e i personaggi sono uno più mentecatto dell’altro. Il Regno di Saramyr non lo conoscevo, non conoscevo l’autore, mi aspettavo una storia godibile in un fanta-giappone e sono stata delusa.
    Twilight mi era stato descritto come un libro che ti cambia la vita, e non sno riuscita nemmeno a finirlo dalla nausea.

    Insomma, in conclusione, leggere manuali e istruirmi non mi ha reso più “infelice”. Documentarmi e studiare per me è un piacere; anche se adesso sono più sensibile di quanto non lo fossi a quattordici anni, se un libro non mi è presentato come capolavoro e non mi viene rifilato a prezzi iperbolici (in Francia si trova la versione tascabile di praticamente tutto, e costano tra i cinque e gli otto euro), cerco di trarre il meglio da ogni romanzo: mi godo gli aspetti interessanti e mi segno gli strafalcioni onde non ripeterli nelle mie, di storie.

    Non sarò molto Istruita come Negra, ma istruirsi è un piacere. Benvenga :) Capisco che per chi legge solo in italiano la musica sia diversa. Fortunatamente l’editoria italiana non mi concerne più :)

  82. Se mi è permesso, voglio rispondere al Duca. Può anche censurarmi, non me ne frega più di tanto.
    Grazie per avermi salvata dalla polemica inutile. Ora sto sviluppando l’idea dei ragni giganti che spruzzano veleno e ne sono felice.

  83. Mi trovo perfettamente d’accordo con quanto detto dal Duca.
    Chi è che non preferirebbe essere un negro ignorante?
    In fondo credo che tra la felicità nel leggere qualcosa di brutto con molto appagamento,nell’ignoranza più completa,o la bile propria della letteratura che descriverò con il termine tolkeniana,nessuno se la prenda,sia giusto preferire la felicità.Anche se questa scelta comporta lo sprofondare in un abisso di demenza.
    Saluti.

  84. Il Duca è riuscito a riportarmi davanti il me giovane e ignorante che si dilettava con Brooks (e che a ogni apparizione di Allanon bestemmiava forte…cheppalle). Una madeleine in pickelhaube!

    Detto ciò, io e la mia ragazza stiamo scrivendo un romanzo di genere ancora ignoto (diciamo che ci sono gli immortali, ma non sono gay e non ci sono orecchie (o denti) a punta). Sono due anni che ci si lavora: il libro è ancora incompleto e lo stile fa ancora schifo a metà… eppure a quei pochi incolti a cui lo abbiamo fatto leggere piace assai. Preferisco non riflettere su questo dato -.-

    Mi servirebbe una ducal consulenza. Attendo riscontri.

  85. @Zino Davidoff
    Sto finendo di smaltire le domande e le richieste arretrate. Ti mando una mail all’indirizzo lasciato col commento settimana prossima, appena ho risposto a un altro po’ di roba in coda.

  86. Non voglio fare la figura dello scemo o dell’amante dell’OT, ma Gigapedia m’impedisce l’iscrizione perchè “non ho un dominio Google” nella mail. Qualcuno sa tradurre quest’espressione dall’internettese?

  87. @Andrea:
    Come scritto nella pagina di registrazione:

    to help reduce spam you must have a google account to register on this site!
    (email addresses ending in @gmail.com or @googlemail.com only)

    Ergo: fatti un indirizzo mail di google mail qui http://www.gmail.com

  88. La mia conoscenza di testi di scrittura creativa si ferma a quello che lessi alle elementari scritto da Bianca Ptzorno. Il che probabilmente non mi rende un’esperta in materia. Ma) direi che, a occhio e croce, a forza di leggere classici di ogni genere e saggistica di critica letteraria, ho ottenuto più o meno lo stesso risultato: sono un negro di livello x che schifa pressoché qualsiasi cosa gli passi tra le mani… E’ molto deprimente: riuscire a trovare qualcosa che leggo con piacere è un’impresa, trovare qualcosa di FANTASY che leggo con piacere pressoché impossibile :/
    Esiste qualcosa di fantasy scritto bene???

