Dopo il divertente intermezzo trollesco con il Pino Mugo del Fantasy Italiano, torniamo a parlare di cose serie. Questo è un aggiornamento lampo dedicato agli articoli in arrivo e alla nuova rubrica “Chiedilo al Duca”.

Articoli in Arrivo
Sto riordinando gli appunti sui primi due libri delle Cronache del Mondo Emerso e, sigh, con grande dolore sto rileggendo il terzo libro. Tutto per amore di Nihal. E come preannunciato alcuni giorni fa sto leggendo “Il Destino di Adhara”, nuovo libro di Licia Troisi che alcuni mentecatti imbottiti di metanfetamine hanno definito la Regina del Fantasy Italiano. Chissà perché mi viene in mente Gaetano Bresci… ^__^

«Io non ho ucciso Umberto. Io ho ucciso il Re. Ho ucciso un principio.»

Oltre a questa spazzatura mi sto dedicando alla lettura di romanzi più seri, ovvero quelli di Carlton Mellick III che mi sono appena arrivati.
Dedicherò un articolo alla Bizarro Fiction e al libro “The Haunted Vagina” che ho appena finito di leggere. E agli altri romanzi in futuro, se saranno altrettanto belli.
Ho anche il libro “The New Weird” a cura di Ann e Jeff Vandermeer, per cui potrei usare il materiale e i racconti contenuti per fare un articolo su cosa sia il New Weird. Qualcosa di un pochino più completo e delineato, se riuscirò, di una traduzione da wikipedia per qualche rivista di dubbio gusto. E anche un articolo su un nuovo genere letterario di cui preferisco non parlavi prima per non rovinarvi la sorpresa (e non c’entra con lo Steam, è molto più figo!). ^__^

Per quanto riguarda armi e armature, gli articoli per cui ho raccolto materiale nel corso di questi mesi sono: storia e spirito della baionetta; articolo “4 Dummies” sulla balistica terminale nel corpo umano (perché di più non posso fare); storia ed evoluzione (in breve) delle armature da fanteria dalla fine dell’Ottocento a oggi; gli acciarini a percussione (parlando anche di palle minié e altre soluzioni meno intelligenti); il moschetto con la forcella, una falsa innovazione.
Gli altri che potrei scrivere non li cito perché penso di metterli dopo questi (il che significa tra parecchi mesi).

 
Chiedilo al Duca
Questa è la nuova sezione. L’idea nasce dalla discreta quantità di consulenze più o meno complicate che ho fornito via mail o via msn nell’ultimo anno. Una piuttosto interessante proprio la scorsa settimana. Talvolta il materiale che metto assieme per rispondere è sufficiente per poterci costruire attorno un articolo a sé e ho pensato che magari qualcun altro potrebbe essere interessato a leggere la risposta.
Quella su Armature e Armi da Fuoco alla battaglia di Pavia è una vera e propria consulenza di un certo livello, per cui non l’ho inserita nella nuova categoria, ma domani provvederò a pubblicare il primo articolo di “Chiedilo al Duca”.

Chiunque può mandarmi quesiti di natura storico-armiera o chiedere consigli che richiedano competenze in oplologia o storia militare per la propria ambientazione fantasy. Anche domande applicative del tipo “ho questo e questo nella mia ambientazione fantasy, secondo te ci può stare quest’altro o non ha senso?”. Oppure “avrebbe senso che ci fossero X e Y nella mia ambientazione, anche se non voglio che ci sia W?”.
Se le risposte saranno sufficientemente interessanti le sistemerò, amplierò e pubblicherò un po’ per volta nella nuova categoria. Sempre che io sia in grado di rispondere, cosa che NON è affatto da dare per scontata! ^__^

Indirizzo e-mail a cui inviare: carraronan@gmail.com

Sono sempre disponibile anche a leggere gli incipit dei romanzi delle aspiranti scrittrici (o scrittori…) di Fantasy per fornire pareri e aiuto tecnico (quel poco che posso fare). Ma su questo farò un articolo apposito in futuro, per spiegare in modo chiaro l’importanza di inviare le proprie mutandine assieme al testo.
Nel frattempo chiunque voglia approfittarne è benvenuta, soprattutto se giovane, attraente, disinibita e domiciliata in Lombardia. Meglio se perfettamente sana e se prende la pillola: preferisco che non vi siano barriere artificiali nel rapporto di editing. Va da sé che se siete maschi leggerò le vostre opere con molto meno interesse.
Sono sessista, cazzi vostri. ^__^

A domani con il primo articolo di “Chiedilo al Duca”.

108 Replies to “Novità e rubrica “Chiedilo al Duca””

  1. Bella idea :D Lo sai vero che appena avrò bene in mente le modifiche da apportare al mio romanzo, ti tempesterò di domande, vero? Non immagini nemmeno che errore hai fatto contattandomi via msn XD

  2. Wow ;) mi fa molto piacere sentire questa tua disponibilità…
    … anche se la discriminazione è pesante :p…

    Vale lo stesso spacciarsi per Elisabetta Canalis?

    Ciaus ;)

  3. bella l’idea di “chiedetelo al duca”.
    presto, per altro (e via e-mail), ti romperò le scatole.
    un paio di mie mutande vanno bene lo stesso (uso mutandoni che arrivano fino al ginocchio, ma li lavo almeno una volta al mese!)?

  4. Duca, scusa se ti faccio questa domanda a uso personale, ma mi chiedevo se sapevi qualcosa di più preciso oltre a qualche riferimento letterario alle armature usate dalle donne guerriere. Io ho recuperato poco, tutto dalla letteratura. A quanto parte vestivano di cuoio, spesso indossavano i pantaloni maschili, e acconciavano i lunghi capelli in trecce arrotolate. Avevano bei mantelli coreografici e indossavano altri tessuti che ne aumentavano la magnificenza. Altre invece, soprattutto le donne dei galli, si pittavano di blu il volto e vestivano in maniera più semplice. Anche perchè non si sa con certezza fin dove si spingevano e se attaccavano nelle prime linee. Mi aiuti? Devo vestire la mia “eroina per caso” e non voglio far la fine di Nihal che le si slaccia la pettorina di continuo

  5. Mi aiuti?

    No.
    ^__^

    Se vuoi vestire delle guerriere che siano guerriere davvero, ti basta vestirle come gli uomini. Le donne che si arruolavano durante la Guerra dei Trent’anni come soldati (in fondo non è che fosse “vietato” e la carenza di uomini era notevole), indossavano l’equipaggiamento standardizzato di tutti gli altri.
    A Waterloo pare che vi fosse una donna tra i Corazzieri di Napoleone. Nessuno sa se è vero o come fosse finita lì, con la divisa e tutto il resto.

    One of the most remarkable tales to come out of the Battle of Waterloo concerns a discovery made by two British officers on the day after the battle. It was the body of a “strikingly beautiful” woman dressed in the uniform of a cuirassier officer. The location of her body confirmed that she must have charged with the French cavalry, but who she was and why she was there remains a mystery to this day.

    Ma l’idea di base è semplice: che sia un fatto comune (donne combattenti in URSS nella seconda guerra mondiale o le ragazze soldato israeliane o le volontarie combattenti Fasciste della RSI) o un evento rarissimo e strambo (la “corazziera” di Waterloo), non ci sono motivi per cui la divisa da combattimento debba essere “molto” diversa da quella degli uomini.

    Tranne che per la divisa non da combattimento: a quel punto ha senso che vi sia la gonna poco sotto/sopra il ginocchio e il tailleur (donne nell’esercito USA o Tedesco nella seconda guerra mondiale) al posto di giacca e pantaloni.

    L’unico problema che mi viene in mente per le corazze (per elmi/elmetti e shako in cuoio non c’è problema) è quello delle dimensioni delle tette: se sono molto grosse possono richiedere armature speciali, con più spazio, e soprattutto dare problemi ai giubbotti antiproiettile che richiedono una buona aderenza al corpo (e uno sbalzo eccessivo tra seno e ombelico rovinerebbe un po’ l’aderenza addominale del giubbotto). Avevo letto che per le donne poliziotto maggiorate è un problema e devono procurarseli della taglia adatta.

  6. Grazie Duca, sei un tesoro^_^
    ps:però la mia eroina non sarà figa come nihal…uffa

  7. No Angra, era più figo il corpetto che lascia la pancia scoperta! Ed è anche più pratico per i nemici, così un bel colpo di striscio e via!

  8. Scusate il doppio post, ma ho una domanda da fare. Si, non ci azzecca niente con gli articoli, ma voglio farla. Siccome i tizi che mi martellano con questa loro assurda teoria mi stanno impendendo di proseguire nella storia, vorrei il parere del Duca.
    C’è una schiava che viene violentata, e siccome supplica il suo stupratore si becca un pugno in faccia. Le si rompe il naso, non fino a gonfiarle la faccia però. Può respirare, insomma. Questo tizio, dopo aver fatto i suoi comodi, le dice di andarsi a cambiare e pulirsi o nessuno l’avrebbe scelta per avere un rapporto. Ora, sono io scema o mi sembra stupido far trattare con dolcezza una ragazza ad uno stupratore solo perchè dopo se ne deve servire come prostituta? Che importava agli altri del naso un po’ ammaccato? Io penso, a quel che ne so, che sia molto più importante presentarsi ben pulite, pettinate e vestite. Se poi si calcola che le ragazze di questo circolo erano quasi tutte schiave, e in quanto tali venivano sfruttate e basta e quindi violentate, la cosa è ancora più verosimile. Per me critiche del genere sono solo inutili polemiche, non osservazioni costruttive. Ma se dovessi avere torto, e qualcuno di voi me lo dimostrasse, cambio.

  9. Penso che molto dipende dal tipo di “committente”. Se si tratta di una prostituta destinata al mercato più basso, il naso rotto non creerà un grosso problema (dopotutto nell’Inghilterra Vittoriana, le prostitute spesso e volentieri, per impedire che fuggissero, venivano legate le une alle altre durante il sonno; puoi immaginarti in che stato fossero al loro risveglio).
    Se invece il personaggio in questione fosse una prostituta d’alto borgo, allora il naso rotto creerebbe particolari problemi. Meglio un semplice schiaffo in faccia che la faccia sanguinare un po’ a quel punto.

  10. @ mariateresa: altro che pugno sul naso!!! Ho letto il libro di una ex prostituta, di nome Somaly Mam (magari l’hai già sentita). A giudicare da ciò che racconta un pugno sul naso sarebbe stato una carezzina! Un naso sciupato si raddrizza, e, come hai detto tu, sono un’altra serie di cose che attirano i clienti.
    Io avrei delle riserve sullo stupro: una vergine vale di più, quindi violentarla E POI farla prostituire è uno “spreco”, in termini economici. Però non andava sempre così, quindi è un particolare ignorabile.

  11. Il danno è stato fatto. Ho tolto il fatto del naso rotto. L’insistenza di certi precisini mi ha fatto vacillare, e ho ritenuto la cosa un po’ troppo fraintendibile per alcuni. L’ho levata, e buona notte. Ai fini della storia non cambia nulla. Anche se rendeva il tutto più verosimile. Questa ragazza è una schiava, è destinata ad essere con le sue compagne una serva di piacere e quindi non una prostituta a pagamento, e di certo quelli che frequentano il circolo della prostituzione sono dei beoni. Quelli dell’alto sono vincolati da leggi ben precise, e sono così potenti che le donne gli strisciano ai piedi(ma non quelle dei licantropi, c’è una forte distinzione tra donna per bene e di famiglia e donna da divertimento. Pena:morte per lapidazione).

  12. Caro Duca, ho visto che ti piacciono gli elmetti…io sarei curiosa riguardo gli elmi, soprattutto quelli medievali. Perchè non fai un articolo a riguardo? Credo sarebbe interessante

  13. Sbaglio o il Duca ha parlato di poliziotte maggiorate? é un concetto che non mi é particolarmente chiaro, avrei bisogno di una esemplificazione grafica.

  14. Ultimamente ho visto una scena in cui a una pistola semiautomatica viene impedito di sparare bloccando il carrello stringendo una mano attorno alla canna; di per sé, che io sappia è l’energia della detonazione a far arretrare il carrello, che quindi si muove dopo la detonazione stessa. È una scena realistica?

  15. No, non lo è.
    Al massimo, se resiste a tenere il carrello dopo il colpo, può impedire al cane di riarmarsi e al bossolo usato di venire espulso e sostituito da un proiettile nuovo.

    Io però ho visto una scena simile in cui si teneva il carrello arretrato a forza, in modo da obbligare il cane a restare armato senza poter far fuoco. Non è molto semplice visto che oltre alla forza dell’avversario, che cercherà di far avanzare il carrello il minimo necessario per permettere al cane di abbattersi, c’è anche la molla di recupero da contrastare.

