Nel precedente articolo (Le Armature: una panoramica degli acciai) ci siamo fatti un’idea di cosa influisca sulla “qualità” di un acciaio per armature, ovvero cosa lo faccia diventare più duro e cosa lo faccia diventare più resistente.
Ora andiamo a dare un’occhiata più da vicino, ma sempre in breve, alle armature prima di passare ai test di penetrazione. Mi limiterò a presentarle, in modo che siano chiare in mente prima di vederle “in azione”, senza addentrarmi nei dettagli storici sul periodo di diffusione, sul nome o sul prezzo. Ci sarà tempo in futuro per parlare di queste cose meglio.
La maglia di ferro
Le armature di maglia sono formate da una serie di anelli di metallo uniti tra loro, di norma nella modalità 4-in-1 per cui ogni anello è collegato ad altri quattro. Gli anelli devono essere fabbricati e uniti uno per volta. Per ottenere gli anelli l’armaiolo deve partire dal ferro, tirarlo in un filo uniforme, avvolgerlo attorno a un cilindretto fino a formare una specie di solenoide e infine tagliare gli anelli usando un martello e uno scalpello con la punta larga abbastanza da tagliare agevolmente il filo.
Lavorando con le pinze bisogna poi aprire e chiudere i singoli anelli intrecciandoli tra loro, ma questo non è sufficiente: essendo già “rotti” sono facilmente suscettibili ad aprirsi di nuovo quando colpiti! L’armaiolo deve fabbricare dei piccoli chiodi (rivetti) con cui inchiodare tra loro le estremità degli anelli (appiattite a martellate per allargarle) in modo da tenerli chiusi.
Non è necessario che tutti gli anelli abbiano il loro chiodino: circa metà degli anelli in una maglia 4-in-1 possono essere saldati aumentando la robustezza della maglia ed evitando di dover fabbricare l’ennesimo rivetto minuscolo.
SI: è un lavoraccio indegno!
Dal poster di un seminario di Alan Williams: probabilmente è proprio la maglia del XV secolo che ha testato. Che emozione! Maglia, firmami un autografo! |
La maglia di ferro andava indossata sopra una apposita imbottitura chiamata aketon/gambeson/jack, ovvero una protezione formata da strati di lino sovrapposti allo scopo di ammortizzare i colpi che la maglia di ferro incassava.
Illustrazione tratta da una Bibbia del XIII secolo |
Ora ne sapete abbastanza per affrontare la lettura dei test di penetrazione senza problemi. Parleremo più a fondo delle maglie di ferro in futuro. :wink:
La cotta di piastre
La cotta di piastre è formata da una serie di piastre di metallo montate su una base di tela o cuoio. Veniva utilizzata come armatura da sola, non esistendo ancora le corazze in acciaio, o sopra una cotta di maglia come ulteriore rinforzo al prezzo di un peso complessivo molto alto: 30 kg o forse perfino di più che ricadevano pesantemente sulle spalle!
Di queste armature e di quelle lamellari sono piene le fosse comuni della battaglia di Wisby (1361), ma dato che la “cotta di piastre” verrà citata solo al termine dell’articolo sui test di penetrazione direi che non c’è altro da sapere di utile per ora.
Ricostruzione di una tipica cotta di piastre rinvenuta nelle fosse comuni della battaglia di Wisby, 1361 |
L’armatura a piastre
Questa armatura è formata da una serie di piastre unite tra loro tramite rivetti e cinturini in modo da proteggere il proprietario e assieme garantire la massima mobilità. Possono essere arrotondate per deviare i colpi, come nelle armature alla milanese (es: la AVANT) o spigolate, come nelle armature alla massimiliana, per offrire un pessimo angolo di impatto a gran parte dei colpi andati a segno.
I punti deboli, le giunture di ascelle e gomito ad esempio, possono essere protette da dischi mobili, da lamelle metalliche o da una veste imbottita sottostante dotata di inserzioni ad hoc in maglia di ferro.