  89. Pingback: R'lyeh sommersa
  90. Ecco, ho scritto un commento un attimo fa su Odio: Colazione dei Campioni e poi scopro che il Duca ha persino scritto un articolo intero su ciò che mi fa rabbia!

    Mi inchino a voi, Duca! Fantastico!

    A riguardo invece del Sense of Wonder che cerca Gamberetta, io non riesco a provarlo leggendo di fatine che bevono birra o di aggeggi a vapore usciti dalle manie psicotiche di un pazzo (sebbene, diamine, non si possa dire nulla sulla loro originalità!), ma se mi trovo davanti storie come “La Storia Infinita” (ho amato il Leone del deserto, quello che muore e rinasce continuamente… bellissimo…), beh, da brivido. da brivido.

    So che sia tu, Duca, che Gamberetta non amate particolarmente i fantasy in tema medievale. Io spero un giorno di riuscire a mostrare a tutti un libro che possa far cambiare idea su questo punto (Ho già parecchie idee… e non vi sono elfi o nani di mezzo, né orchi brutti e cattivi. No… Farò vedere io cos’è un vero High Fantasy! Per Odino!)

  91. @Alle decine di giovani e belle ragazze che mi seguono senza commentare
    Smettetela di fare le timide che mica vi mangio (al più vi lecco ^__^)

    All’appello.
    Anzi, no. Lasciatemi lurkare ancora un poco, Duca. Come giustamente sottolineate, non ho la Vostra preparazione in nessuno degli argomenti che trattate; mi limito dunque ad abbeverarmi alla fonte.
    Non ho la minima idea del perché io continui a seguirVi, ma ugualmente lo faccio da mesi e con piacere. La Vostra ironia supera di gran lunga una retorica comunque impeccabile ^-^

  92. Smettetela di fare le timide che mica vi mangio (al più vi lecco ^__^)

    Orrore!

    Dimenticavo che tre anni or sono ero ancora preda della lussuria e blateravo di fornicazione, di futanari e dell’orrendo peccato di Onan.
    Il mio spirito era degenerato e non dissimile da quello di un nero della Guinea che fa i suoi comodi con le capre in piena vista nella strada fangosa del villaggio.

    A quale vergognosa degenerazione dell’animo umano hanno dovuto assistere i Vostri innocenti occhi di fanciulla! Siete rimasta turbata?

    Non temete nell’esservi palesata: la Vostra Virtù, e quella di ogni altra signorina per bene, non corre più alcun rischio!

  93. Oh, Duca, compito di una signorina per bene è non credere mai alle parole di un galantuomo! E la redenzione non è di moda, nel nostro XX secolo. Confido dunque che nel profondo del Vostro animo siate rimasto quell’adorabile bon vivant di tre anni fa.

  94. Caro Duca,
    più vi leggo e più vi apprezzo, ma sta sorgendo un problema: sempre meno apprezzo e sono disposta a tollerare gli individui che abitualmente frequento e coi quali mi trovo a dibattere (ma che dico “dibattere”! Potessero avvelenarmi, lo farebbero. Potessi gettarli già da una rupe, lo farei!)
    In un certo senso era confortante arrivare, in alcuni momenti, a pensare che il problema non fosse loro, ma mio: mia “fantasia” cercare di alzare il livello, la qualità della comunicazione, nel nostro ristretto gruppo, ma capisco, grazie ai vostri esempi, che il problema non è affatto mio, quando loro che non arrivano alla sufficienza, ma, ancora peggio, che non sentono il bisogno e non capiscono la necessità di arrivarci!

  95. @Nur
    Porta pazienza con quelli, tanto non sono recuperabili e comunque non sono davvero interessati a quelle questioni, e procurati degli amici che siano DAVVERO interessati agli argomenti che ti piacciono e quindi disposti a discuterne in modo critico, nel bene e nel male.

    @Fify In The Sky
    Nel profondo dell’animo sono un miniature lop dal pelo rossiccio, che corre in tondo e salta dentro le borsette per non camminare.

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