  16. In quel caso non sarebbe comunque stato possibile: la pistola era puntata alla schiena del personaggio (che si vanta con l’altro di come un Assassino Professionista come lei non farebbe mai una simile cosa da film d’azione), quindi il primo colpo sarebbe bastato; nel vedere la scena mi era venuto il dubbio che in realtà sarebbe finita diversamente (tipo: la Professionista a terra agonizzante e il dilettante che se la ride).
    Per la cronaca, la scena è nel quarto numero di Bloody Monday (un fumetto che al momento ha un numero enorme di buchi di trama).

  17. Auto-correzione e domanda:

    • La scena di Bloody Monday è meno peggio di quanto sembrasse: il testo non ha senso (parla di bloccare il carrello e stringere la canna per impedire che la pistola spari…), mentre nelle immagini viene bloccato il cane; da capire se è un errore nell’originale o un’altra perla delle “ottime” traduzioni nostrane.

    • Ho deciso di approfondire la mia (scarsa) conoscenza storica scolastica, per migliorarla qualitativamente e quantitativamente; visto che “Storia” è un argomento decisamente vasto, incuriosito da alcuni accenni letti qui sugli Imperi Centrali sto pensando d’iniziare da lí: sapresti indicarmi un buon testo per farmi una base sull’argomento? Dopo tutte le riscritture di cui ho letto, non vorrei incappare in uno non affidabile…

  18. Duca,credo tu possa aiutarmi a risolvere un mio dubbio.
    In un film sulle gurre napoleonice,c’è una scena in cui una spada 1796 Heavy Cavalry Sabre Inglese colpisce una sciabola da cavalleria Klingenthal di produzione Tedesca a circa 1/3 della lama,spezzandola di netto.
    Il colpo era inflitto da un’uomo di circa 37-39 anni,forte ma non “muscolosissimo”!
    La Klingenthal,se ti interessa,era in posizione di affondo di punta.
    Dunque,nella realtà è realistico un simile colpo?
    Secondo me,no,vista la ben nota fattura delle lame tedesche in questione.
    Saluti,RSSH.

  19. No, direi di no.
    Se l’arma non è stata colpita sul piatto della lama e non era immobile, è estremamente improbabile che possa essersi rotta. Gli oggetti non stanno fermi come gonzi quando vengono colpiti: prima di tutto vengono spinti e poi, se non arretrano abbastanza in fretta, perforati. Così se colpisci una corazza appesa a una corda, facilmente buona parte dell’energia verrà sprecata nello spingerla via per scappare dalla lama e magari si otterrà solo un graffio sul metallo. La stessa corazza addosso a una persone di 70 kg, quindi così pesante da essere immobile sotto il colpo, verrebbe ammaccata maggiormente dal colpo.

    Stesso discorso per le spade: nella mano, tenute in posizione solo dalla forza dell’avambraccio e della mano, possono essere spinte via quando vengono colpire e diventa difficile poterle rompere anche se le si centra bene sul taglio. Se però l’arma è immobile, trattenuta con due mani (immagina, stile cartone giapponese, una parata statica da scemo-di-guerra con la sinistra sul debole della lama e la spada nemica che si abbatte sopra senza che il difensore cerchi in alcun modo di deviarla), l’energia può essere spesa nel solo “tagliare” la lama nemica.
    Se il colpo è filo contro filo ed entrambe le armi se sono della stessa durezza (la durezza determina chi taglia chi, grossomodo) e resistenza (determina l’energia necessaria al taglio), si danneggeranno in modo uguale. Immagina due spade gemelle che si colpiscono nello stesso punto: alla fine chi spinge e chi sta fermo è ininfluente, conta solo la velocità del duplice impatto.
    Se invece il duro filo di martensite affonda nell’acciaio a basso tenore di carbonio del piatto, più ammaccarla in modo grave o anche romperla. Se il colpo è molto forte. MOLTO forte, in particolare se la spada non è una leggera sciabola da ufficiale (di quelle da spezzare a mani nude quando si congeda con disonore un ufficiale, stile illustrazione su Dreyfus), ma una seria spada da combattimento di 1-1,2 kg (o peggio ancora una daga da pioniere con il dorso spesso 5-7 mm, impenetrabile ai colpi).

    E con molto forte intendo (rivedete dati su penetrazione di lama contro acciaio dolce, nell’articolo sulle armature) una quantità di energia così mostruosa che una ghigliottina può realizzare (o se si accontentiamo di meno può bastare un uomo di 150 kg di soli muscoli): centinaia e centinaia di Joule. Tagliare una spada che può muoversi sotto l’impatto è diverso dal tenerla immobile e piegarla fino al cedimento (es: lama tra due tavoli, con spazio vuoto al centro, e colpo di spadone lì).

    Ti faccio un ulteriore esempio per capire l’importanza del colpo su oggetto immobile o movibile.
    Tutti immagino possano spaccare un lungo cucchiaio di legno se lo poggiano di traverso tra il bordo del marciapiede e la strada e poi gli danno una bella pestata violenta: gli estremi sono immobili e il centro può cedere assorbendo l’urto. Il discorso cambia se il cucchiaio di legno è appeso a una corda e pende dal soffitto: quanti con un calcio nel suo centro possono spaccarlo in due invece di spararlo via a dondolare per aria?
    ^_^

    Andando leggermente OT….
    Questa questione del filo e del piatto nella parata dinamica, che è volta a deviare il colpo nemico, è fondamentale per capire la questione della parata col proprio piatto e/o sul piatto nemico (ovvero mai, se possibile, filo contro filo… poi, se capita, amen: non muore nessuno!). Tutte le critiche al concetto di parata di piatto, ad esempio quelle portate dai alcuni commentatori sul sito di Zwei (inclusa quella ridicola sulla questione della guardia a croce delle spade come prova che parassero sempre impattando col filo, da autentico clueless oplologico), si fondavano tutte sulla decisione di spegnere il cervello e di immaginare la parata come un atto statico di pura resistenza passiva. Il termine “idioti” è quello più gentile che mi viene e per questo motivo non ho mai commentato sull’argomento, se non in privato con Zwei per condividere il facepalm.

  20. Quello della parata col piatto è un argomento che sto cercando di approfondire: ho avuto modo di vedere come si riduce il filo dopo pochi impatti, e sicuramente non è una bella cosa.
    Il ragionamento che fai sulla staticità è sicuramente corretto: anche per quello, considerando le indicazioni dei testi d’epoca (tipo Marozzo e Manciolino, che dicono di parare col filo), stavo pensando alla parata di filo sul piatto.
    Per la parata col piatto mi stavo interrogando sul perché di quelle indicazioni. Magari (pura ipotesi) i due autori stavano semplicemente indicando o la parata che preferivano, o una sola delle opzioni; mi sono anche chiesto se in quei casi specifici non fosse semplicemente l’opzione migliore, ma mi parrebbe difficile perché l’indicazione di parare col filo è, in quanto ho letto finora, la norma.

  21. Grazie mille per prima,avrei alcuni altri dubbi,dei quali 2 sempre in tema di spade…frantumate.
    1-In un film della stessa serie di prima,sempre una 1796 heavy cavalry sabre impugnata a due mani(una sull’impugnatura e una trattenuta sul filo prossimo alla punta) viene letteralmente devestata e spezzata in 2 parti da un fortissimo(issimi-issimo-issimo!) inflitto dalla lama di una pesantissima(issima-issima-issima!) ascia,(per intenderci una da circa 55 cm con lama larga appross.19-20 cm di spessore sul filo circa 1,5 mm e al centro di circa 6-7 mm)
    E’ ralistico un simile colpo?
    2-In una scena di film,il piatto di una sciabola da ufficiale di cavalleria viene sbattuta MOLTO violentemente sul tronco di un’albero di almeno 1,50 m di diametro.
    La spada stessa si spezza poco dopo l’impugnatura.
    E’ possibile,nella realtà?
    3-In un libro della serie di Sharpe,un tiratore stra-scelto dei fucilieri britanici,armato di fucile Baker caricato “per precisione”(con la polvere fine in canna e nello scodellino,la pallottola sfusa perfetta e la pezzola di cuoio unta ed elastica)mira al’addome e centra al bacino un artigliere francese,da circa 650 iarde di distanze,vento molto leggero nord ovest-nord est,da posizione molto elevata in posizione di tiro “ortodossa”(sono sicuro che tu la conosca!).
    E’ possibile tutto ciò nel mondo reale?
    INFINE 4-Una Klingenthal tedesca in posizione di affondo di punta,tenuta saldamente in mano da un uomo forte di circa 35 anni,può essere “spazzata via” dalla mano stessa da un colpo di filo di una 1796 heavy cavlry sabre che colpisce un pò il piatto e un pò il filo,inflitto da un uomo comunque forte di 37-39 anni circa?
    Se è possibile,puoi spiegarmi la dinamica del colpo?
    Saluti,RSSH.

  22. Se capita una parata di filo sul piatto nemico, tanto meglio. Ma un vero colpo in parata col proprio filo sul piatto nemico è difficile: considera anche solo la geometria del caso. Più facile che l’arma in parata nel deviare verso un lato l’arma nemica la colpisca con il bordo del filo o col piatto e non con il filo ben di fronte e basta. Immagina anche come è fatta la spada: se il filo è rivolto in avanti, come fai poi a usarlo per spingere di lato qualcosa? Dovresti piegare il polso in modo irrazionale (verso l’interno del corpo) o spezzartelo (per angolarlo a 90 gradi verso l’esterno del corpo). È evidente che non agisce il solo filo nel punto atto al taglio, ma al più il lato della componente in martensite del filo.

    Unica cosa da evitare, quando possibile (se è l’unico modo per salvarsi la vita è ok, ma nessun manuale ti dirà che se una cosa stupida funziona in un caso disperato è ok), è di parare in modo statico col proprio piatto contro il filo nemico. In tal caso non stai parando, ma stai offrendo l’arma al colpo nemico… e magari te la spinge contro il corpo e poi ti affetta una spalla.
    Piatto contro piatto o filo contro piatto. Se capita c’è anche filo contro filo, ma ci si fa male entrambi ed è simultaneamente una parata passiva e una parata cretina (se il filo suo è verso di te e il tuo verso di lui, come cazzo lo devii? L’unico scenario possibile in cui farlo per mancanza di scelte è in caso di un colpo parallelo al suolo, dal lato, ma anche qui si può porre una componente deviante sul piatto nemico).

    E infatti se uno si guarda i manuali per davvero, ovvero allo scopo di capire, e se ha una minima infarinatura del combattimento con la sciabola (esclusa parata di quinta, alta), il dubbio non viene!
    Non bisogna confondere il modo corretto di parare, che ha la scopo di usare la propria arma per non essere colpiti dal nemico, con delle fantasie idiote basate sull’idea che “la grammatica batta la Realtà”.

    Testimonial Pippo il Niubbo Scemo delle armi:

    gosh, dicono di parare col filo, gosh, allora tipo paro come se colpissi l’arma nemica sul filo e non per deviarla, gosh! Come penso di farlo non so, gosh!

    Oppure Pippo 2 il Niubbo Ritardato delle armi:

    gosh, dicono di parare col piatto, gosh, allora lo uso stando fermo e bello statico e incasso il colpo del filo nemico senza usare la mia arma per spingere via la lama nemica, gosh!

    E a Pippo 2 risponde George Cervello Spento:

    eh eh, Pippo, eh eh, ma se pari col piatto poi non c’è la guardia a croce, eh eh, e ti affettano il braccio, eh eh, cioè io mica considero che nel parare dinamicamente spignendo la lama nemica piatto contro piatto crei un angolo che evita che la lama scendendo ti vada sul braccio, eh eh, né considero che tante spade storiche come la katana o la yatagan non avevano mica guardie pronunciate a croce per fermare i colpi, eh eh, cioè, se facessi capire che so che la guardia a croce serviva anche per non rompersi le dita contro lo scudo nemico mica sarei l’Idiot-Troll che voglio sembrare, eh eh… d’altronde Cervello Spento è un titolo che sventolo con orgoglio!

    EDIT 10/5/2011
    Aggiungo per maggior chiarezza che la guardia a croce ha anche lo scopo di sostituire con la propria lunghezza l’assenza di guardia laterale quando si para tra filo e lato, ovvero con la “parata di lato” vera: esiste una cosa chiamata trigonometria, forse è il caso di studiarla prima di pensare stronzate come che la croce sia lì perché lame si colpiscono filo contro filo a perpendicolo perfetto (secondo quale geometria impossibile del movimento del polso?).
    Passando alla katana, citata due volte, lo tsuba ha una componente laterale più pronunciata di quella frontale. E la katana è semplicemente una cazzo di sciabola. E la sciabola da cavalleria si usa esattamente come la spada da cavaliere medievale, le arming sword (oakeshott XI-XIII). Ma forse sapere due cose sul combattimento con la sciabola vero (tipo studiarsi Hutton e i manuali militari pensati per l’uso reale, non limitarsi a guardare le figure nei testi sull’uso della spada nel “duello”) è eccessivo per gli hobbysti della domenica che pensano che ogni spada sia qualcosa di radicalmente diverso. Non è così per i fucili d’assalto, non lo è per i fucili bolt-action da caccia, non lo è per le semiautomatiche, non lo è per le mille varietà di sciabola-baionetta e non lo è per le mille varietà di falcione: perché le spade dovrebbero essere “maGGiche” e avere queste mostruose differenze? Yatagan, katana, sciabola ungherese, sciabola dritta da corazziere francese, arming sword, in mano a un soldato di cavalleria addestrato è tutta la stessa merda e la meccanica dei colpi e di impiego non cambia in modo significativo.