Due cavalieri del XV-XVI secolo: armatura alla milanese (a sinistra) e alla massimiliana (a destra) |
Alan Williams ha calcolato che un’armatura alla milanese offre un angolo di impatto tipico di 30° gradi e un’armatura spigolata di 45° gradi. Una cotta di piastre, una maglia di ferro o un’armatura lamellare invece non hanno un design studiato per deviare i colpi e questo in parole povere significa che le armature a piastre sono perfino più efficaci di quanto il loro spessore farebbe immaginare.
Il colpo viene deviato non permettendo uno scarico perpendicolare ottimale del vettore forza. Come certamente ricorderete dalle regole di scomposizione di un vettore, l’energia perpendicolare potrà essere ottenuta dividendo l’energia complessiva per il coseno dell’angolo di impatto.
In tal modo un’armatura arrotondata è il 20% più resistente e una spigolata il 40%.
Lo spessore delle piastre dipendeva dalla locazione e dal periodo storico, dato che l’introduzione di armi da fuoco sempre più potenti ha costretto ad adottare piastre sempre più resistenti. In particolare la corazza pettorale e la parte frontale dell’elmo erano i più spessi, dovendo proteggere aree vitali, mentre braccia e gambe erano più leggeri.
Le armature non pesavano molto: tutti i set non “a prova di proiettile” del XV-XVI secolo hanno dichiarato pesi tra i 15 e i 26 kg. La qual cosa è anche dimostrabile teoricamente applicando la formula Mosteller del calcolo della superficie corporea a un uomo di 75 kg circa: con uno spessore in acciaio di 2 mm uniforme su tutto il corpo (incluso retro delle cosce, piante dei piedi, palmi delle mani e altri posti dove di norma non vi è armatura) si ottengo al massimo 35 kg.
Facendo un esempio reale: l’armatura di Valerio Corvino Zacchei, una bella armatura milanese da cavalleria del 1560 con elmo completo e grandi spallacci, conservata nell’Armeria Reale di Torino, pesa esattamente 26 kg.
Il peso era ben distribuito su tutto il corpo grazie a un sistema di incastri e cinturini, per cui risultava meno faticosa da indossare per periodi prolungati dell’usbergo in maglia di ferro che invece gravava integralmente sulle spalle.
Alan Williams fornisce alcuni spessori medi di corazze pettorali: le corazze del 1450-1500 sono spesse 2 mm; quelle del 1500-1550 variano dagli 1,3 mm ai 4 mm con una concentrazione maggiore nella fascia 2-2,5 mm; il periodo 1550-1600 mostra corazze spesse tra gli 1,2 mm e i 6 mm (con un’equa distribuzione nella fascia 1,5-4 mm); infine il periodo 1600-1650 alza il tetto massimo di spessore arrivando al record di 8 mm (con tutte le altre corazze da cavaliere tra i 4-7 mm e quelle da fanteria tra i 2-3 mm).
Fine della presentazione
Ulteriori dettagli sulle armature, come detto nell’introduzione, verranno forniti in articoli futuri più approfonditi. Se avete letto sia questo articolo che il precedente dedicato agli acciai ora sarete perfettamente pronti per il prossimo dedicato ai test di penetrazione e alle conclusioni finali.
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ma che dissertazione interessante…i miei complimenti vivissimi, e continui a scrivere sull’argomento, mi raccomando!!…a proposito, le dispiace se userò gran parte delle sue informazioni nella prossima realizzazione di un mio sito personale? no vero? benissimo
Non c’è problema.
Tutto il mio sito è sotto Creative Commons 2.5:
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/
Buon divertimento! ^_^
Complimenti, stavo cercando su internet The Knight and the Blast Furnace a un prezzo “ragionevole”, quando mi sono imbattuto in questo sito. Ottima serie di articoli sulle armature, che mi richiederà un po’ di tempo per assimilare tutte le informazioni contenute. Giusto una curiosita: i due disegni dei cavalieri del XV-XVI secolo da dove sono tratti? Non mi sembrano provenire da titoli Osprey come le altre immagini.
Lettura interessante. Ma ho una domanda: quanto tempo impiegavano a fabbricare una maglia di ferro?