  23. @RSSH

    1. Mi pare il caso ideale. Se può rompersi, li si rompe!

    2. Può essere. Dipende molto da quanto è elastica e resistente la lama. Con un pessima lama in acciaio inossidabile (come quelle prodotte in massa per il mercato delle spade da due spiccioli), notevolmente fragili, penso che potrebbe succedere. Su altre non mi pronuncio.

    3. Ti rimando all’articolo su Colbert e il Baker. La risposta sta nella dispersione ed è: solo con molto culo!
    https://www.steamfantasy.it/blog/2010/11/11/il-fucile-baker-e-la-morte-del-generale-colbert/

  24. Duca:

    Più facile che l’arma in parata nel deviare verso un lato l’arma nemica la colpisca con il bordo del filo o col piatto e non con il filo ben di fronte e basta. Immagina anche come è fatta la spada: se il filo è rivolto in avanti, come fai poi a usarlo per spingere di lato qualcosa? Dovresti piegare il polso in modo irrazionale (verso l’interno del corpo) o spezzartelo (per angolarlo a 90 gradi verso l’esterno del corpo). È evidente che non agisce il solo filo nel punto atto al taglio, ma al più il lato della componente in martensite del filo

    Vero, imprecisione mia; dicendo “col filo” non volevo intendere solo il filo ben di fronte, ma anche il suo bordo.
    Concordo in pieno con le considerazioni sul polso (infatti quando a un corso di spada a due mani – che ho seguito per tre lezioni – ci facevano ruotare di 90 ° pur di andare a parare i tondi esattamente col filo e in maniera statica…); porto un paio di esempi pratici per chiarire cosa avevo in mente:

    • Sono in porta di ferro stretta, l’avversario mi tira una punta, devio col filo falso.
    • Sono in porta di ferro larga, l’avversario mi tira un dritto alla testa, devio col filo falso.

    In questo due casi m’immaginavo una parata col bordo del filo sul piatto avversario volta non a bloccare il colpo, quanto a deviarlo (cosa perfettamente in linea con la continuazione della seconda parata), parata che mi confermi avere senso.
    Comunque, ho trovato sul Manciolino una possibilità di parata di piatto (mi sto concentrando su Marozzo e Manciolino perché sono i testi che sto studiando al momento e perché voglio approfondire il loro dire di parare di filo): guardia di testa contro fendente. Parare di filo porterebbe a uno scontro filo contro filo, con danni potenzialmente rilevanti alle spade (e questo sai quantificarlo sicuramente meglio di me); meglio incrociarlo con la spada piú inclinata. Da provare.
    Parlando invece di filo di fronte contro filo di fronte, magari con parata statica… quella concordo che è una cazzata.
    Giusto qualche pensiero in libertà; grazie dei chiarimenti.

  25. ci facevano ruotare di 90 ° pur di andare a parare i tondi esattamente col filo e in maniera statica

    Esperienza intellettualmente traumatica per la sua demenza, vero? Oltre che scomoda…

    Vedo che anche tu hai notato come nella parata spesso piatto e lato del filo collaborino nello spingere via l’arma nemica. Di conseguenza è sia vero il parare di piatto di cui parla Clements che il parare di filo di altre fonti, se si escludono i casi evidentemente illogici (filo contro filo, piatto statico sul medio contro filo ecc… o parata statica in cui l’arma viene sbattuta indietro contro chi para, fallendo lo scopo della parata stessa).
    Le due cose si somigliano molto (le parate sono parate e la colpa è del linguaggio che dà una approssimazione falsificata del fatto reale: ogni problema di comprensione alla fine è un problema di linguaggio, no?), ma dire che è meglio non parare di filo evita che qualche fesso immagini scene da cartone giapponese piene di scintille e lame che, boh, si fanno il lavoro dell’arrotino l’una con l’altra (e in più apre le porte mentali a quelle sequenze di colpi di punta in un solo tempo in cui si devia con il piatto e poi si prosegue l’attacco per infilzare l’avversario ormai impossibilitato a parare) o si riempono di orrende tacche.
    Meglio una tacca che finire morto, ma a parare in modo statico e/o filo contro filo è più facile finire morto che non parando in deviazione come Gesù comanda (o Hutton comanda o la spada ungherese comanda ecc…).

  26. In ogni caso una parata statica di filo mi sembra una cagata pazzesca,anzi,in verità una parata statica di qualunque tipo è una mossa idiota e pericolosa:immaginate una parata di filo statica su un fendente a mezza altezza,magari sferrato a due mani e a tutta forza;con tutta probabilità ti ritroveresti con la tua stessa lama conficcata lungo tutto il torace,dalla spalla in giù!

  27. Ecco il mio necroposting, per meriatessa sulla questione della schiava prostituta.
    Gli schivi in qualsiasi epoca e posizione geografica, sono considerati oggetti e quindi il naso rotto abbasserebbe semplicemente il prezzo.

    Invece per te mio Duca, i martelli da guerra, o le mazze, erano realmente utilizzati? E che effetto avevano su armature utilizzate nel alto e basso medioevo?

  28. Duca:

    Esperienza intellettualmente traumatica per la sua demenza, vero? Oltre che scomoda

    Quello che mi ha messo sull’avviso è stato il sottano, descritto come un colpo discendente alle gambe.
    Ma la cosa peggiore era un’altra: vedere gente che andava a quelle lezioni da quattro anni, e dopo quattro anni studiava le stesse cose che facevo io al primo.
    Sei convinto che quanto ti dice l’istruttore sia vero? Fatti tuoi, dopo aver sentito che si colpisce col forte non mi stupisco piú di nulla; ma se dopo quattro anni studi con quelli del primo non ti chiedi qualcosa? Un’altra botta alla fiducia nell’intelligenza umana…

    Comunque, aneddoti a parte: mi sono guardato un po’ di video dell’ARMA e ho discusso della cosa con un amico (con piú d’uno, a dire il vero, ma solo con uno ha portato a un risultato che non fosse: “Ma tutti i manuali indicano la parata di taglio a croce come quella perfetta!”; certo, nell’interpretazione del curatore, ma trovami dove lo dice l’autore). In breve, questo la domanda che mi ha fatto: posto che la parata statica filo contro filo è assurda e che è decisamente meglio una parata “filo e piatto” (nel senso da te detto: “nella parata spesso piatto e lato del filo collaborino nello spingere via l’arma nemica”) che devi il colpo, la parata di piatto pieno è sensata?
    Di mio sono riuscito a farlo passare da “No, si spezzerebbe la lama!” a “Dai, con una parata dinamica magari reggerebbe”, ma non conosco abbastanza l’argomento da potergli dire con cognizione di causa “Sí ha senso/No non ha senso”.

  29. Teoricamente una parata dinamica di filo sul piatto avversario è quella perfetta,ma mi sembra di difficile applicazione,anche una parata di piatto ha i suoi (grossi) difetti:compromette la lama e rischia di romperla.
    Altresì,anche un filo contro filo è un suicidio alternativo,che danneggia in primisa la lama e poi anche se stessi!
    Piatto contro piatto,onestamente,non so dire se sia una parata sensata e applicabile,quindi,caro Duca,per te qual’è la parata migliore in generale?
    IMHO piatto-filo contro filo nemico.

  30. La parata filo su piatto (o, per essere più chiari, di piatto-filo su piatto, che il modo in cui va intesa la parata piatto su piatto “credibile”) è di facile applicazione ed è quella più consigliata.

    È fattibile senza problemi su un colpo dall’alto ben angolato (“sgualembro”, se vogliamo usare questo termine obsoleto che piace tanto), per contrastare e assieme mandare fuori strada l’arma nemica, mentre ovviamente si fa gioco di piedi per portarsi fuori traiettoria.

    Ed è anche fattibile (praticamente necessaria) su un fendente puro, dall’alto in basso con un grado minimo di angolazione o nessuna angolazione, per deviarlo. In che altro modo potresti deviarla, se no? O la fai deviare colpendola sul piatto col tuo piatto/piatto-filo/filo (se colpisci il piatto nemico va tutto bene) oppure la fermi incassando il colpo, con effetti distruttivi sulla tua e sua arma… soprattutto tua, se lo incassi passivamente col piatto MA NON SUL FORTE della lama (una parata così può essere anche fatta male, finendo sul medio verso il debole!), usandolo come una sorta di scudo sopra la testa (meno grave se usi così un moschetto con la baionetta, visto che si perderà un pezzo di legno, ma il nemico dovrà rovinarsi il filo sulla canna di spesso acciaio).

    Questa è la classica situazione in cui ci si trova affrontando un ussaro o un dragone a cavallo per cui non è una situazione limite o stramba: il tipo di combattimento reale più comune in cui si può incontrare una spada (escludendo quindi i duelli) è proprio contro la cavalleria, che affetta facce, crani (per quello shako e pickelhaube erano in spesso cuoio a prova di spada) e spalle della fanteria. Usare il piatto della sciabola-baionetta per deviare la sciabolata a metà corsa (all’altezza della sella) e poi proseguire in avanti “un solo tempo” per infilzare il cavaliere.

    Le manovre in due tempi sono più sicure per i duelli “civili” (parata-attacco-parata-attacco), e infatti sono diventate di moda nel ‘700 con gli spadini e i duelli al primo sangue, ma le manovre in un solo tempo sono quelle più pericolose, letali e adatte a molte situazioni di vero corpo a corpo. A parte la parata indicata prima, pensa a un classico tuttora insegnato come questo: parata col fucile sul fucile nemico, avanza di un passo, colpo col calcio sul volto approfittando della guardia nemica aperta.

    Le parate di Hutton sono quasi tutte dinamiche per ottenere la deviazione dell’arma nemica, incassando o sul forte della sciabola (e specifica “il più possibile vicino alla guardia”, il che favorisce la capacità di spingere via l’arma nemica) oppure, più rare, sul falso-filo (ma sempre con l’obbiettivo di deviare l’arma) come faceva notare Mauro nel suo commento portando due casi di colpi di punta ipotetici. Sul filo da usare in combattimento no: se deve parare con la parte frontale della lama Hutton usa il forte, che è lì apposta per subire urti violenti senza lamentarsi, vicino alla guardia, ben distante dal punto di impatto designato per colpire. E comunque anche quando usa il filo (piatto-filo/filo) lo fa per deviare l’arma nemica, quindi lo usa sul piatto avversario o sul bordo del filo avversario (colpire in parata col proprio filo il filo avversario in un fendete mi pare non solo stupido, ma anche difficile: giusto una parata statica e passiva può riuscirci).
    Nei casi in cui para con il falso-filo (sempre sul forte) sul filo nemico, va considerato che Hutton parla di sciabole militari che sono affilate solo sul davanti (anche quando sono dritte come nel caso dei corazzieri, a parte la punta affilata davanti e dietro) e il cui retro è bello spesso per dare peso e robustezza all’arma riducendo allo stesso tempo la larghezza della lama. Comunque Hutton soffre di una mentalità ottocentesca che predilige un po’ troppo il doppio tempo con la sciabola. Non va benissimo.

    Contro fendenti verticali Hutton suggerisce parate in deviazione usando il lato del forte ovvero il piatto (come suggerivo anche io), sempre il più vicino possibile alla guardia.
    Una delle sue parate più vicine a usare il filo è quella di quarta orizzontale (lama posta in orizzontale, col falso filo che punta la propria coscia) per fermare un colpo di taglio dal basso in alto. Anche qui dice di usare il forte, che a giudicare dalla posa credo però riguardi sia il piatto del forte che il bordo del forte.

    Sono anni che non mi interesso più di queste cose, comunque. Ho riportato un po’ a memoria e un po’ consultando il libro di Hutton per conferma. Ti riporto una brano che mi è sempre piaciuto molto riguardo le parate, perché ne mostra la dinamicità. Viene da “The Art of Longsword Combat, Book I”, primo di quattro volumi dedicati al solo addestramento con le armi della Academy of European Medieval Martial Arts:

    Parrying is a critical element of good swordsmanship. Effective parrying may provide the swordsman with ample opportunities to parry and counter often times at the same time. Through the folgen, the student will learn the importance of a good parry, and the importance of evading and good footwork. A key element of this training is to ensure the student does not remain linear during defense (“deer in the headlights’) and offensive maneuvers. The best defense is to be where the sword is not, and that typically means to move out of the way.

    Another point that the student must understand is that parrying is done most often with edge on flat. There has been no shortage of debate in the historical fencing community as to whether the parrys should be deployed edge-on-edge or flat-on-edge or a variation. It is thought that edge-on-edge parrys may have originated during the 17-19th centuries with military sabres and small-sword duellists. The main physics behind flat-to-edge parry is that it enables the wielder to deflect or redirect the oncoming strike quite effectively. If the parry is edge-on-edge, there is a moment of binding occurring, resulting in the energy of the weapons to suddenly dissipate. The objective of any swordsman is to achieve a parry that will set him/her up to immediately reciprocate with a killing strike. Ultimately, the student will learn the techniques that involve single-time parry-and-attack, leaving the opponent very little time to react to the reciprocating strike.

    Loro consigliano filo su piatto (MAI filo su filo, NON esiste filo su filo), ma con questo in realtà intendono, se si guarda, il nostro “bordo del filo” che ho chiamato prima “piatto-filo”. Ovvero quel tipo di parata in cui per motivi puramente geometrici intercetti l’arma nemica per deviarla con il bordo del filo o col piatto e nell’atto dello spingere si passa al piatto o al bordo del filo. Comunque, come dimostrato da Clements o consigliato da Hutton, si possono pure fare parate perfettamente di piatto.

    Basta che la parata non sia assieme statica e filo contro filo, poi se non ti hanno colpito dopo averla fatta significa che era ok. Se lo scopo della parata è sopravvivere significa che l’unico criterio valido con cui giudicare è il risultato finale: piatto, piatto-filo, falso filo… se funzionano vanno bene, non ha senso porsi dogmi. Il “dogma” contro la parate statiche filo-contro-filo è puramente funzionale: se uno le fa nella gran parte dei casi si fa ammazzare/affettare. Non è un problema “teorico”, è “empirico”: è sopravvivere o non sopravvivere nei fatti, non sulla carta perché uno ha letto brutte interpretazioni di commentatori moderni che non hanno mai affettato gente con la spada (e Hutton insegna a combattere per uccidere/ferire, quello è lo scopo della sciabola militare, non giocare in palestra con gli amici a picchiarsi con spade in legno).

    Di parate piatto contro piatto o piatto o piatto-filo contro piatto-filo, però lungo la verticale della lama, a guardare i disegni sulla scherma con la striscia, direi che ce ne è parecchie. Però il mondo della scherma con la striscia è un altro mondo rispetto a quello con spade thrust-and-cut a una o due mani. Si può tenere di conto solo limitatamente, riguardo i solo colpi di punta, immagino. Però val la pena tenerlo in conto, per quelle cose.

    La classica parata (si veda Capoferro o simili) in sui si ingaggia la lama nemica in affondo sul debole-medio col proprio medio e la si scorre con la propria lama verso il forte (oppure si impatta direttamente sul forte), effettuando un proprio affondo mentre la si devia, o è fatta usando piatto contro piatto (divenendo poi falso filo contro piatto) o poco ci manda. Un solo tempo nel suo stato più puro: se la sbagli si rischia di finire infilzati entrambi. LOL.
    È lecito comunque, visto che l’impatto è poco violento (sono tutti colpi di punta contro colpo di punta) anche fare un bel filo contro filo scintillante. Capoferro lo consiglia come mossa per evitare di essere infilzati e assieme ottenere un colpo che infilzi. Un filo contro filo in colpi di punta è completamente diverso da un filo contro filo in caso di fendenti (lì si che si danneggia le lame a vicenda). Come detto prima il mondo della striscia è diverso perché nessuno mena grandi fendenti, di conseguenza anche il filo contro filo ha un suo (limitato) posto seppur diviso equamente con il falso filo contro filo.

    Capoferro nel “Gran Simulacro” scrive:

    Il buon giocatore quando giocherà non deve mai parare se non risponde col ferire, nè meno deve andare a ferire se non è sicuro di parare la risposta, nè manco schifar di vita se non ferisce, & se li occorrerà parare col pugnale, quando il pugnale parte per parare, la spada si deve partire per ferire.

    Questa frase da sola la si può considerare il manifesto ideologico della scherma in “stesso tempo”, come è spesso quella con la baionetta inastata e non solo quella di striscia di Capoferro o certe manovre con lo spadone di Clements. ^_^

    Un buon motivo per cui resero obbligatori i duelli in due tempi, molto meno violenti (se ragioni in un tempo solo ragioni per uccidere, se ragioni in due tempi puoi accontentarti di pensare a ferire) e molto più sicuri (nessuna doppia morte simultanea).

    Spero di essere stato di aiuto (e di non aver fatto un eccessivo pastrocchio di Typo vari), ma non è il mio campo se non marginalmente per via della sciabola militare.

  31. Risposta utilissima; ne ho parlato con qualche amico, e piú d’uno ha reagito classificando il tutto come cazzata, senza nemmeno aver letto (articoli) o visto (video) il lavoro di Clements o le fonti storiche. Devo dire che sono deluso da una simile chiusura mentale: sono cazzate? Possibile, libero di crederlo, ma devi affermarlo con cognizione di causa.

    Mini-sfogo a parte, sul parare i colpi diagonali, ho trovato interessante questo video.

    Una nota marginale:

    come faceva notare Mauro nel suo commento portando due casi di colpi di punta ipotetici

    Non erano ipotetici: tratti rispettivamente da Manciolino e Marozzo (dritto, non punta), li ho visti fare e li ho fatti in pratica. Quello che ho descritto nel messaggio è proprio come ho immaginato la cosa nell’imparare il colpo e come mi viene da applicarla.

  32. Non erano ipotetici

    Ipotesi: premessa sottesa ad un ragionamento o a una dimostrazione.

    Sono ipotetici, in quanto sono la premessa (ipotesi) di un ragionamento. Se vale per le verità della fisica e della matematica (ipotizzandoun proiettile di sezione S e massa M alla velocità V0 ecc…), non vedo cosa possa esserci di strano che il significato di una parola valga anche per gli altri casi. L’ipotesi è la base data per vera da cui, attraverso la dimostrazione, si giunge alla tesi.

    Nel tuo caso l’ipotesi era il tipo di colpo in attacco e la guardia del difensore, la dimostrazione era la sequenza di difesa contro l’attacco e la tesi è che si poteva parare in quel modo col falso filo. La tesi mi pare verificata e valida alla luce della dimostrazione logicamente razionale che segue l’ipotesi.

    Esempio matematico:

    Ipotesi: sia un triangolo rettangolo.
    Tesi: il Teorema di Pitagora è vero.
    Dimostrazione: le diverse dimostrazioni del Teorema di Pitagora.

    Più chiaro?

    Forse, a causa dell’uso spesso disfunzionale del linguaggio comune, avevi confuso ipotesi con congettura (che porta all’uso disfunzionale del linguaggio per cui i non avvezzi al ragionamento logico-matematico confondono ipotesi e tesi tra loro). Era autoevidente dal significato della frase che era ipotesi nel senso di ipotesi, non nel senso di “congettura probabilmente priva di verità”. Come può una impostazione di attacco e guardie poter essere non vera? È vera per il semplice fatto di essere la premessa (ipotesi) del ragionamento. È autoevidente e banalmente ovvio che il significato di ipotesi era proprio ipotesi. ^_^
    La regola nell’uso di un linguaggio è che nel dubbio il significato di una parola è quello ovviamente logico nel contesto, non un altro a caso: si veda PENE come pisello o PENE come sofferenze. Il discriminante è l’uso della logica e del contesto, come in questo caso.

  33. Lasciando l’OT sul significato di ipotesi nel ragionamento logico-matematico e i problemi di linguaggio disfunzionale della masse (come sempre i problemi si riducono a problemi di linguaggio ^_^), torno un attimo al problema che hai avuto coi tuoi amici.
    E ci torno con un link e una citazione:

    New research suggests that misinformed people rarely change their minds when presented with the facts — and often become even more attached to their beliefs. The finding raises questions about a key principle of a strong democracy: that a well-informed electorate is best.

    http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=128490874&f=1014&sc=tw

    Quindi non ti stupire. È la norma che il tirannico, fascista e odioso uso di informazioni corrette, logica e studio porti gli ignoranti a rifiutare di cambiare idea. Il fatto che facciano affermazioni senza conoscere l’argomento indica oltre ogni ragionevole dubbio che loro NON vogliono informarsi, quindi qualsiasi tentativo di far cambiar loro idea che preveda per loro di informarsi (attivamente o passivamente) è destinato a fallire.
    Se la premessa è che loro non accetteranno informazioni, qualsiasi risposta che le preveda può solo fallire perché non soddisfa il requisito di non contenere nuove informazioni.
    Semplice, no?
    Ovvio, come tutto nella vita. ^_^

    Ovviamente loro ne sapranno sempre di più di uno dei più grandi maestri di scherma dell’Ottocento, ufficiale nei Dragoni della Guardia, in grado di usare la spada per uccidere e non per giocare nei fine settimana, come Alfred Hutton.
    Hutton non sapeva tante cose che non lo riguardavano direttamente, come certe sue uscite poco rispettose sulla scherma precedente il ‘600, ma nel suo ambito credo ne sapesse qualcosina in più dei tuoi amichetti. Se i tuoi amichetti sono convinti di essere più letali di Hutton con la spada, buon per loro: a quanto pare nascono sempre nuovi eroi in grado di uccidere dodici avversari per volta dopo aver giocato qualche annetto con delle repliche! ^_^

  34. Hutton lo hanno liquidato andando sulla differenza strutturale con una spada da lato; al che non ho detto nulla, perché non conosco le sciabole militari.
    Piú che altro sono deluso perché, essendo persone che s’interessano dell’argomento, mi sarei aspettato non dico un cambio d’idea, ma un minimo interesse, anche perché per quanto riguarda l’interpretazione dei testi giusto l’anno scorso hanno cambiato idea. Forse ho sottovalutato l’effetto che giustamente citi.
    Fatti loro; io intanto mi sono procurato Cold Steel.

    Per completare l’informazione, aggiungo che s’interessano della scherma del ‘500 (ma credo fosse ovvio, viste le continue citazioni da Manciolino e Marozzo).

  35. Il fatto che ritengano radicalmente differenti una spada cut-and-thrust e una sciabola pesante militare dimostra quanto già era noto: sono completamente clueless. Le tecniche di Hutton si possono applicare anche alla sciabola da corazziere, che ha una bella e pesante lama dritta con la punta aguzza, molto simile a una spada da lato. Avrei capito il problema se si fosse discusso di striscia e sciabola militare… anche se pure lì, in difesa, sempre un po’ il filo, un po’ il falso filo e un po’ il piatto si usano.

    Secondo me il libro di Hutton più bello è quello sulla baionetta inastata, scritto per il Lee-Metford con sciabola-baionetta, ma applicabile senza variazioni a tutti i fucili da battaglia con calcio a semipistola o con calcio all’inglese.

    In passato sarebbero già morti, essendo incapaci nell’usare le armi. Nel nostro mondo chi afferma cazzate e chi sa di cosa parla sono ugualmente vivi per diffondere le proprie idee. Senza selezione delle persone, non vi è selezione della verità. ^_^

  36. Visto che stai leggendo Hutton, che però non è sempre chiarissimo (o forse ricordo male), ti riporto un pezzo dal manuale di combattimento con la sciabola dell’esercito americano del 1907. Tratta di combattimento con la sciabola militare, roba pesante come la Patton da 1-1,3 kg circa SENZA il fodero (è considerata la spada militare a una mano perfetta, ideale per violenti fendenti tronca arti e colpi di punta letali, seppure giunta quando ormai le sciabole non servivano più…). Dico 1-1,3 perché alcune fonti dicono 1 kg, ma un lettore dal venezuela che aveva una vera Patton (identificata su richiesta) l’ha pesata e ha detto che sono 1,35 kg senza fodero. Mi sembra tanto per la dimensione della lama, ma può essere. Di sicuro non è leggera come un giocattolo, si vede che è fatta per uccidere. Le repliche di solito viaggiano sui 1,1-1,2 kg.

    Cito da pagina 24:

    The parries are intended to ward off the cuts and thrusts of the adversary. The cuts should be received on the heavy part of the blade and so that the opposing blade will slide toward and be stop by the hilt.
    The nearer the hilt a blow is received the less force is required to deflect or stop it.
    [bla bla bla e segue nota sulle parate contro colpi di punta]
    The parries for the thrusts are the same as for cuts except that less movement is required to deflect the adversary’s blade.

    La guardia della Patton è “quasi” una guardia a canestro. Non mi ricordo il nome esatto del tipo di guardia, ma è bella larga e pesante, spessa 1 mm, per difendere la mano e subire i tagli (inutili) della lama nemica che va a grattare lì in conseguenza di una parata ottimamente riuscita.
    Adoro la sciabola Patton M1913.
    http://www.pattonhq.com/sword.html
    ^_^

  37. Mi ero dimenticato di commentare:

    sul parare i colpi diagonali, ho trovato interessante questo video.