Ciao,
Stupidaggine di domanda riguardo a questo tuo pezzo:
L’armatura spigolata è più resistente perché disperde maggiormente la parte perpendicolare della forza di impatto rispetto all’arrotondata?
Grazie dell’articolo, molto chiaro e esplicativo.
A quanto dice Williams sì, perché comunque la colpisci finisci per colpirla con un angolo pessimo a causa della struttura tutta ondulata.
Si intende una spigolata molto accentuata, non una lieve spigolatura decorativa con ampie zone piane tra le creste (in tal caso dipende dove colpisci).
Al tempo della Grande Guerra ci fu un tentativo di sostituire gli elmetti inglesi tondeggianti con elmetti “spigolati”, proprio per imitare il trucco rinascimentale, ma l’aumento del costo di lavorazione (che con l’acciaio al manganese avveniva a freddo) non giustificava il piccolo margine di robustezza maggiore.
E comunque erano già robusti a sufficienza per fermare proiettili di pistola e schegge tipiche.
esimio ducaconte, saprebbe consigliare un testo il quale ripercorra efficacemente la storia di armi e di conseguenza armature nella storia europea?
Salve Duca, anzitutto i complimenti, ho letto tutti e tre gli articoli e devo dire che sono davvero interessanti.
Però sono un po’ confusa a proposito della maglia di ferro (è da sempre l’armatura che mi affascina di più ^^).
all’incirca quale sarebbe il peso? e più o meno per una che ricopra tutto il corpo (come quella dei templari) quanto tempo ci voleva?
“La maglia di ferro andava indossata sopra una apposita imbottitura chiamata aketon/gambeson/jack, ovvero una protezione formata da strati di lino sovrapposti allo scopo di ammortizzare i colpi che la maglia di ferro incassava.”
ma visto che gli anelli della maglia si potevano rompere e lasciare qualche zona scoperta non sarebbe stato più duro del cuoio?
Grazie mille dell’articolo, è fantastico
xoxo L
Il cuoio spesso 4-5 mm, rigido, offre una protezione complessiva peggiore (dai 50 ai 90 J) rispetto a un gambeson fatto di circa 30 strati di lino.
Il gambeson usato per il test già da solo è un’armatura anti-lama, 100 J di frenata per 4 cm di lama (e gli impatti reali sono di 8-10 cm), anche se non ferma le frecce… soprattutto per quello, frecce e altre punte aguzze, serve la maglia sopra.
Rispetto a un gambeson “imbottito” non saprei valutare: l’unico test accurato di Williams tratta questo modello a trapunta fatto con molti strati di tessuto.
L’altro vantaggio del gambeson è che permette un’ottima mobilità, anche se è meglio che non piove a dirotto (giusto per non aumentare il proprio peso di 5-10 kg…) e che non sia un soleggiato mezzogiorno d’agosto, contro cui tutte le armature sono svantaggiate… immagina di metterti il cappottone invernale più pesante che hai e infilarti nell’auto, spenta, lasciata per ore sotto il sole di ferragosto. Viene voglia di fare a cambio con le giubbe rosse in India, con 45-50 gradi e indosso tunica e pantaloni in panno di lana. ^_^””
Come sempre dipende dalle dimensioni in termini di chi la indossa, diametro e spessore degli anelli e area coperta. Una cotta che offre, a scapito di una ridottissima mobilità, una protezione quasi senza vuoti (es: una doppia 6-in-1 con anelli spessi e dal diametro interno scarso), peserà come una copertura a piastre omogenea di spessore medio equivalente.
Più sono gli spazi vuoti e più è flessibile, più si adatta a variazioni di peso dell’indossatore e meno protegge (tagliare l’aria negli spazi vuoti è più facile che tagliare il metallo).
Citando alcuni vecchi dati che avevo trovato, ma mancano indicazioni sull’esatta copertura e sulle dimensioni degli anelli:
La cosa più semplice, visto che le cotte di maglia sono molto comuni tra i rievocatori, è di pesarne una e misurare diametro interno, esterno e spessore degli anelli (utile per tenere conto anche se li anelli hanno sezione corretta, circolare, o se sono appiattiti a monetina lungo tutta l’estensione, come ho visto in alcuni anelli di maglie moderne).
grazie mille :D
Ah, un’altra curiosità di cui mi sono ricordata più tardi: le scarpe.
Erano soliti indossare stivali di ferro come l’armatura? In più disegni e dipinti ho visto che avevano quelli che sembravano stivali normali, con l’armatura che arrivava più o meno alla caviglia, ma non riesco a spiegarmi molto bene.
http://www.google.it/imgres?hl=it&biw=1024&bih=512&gbv=2&tbm=isch&tbnid=-AkzqzsXn9JuZM:&imgrefurl=http://stec-175056.blogspot.com/2011_05_01_archive.html&docid=5Y3dbKScerjnxM&imgurl=http://4.bp.blogspot.com/-iFhuAJ0BqDM/Tc6Dvt4-ZxI/AAAAAAAAADc/eE_DwZ0Vetc/s1600/cavaliere-templare.jpg&w=375&h=304&ei=3p2_T4aJF7H64QTH7KWFCg&zoom=1&iact=hc&vpx=110&vpy=190&dur=1407&hovh=202&hovw=249&tx=146&ty=139&sig=113576098245419133591&page=2&tbnh=156&tbnw=192&start=13&ndsp=17&ved=1t:429,r:0,s:13,i:100
quello che intendevo è rappresentato in questo disegno di un templare.
Grazie ancora e complimenti! :D
Si, ci sono anche le “scarpe corazzate”, in maglia o in piastre. Ovviamente sono corazzate sopra e ai lati, ma non credo sulla suola, altrimenti uno scivola e finisce culo a terra di continuo, per cui se un cavaliere di fine ‘400 in armatura milanese finisce con il piedino su una mina antiuomo, gli salta via il piede.
Li metti sulla scarpa, un po’ come se fossero ghette:
http://www.wassonartistry.com/images/armor/various/IMG_2268.JPG
http://image.shutterstock.com/display_pic_with_logo/328114/328114,1282073749,1/stock-photo-grunwald-july-knight-wearing-a-sabaton-foot-armor-th-anniversary-battle-of-grunwald-59237896.jpg
http://www.redshield-1391.org/armor/legs_sabatons/sabaton01a.jpg
Gli stivali anti mina/punta del Vietnam, se ricordo giusto, avevano il rinforzo in acciaio (e nylon balistico anche?) dentro la suola.
capisco, grazie mille :D
Ciao Duca
Ti scrivo perchè non so a chi rivolgermi.
C’erano delle armature a piastra con tutta una seria di finte mezze palle da moschetto inserite (mi scuso del termine, ma sono sicuro che hai capito) sparse sia in modo geoemtrico che non un po’ dappertutto (mai capito se come protezione o come moda), un poò come vediamo in crte porte metalliche blindate oggi, per cortesia sai dirmi come si chiamava questo tipo di lavorazione?
Invece un altro tipo di armaturapresentava una copertura fatta da tantissime mini/micro piramidi (e mi riscuso del termine) anche qui sparse un poò dovunque ma rigorosamente a mo’ geoemtrico, per coprtesia sai dirmi anche qui come si chiamava la lavorazione?
Secondo Te erano una protezione aggiuntiva efficace?
Ciao Duca…e grazie!
Raffaele
La seconda con la struttura a piramidi sporgenti l’ho vista un paio di volte su porzioni di armature alla massimiliana. Come nel caso della spigolatura, lo scopo è creare un cattivo angolo di impatto. Immagino funzioni altrettanto bene, ma mi pare più complicato rispetto a produrre la struttura solita…
Ciao Duca
grazie
…e invece quelle con “le palle di moschetto” dentro “affogate”?
Grazie ancora
Ciao
Raffaele
Ciao Duca
è da qualche giorno che mi ronza in testa questo quesito.
Qualche annetto fà avevano fatto l’ennesimo filmaccio su Dracula, dove, nel raccontare la sua storia, (Ti spedisco, spero, un link si può vedere una bella riproduzionehttp://jbwid.com/gij48.htm)
c’era la sua armatura (tralasciando il resto) la lavorazione di questa armatura (a “cannelloni” – mi scuso del termine) Ti sembra possibile e utile?