    Ho visto il video. Bello, lo avevo già visto tempo fa. Nota però una cosa: è vero che Clements sta usando il piatto e sta dimostrando che il piatto può deviare benissimo l’arma nemica senza imporsi in un confronto di forza brutta sulla guardia, ma sta usando rischiosissime manovra in stesso tempo, non meno rischiose di quelle con la striscia di Capoferro.

    In doppio tempo, dove potrebbe parare anche con il lato del filo per spingere meglio il piatto nemico fuori strada, il rischio sarebbe molto minore perché si distinguerebbe chiaramente la mossa difensiva da quella offensiva.
    Il tipo di parata che diventa un attacco in un solo tempo è fattibile ed è una gran mossa, ma è molto pericolosa e bisogna essere bravi per farla (non spadaccini del week end), degli atleti. Se ricordo bene questo era uno dei motivi per cui chi “gioca” con le spade tendeva a definire le parate di Clements come irreali: sono pericolose.
    (Tra parentesi: in GURPS questo tipo di scambio di colpi simultaneo è reso in modo eccellente nel manuale Martial Arts, con tutti i suoi rischi e vantaggi, incluso il doppio impalamento)

    Ma, come hai visto con Capoferro, una strategia molto pericolosa che permette di vincere in un solo scambio di colpi NON è antistorica.
    Anche Patton, senza andare alla scherma italiana del ‘600 con la striscia, insegna che la migliore difesa con la spada è uccidere il nemico prima che lui colpisca. Patton nel suo manuale di esercizi del 1914 con la nuova spada reinventa proprio la scherma italiana alla Capoferro perchè il tipo di spada da lui concepita, perfetta per il colpo di punta, favorisce tecniche ad altissimo rischio.
    ^_^

  38. Duca:

    è vero che Clements sta usando il piatto e sta dimostrando che il piatto può deviare benissimo l’arma nemica senza imporsi in un confronto di forza brutta sulla guardia, ma sta usando rischiosissime manovra in stesso tempo, non meno rischiose di quelle con la striscia di Capoferro

    Vero. E mi piace tantissimo: a momenti non capisci nemmeno cos’è successo, ma l’avversario è morto e lui no.

    Capoferro lo conosco poco, un paio di cose che mi sono state fatte vedere proprio per commentare i colpi in tempo insieme; la cosa piú vicina che mi viene in mente, tra quelle che conosco, è quando Marozzo para una punta tirando una punta. Pericoloso, ma se riesci efficace.
    Comunque è tra i libri da leggere (lista che ora contiene anche quelli di Patton), ma do la precedenza a quelli che posso mettere in pratica.

  39. posto che i miei umori più segreti impregnanti le mie mutande potrebbero non eccitarti nulla che non sia collegato con gli stimoli del vomito, volevo chiederti come mai spesso nelle iconografie contemporanee gente in una splendida completa più o meno gotica/massimiliana viene raffigurata a mani nude, senza guanti armati. cazzo prima si coprono dietro le ginocchia con pezzi di cotta e poi lasciano le mani scoperte per ogni tipo di ferita? che poi le mani sono obiettivi piuttosto esposti, e sensibili. questo dubbio si aggiunge a quello che un tipo una volta mi ha detto cioè che i fabbri nell’antichità lavoravano senza protezioni di sorta per le mani. ora, io so per sperienza che se lavori in fucina un comodo paio di spessi guanti in crosta può essere molto utile per protegersi dai pezzi di metallo incandescente he schizzano via dal pezzo che lavori… a cosa devo credere Duca, dimmelo tu!!
    Ps nel caso la prima frase del commento sia sbagliata tengo pronte la biancheria pregna, un cenno e te la spedisco

  40. Duca, oggi per caso stavo rileggendo un dei libri più amati della mia infanzia, ovvero “Tre Uomini a Zonzo”, il seguito del forse più famoso “Tre Uomini in Barca” del grande umorista inglese Jerome.
    E a distanza di tanti anni, trovo ancora spettacolare la vervè tipicamente british con cui l’autore descrive la società tedesca di inzio ‘900, così com’è vista dai tre simpatici turisti inglesi di cui il titolo.
    In particolare, stupende le parti sul treno tedesco, sul poliziotto tedesco, sul prato tedesco, ma soprattutto la descrizione del duello/macello tradizionale a cui è sottoposto ogni giovane universitario tedesco: la Mensur.

    citazione lunga ▼

    Impressionante. E’ così che si dovrebbe fare all’univesità. Altro che crediti, seminari, esoneri e cazzate verie *__*

    Ah, Duca, se avessi qualche altra info in materia, sarei felice di averla ^_^

  41. @DagoRed
    Grazie per il muro di testo copincollato che non leggerò.

    Della mensur si parla anche in L’Arte della Spada di Richard Cohen. Ci sono un 20-30 pagine mi pare dedicate alla “scherma accademica” del mondo tedesco. La parte pre-striscia è così così, ma il resto è molto bello.
    Nobile attività, la mensur: né sport né fstile di combattimento, ma formazione del cittadino.

    Nel libro di Barzini che mi avevi suggerito quasi un anno e mezzo fa c’è il governatore tedesco della Nuova Guinea che ha delle cicatrici da mensur. Ho trovato il suo nome e una foto. Non sono molto visibili, ma fa niente. La metterò nell’articolo che dedicherò presto al libro.

    Aggiungo un EDIT di ulteriore spiegazione (a prova di ritardati) per questo vecchio commento (che comunque va letto assieme a tutti gli altri della discussione):

    EDIT 10/5/2011
    Aggiungo per maggior chiarezza che la guardia a croce ha anche lo scopo di sostituire con la propria lunghezza l’assenza di guardia laterale quando si para tra filo e lato, ovvero con la “parata di lato” vera: esiste una cosa chiamata trigonometria, forse è il caso di studiarla prima di pensare stronzate come che la croce sia lì perché lame si colpiscono filo contro filo a perpendicolo perfetto (secondo quale geometria impossibile del movimento del polso?).
    Passando alla katana, citata due volte, lo tsuba ha una componente laterale più pronunciata di quella frontale. E la katana è semplicemente una cazzo di sciabola. E la sciabola da cavalleria si usa esattamente come la spada da cavaliere medievale, le arming sword (oakeshott XI-XIII). Ma forse sapere due cose sul combattimento con la sciabola vero (tipo studiarsi Hutton e i manuali militari pensati per l’uso reale, non limitarsi a guardare le figure nei testi sull’uso della spada nel “duello”) è eccessivo per gli hobbysti della domenica che pensano che ogni spada sia qualcosa di radicalmente diverso. Non è così per i fucili d’assalto, non lo è per i fucili bolt-action da caccia, non lo è per le semiautomatiche, non lo è per le mille varietà di sciabola-baionetta e non lo è per le mille varietà di falcione: perché le spade dovrebbero essere “maGGiche” e avere queste mostruose differenze? Yatagan, katana, sciabola ungherese, sciabola dritta da corazziere francese, arming sword, in mano a un soldato di cavalleria addestrato è tutta la stessa merda e la meccanica dei colpi e di impiego non cambia in modo significativo.

  42. Uffi, non è colpa mia se è copincollando ha sformattato tutto >.<

    Comunque mi pare di ricordare che un sacco di generali tedeschi della WWII avessero queste cicatrici. Ma chiaramente era tutta gente sui 40-50 anni.
    Invece, ti risulta che come pratica sia scomparsa negli anni di Weimar?

    Non è così per i fucili d’assalto, non lo è per i fucili bolt-action da caccia, non lo è per le semiautomatiche, non lo è per le mille varietà di sciabola-baionetta e non lo è per le mille varietà di falcione: perché le spade dovrebbero essere “maGGiche” e avere queste mostruose differenze?

    E qui interviene a rispondere Capt. Obvious ^_^
    Perchè centinaia di ore di manga/anime/film han convinto i nerdoni dell’internetZ che le katane son armi trascendentalii e metafisiche che tagliano il mondo e spogliano le femmine, mentre sciabole e fioretti son balocchi degni di quel gaio pirata di capitan Sparrow ^_^

  43. Sì, gente come Skorzeny avevano le cicatrici necessarie a dimostrarsi persone serie.
    A Hitler la mensur non piaceva, mi pare che Cohen nel suo libro dica che non voleva che si praticasse. Già nel luglio 1933 uno dei suoi alti ufficiali definiva la mensur una perdita di tempo in futili litigi, incompatibile con la serietà delle mete del nazionalsocialismo.
    Gli studenti continuarono a praticarla, ignorando Hitler. Nel 1937 vi fu una svolta nazista a favore della sciabola per i duelli d’onore, ma fu la sciabola leggera e non la spada da mensur.

    In teoria la mensur non è più ben vista o spiattellata come normale al giorno d’oggi (ma non è illegale e ci sono sentenze che mettono a riparo i praticanti, in caso di lesioni, visto l’equipaggiamento protettivo più che adeguato), ma se uno è del giro può assistere senza problemi ai frequenti incontri.
    Uno spadaccino polacco amico di Cohen a Berlino, nel 2000, assistette su invito del sindaco a una serie di scontri di mensur in una sola serata.

    Cohen dice che correva voce che solo chi aveva partecipato a duelli di mensur (da giovane) può accedere agli incarichi maggiori di alcune delle più importanti aziende tedesche, ancora oggi.

  44. Forte. Non avevo idea che il caporale boemo avesse rotto il kaiser anche per i duelli. Grazie delle info ^_^

    Uno spadaccino polacco amico di Cohen a Berlino, nel 2000, assistette su invito del sindaco a una serie di scontri di mensur in una sola serata.

    Del sindaco? O__O

    Cohen dice che correva voce che solo chi aveva partecipato a duelli di mensur (da giovane) può accedere agli incarichi maggiori di alcune delle più importanti aziende tedesche, ancora oggi.

    Mmhh. Conoscendo un po’ di crucchi (gente della mia età però), e notando in loro una scarsissima nostalgia per il proprio passato (eh grazie, son 70 anni che sono stati eletti kkattivi del mondo) mi sa molto di leggenda metropolitana, sullo stile degli Skull yankee.

    Cioè, poi magari è vero, vai tu a sapere.
    Però i tedeschi di oggi sono quelli dei pannelli solari e dell’oktoberfest ^_^

  45. Un’aggiunta, premettendo che è un’ipotesi basata sull’assunto che i testi dove si dice di parare di filo siano corretti e che la parata filo-lato possa essere giusta.

    La classica obiezione – oltre quella della guardia – che mi è stata mossa quando ho discusso di queste cose è che “Ma [inserire autore rinascimentale a caso] dice di parare di filo!”. Il che è vero; ma i testi rinascimentali sono manuali con immagini statiche, non pensati per auto-apprendimento (Marozzo si rivolge esplicitamente a un insegnante); la differenza con un manuale pensato per essere usato a sé è enorme, basta vedere l’intervento del Duca a Rimini: rispetto agli altri pubblicati, l’articolo è frammentario, salta da un argomento all’altro; il video è chiaro, molto più organico.
    Prendiamo un esempio: Manciolino quando spiega spada sola. Sono in porta di ferro stretta; in caso l’avversario faccia una punta, dice di parare di filo falso. Ora, parlando di filo ci sono due modi in cui potrei difendermi: portando verso l’esterno il filo dritto, oppure quello falso. Un manuale deve dare una simile indicazione, poi ci penserà l’istruttore a definire meglio la cosa.
    In pratica, è possibile che “di filo falso” indichi una direzione, che stia dicendo “Para di falso-lato, non di dritto-lato”: “parare” sarebbe insufficiente, così come “parare di filo”. E non avrebbe senso cercare di descrivere esattamente la parata, visto che l’avrebbe spiegata un maestro; inoltre la descrizione testuale di un’azione avrà sempre delle approssimazioni: perché nel caso della scherma dovrebbero essere descrizioni esatte e letterali? L’ipotesi che non sia cosí dev’essere almeno considerata.
    Sicuramente ci sono differenze tra scherma da duello e combattimento, che non so quanto possano influire su quest’argomento; ma anche senza entrare in quel discorso si può spiegare quel “di filo falso” senza pensare che Manciolino intendesse letteralmente di filo falso.
    Magari non è cosí, ma per quanto ne so sull’argomento mi pare un’ipotesi sensata (le ultime parole famose: ora arriva qualcuno piú preparato di me e mi smonta…).

  46. Spesso anche nella immagini stanno parando usano il piatto o il bordo del filo. Clements ne riporta a bizzeffe di molti autori diversi. Ovviamente se uno appartiene a questa categoria…

    Unfortunately there are active sword aficionados and sport fencing instructors dabbling in choreography who continue to make faulty, erroneous assertions on edge-parrying with cutting blades. They disseminate their opinions on the Internet even though they admit to having little or no interest in “military weapons” that are wholly outside the realm of their narrow specialty. Their theories on Medieval and early Renaissance fighting do not stem from long-term investigation of the historical manuals, nor serious training and earnest contact sparring with edged replica swords, nor from test cutting with sharp blades. They are instead derived from their understanding of what can be done with epees, rapiers, and thick stage combat blunts. Together with the habits of sport fencing it explains how they falsely interpret matters that should be entirely a matter of sheer common sense.