Cia Grande
Raffaele
L’armatura scanalata (o massimilianea) ebbe un buon successo all’inizio del XVI secolo. L’oscenità da te linkata sembra un misto fra quest’ultima e il costume di Batman.
Ciao Zweilawyer
mi interessava non l’armatura di Dracula, ma il tipo di lavorazione che non è scanalata, è completamente a “rigatoni” o meglio tutta una linea a “spaghettoni” – chiedo scusa del termine, mi intragava sapere se poteva essere un sistema di irrobustimento.
Ciao e complimenti per il Tuo sito web (in materia di storia)
Raffaele
Ruotare la scanalatura da verticale a orizzontale mi pare meno efficiente. Contro i proiettili o i colpi di punta, che arrivano grossomodo “dritti”, penso che cambi poco: il sistema di picchi di robustezza e aree più sottili sul fondo, e l’inclinazione stessa di queste aree ondulate per peggiorare la penetrazione, immagino che rimangano uguali.
Contro fendenti, quindi colpi che seguono una traiettoria ad arco dall’alto in basso sia a perpendicolo col suolo che angolati (usando la definizione estesa in lingua italiana di “fendente”, accettata anche dalla manualistica di scherma fin dal XIX secolo come il Trattato teorico pratico della scherma di spada e sciabola di Masaniello Parise del 1884), che contro i montanti dal basso in alto (stessa definizione ampia per perpendicolari e angolati, stessa fonte), l’effetto di “grattugia sui picchi” privata della possibilità di scivolare sull’angolatura (a meno di non tirare proprio sciabolate parallele al suolo) sia meno efficiente.
Duca, amplierai il discorso per includere le armature di cuoio (magari facendo una panoramica sui metodi di “cottura” del cuoio per renderlo più duro) e le armature a scaglie?
CIAO DUCA
SONO RAFFAELE, QUELLO DEL POST 14/16, HO TROVATO UN’ARMATURA CHE PENSO TI POSSA INTERESSARE
http://www.sword-forum.com/viewtopic.php?f=47&t=15220#p188982
NE HO VISTO COMUNQUE UN’ALTRA IN UN VECCHIO FILM DI TOTO’ QUANDO ERA ENTRATO NEL CASTELLO DI UN TIZIO CHE SI SPACCIAVA PER BARBABLU ETC.ETC
CIAO GRANDE E BUON ANNO
RAFFAELE
Buon Duca, avevo due domande da porti, sperando di non aver sbagliato sezione.
1) A quale livello di qualità dell’acciaio può essere comparabile l’ottone? Me lo sono chiesto perché spesso e volentieri le jawshan indiane (specialmente le armature Sindh) e le armature filippine dei guerrieri Moro hanno le piastre in ottone anziché in acciaio.
2) Per quale motivo gli ottomani hanno continuato ad usare le jawshan (che credo abbiano una capacità protettiva inferiore rispetto alle loro controparti europee) se avevano la tecnologia per produrre armature di piastre simili a quelle europee? Che tra l’altro se non mi sbaglio da metà del XV secolo in poi una cotta di maglia arrivava a costare anche ben più di un’armatura di piastre da munizione, quindi si parla di maggior costo e tempo di produzione per una minore efficacia.
Grazie per l’attenzione.