    …potrà solo opporsi e dire che Clements sceglie solo chi fa al comodo suo. Sì, circa tutto i manuali più importanti, il buon senso, gli istruttori militari VERI di ‘800 e ‘900 ecc… ^_^””

    Comunque Clements critica principalmente, o meglio SOLO, la parata filo contro filo. E dato che le parate sono dinamiche e in deviazione sfruttando anche l’impeto del colpo nemico, e non statiche usando la spada come fosse una spranga nel modo in cui le fanno i gonzi (inclusi quelli che hai conosciuto tu e di cui mi parlavi un bel po’ di commenti fa), è evidente che non possono essere filo contro filo.

    Certo che se uno è un gonzo e non vede nemmeno gli esempi riportati o dice stronzate come che Hutton non vada bene perché insegna l’uso della sciabola per un pubblico di ufficiali e di cavalleria, non è possibile una discussione.
    Hutton mica la insegna a cavallo: è a piedi e insegna a combattere a piedi! Forse bisognerebbe essere meno dei mongoli che sparano sentenze per fare i fighi che giocano con le spade la domenica (mi riferisco al tizio con cui stai discutendo in altra sede) e cominciare a informarsi sul serio e studiare il combattimento sul serio… Clements non gioca con le spade-spranghe alla domenica per hobby, è un vero guerriero capace di usarle in un contesto reale. Come Hutton. Come gli ufficiali giapponesi a cui tornerò dopo.

    Stendo un velo pietoso sul fatto che taluni non capiscano che i meccanismi che governano l’uso della spada a piedi o a cavallo, quando si va su cose così base-base come le parate, non cambiano molto.
    Se uno si degnasse di informarsi, saprebbe che la nuova scherma di spada ideata da Patton nel 1912-1913 (che va a sostituire il manuale del 1907), non è altro che l’applicazione e reinvenzione a cavallo del combattimento con la striscia a piedi mostrato da autori come Capoferro. Stessi principi d’uso dell’arma, tutti attacchi in tempo singolo e uno stile enormemente aggressivo.
    Concede spazio al doppio tempo e alle parate per deviare il colpo solo nel caso di cavaliere con spada contro cavaliere con lancia (ulani tedeschi, ad esempio).

    Se uno ignora i commenti scritti, come nel caso del tizio con cui stai discutendo in altra sede, significa che non gliene frega niente dell’argomento. Di troll che contestano Clements senza nemmeno averlo letto ce ne sono un TOT al kg: d’altronde lui va a rompere il giocattolino del reenactment mongolo e pretende che si insegni il combattimento VERO, non le attività sportive farlocche.

    Ho visto abbastanza per non avere alcun intenzione di rispondere a quel tizio: se non legge quanto già scritto ed è completamente clueless su cosa sia il combattimento con la sciabola militare, è inutile perderci tempo scrivendo altre risposte che o non capirà o non leggerà.

    Però, visto che a te (Mauro) l’argomento interessa, ti riporto qualcosa di carino per tuo uso e consumo.
    Prove della parata in deviazione che quindi non può essere fili contro filo vengono anche da Hans Talhoffer, non solo dalla meccanica dei colpi mostrati con la striscia di Capoferro e da quelli di Hutton.

    Cito (copiando a mano, non è OCR) dalla versione tradotta da Mark Rector, con spiegazioni iniziali dei concetti principali:

    Setting Aside
    Attacks may be countered by setting them aside with the blade, or versetzen. Similar to the moderne fencing “parry”, setting aside is an action that deflects the ocoming steel by either cutting directly into it to strike the opponent, or by redirecting its force with the blade to gain an advantage over him. Talhoffer never shows anything resembling static, blade on blade blocks. His setting aside techniques are fluid and dynamic, and lead naturally into counter-attacks.

    Mai statiche. Mai come le vedi nei video mongoli del kendo fatto alla cazzo con parate statiche dietro la spalla con lama puntata a perpendicolo in basso. Mai come le vorrebbero i fanatici delle spade-spranga derisi dagli studiosi seri (e anche da Zwei in privato, su fai coming out) come Clements.

    Dinamiche. In deviazione.
    Come avevo detto anche io, sapendo due cose di sciabola militare pesante tra ‘700 e ‘800 (che però, essendo una cosa pratica e di sopravvivenza, non esclude nessuna parata… una parata aggressiva, filo contro filo, se non c’è proprio nessuna altra scelta per fermare un fendente, va bene: lo scopo è rimanere vivi, non esprimere un giudizio talebano “sull’unica parata lecita”).
    Di parate dinamiche e in deviazione parla molto anche il manuale militare The Art of Defence on Foot With The Broad Sword and Saber del 1804, valido per il combattimento REALE con la spada tra ‘700 e metà ‘800, scritto da John Taylor che era Maestro di Spada presso i Cavalleggeri Volontari di Londra e Westminster.
    E sì: le tecniche si insegnavano a piedi e si applicavano a cavallo perché NON cambia quasi nulla nell’uso della spada, si aggiunge solo l’uso ulteriore del cavallo come arma e come sostituto delle gambe.

    Ulteriore prova arriva spostandosi sull’ambito delle katane, ma sul loro uso VERO quello insegnato agli ufficiali dell’esercito a inizio ‘900, non l’uso FARLOCCO insegnato nel kendo (che centra ben poco con l’uso militare della spada o con il kenjutsu insegnato a inizio ‘900… d’altronde è -do e mica -jutsu).

    Ecco una citazione da The Fighting Man of Japan scritto da F.J. Norman (istruttore militare di spada in Inghilterra, ex-11° e 14° Ussari, poi istruttore di spada in Giappone presso collegi) e pubblicato nel 1905:

    Some of the best points about kenjutsu are, that from every guard or parry some two or more different returns can be made, and that such guards or parries are more of a fending-off order than strictly stopping ones, thus allowing the returns to be made more quickly find the guards with less exertion.
    […]
    And then again, while just as scientific as our systems of sword-play, the Japanese system is a much less artificial one, and so with the majority of men less time would be required for picking
    up a knowledge of it.

    Grassetto mio.
    Parate in deviazione, non filo-contro-filo di violenza e non le mongolate statiche che si vedono talvolta.

    E le spade usavano per combattere per davvero, non per giocare ai reenactors/quasi-cosplayer. E, guarda caso, con quelle tecniche spesso vincevano in duelli con ufficiali europei meno avvezzi all’uso della spada fuori dall’ambito sportivo… e non intendo duelli farlocchi in sala d’arme, con i colpi trattenuti o le imbottiture, intendo duelli all’ultimo sangue durante la Guerra Russo-Giapponese (cita un caso anche Barzini).

  47. Aggiungo che, onestamente, quando c’è una abbondantissima letteratura su queste materie, non tanto sull’interpretazione filologica dei testi ma sul significato pratico di cosa insegnano (davvero, ragioniamo col cervello invece che col culo: si sta parlando di combattimento o di storia della letteratura?), mi cadono le palle a trovare pseudo-esperti e pseudo-praticanti che sparano cazzate su argomenti che non conoscono o che hanno studiato male e in modo approssimativo presso altri pseudo-esperti, come quei geni delle parate statiche di spadone che avevi conosciuto.

    Come nel caso della scrittura, sarebbe ora di cominciare a capire cosa c’è scritto e come si applica (incluso quello che dice per davvero Clements) invece di esprimere pareri che sono solo scoregge al vento (tipo quel riferimento al fatto che nel kendo ci siano pochissime parate in deviazione… sul serio, ma studiare la scherma militare giapponese realmente insegnata agli ufficiali invece delle varianti sportive per civili proprio no?).

    E, se non si è capito, le sparate di Templar che nemmeno si è degnato di leggere i miei commenti prima di eiaculare le sue interpretazioni farlocche su ciò che stavo dicendo, mi hanno rotto il cazzo.
    Se dovesse passare di qui, non pubblicherò le sue minchiate. Ha dimostrato di essere privo della serietà minima necessaria (leggere quanto scritto) per poter discutere. Non ho tempo da perdere con chi non lo merita.

    Invece con Mauro ci discuto volentieri visto che è interessato davvero agli argomenti e mi porta spunti su cui riflettere seri.

  48. Aggiungo questa roba presa dalla versione tradotta e commentata da Jeffrey Hull del “manuale” di Talhoffer. Non essendo possibile fare il copia-e-incolla dal PDF protetto, fotografo la pagina e la riporto:

    Alla faccia del “non dicono mai di usare il piatto”. Sì, certo, in quale universo maGGico fatto di unicorni e gnomi volanti? Torniamo nel mondo reale per cinque secondi.

    Stare zitti e studiare.
    Il motivo per cui nel passato il problema dei sostenitori del edge-to-edge non c’era, per cui non serviva spiegare le ovvietà in modo che fossero a prova di ritardato (Mauro ci azzecca sulla questione di come venivano date indicazioni nei manuali) è che CREPAVANO perché non sapevano parare correttamente.

    Su, forza, hobbisti della spada-spranga: fate un duello all’ultimo sangue con Clements e dimostrate che ha torto, come si faceva in tempi più seri (o forse dovreste pugnalarlo alle spalle nei vicoli per vincere, come facevano i maestri d’arme inglesi con quelli di striscia italiani?). ^_^

    Visto che il Troll è passato da qui lasciando insulti e frecciatine idiote, voglio citare cosa aveva scritto in altra sede, parlando con Mauro:

    la parata di piatto è una sorta di mito, tipo lo Yeti. Nella mia esperienza l’ho trovata soltanto nel Durer, in sole 2 tecniche.

    Solo Durer e solo due tecniche?
    Sul serio: non conoscevi nemmeno Talhoffer e non sapevi niente della parata in deviazione in Hutton, nella scherma ungherese, nei manuali del ‘700, in Capoferro, in Meyer (ah già: lo indica Clements, quindi non si può considerare!) e nemmeno nella scherma militare giapponese di primo ‘900.

    Una considerazione col cuore, caro TempTroll: torna a giocare con la spada in mezzo all’autostrada. ^_^

  49. Aggiungo, visto che il problema dell’incomprensione sulla critica di Clements sulla parata filo-contro-filo è dovuto all’ostinazione a non leggere cosa davvero sostiene (o forse a non capirlo, ma se uno è deficiente non si può far nulla), questo pezzetto preso da qui:

    In fact, defense, or warding of cutting blows, is described in many ways in 15th century fencing texts by many masters and never as a direct resistant block of deliberate opposition of sharp edge on sharp edge (so common in stage-combat and sport fencing and derived from 18th and 19th century methods of swordplay).

    Grassetto mio.
    La prima critica di Clements è nel confronto filo-contro-filo di pura forza stile cartone giapponese- Clements critica in modo netto la staticità e l’assenza di deviazione nella parata, ridotta così a mero bloccaggio, tipica del filo-vs-filo.
    Filo contro piatto, per deviare il colpo, va benissimo. E anche piatto contro piatto. Ma davvero si vuole difendere la pioggia di scintille dei cartoni giapponesi? Sul serio, quale manuale dice di non deviare mai la lama nemica?
    E se la vuoi deviare lateralmente è geometricamente evidente per come è strutturato il polso umano che non puoi intercettarla filo contro filo (ne abbiamo già parlato molti commenti fa, col caso dei fendenti), se non in rare occasioni (e qui però si va alla seconda critica).

    La seconda critica di Clements, facile da capire se si conosce qualcosa sui concetti di “pressione”, tenacità dei metalli, punto di frattura e dissipazione dell’energia grazie all’elasticità del corpo (la lama è flessibile per ammortizzare i traumi solo lateralmente, non nella direzione filo – falso filo: si vedano i test ufficiali inglesi del ‘700-‘800 sulla flessibilità laterale delle lame, tutt’ora usati da Cold Steel), è che parare distribuendo l’impatto sull’ampia superficie del forte è meglio che ridurre l’impatto a una incisione di 1 mm che procurerà una tacca e un crack. Il crack può rovinare in modo irrimediabile la martensite del filo, forse portando anche a microfratture nelle altre componenti in acciai meno ricchi di carbonio che lo supportano. Un disastro sul lungo termine che ridurrà drasticamente la vita dell’arma.
    Questo se ragioniamo con colpi veri, tirati con gran forza con lo scopo di uccidere. Che è l’unico modo in cui si può pensare di usare una spada, altrimenti si sta giocando o praticando sport e non combattendo (o si è fanatici della difesa a ogni costo e si tirano solo colpetti brevi di puro polso, senza nemmeno l’avambraccio).

    Effettivamente sul fatto che sia più facile trovare parate di tipo “bloccaggio” statiche e di pura forza-contro-forza nei manuali dell’800 che in quelli medioevali, Clements ha ragione. Lo avevo detto che l’opzione c’è nella sciabola militare: in fondo lo scopo è far sopravvivere la gente, non portare avanti dottrine farlocche. Vivo è meglio che morto: chi sostiene la cretinata delle parete statiche filo-contro-filo sempre e comunque dovrebbe iniziare a capire questo concetto.

    La forza della disperazione nel dover parare un fendente di un dragone nemico può portare a doversi difendere con un bloccaggio quando la parata non può essere sotto forma di deviazione… ma comunque bloccando sul forte, ovviamente!
    Lo stesso vale per il fucile con la baionetta: nessuno vuole rovinare l’arma, ma se non si può parare deviando con la baionetta, nessuno vieta di usare il fucile contrapponendolo a mo’ di bastone per non farsi ammazzare (la canna non si farà niente, ma i legni perderanno una bella tacca… e pure la spada non si divertirà a impattare contro la spessa canna in acciaio del fucile eh eh).

  50. ehm
    scusate per l’intervento da niubbo, ma non riesco a seguirvi per niente…
    avreste un paio di titoli semplici per avvicinarsi alla questione (per chi parte da poco più che D&D – quindi 0)?

    Non escludo (mi piacerebbe, in effetti) imparare davvero a usare una spada, ma per cominciare mi accontenterei anche di qualcosa di più esplicativo e meno focalizzato sul “fare in prima persona”.

    Grazie

  51. Questo è pieno di materiale curioso (e parla anche della scherma di Patton per la nuova spada):
    The Secret History of the Sword: Adventures in Ancient Martial Arts

    Per i manuali d’epoca c’è un sacco di roba, sia con testo a fronte tradotto e/o spiegato che senza spiegazioni.
    Alfieri, Capoferro, il documento I.33 ecc… mostrano un’abbondanza di parate in deviazione fatte col piatto. In particolare Alfieri, sia con la spada che con la manosinistra. E bisogna ricordarsi di non confondere le indicazioni di puntamento dell’arma e posizione della mano (filo dritto / filo falso e simili) con la reale intenzione di usare il filo (più assennato è usare le definizioni della scherma successiva: prima, seconda, quarta, settima ecc…): in Capoferro se si analizzano le singole sequenze la deviazione è sempre fatta col piatto o col bordo del filo contro il piatto nemico, non filo-contro-filo (sarebbe geometricamente impossibile, essendo il filo nemico spesso rivolto al suolo), ma l’autore parla di “filo” lo stesso anche se poi mostra in concreto (coi fatti delle descrizioni ben illustrate) di non star imitando una brutta scena di un cartone giapponesi con pioggie di scintille e katane in filo-contro-filo. ^_^

    Quelli moderni sono ancora di più, sia sulla sciabola che sulla baionetta. Ce ne sono tantissimi dell’Ottocento su Archive.org.
    Un manuale sulla baionetta, però integrata nel concetto stesso di assalto in trincea e non come scherma a sé stante è Elements of Trench Warfare – Bayonet Training del capitano William Waldron.
    Il migliore sulla baionetta, a mio parere, è il classico Fixed Bayonets di Alfred Hutton (autore di Cold Steel, quello sulla sciabola di cui ho descritto una delle molte parate nei commenti precedenti).

  52. Parlo anch’io da nubbio (quando mai), e chiedo: ma quindi c’è/ci sono dei veri e propri stili di scherma da baionetta? Cioè, io credevo (sempre da nubbio, lo ripeto) che un’arma del genere non permettesse una varietà di tecniche tali da parlare di stile o di scherma.

    PS: e grazie per gli ebook. Un’occhiata ce la getto anch’io, malgrado il mio inglese miserando.

  53. La baionetta tramuta il fucile in una lancia (pesante e quindi più lenta e faticosa da usare).
    Tutta la varietà del combattimento con la lancia, unito alle possibilità maggiori fornite dal calcio e dal bilanciamento dell’arma che favoriscono il suo uso quando si è a distanza molto ravvicinata (spintoni canna contro canna), rende la scherma con la baionette complessa e degna di studio. I manuali militari si riducono spesso a poche mosse o poche spiegazioni, dovute anche al fatto che essendo un attrezzo secondario nell’uso pratico non riceveva le stesse attenzioni della marcia o del caricamento rapido delle armi, ma testi come quello di Hutton mostrano in pieno la complessità schermistica e il potenziale per usare la baionetta in modo non troppo diverso da come si usa la striscia (deviando i colpi, contrattaccando, in due tempi o in tempo singolo ecc…).

    I giapponesi durante gli anni ’30-’40 erano particolarmente dediti al combattimento con la baionetta, ritenuto giustamente necessario per formare il carattere del soldato (ne avevo già parlato tempo fa e questa idea è rimasta anche nell’esercito britannico).
    Quando non si sapeva cosa far fare ai soldati occidentali, li si faceva marciare e spazzare pozzanghere. Quando gli ufficiali giapponesi non sapevano cosa far fare ai soldati, li facevano allenare con la baionetta in gruppo e/o a coppie (combattimenti simulati). Molto meglio l’idea dei giapponesi.
    Ancora oggi praticano la scherma con la baionetta come sport, lo jukendo ( http://en.wikipedia.org/wiki/J%C5%ABkend%C5%8D ), usando armi da addestramento in legno a forma di fucile.
    http://www.youtube.com/watch?v=4v0QEwZmiIU

    Il dilemma “nello scontro all’arma bianca è meglio la spada o il fucile con la baionetta?” fu al centro di duelli e incontri fino alla Grande Guerra, con sostenitori dell’una e dell’altra arma. Generalmente la spada nel duello era considerata superiore, ma i pregi in guerra di un massiccio (4,5-5 kg) fucile con la baionetta (un altro mezzo kg) sono moltissimi.

  54. Molto interessante.
    Beh, mi pare anche di ricordare che a un certo punto i giappi cominciarono anche a soffrire di una sorta di “sindrome della baionetta”, nel senso che tendevano a provare a risolvere qualsiasi situazione con le loro famose cariche banzai, cosa che secondo molti era quasi assennata contro i cinesi, ma totalmente folle contro gli americani. Ma non vorrei si trattasse di uno stereotipo.

    Il dilemma “nello scontro all’arma bianca è meglio la spada o il fucile con la baionetta?” fu al centro di duelli e incontri fino alla Grande Guerra, con sostenitori dell’una e dell’altra arma. Generalmente la spada nel duello era considerata superiore, ma i pregi in guerra di un massiccio (4,5-5 kg) fucile con la baionetta (un altro mezzo kg) sono moltissimi.

    Ma quindi, ho capito male o c’erano anche duelli tra nobiluomini a colpi di baionetta?

  55. @Dragored
    Non so in che quantità ci provassero con le baionette, ma un caso c’è stato proprio contro gli americani sull’isola di Guadalcanal, è un’isola ricoperta dalla giungla e gli americani stavano tentando di conquistarla, i giapponesi erano così sicuri della vittoria che hanno fatto un assalto alla baionetta con un esito piuttosto ovvio…

  56. Si, la cosa è raccontata anche (suppongo, in maniera un po’ imparziale) nel 2 o 3 episodio di The Pacific. Indubbiamente non fu una grande trovata.

  57. suppongo, in maniera un po’ imparziale

    Naturalmente volevo dire “parziale”
    Maledetta fretta “=_=

    Duca, il Fixed Bayonets di Alfred Hutton non sono riuscito a scaricarlo da nessuna parte. Avresti link?

  58. “=_=

    Certo che sono nabbo. Continuavo a cliccare PDF (Google.com), e mi rimandava al maledetto google book.

    Grazie ^_^

  59. Ho scorso il Talhoffer (tradotto da Rector), e… no, davvero: come si fa a dire che tavole come la 224 o la 240 mostrano una parata di filo? Non si tratta di analizzare un testo dove c’è scritto “di filo falso” dovendosi chiedere se è letterale o no, si deve solo guardare una figura.

  60. Prova con il documento I.33, è altrettanto esplicito.
    O anche molte immagini di Alfieri.

    La setta della parata statica filo-contro-filo è come quella dell’arco lungo da guerra da 70 libbre: non importa dimostrare, continueranno a negare.

  61. Non male anche l’I.33, sebbene il Talhoffer mi sembri piú chiaro (almeno, confrontato con il PDF dell’I.33 che ho io); ora mi procuro Alfieri, intanto grazie per tutte le informazioni.

    L’arco da 70 libbre mi ricorda uno che conosco, convinto che lo spadone pesasse almeno dodici chili… è divertente (e sconsolante) vedere come a volte saltino fuori numeri a caso.

  62. Alfieri è sicuramente riportato, alcune tavole perlomeno, in old sword-play di Hutton… mi pare si chiami così, quello sulla scherma medievale e rinascimentale.

    Io ho il pdf di L’Arte di ben Maneggiare La Spada del 1653. Credo si trovi senza problemi online. Le immagini sono piccine e hanno lo sfondo scuro… si vedono meglio quelle riportate nel libro di Hutton. Tratta la striscia, non è come Talhoffer o I-33: con i colpi di punta della striscia è molto più naturale parare con il piatto… o quando si usa il filo (bordo del filo) si va comunque sul piatto nemico per poter proseguire e infilzare.
    Ci sono delle belle tavole in cui usa il piatto della manosinistra e il forte della striscia, di piatto, per trappolare in una parata doppia l’arma nemica e altre con un uso altrettanto chiaro del piatto (più alcune dove, secondo me, va sul lato del filo contro il piatto dell’arma nemica, a giudicare dall’orientamento della guardia).

  63. Giusto per tenere traccia della cosa anche qui: http://zweilawyer.com/2010/02/03/spada-vs-spada/comment-page-1/#comment-11447.
    In generale (ma nello specifico, soprattutto su argomenti come la metallurgia, non so abbastanza per esprimere un giudizio), mi sembra che tutte le argomentazioni siano contro la parata di piatto pieno, più che contro quella di piatto in generale. Niente di quanto detto esclude – anzi – la parata di filo-piatto, direi.
    Se dovessi riassumere l’articolo: “Dicono le stesse cose dette qui, ma con una terminologia diversa”.

  64. Se dovessi riassumere l’articolo: “Dicono le stesse cose dette qui, ma con una terminologia diversa”.

    Che è il motivo principale per cui, come detto nei commenti precedenti chiarendo qual è l’esatto discorso fatto da Clements (una negazione del SOLO filo contro filo statico, PUNTO), ho trovato tanto offensivo l’atteggiamento di Templar. Non si degnava di leggere i commenti precedenti prima di affermare qualcosa: li avesse letti avrebbe visto che non si diceva nulla di particolarmente folle. ^__^

    Questi atteggiamenti di merda non li tollero. Poi è anche colpa mia, dovrei essere meno duro anche con chi fin da subito parte dicendo idiozie su un altro blog (ricordo la maniera aggressiva e negazionista di cose dimostrate empiricamente -ed esseno il combattimento un fatto REALE le prove REALI che si dimostrano efficaci battono qualsiasi idea scritta-). Zwei mi ha spiegato che spesso, quando si vedono utenti che paiono completamente scemi, in realtà non sono scemi: semplicemente non si informano, se ne fregano, sparano a zero… ma se li si tratta con gentilezza sono persone normali. Ci sto provando a essere più tollerante. Ho visto che quando avete trattato bene Guardiano, è subito migliorato e ha studiato i manuali. Forse la cosa giusta da fare, per massimizzare l’efficienza, è essere gentili indipendentemente da quanto una persona sia irritante e ostile al leggersi le cose indicate.

  65. Apro la fiera dell’ovvio: a essere più tollerante rischi di attirare frotte di gente che semplicemente non ha nemmeno voglia di usare Google; a esserlo come ora restano gli idioti (che reiterano anche in continua assenza di risposta) e quelli veramente interessati, ma rischi di allontanare parte di questi ultimi.
    Per quello che può esserti utile, nel mio caso, dopo un’iniziale convivenza di fastidio e interesse ho capito meglio le politiche di Baionette e sono stato spinto a informarmi di più prima di fare domande/segnalazioni (prima di segnalare qui una cosa, faccio qualche ricerca per assicurarmi ragionevolmente che non se ne sia già parlato, per esempio): prima lo facevo, ma meno sistematicamente.
    Direi che c’è stato un buon misto di risposte date e non date; credo che, se ti fossi comportato molto diversamente, a ora sarei parimenti interessato, ma più spostato verso il “No, non ne ho voglia; chiediamo direttamente”.

  66. Duca, domandona per te: in Il Buono, il Brutto e il Cattivo, Tuco usa questa pistola (mano destra) e spara questicolpi; è ambientato durante la guerra civile americana.
    In una scena, Tuco ne ammazza uno sparandogli con la pistola tenuta sott’acqua; mi chiedevo: a quell’epoca le pallottole quanto resistevano all’immersione?