1) Usando i MPa, che non è l’ideale ma sono facili da trovare, un ottone al 35% di zinco e 3% piombo ha Ultimate Tensile Strength di circa 350-450 MPa. Secondo Wikipedia un non meglio specificato ottone può arrivare a 550 MPa. Quindi un ottone fatto bene, robusto, è paragonabile a un acciaio tipo il C40/AISI 1040 (0,4% carbonio, valore 1,25 usando i coefficienti dell’articolo sulla penetrazione) che richiede 500 MPa per la frattura e 350-400 MPa per piegarsi, ma con un inizio di deformazione molto inferiore visto che l’ottone parte da 200 circa e una enlongation del 53% (si piega MOLTO prima di rompersi, più degli acciai). Un po’ il problema visto con l’acciaio al manganese qui: https://www.steamfantasy.it/blog/2008/02/23/le-armature-test-di-penetrazione-e-conclusioni/#comment-40518
2) Tra pessimi acciarini usati, impiego delle truppe demenziale e retrogrado, ossessione per i grossi cannoni invece che uso razionale di pezzi di migliore utilità ecc. ecc. gli Ottomani hanno fatto una cazzata dietro l’altra sempre. Sono un gruppetto di ritardati, pericolosi perché estremamente ricchi, numerosi e feroci, capaci di perdere 100.000 uomini e la flotta del mediterraneo e accogliere la cosa con uno sbadiglio, pronti ad avere tutto pronto di nuovo pochi mesi dopo
Molto più intelligenti dei principi in India e simile feccia, ma un branco di scemi comunque. Non so dirti se a loro mancasse la tecnologia per fare grandi blumi di metallo di alta qualità, come mancava ai Giapponesi, o se il motivo fosse diverso… ma se anche fosse solo l’idiozia, conoscendo gli Ottomani non mi stupirei. ^___^
Anzitutto devo congratularmi per la rapidità e la completezza della risposta.
Quindi riepilogando un ottimo ottone è peggiore di un buon acciaio, oltre ad essere più pesante a parità di spessore. Forse l’unico vantaggio che potrebbe avere rispetto all’acciaio sarebbe la maggiore resistenza alle intemperie nell’inclemente clima indiano. Se non sbaglio inventarono gli archi tubolari proprio per questa necessità.
Per quanto riguarda il secondo punto, se non erro la tecnologia l’avevano. Esistono armature di piastre sia ottomane che persiane di quel periodo che sono abbastanza simili a quelle europee, ma quel che non capivo appunto era per quale motivo non le producevano in massa.
Certo, mi viene da domandare anche come facessero a compensare per essere riusciti a costruire un impero così vasto partendo dal possedere una sola provincia dell’Anatolia.
Eh già, se teniamo conto della densità maggiore, è un po’ come un gran bel bronzo (che però mi pare si pieghi meno facilmente prima di spezzarsi): può competere con l’acciaio di un’armatura milanese del ‘400 (1,25 vs 1,1, ma peso maggiore che compensa), ma non con i migliori acciai tedeschi del ‘500 (1,5-2).
Tra l’altro avevo letto che il corpo dei Giannizzeri dal XVII secolo in poi incominciò a rifiutarsi categoricamente di aggiornare il proprio equipaggiamento e intervenne più volte in vicende di politica interna, con guerre civili, colpi di stato e talvolta prendendo in ostaggio il sultano stesso. E ho buon motivo di pensare che sia stato il rifiuto di aggiornarsi a portare a un’incredibile serie di insuccessi militare e perdite territoriali dal 1683 in poi.
Nonostante gli staterelli indiani (Impero Mughal escluso) fossero così arretrati, penso che in confronto al loro livello tecnologico facessero dei miracoli. E solo per questo li stimo più dei Giappi :D ma sono simpatie personali.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2d/Antique_plated_mail.jpg
Qua le piastre e le lamelle sono in ottone e la cotta di maglia dei giunti è in acciaio. L’unica cosa “imbarazzante” è che l’armatura pare risalga a fine 1700-inizio 1800, ma a quanto dicono i resoconti scritti dei Mughal le piastre d’ottone dell’armatura erano in grado di incassare – risultandone danneggiate, ma senza che chi le indossava venisse ferito in modo serio – i colpi di pistola e di cannone manesco. Non penso proprio fossero a prova di moschetto invece.
Poi, per quanto riguarda le armature “simil-europee” turche e persiane dello stesso periodo:
Persia:
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Impero ottomano:
https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/68/2a/f5/682af529dbe6b7f735be1c6e8ec22991.jpg
Quella ottomana è assemblata in modo diverso e mi sembra che sia meno arrotondata di quelle europee ma quella persiana mi pare che sia molto simile. Quindi mi sa che la ragione era proprio l’idiozia :D