  67. Quel film è famoso per l’inserimento di armi a caso. Impiegano revolver esteticamente corretti (Colt Navy M1851, per il Buono, mi pare, e forse c’era una Remington 1858 per il Cattivo… e il Brutto non ricordo proprio), ma tutte conversioni a retrocarica invece di cap-and-ball.
    Conversione a retrocarica che all’epoca NON esistevano ancora: si fecero dopo la Guerra, negli anni precedenti l’arrivo dei nuovi revolver degli anni 1870 come il mitico Colt Peacemaker del 1873.
    Non so cosa induca spesso produttori di videogiochi e registi a fuggire terrorizzati dall’avancarica. Forse temono che il pubblico non possa capire. O forse è una sorta di horror vacui applicato all’assenza di bossoli. Boh.
    Sta di fatto che pure il videogioco Call of Juarez 2, pur di non mettere Enfield 1853 e Springfield 1861, infila in mano a tutti i soldati delle carabine Winchester…

    Le munizioni col bossolo e le armi da fuoco che le impiegano non hanno problemi sott’acqua, né a sparare né a stare un po’ bagnate per una breve immersione.
    È pericoloso per le raffiche, perché se sono immersi nell’acqua aumenta la pressione nella camera di sparo e può anche sfondarsi, ma in semiautomatico a parte una maggior possibilità di inceppamenti non vedo problemi seri.
    Ovviamente il problema principale di sparare in acqua è la sua densità: 800 volte circa quella dell’aria. Ogni metro è quasi come un chilometro. Se ti metti a due metri da una pistola di media potenza (9×19 – 45 ACP) il proiettile probabilmente ti atterrerà addosso con la forza del dito accusatore di un bambino tisico.

    Un vecchio buon articolo che linko di solito quando mi fanno domande sul tiro sott’acqua:
    http://www.earmi.it/balistica/acqua.htm

    Un fucile Werndl venne fissato sotto una zattera, in posizione orizzontale e ad una profondità di mezzo metro, diretto contro un bersaglio di tavole di legno.
    I risultati delle prove furono i seguenti.

    Il caricamento e lo sparo avvennero senza problema alcuno, anche dopo una trentina di colpi. Lo sparo risultava silenziato e appena percepibile ad una quarantina di metri. Lo sparo produceva bolle di gas che gorgogliavano sopra la bocca dell’arma.

    Alla distanza di 1,5 metri la palla non lasciò alcun segno sul legno; a 1,25 metri lasciò un’impronta profonda 3-4 mm; ad un metro di distanza la tavola, di 2,5 cm di spessore, venne perforata.

    Vennero compiuti altri esperimenti con un revolver d’ordinanza Gasser: ad 1 metro nessun segno sul legno; a 0,75 m una impronta profonda 4-6 mm, a 0,65 m il proiettile penetrò per tutta la sua lunghezza nel legno, a 0,5 m trapassò la tavola.

    Il Werndl è un fucile a retrocarica a colpo singolo introdotto in Austria nel 1877, per questo non ha nessun problema di inceppamento. Spara palle da 11 mm del peso di 24 grammi a quasi 440 m/s.

  68. Capito, grazie.

    Duca:

    Colt Navy M1851, per il Buono, mi pare, e forse c’era una Remington 1858 per il Cattivo… e il Brutto non ricordo proprio

    Nessuna in particolare, almeno da un certo punto in avanti: se la monta unendo pezzi di tre pistole; qui lo spezzone.

  69. Ah, sì, è vero. Il montaggio è una scena demenziale, le parti di armi diverse non si abbinerebbero.

    Comunque è un gran film. Peccato la debolezza tecnica e storica, ma non è quella roba il motivo per cui lo si guarda per cui amen.

  70. Federico, qui:

    Per giunta in quel periodo il Duca mi mandò qualcosa che aveva scritto lui. Purtroppo il computer dell’epoca è morto e il file è andato perso, ma ricordo che era scritto davvero bene, e mi chiedo ancora perché dopo tutti questi anni continui a fare il timidone

    Duca? Quand’è che ci farai leggere qualcosa di tuo (oltre le fiabe già pubblicate)?

  71. Duca? Quand’è che ci farai leggere qualcosa di tuo (oltre le fiabe già pubblicate)?

    Non so.

    Taotor è troppo buono. Quella cosa, se ricordo giusto qual è (la minchiata coi granatieri che ho avuto vergogna di aver scritto e non ho inviato a Delos di cui ho accennato un paio di volte?), faceva schifo.

    Ancora non avevo letto i manuali in inglese, è una roba scritta nei primi mesi del 2007. Avevo letto solo un po’ di manuali in italiano che non davano spiegazioni in modo adeguato.

    Schifo quasi a livello Licia Troisi (best of), come stile. E all’epoca non c’erano Amon e Unika a trascinare così sotto il livello del fantasy rispetto a Licia (il baby boom del fantasy con Rosso, Ghirardi, Strazzu e compagnia sbavante iniziò solo nel 2008). Come contenuti grazie a Gesù non era altrettanto orrido, ma rimaneva una cagata immonda e ho rinunciato all’idea di riscriverlo d’accapo con una trama decente (che avevo pure messo assieme).

    La vergogna mi fece evitare l’invio a marzo-aprile 2007 a Delos per Storie di maghi, negri e recchioni o come si chiamava. MEGLIO.
    Ho letto un paio dei volumetti, i primi due usciti, e il mio racconto era molto meglio. Rischiavo seriamente di venire pubblicato (a quanto ho capito pubblicavano davvero in base ai racconti ricevuti, non solo amici di amici). Anzi, se lo avessi mandavo la pubblicazione sarebbe stata praticamente certa (c’era pure un po’ di buonismo a mitigare la violenza, apposta per rispettare i criteri nella visione Delos di cosa è “per ragazzi”… ovvero retard).
    Sarebbe stata un’onta che mi avrebbe costretto a togliermi la vita, anni dopo, e a chiudere Baionette poco dopo l’apertuta. O mi avrebbe tramutato in un viscido amiketto di Lara, Dimitri, Negrore, Barbi ecc… lontano dalla luce della nostra amata Dea Gamberetta.

    L’Orrore! L’Orrore!

    Di Taotor mi piacque, all’epoca (fine 2008), “Un vero affare”. Ambientazione moderna. Era molto meglio delle cose fantasy.
    Poi mi passò anche una cosa steampunk-fantasy o tecnofantasy coi Mech di cui ricordo poco, ma le idee per l’ambientazione erano buone. Lo stile non tanto, ma c’era una base su cui lavorare (se ricordo giusto però non ho avuto tempo di mandargli dei commenti dettagliati).

  72. Resto in attesa; con Gamberetta siamo a quota due che hanno parlato bene dei tuoi scritti, sono curioso.

  73. caro duca

    vorrei una tua opinione sulla configurazione “bullpup” che ultimamente sembra spopolare tra i moderni fucili militari

    mi sembrava che in passato non ti fossi espresso favorevolmente e mi chiedevo perchè

  74. Ok, sono di sesso femminile e giovane (attraente non lo so, dato che noi donne siamo complessate di natura…), quindi saresti disposto a leggere i miei incipit :D
    Anche se mi vergogno come una bestia e potresti sputarmi per le zozzerie che infilo nelle mie storie. Punterò sul virtuosismo letterario (chiamiamo così quell’accenno di decenza grammaticale che permea i miei scritti).

  75. buongiorno signor duca , mi scusi ma su facebook ho letto una domanda che diceva se ad una granata senza sicura ( o linguetta) la si possa rimettere , e quindi cercavo da lei una risposta!

    grazie, e tanti saluti !

  76. Salve, volevo chiedere una piccola informazione… quali tomi, in italiano o inglese non importa, consigliereste a qualcuno che volesse approcciarsi alle armi da fuoco, che non ne capisce quasi niente e che per il momento almeno non ha la possibilità di fare pratica ad un poligono o simili? Da dove cominciare per avere le basi? Scusate la domanda veramente niubba e grazie del vostro tempo.

  77. @Gwenelan

    Guarda su ebay
    – ne ho visto uno di Sergio Masini, non ricordo il nome,
    – questo qui :
    PETERSON, Harold L.,
    Armi da fuoco nei secoli.
    Milano, Mondadori, 1963.

    – Storia illustrata delle armi da fuoco Dall’archibugio alle bombe intelligenti invenzioni e tecnologie che hanno cambiato l’arte della guerra
    di Nicola Labanca – Giunti Editore – 2008

    Se ne cerchi armi da fuoco ne trovi molti altri. Ma ti assicuro che dopo un pò si assomigliano.
    In realtà spiegano quello che il duca ha messo negli articoli on line. L’unica cosa in più che trovi sono foto delle armi e dettagli precisi su lunghezza calibro etc. per ogni singolo modello.

    Poi c’è youtube, non è come andare al poligono, ma almeno vedi come sparano.

  78. Volevo Segnalarvi che la Albertelli ripubblicherà
    E.Ezell
    ARMI LEGGERE DI TUTTO IL MONDO
    2a Edizione riveduta, corretta e ampliata

    http://tuttostoria.it/

    E’ un libro consigliato dal sito ex ordinanza.

  79. Ciao Duca,
    ma se un ak-47 fa in media 4-5 moa, un bolt action della seconda guerra mondiale quanti moa poteva fare?
    Lo chiedo perchè mi sembra di aver capito che il moa dipenda anche dalle dimensioni del proiettile

    segnalo http://www.nonsolostoria.it/

  80. Se ricordo giusto, fucili come il Gewehr 88 (e successivi con proiettili spitzer più aerodinamici) dovevano per obbligo fare 5 MOA o meglio per essere assegnati alle truppe. In realtà quei proiettili, tutti tra 6,8 (Carcano) e 8,2 mm (Mauser), avendo una bella densità sezionale e una bella stabilità, ci si aspettava stessero più verso i 2-3 MOA che verso i 4-5.

    Un bel bolt action, ben tenuto e uscito un po’ meglio di altri, non è strano facesse 2 MOA… (migliorabile ancora usando una selezione di proiettili di dimensione perfetta, senza le variazioni minime normali che si ottengono usandoli prendendoli a caso senza selezionarli e misurali) infatti bastava, prima e seconda guerra mondiale, montare un’ottica per usarli come fucili per il tiro di precisione, senza bisogno di usare armi speciali diverse.

    Mi pare di aver dato vari numeri in giro, in qualche articolo o commento

  81. grazie Duca,
    l’unico riferimento che io ricorda sui 2-3 moa riguardava l’articolo sulla morte di Colbert. Parlavi di fucili d’assalto. Non ero sicuro ti riferissi ai buoni e vecchi bolt action.
    Poi alcuni video su youtube incasinano le idee.
    grazie ancora della risposta

  82. Se ricordo giusto un altro dato, gli M16 che arrivano ai reparti USA devono fare almeno 4 MOA o meglio o sono rigettati. Quindi anche lì, la massa è sui 2-3 MOA (magari con un piccolo ritocco in armeria per scendere sotto 4 fino a 3-3,5).

    In futuro mi sa che farò un articolo solo su MOA e un po’ di dati misti per farsi le idee.

  83. Duca per caso una volta avevi messo un link ad un sito che descriveva i pezzi di artiglieria francese dal 1800 alla prima guerra mondiale (se non oltre) ?

  84. per caso qualcuno ha mai ordinato libri dall’america attraverso amazon.it?
    Bisogna pagare un importo doganale in più per riceverlo?
    via google non trovo risposte chiare

  85. “Libri dall’America” intendi i testi in lingua originale (“Libri in altre lingue” nella ricerca)? Se sì, mai pagato dogana o cose aggiuntive, ipotizzo ne abbiano delle copie nei loro magazzini in Italia e li mandino di lì.

  86. Se compri merce dagli USA devi pagare le spese di dogana, esattamente come le devi pagare se compri roba dal Giappone. Su Amazon c’è scritto da dove viene il prodotto, ti consiglio di scegliere una location in Europa (io i miei libri inglesi li faccio sempre venire da Inghilterra o Francia).

  87. il libro lo avrei ordinato attraverso amazon.it. Il venditore spedisce dagli USA.
    Pazienza

  88. Se il venditore non è Amazon stessa, ma qualcun altro, ovviamente in tal caso Amazon fa solo da intermediario per scoprire l’articolo e comprarlo, non può sfruttare i suoi magazzini dentro l’Europa per evitare le dogane. Per cui se compri fuori UE c’è sempre la possibilità che venga fermato alla dogana per farti pagare l’IVA + spese doganali.

    Negli ultimi anni sono stato fortunato e non mi hanno più fermato nulla: sciabola, umeboshi dal Giappone (che forse non potevo nemmeno importare in realtà, boh), oolong dalla Cina, figures (pure questo mica avevo idea se potevo importarlo o meno) ecc.
    Ma può sempre capitare ed è una rottura di scatole (firmare documento in caso richiesto, scansionarlo e rimandarlo), oltre al costo in più.
    Buona fortuna!

  89. @Duca,
    io e la fortuna non andiamo troppo d’accordo. Proverò a ordinare da amazon uk “à la Tenger”

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